domenica, 22 Dicembre 2024

I PROTAGONISTI

STAGIONE 1998-1999: FORTITUDO NEPI E LANUVIO CAMPOLEONE

Una formazione della Fortitudo Nepi 1998-1999
La Castrense, vincitrice della coppa Italia e dei play-off
Carlo Magliozzi, allenatore della Castrense 98-99
Roberto Sesena, allenatore pro-tempore della Castrense
Claudio Fazzini, allenatore della Fortitudo Nepi 98-99
Il Pool Industrie Civita Castellana 98-99
Il ds Paolo Marchiori con due calciatori del Pool 98-99
Una formazione del Monterotondo 98-99
La Nuova S.Maria ole 1998-99
La panchina dell’Ostia Mare 98-99
Il Lanuvio Campoleone, vincitore del girone B dell’Eccellenza 98-99
Il Morolo 1998-99
La rosa del Gaeta 1998-99
La rosa del Fondi 1998-1999
Una formazione del Comprensiorio Fondi 1998-99

Il Colleferro della stagione 1998-1999

LE CLASSIFICHE FINALI

GIRONE A

GIRONE B

PUNTATE PRECEDENTI

La stagione 1998-99 si apre con la scomparsa del Montespaccato Aureliana, uno dei club storici del calcio romano. Il suo presidente Sandro Marucci decide infatti che l’onere di affrontare un campionato importante come l’Eccellenza è troppo gravoso. Così, il titolo viene ceduto ad un personaggio che dall’Eccellenza è appena uscito, ovvero a quell’Alberto Gianni, costruttore e tifoso romanista, che senza calcio non riesce proprio a stare. Dopo l’esperienza nel Prati IV Miglio e nel Prati Tor Sapienza, questa volta acquisisce il titolo del Montespaccato Aureliana portandolo per la prima volta a Formello, nel cuore del tifo laziale. Nasce l’Aquilotti Formello, ma il progetto nafregherà poco tempo dopo perché le cose non vanno come Alberto Gianni spera. Da parte dell’amministrazione comunale non ci sono le risposte sperate e la squadra non è all’altezza dell’impegnativo campionato. Il titolo di Eccellenza, a fine stagione si trasforma in uno più svalutato di Promozione. Va meglio, invece, all’ex allenatore del Montespaccato Aureliana, Riccardo Firotto, un’icona del calcio laziale che insieme a numerosi giocatori della squadra romana si sposta a Maccarese, dov’era già stato giocatore negli anni Settanta.

GIRONE A

Il campionato di Eccellenza riabbraccia due importanti protagoniste, Monterotondo e Fiumicino, tornate giù dall’Interregionale. I rossoblù tirrenici sono allenati da Pasquini, che dopo cinque giornate lascia il posto a Sergio Pirozzi, che riesce a portare la squadra ad una sofferta salvezza. “Nel gruppo c’era Gianluca Angelucci, preso in giro da tutti noi e chiamato crisantemo per il suo pessimismo acuto e la sua borsa piena di santini e crocifissi”, rammenta Fabio Quadraccia. Dalla Promozione, invece, l’Eccellenza accoglie per la prima e unica volta la Castrense di Piero Camilli, che diventerà presidente del Grosseto in serie B. Il club viterbese si affaccia alla ribalta regionale con grande prepotenza, forte delle tre promozioni di fila che trasformano questa piccola realtà geografica in una piacevole favola del calcio laziale, sia pure con una storia molto breve. Accedono all’Eccellenza anche il Castel Madama, l’Aprilia (che ha vinto sia il campionato che la Coppa Italia, prima squadra di Promozione a festeggiare al Flaminio) e il Pisoniano, altro club al debutto assoluto nel principale campionato regionale.

Sei squadre non bastano comunque a completare gli organici. Servono altre due nominativi, che il Comitato Regionale va a pescare dalla speciale graduatoria predisposta in base ai risultati dei play-off giocati un paio di mesi prima. Una serie di gare che, per la prima volta, offrono una chance salvezza anche alle quart’ultime classificate del campionato di Eccellenza. Proprio una quart’ultima classificata, l’Almas Roma, ottiene il ripescaggio insieme al Fara Sabina, che approda per la prima volta nel principale campionato regionale, e ottiene una tranquilla salvezza con Bruno Pierangeli in panchina. “E’ una stagione piena di soddisfazioni per noi – ricorda il tecnico – Su tutte ricordo il 6-2 con cui superammo il Collatino sul suo campo, dopo che nel primo tempo perdevamo due a zero. Un’altra volta, invece, fui costretto a sostituire il difensore Zaghini perché mentre stava giocando, dalla tribuna il padre lo chiamava a gran voce: il suo datore di lavoro lo voleva urgentemente in ufficio…”.

TUSCIA PROTAGONISTA

Aneddoti di una stagione che nella corsa alla serie D vede proprio le squadre della Tuscia monopolizzare il girone, come mai era accaduto in passato. Fortitudo Nepi, Castrense e Pool Industrie Civita Castellana danno vita ad una sfida infinita, a cui prendono parte, sia pure parzialmente, anche altri due club della Tuscia, Maremmana e Sorianese, che con il Tarquinia compongono il sestetto di squadre che stabiliscono il record nelle presenze viterbesi nel campionato di Eccellenza. Soltanto l’Ostia Mare, tra le squadre fuori dalla provincia di Viterbo, dà l’idea di potersi inserire in questa speciale corsa. Ma per i biancoviola è soltanto un barlume di speranza perché ben presto devono arrendersi ai valori tecnici di Nepi, Castrense e Civita Castellana.

La Fortitudo Nepi è al terzo anno di Eccellenza. E’ ancora diretta da Antonio Manni, personaggio un po’ estemporaneo, pubblicitario nel mondo dell’editoria. Al suo fianco, in questa avventura ai massimi livelli regionali inizialmente c’è anche Ertemio Orlandi, il cui idilio con il Nepi ha però breve durata perché spunta fuori un divorzio a cui nessuno riesce a dare una motivazione ufficiale. Manni, già presidente del club nel 1969, va avanti da solo, avvalendosi dei consigli del giornalista Tommaso Alimelli e di un giovane dirigente dal look stravangante, che svolge la triplice funzione di diesse, segretario e team manager. Vittorio Giovenale, capelli lunghi e biondi stile vichingo che di mestiere fa l’imbianchino, è il braccio operativo della società. E’ lui che richiama in panchina, dopo le incomprensioni di due anni prima, Claudio Fazzini, ex giocatore e allenatore delle giovanili della Roma, ottimo conoscitore della categoria che ha già regalato al Nepi il successo in Coppa Italia.

“Con Fazzini i rapporti si erano praticamente rotti proprio dopo quel successo – rivelò alcuni dopo Antonio Manni, oggi scomparso – Ci lasciammo prima della conclusione del campionato perché il tecnico aveva trovato l’accordo con il Rieti per la stagione successiva. Fu soltanto grazie ai buoni uffici di Vittorio Giovenale che Fazzini accettò di tornare da noi e fu la nostra fortuna”. Il tecnico impone subito le sue condizioni, che portano i dirigenti a spendere quanto non immaginavano per mettere su una squadra forte, capace di fare una bella figura in campionato e tentare il salto di categoria. A Nepi, dove si rivede il tanzaniano senza età Robin M’kondya, che dalle sporadiche apparizioni in pubblicità di prodotti hard è passato alla gestione di una birreria a Roma, arrivano numerosi giocatori di “grido”: l’esperto difensore del Chieti Enrico Paradisi, il giovane tornante Matteo Martini (prelevato dal Rieti), l’altro difensore Fabrizio Cioffi, di ritorno dal Cassino, e l’esperto attaccante Daniele Boncori, giocatore di grande spessore per questa categoria. Nella lista dei giocatori a disposizione di Fazzini ci sono altri ottimi protagonisti, da Roberto Tocci ad Andrea Angelucci, da Riccardo Ciocchetti a Damiano Buffa, giocatori che saranno determinante nel successo finale.

LA CRISI

Proprio Riccardo Ciocchetti, giovane di belle speranze, rischia però di far rompere di nuovo il rapporto del Nepi con Fazzini. A quattro giornate dalla conclusione della stagione, Ciocchetti viene infatti convocato per le finali regionali Juniores contro il parere di Fazzini; la decisione non va giù all’allenatore, impegnato a tenere alta la tensione nella corsa a tre per la promozione in quarta serie. La nuova rottura sembra prossima, alimentata anche dalle difficoltà economiche vissute dal club nella parte finale della stagione. Il principale sponsor del Nepi si tira infatti fuori a fine gennaio e negli ultimi quattro mesi i giocatori vedono arrivare i rimborsi spese a tozzi e bocconi. “Nonostante questo – spiegò ancora qualche tempo dopo Manni – la squadra dimostra grande professionalità e vince il campionato con un record che ancora oggi è un nostro vanto: fummo la squadra meno battuta in Italia, dalla serie A alla Promozione, e con soli nove gol subiti”. Di cui due su calcio di rigore e due su calcio di punizione. “Merito di una difesa di ferro che, unita ad un ottimo attacco consentì a Boncori di vincere il titolo di capocannoniere insieme a Zaffarani del Pool Industrie”, spiega Claudio Fazzini. “Nonostante una paurosa crisi economica, vincemmo il campionato con undici punti di vantaggio su Civita Castellana e Castrense, che giocarono lo spareggio per il secondo posto”.

Il derby per accedere ai play-off nazionali, si gioca allo stadio Palazzina di Viterbo e il successo (4-3) è sancito dai calci di rigore: per la Castrense segnano Quadrini, Palma, Caruana e Telari; sbaglia invece Bellucci. Per il Pool fanno centro Stazi, Chiavini e Fabrizio Conti, mentre non realizzano Tulli e Mancini. Sulla festa della Castrense si allunga per qualche attimo l’ombra del dramma, per via dell’infarto che colpisce il fratello del presidente Camilli, che tuttavia si riprende senza grandi conseguenze. Tra i primi a prestare soccorso, Ibro Genc, ex calciatore del Pool Civita Castellana, diventano infermiere dopo aver chiuso con il calcio.

IL SALTO

La corsa della Castrense prosegue felice anche nei play-off (vittorie su Aprilia e Cesi) che consegnano ai gialloblù la promozione in quarta serie, per la gioia del suo presidente-padrone, Piero Camilli, imprenditore del settore ovini, dirigente decisionista, ma anche molto competente. È lui che ingaggia e manda via giocatori e allenatori senza pensarci su due volte, mostrandosi poco tenero anche con gli arbitri, con cui spesso ha un rapporto conflittuale. Camilli mette in mostra il suo carattere focoso già prima del via del campionato, quando rompe con l’allenatore Nazareno Gufi, che se ne va per incompatibilità di carattere con il presidente. Il suo posto viene preso da Carlo Magliozzi, l’anno prima trascorso nella vicina Montalto di Castro. Il presidente-padrone gli mette a disposizione tutti calciatori di prima qualità perché le tre promozioni di fila dalla Seconda categoria all’Eccellenza, non bastano ad appagare la sua voglia di vincere.

L’ossatura della squadra è formata dal portiere Pietro Pappalardo (ex Roma), dal difensore Marco Cesarini, dai centrocampisti Alessandro Caruana, Marci Bellucci e Stefano Del Canuto (strappati alla Sorianese) e da due attaccanti come Gianni Braccini e Maurizio Bechini, coppia da una quarantina di gol a stagione. Anche Magliozzi deve passare per un esonero, prima di tornare sulla panchina bianconera e godersi il quarto passaggio di categoria e il successo nella finale nazionale di Coppa Italia. Il tecnico lascia per un paio di mesi il posto a Roberto Sesena, che porta la Castrense al successo nella Coppa Italia regionale nella finale giocata allo stadio Tre Fontane di Roma. Andare d’accordo con Camilli, presidente che incide molto sulle decisioni tecniche, è però difficile per tutti. Così, quando Sesena e la Castrense decidono di interrompere il rapporto (di nuovo nella partita con il Tarquinia, che all’andata aveva sancito il primo cambio tecnico) viene richiamato Magliozzi, allenatore più conciliante ai voleri presidenziali, che si gode l’accoppiata campionato-coppa.

RICCI A CIVITA

Il terzo incomodo nella corsa alla serie D è il Pool Industrie Civita Castellana, che da due anni ha lasciato la serie D. La società continua ad essere a conduzione familiare, con il presidente Roberto Ciappici che si avvale soltanto di uno sparuto gruppo di collaboratori. La squadra è allenata da Gianfranco Ricci, già nazionale dilettanti e vincitore di campionati sia come giocatore che come tecnico. A volerlo a Civita Castelalana è l’esperto diesse Paolo Marchiori, ex calciatore e amico personale del tecnico, a cui Ciappici chiede una stagione di grande spessore. Della precedente stagione restano soltanto tre giocatori (Claudio Gentili, Aldo Federici e Cristiano Stazi), mentre tra gli arrivi spiccano quelli dei fratelli Fabio (portiere) e Fabrizio (centrocampista) Conti e dell’attaccante-cubista Riccardo Zaffarani, nomi che risvegliano l’interesse anche agli assonnati e delusi tifosi rossoblù. L’annata del Civita Castellana, oltre che da un’elevata competitività, è caratterizzata da qualche momento di tensione. Il primo si verifica quando l’allenatore Ricci deve far fronte ad alcune intemperanze proprio dei fratelli Conti, con cui c’è un confronto abbastanza duro, ma che compatta i due giocatori con l’allenatore.

Il secondo e più incisivo momento di tensione, il Pool Industrie lo vive nell’ultima giornata di campionato sul campo di Monterotondo, dove il tecnico Ricci aveva allenato l’anno prima. Le scorie di un rapporto concluso male per il mancato pagamento di alcuni rimborsi spese, escono fuori al fischio finale, quando scoppia un parapiglia che spinge Ciappici ad esonerare Ricci, con il ds Marchiori che non ci pensa due volte a seguire il suo amico allenatore. “Purtroppo, il presidente Ciappici imputò a noi le colpe di quel parapiglia – ricorda Marchiori – Commise uno sbaglio, di cui si rese conto qualche tempo dopo. Ma era troppo tardi, perché i rapporti si erano ormai interrotti e sia io che il tecnico fummo costretti ad andar via”.

MONTEROTONDO

Nella decisione presa a caldo dal presidente ha un peso specifico la sconfitta per due a zero maturata proprio a Monterotondo. Un risultato che consente alla Castrense di agganciare in extremis il secondo posto occupato dal Pool. “Fu una giornata particolarmente carica di tensione – rammenta ancora Marchiori – e piena di casualità a noi tutte negative. Giocammo una partita senza grossi errori, ma non riuscimmo ad evitare di incassare due reti. A pochi minuti dalla fine dell’incontro, nonostante stessimo perdendo, eravamo ancora nei play off perché anche la Castrense stava perdendo. Al fischio finale, però, apprendemmo che la squadra di Camilli aveva pareggiato proprio all’ultimo momento la sua partita a Villalba e da lì la tensione iniziò a salire vertiginosamente”.

Anche nei ricordi del tecnico Gianfranco Ricci, emergono i momenti di tensione. “Vivemmo il finale di stagione con qualche difficoltà per via di alcuni problemi sorti con il pagamento dei rimborsi spese ai giocatori: la società ci disse che erano rimasti pochi soldi e che gli allenamenti, di conseguenza, venivano ridotti da quattro a tre volte la settimana”. Una situazione che contribuì a “rompere” i rapporti tra lo staff tecnico e il club rossoblù, che chiude la stagione con un’altra grossa delusione. Nello spareggio perso con la Castrense, in panchina la squadra viene guidata dal preparatore atletico e dallo stesso Ciappici, mentre in tribuna c’era Giancarlo Carloni che in settimana aveva diretto gli allenamenti ma non poteva andare in campo.

GIRONE B

Se la Castrense sfrutta i play-off per accedere comunque in serie D, l’Aprilia, nel girone B, resta delusa dall’andamento dei play-off, a cui accede dopo essersi classificata alle spalle di una vera e propria outsider. Il Lanuvio Campoleone sorprende tutti, a cominciare dal Ferentino che alla vigilia del campionato tutti indicano come la squadra da battere. In Ciociaria viene chiamato ad allenare Ugo Fronti, che per la prima volta lascia il litorale tirrenico nord per scendere sotto la città di Roma. La sua avventura nel club amaranto è fatta di luci e ombre e il risultato chiesto dai dirigenti (il ritorno in serie D) non arriva.

La realtà di Ferentino, dove Fronti porta alcuni suoi fedelissimi, è molto diversa da quella di Civitavecchia o Ladispoli, piazze dove il tecnico ha costruito la sua fama di allenatore vincente. Il girone B propone gare dai contenuti agonistici più elevati e con un tasso tecnico differente da quello visto sui campi del Nord Lazio. Realtà diverse che non danno il tempo necessario a Fronti per adattarsi. Delle difficoltà del Ferentino approfittano la rivelazione Lanuvio Campoleone e la matricola Aprilia. I castellani sono guidati in panchina da Massimo Scagliola, già calciatore nel Marino di Mimmo Fiore, a cui non viene consentito di concludere la stagione. L’ex mediano resta sulla panchina del Lanuvio fino a metà stagione, poi tocca al Massimiliano Cherri portare la squadra a tagliare per prima il traguardo finale.

L’ATTACCO CASTELLANO

La forza dei rossoblù sta soprattutto nell’attacco, che vive una straordinaria stagione grazie alle reti di Fabrizio Carracoi, alla fine il miglior cannoniere del girone con venti gol. Neppure un bomber apprezzatissimo come Alessandro Bucri, che veste la maglia dell’Albalonga, riesce a segnare così tanto, fermandosi a quota 18. Il Lanuvio Campoleone fa meglio di tutti sia nel girone d’andata, che in quello di ritorno. La partenza è subito indicativa, con tre vittorie nelle prime tre giornate e quattro punti di vantaggio sulla seconda in classifica (il Cassino) alla decima giornata di campionato. Ad un terzo della stagione, però, accade qualcosa di particolare e il club castellano, che improvvisamente si ferma: sono tre sconfitte di fila ad accendere la miccia di una crisi. Il Lanuvio viene prima raggiunto e poi superato dall’Aprilia e agganciato dallo stesso Cassino al secondo posto.

Il rapporto tra il tecnico Scagliola e la società inizia ad incrinarsi, e non basta la ritrovata vittoria con il Morolo a rimettere la sordina ai malumori castellani. I rossoblù sono anche aiutati dal Ferentino che, pur avendo messo nel cassetto ogni ambizione per via delle sue difficoltà a vincere lontano dal proprio terreno di gioco, ha un’impennata proprio contro l’Aprilia, sconfitta nel confronto diretto. Neanche questo successo basta ad evitare il crack perché i dissapori tra Massimo Scagliola e il ds Paolo Rotella sono troppo accentuati e spingono la dirigenza rossoblù a cambiare guida tecnica. La “divergenza di vedute” spalanca dunque le porte all’arrivo di Massimiliano Cherri che si avvale della consulenza di Gian Luigi Staffa. “Il nostro impatto con la squadra è straordinario – racconta quest’ultimo -. Vinciamo subito tre a uno su un campo difficile come quello di Scauri, con Carracoi che va a segno con un gran tiro da centrocampo. Capiamo subito che il Lanuvio è una squadra con il vento a favore e in effetti da quel momento in poi le cose vanno magicamente sempre per il verso giusto. Riusciamo a vincere senza fare cose particolari, anche contro squadre obiettivamente più forti di noi”.

IL GIRO DI BOA

Al giro di boa del campionato, Aprilia e Lanuvio si ritrovano in testa alla classifica a braccetto a quota 29 punti. La coppia di testa diventa un terzetto dopo la prima di andata, quando alle due si aggancia anche il Cassino. Per altre due domeniche, il trio viaggia di pari passo, creando un interesse particolare intorno a tutto il campionato. L’incertezza dura fino alla quarta giornata di ritorno, quando il Lanuvio trova lo spunto per l’allungo decisivo. I rossoblù infilano due successi di fila, a cui né l’Aprilia e né il Cassino riescono a rispondere. Il vantaggio sale a +4 in classifica sui pontini, nel frattempo rimasti soli al secondo posto. È la fuga buona, che porta il Lanuvio fino all’ultima giornata con un vantaggio di ben sette lunghezze sull’Aprilia, che non va oltre lo zero a zero nello scontro diretto del Quinto Ricci, e addirittura tredici sul Ferentino, a cui non basta un ottimo girone di ritorno per conquistare almeno i play-off.

La festa del Lanuvio si consuma al “Martufi” nell’ultima giornata di campionato. E’ una passerella per tutti i ragazzi, che vincono anche contro lo Scauri, capitato da quelle parti per caso. Palloncini colorati, fuochi d’artificio e la figura (bella) della velina Alessia Mancini, cugina del centrocampista Danilo Martellacci e fidanzata dell’altro centrocampista del Lanuvio Massimo Ballanti, a fare da madrina in tribuna e in campo. “Il successo è andato alla squadra che ha avuto il cammino più regolare, a chi ha saputo gestire meglio la stagione”, è il riconoscimento del direttore sportivo dell’Aprilia, Giorgio Ricchiuti fatto sulle pagine del Corriere dello Sport di quei giorni. Il club pontino prova a consolarsi con i play-off, ma contro la Castrense le due gare premiano il club viterbese, che dopo 47 anni di storia sale per la prima volta in quarta serie, regalando al Lazio la terza promozione stagionale.

CRISI E ADDII

La stagione 1998-99 segna l’addio al calcio di Renato Mocellin, che dopo aver messo su una squadra totalmente diversa da quella che l’anno precedente aveva sfiorato la promozione in serie D, inizia a defilarsi. Il Formia staziona a metà classifica per tutta la stagione, dopo una partenza disastrosa per via dell’eliminazione dalla Coppa Italia per un errato computo dei gol e della sconfitta a tavolino decretata dal giudice sportivo per un’errata sostituzione nella gara con il Morolo. A pesare sul disinteresse di Mocellin anche il progressivo abbandono dei tifosi, la cui presenza festante in un Perrone pieno è soltanto un ricordo. Il patron inizia quindi a non onorare più gli impegni economici, preludio alla cessione del club ad un gruppo di imprenditori locali, che fanno entrare in società il ds Morrone e il consulente di mercato Antonio Fragasso. Il tecnico, l’italo-argentino Jeorge Tita, paga per primo il nuovo corso societario, lasciando il posto all’allenatore-giocatore Stefano Liquidato, che Fragasso aveva già conosciuto nel Real Piedimonte ed era stato giocatore del Formia nell’anno della retrocessione dalla C. “I tifosi contestarono Liquidato – rivela Galassi, compagno di squadra del difensore – ricordando proprio quella stagione, in cui andò via nel momento di difficoltà. Nonostante questo clima ostile, però, Liquidato dimostrò di saperci fare sia come giocatore che come allenatore e riuscì comunque ad ottenere buoni risultati”.

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