sabato, 21 Dicembre 2024

I PROTAGONISTI

STAGIONE 1996-1997: LADISPOLI E REAL PIEDIMONTE

La rosa del Ladispoli, vincitrice del girone A dell’Eccellenza 96-97

Il Messaggero celebra il Ladispoli di Ugo Fronti

Gianluigi Staffa Claudio Solimina e gli altri calciatori del Ladispoli in campo
Il Real Piedimonte, vincitore del girone B dell’Eccellenza 1996-1997
Il presidente del Real, Antonio Morra, e l’ex romanista Sebino Nela

LE CLASSIFICHE FINALI

GIRONE A

GIRONE B

PUNTATE PRECEDENTI

L’impiego dei giovani calciatori resta uno dei punti cruciali della politica federale del presidente Antonio Sbardella, Così, ancora prima di conoscere il lotto della partecipanti, nel mese di luglio del 1996 il Comitato Regionale decide di indire un referendum tra le società di Eccellenza e Promozione sull’impiego obbligatorio dei giovani calciatori nei campionati. Il risultato che ne scaturisce dice che le novantasei società si dicono favorevoli all’idea del Comitato, ma si dividono sul numero dei giovani da impiegare per tutta la durata dell’incontro: cinquantadue club indicano un solo calciatore, quarantaquattro ne vorrebbero invece due. Così, sia pure se di misura, nell’immediatezza passa la linea di un solo giovane calciatore under 18, ma il Consiglio Direttivo del Comitato delibera da subito che dalla stagione successiva, i giovani calciatori (nati dopo il 1 gennaio 1978) da mandare obbligatoriamente in campo diventino due. Con queste premesse, il campionato di Eccellenza 1996-97 va ricordato partendo dal fondo, ovvero dai play-off per la serie D, che per la prima volta premiano una squadra laziale, ma a conclusione di un percorso tempestoso e che ha ripercussione pesantissime su tutto il calcio dilettantistico nazionale.

LO SCANDALO

Ai play-off promozione arrivano Rieti e Pomezia, seconde classificate nei due gironi dell’Eccellenza. Le due squadre, messe una di fronte all’altra nel primo turno, si affrontano prima al comunale di Pomezia, dove non si registrano gol, e poi allo stadio di Rieti. Questa secondo incontro, per la prima volta viene inserito nella schedina del Totocalcio, e è un grande traguardo per il mondo dei dilettanti. La partita è vinta dal Rieti per uno a zero, ma l’incontro è agitato e finisce con cinque giocatori del Pomezia espulsi. L’ultimo cartellino rosso viene estratto dall’arbitro Marrazzo una manciata di secondi prima del fischio finale e intorno a questa espulsione si scatena il caos. La partita finisce, ma non è chiaro se sia stata sospesa o conclusa regolarmente. Un particolare che spinge alcuni scommettitori a presentare una denuncia penale perché Rieti-Pomezia è una gara inserita nei concorsi del Totocalcio. La novità è fortemente voluta dal presidente della Lega, Elio Giulivi, che negli anni aveva dato impulso e visibilità a tutto il mondo dei dilettanti. Le indagini della Procura Federale, ancor prima che della magistratura, appurano che la partita fatta passare per regolarmente conclusa (dopo un cambiamento di referto in corsa) in realtà era stata sospesa, e quindi non andava considerata valida ai fini del concorso Totocalcio. Il battage mediatico che si scatena intorno alla vicenda è fortissimo e il presidente Elio Giulivi finisce sotto inchiesta. Il numero uno della Lega prima prova a difendersi con la solita caparbietà, ma è costretto ad autosospendersi e infine a dimettersi. La Lega viene commissariata, e nel giro di qualche mese volta drasticamente pagina, eleggendo un nuovo presidente Carlo Tavecchio.

I GIRONI

Il Rieti, comunque qualificato al secondo turno dei play-off, ottiene poi sul campo la promozione in serie D superando nel doppio confronto del secondo turno la Folgore, 2-1 in casa e 1-1 in Sicilia. I reatini si aggiungono così a Ladispoli e Real Piedimonte, le due squadre che dominano il campionato di Eccellenza. I rossoblù tirrenici si riprendono l’Interregionale perso appena dodici mesi prima, mentre quella dei cassinati è un’altra bella favola del calcio laziale. La squadra del presidente Antonio Morra è infatti una matricola, salita in Eccellenza attraverso i play-off della Promozione dell’anno prima. La squadra di Piedimonte San Germano rappresenta una novità assoluta per il calcio d’elite del Lazio, e dà vita ad una forte rivalità sportiva con la Policassino, vista le difficoltà in cui viene a trovarsi il club azzurro.

Anche il Pavonacastelgandolfo, l’Acilia (che torna ai vertici dopo il fallimento del 1993 acquisendo il titolo del Prati Tor Sapienza) e il Collatino di Mario Di Francesco sono una novità assoluta dell’Eccellenza, che ritrova la Vjs Velletri (risalita dalla Promozione dopo la rinuncia all’Interregionale di due anni prima), la Tivoli e il Monterotondo Scalo. Real Piedimonte e Pavonacastelgandolfo vengono inserite nel girone B, in cui il Comitato Regionale spedisce anche le romane Montespaccato Aureliana e Spes Montesacro oltre il Formia, retrocesso per la prima volta dall’Interregionale.

IL GIRONE A

L’Acilia finisce invece nel girone A insieme all’Almas Roma e ad un Ladispoli che vince il campionato battendo qualche record. Sulla panchina dei rossoblù c’è Ivano Fronti, deciso a ripetere lo straordinario ruolino di marcia avuto con il Civitavecchia tre stagioni prima. L’impresa gli riesce perché il Ladispoli chiude la stagione a quota 71 punti, undici in più del Rieti che arriva secondo. Un’enormità il distacco finale, determinato da un ruolino di marcia che vede il Ladispoli sconfitto una sola volta. Accade alla terza giornata, quando sul campo della Tivoli i rossoblù vengono superati per uno a zero. Dopo quel ko la squadra di Fronti non si ferma più, inanellando ben ventisette turni senza scivoloni. Impenetrabile la difesa del Ladispoli, che subisce appena otto reti (di cui sei in casa…), segnandone invece quarantuno, non tantissime ma tutte decisive per l’acquisizione dei tre punti a partita.

La squadra di Fronti segna un momento esaltante della sua storia, diventando qualcosa da ricordare per molti anni, se non per sempre. Il gruppo è solido, corazzato dall’esperienza maturata dai singoli in altre piazze. Molti i giocatori “fedeli” al tecnico. Gian Luigi Staffa è il capitano con cui Fronti ha già trionfato a Civitavecchia e insieme al centrocampista, che in questa stagione si trasforma in difensore, c’è il portiere Massimo Caso, superato due sole volte in trasferta e capace di chiudere la propria porta per ben 892 minuti consecutivi. Merito anche ad una difesa fortissima, che fa leva su una linea formata anche da Ferri, Ionni, Rosucci. A centrocampo spiccano invece i nomi di Sergenti, Masini e Stacchiotti, già incontrati nella splendida avvenutra di Civitavecchia. L’attacco è invece poggiato sulle spalle di Claudio Solimina e Ivano Orsini, a cui si aggiunge poi Milko Lancioni, che sarà il capocannoniere del club con nove reti a fine stagione.

I TRE ALLENATORI 

Dietro il Ladispoli, anche la lotta per la piazza d’onore non offre grandi sussulti. Il Rieti dei tre tecnici Landini (ex giallorosso ai tempi del mago Herrera), Pietrangeli e Onofri mette tutti d’accordo sull’attribuzione dell’unico posto nei play-off nazionali, sia pure passando, appunto, per ben tre cambi in panchina. In avvio di stagione gli amarantocelesti mettono in mostra qualche incertezza (comunque fatale per la corsa alla promozione diretta) che alla decima giornata, quando il Rieti è ultimo in classifica, porta al primo avvicendamento sulla panchina. “Mister Landini conosceva poco la categoria e pagò questa sua inesperienza”, ricorda Stefano Mattiuzzo, uno dei pilastri di quella squadra, costruita comunque per vincere. “Io, Ferretti, Pugliese, Pelucchini e Castagnari arrivammo a Rieti dall’Astrea e trovammo una squadra che aveva in organico già giocatori di spessore quali Lo Pinto, De Angelis, Mosca e Gregori. La società, rinnovata in numerosi dirigenti, era guidata da Nunzio Lucci, persona seria e competente che fu chiamato a prendere parecchie decisioni difficili. Ci allenavamo cinque volte a settimana e andavamo in ritiro sia quando giocavamo in casa che fuori. Purtroppo, mancava comunque qualcosa sul piano dell’adattamento al nuovo campionato”.

Con Pietrangeli in panchina, il Rieti riesce a risalire un po’ la china. Il nuovo tecnico conosce meglio la categoria e riesce a calare la squadra nella realtà del campionato. Alcune incomprensioni con la dirigenza, però, portano ad un nuovo cambio tecnico. E’ il turno di Onofri, tecnico equilibrato e capace di trasmettere molta tranquillità nello stare in campo. Il trend positivo degli amarantocelesti non ne risente e l’entusiasmante rincorsa del Rieti si conclude a tre giornate dalla fine, quando gli amarantocelesti pareggiano in casa (1-1) con la Vigor di Acquapendente, ottenendo l’aritmetica certezza di prendere parte ai play-off nazionali. Che POI consegnano al Rieti l’auspicata promozione in serie D grazie ad un gol di testa di Massimo Gregori, segnato al novantesimo nel ritorno con la Folgore di Castelvetrano.

“Ricordo quella gara come una delle più difficili di tutta la mia carriera – rivela Mattiuzzo –  Non tanto per le capacità tecniche della squadra avversaria, ma per il clima ostile dell’ambiente. Il giorno prima la gara, nell’albergo del nostro ritiro arrivano delle minacce telefoniche, mentre il giorno della partita, allo stadio troviamo un gruppo di tifosi siciliani che non ci permettono di parcheggiare il pulmann e ci accoglie con calci e schiaffi. Svolgiamo il riscaldamento con grandi difficoltà, mentre per tutta la partita riceviamo minacce dai giocatori avversari e dai tifosi, che arrivano ad incendiare la nostra panchina per intimidirci. Il nostro è però un grande gruppo soprattutto sul piano umano e riusciamo ad evitare la sconfitta. Usciamo allo stadio soltanto dopo le dieci di sera, ma quell’esperienza resta comunque esaltante, oltre che indimenticabile”.

LA COPPA ITALIA DI NEPI

Indimenticabile è anche il campionato della Fortitudo Nepi, al secondo campionato di Eccellenza della sua storia e vincitore della Coppa Italia. Sulla panchina della squadra viterbese c’è Claudio Fazzini, il cui rapporto con i dirigenti biancoverdi è spesso tempestoso. La squadra ha un numero limitato di giocatori in rosa, ma i nomi sono di  qualità: Luigi Coni, Robin M’Kondya, Cioffi, il portiere Ursi, i difensori Luigi Colantuoni e Luca Palazzini, l’attaccante Perli. “In campionato veleggiavamo verso i piani alti della classifica – ha ricorda in un libro il presidente dei biancoverdi, Antonio Manni – quando per giocoforza fummo costretti a scegliere tra campionato e coppa perché non potevamo reggere l’urto del doppio impegno”.

La Fortitudo Nepi decide così di concentrarsi esclusivamente sulla Coppa Italia e la scelta si rivela quella giusta. Nei quarti di finale, il sorteggio mette a confronto i biancoverdi con il Real Piedimonte, rivelazione del girone B dell’Eccellenza. “Nella gara di andata mentre vincevamo due a uno sul nostro campo – si legge ancora nel racconto di Manni – intercettai una telefonata del loro ds, Antonio Fragasso, che commentava il risultato: “tranquilli, gli abbiamo dato un piccolo vantaggio. Ora inizia la festa”, stava dicendo a qualcuno Ma a fine partita la festa fu soltanto nostra”. Nel ritorno, la musica non fu diversa. “Pareggiammo due a due con M’Kondya che disputò una grande partita davanti ad un pubblico particolarmente caldo”.

In semifinale il Nepi scala un’altra montagna, quel Rieti che in campionato aveva già rifilato un secco 3-0 ai nepesini. “Fu la nostra fortuna, perché preparammo l’incontro con meticolosità e umiltà. I reatini probabilmente ci sottovalutarono perché stavolta vincemmo noi 3-1”. Per centrare la finale, basta poi lo zero a zero nel ritorno. Allo stadio Flaminio, la festa viene completata dal rotondo 3-0 con cui la Fortitudo supera l’Anziolavinio. “Andammo tutti a Nepi a festeggiare con porchetta e damigiane di vino offerte da Giuseppe Giovenale, padre del nostro ds Vittorio Giovenale”. La vittoria costa però parecchio alla Fortitudo Nepi, perché la squadra da gennaio in poi si scarica, forse perché consapevole che il tecnico Claudio Fazzini sarebbe comunque andato via a fine stagione: aveva già trovato l’accordo con il Rieti per la nuova stagione. Il tecnico  anticipò addirittura i tempi e lasciò Nepi a tre giornate dalla conclusione del campionato.

IL SEGNO DI ANGELO

Anche un altro allenatore, Angelo D’Ezio, lascia un segno sulla stagione. Il campionato di Eccellenza 1996-97 segna infatti l’addio alla panchina del tecnico civitavecchiese, molto conosciuto e apprezzato, che allena per l’ultima volta a Santa Marinella. Dopo due stagioni trascorse in C2 come direttore sportivo dell’Astrea, il tecnico guida la squadra di Santa Marinella, portandola a disputare un campionato in linea con i programmi voluti dal presidente Ivano Fronti. La squadra è giovane, l’obiettivo da raggiungere è la salvezza. In squadra ha giocatori d’esperienza come Marco Mazza e Nello Savino, ai quali si aggiunge l’attaccante Daniele Pelliccioni, classe 75, che si è saputo costruire una discreta carriera tra i dilettanti.

L’addio di D’Ezio ai campi di calcio è traumatico, e avviene prima della conclusione del campionato. “L’ultima mia panchina – ha ricorda Angelo D’Ezio nl libro dedicato all’Eccellenza – coincide con la gara che il S.Marinella gioca a Tivoli, una delle migliori squadre del girone. A dieci minuti dalla fine siamo in grande difficoltà e il nostro direttore sportivo, Vincenzo Anniballi, che è in panchina con me, inizia a sollecitarmi il cambio di alcuni giocatori. La tensione del momento mi spinge ad allontanarlo e alla fine vinciamo addirittura la partita. Il martedì successivo vengo convocato dal presidente Ivano Fronti, che mi manifesta le lamentele di alcuni giocatori per i miei metodi di allenamento. Pur con una vittoria importante alle spalle e una posizione di classifica molto tranquilla, mi rendo conto di essere il bersaglio da colpire e così decido di rassegnare le dimissioni. A distanza di anni, non ho mai pensato che la sfuriata in panchina con Anniballi possa essere stato il motivo di quell’attrito con la società. Resta, però, l’amarezza di un epilogo inspiegabile e la  soddisfazione di aver poi visto il mio secondo, Gabriele Dominici, già mio ex calciatore, portare la squadra a concludere il campionato a metà classifica, esattamente dove l’avevo lasciata io”.

C’è un’altra squadra viterbese che in questa stagione dà vita ad un ciclo bello ma non altrettanto fortunato come quello del Nepi. E’ la Maremmana, che si affaccia per la prima volta in Eccellenza con alla guida Maurizio Forti, che però paga l’inesperienza della categoria con l’esonero. Gli subentra Carlo Magliozzi, tecnico che non riesce a stabilire un feeling con la squadra. “In quegli anni il rapporto con l’allenatore era davvero strano – ricorda Leonardo Domenici, attaccante di quella squadra – Quando prepararava le gare, cambiava spesso idea spiazzandoci spesso e volentieri. Una volta mise fuori rosa Giangreco, dicendo alla società che se fosse stato reintegrato se ne sarebbe andato via lui; quando la dirigenza gli disse che Giangreco sarebbe rimasto, entrò nel nostro spogliatoio per comunicarci le sue dimissioni. Soltanto che dopo pochi minuti, era con noi in campo con la tuta indosso pronto per l’allenamento. Aveva comunicato le sue dimissioni soltanto a noi ma non alla società”.

GIRONE B

Nel girone B è l’anno della favola Piedimonte San Germano, piccolo centro alle porte di Cassino, alle cui spalle è collocata la grande Fiat. Il club è guidato da Antonio Morra, venditore di auto che rileva la società quando è in Seconda categoria e la porta fino alla serie D. Per dare un’immagine vincente al club, Morra chiama al suo fianco Sebino Nela, ex terzino giallorosso che aveva preso il posto di Kawasaki Rocca nei cuori dei tifosi romanisti. Nela, fino alla stagione precedente ancora calciatore nel Civitavecchia, arriva a stagione inoltrata e segue passo dopo passo il Piedimonte, guidato in panchina da Corrado Urbano. La squadra, pur essendo una neopromossa, è subito competitiva, grazie anche al lavoro del direttore sportivo Antonio Fragasso, che porta fior di giocatori a Piedimonte San Germano: Rotondi dall’Isola Liri, Picano dal Cisterna, Cacciatore dall’Aquila e quattro calciatori del Formia. L’obiettivo è subito chiaro: promozione nel Cnd.

Il campionato impiega qualche giornata a confermare che le aspirazioni del Real Piedimonte sono fondate. La squadra di Urbano inizia in sordina, mettendo insieme tre pareggi nelle prime tre gare in calendario. Poi arrivano gli acuti, che alla nona giornata consentono ai rossoblù di agganciare la vetta, fino a quel momento occupata in solitario dal Latina, il secondo club del capoluogo pontino nato qualche anno prima dalla trasformazione del Pontinia. Nelle parti alte della classifica si vede anche il Pomezia, che ha in Giampaolo De Luca un attaccante di grande spessore e che vincerà la corsa al secondo posto, diventato un traguardo di stagione dopo l’istituzione dei play-off promozione.

Nel momento di maggior spicco, il Real Piedimonte supera anche una piccola crisi interna che porta Urbano a presentare le dimissioni per via di alcune incomprensioni con parte della dirigenza. Il Real riesce comunque a fare quadrato e respinge le dimissioni del tecnico, che continua a guidare il gruppo senza sbagliare più nulla o quasi. Una sola volta, nell’ultima del girone di andata, il Piedimonte scivola, venendo sconfitta nella partita più importante, la sfida diretta con il Pomezia, risolta da un gol di Ciotti nel primo tempo. L’incidente di percorso non crea altri contraccolpi. La squadra di Urbano si rimette in moto e per l’intero girone di ritorno marcia a velocità superiore rispetto alle rivali. Alle cinque vittorie di fila del Real, il Pomezia risponde con poca convinzione ma riesce a mantenere il secondo posto con le performance casalinghe. Il Latina, che sembra poter competere con le migliori, mostra invece tutti i suoi limiti. Una forte flessione nel momento clou della stagione (un punto in cinque gare esterne) fa precipitare la squadra nelle parti basse della classifica.

L’ANZIOLAVINIO

Nella corsa al Cnd si affaccia, sia pure per poco tempo, anche l’Anziolavinio di un giovane e rampante Franco Pagliarini, che porta la squadra alla finale di Coppa Italia per il secondo anno consecutivo. Come accaduto per il Nepi, lo sforzo fatto per raggiungere la finale del Flaminio, unito all’inesperienza dei tanti giovani in rosa, nella seconda parte del campionato penalizza l’Anziolavinio. Neppure il Latina di Renato Mocellin riesce ad inserirsi nella corsa alla promozione. Il club è bene attrezzato (Davide Guerra, Angelo Federici, Mirko Schiavon, Biago Castellano alcuni dei giocatori a disposizione di Federico Caputi) ma non al punto da competere con Real Piedimonte e Pomezia. “Dopo poche settimane dal mio arrivo a Latina – rivela Stefano Galassi, che in quella stagione passa dal Macir al club del capoluogo pontino – capisco perché Renato Mocellin veniva chiamato il Gaucci dei dilettanti. Il presidente si presentava infatti in campo per interrogare noi calciatori sui movimenti da fare in partita o per prendersela con uno di noi in particolare con modi poco educati”.

Dopo le vittorie importanti, però, Mocellin non faceva mancare il suo calore alla squadra: “Nei suoi slanci di euforia e gratitudine – rivela Galassi – portava la squadra a mangiare nel migliore ristorante della zona, oppure elargiva premi non concordati a giocatori che avevano inciso particolarmente nella partita vinta”. La volatilità caratteriale di Mocellin, però, poco si sposta con la pacatezza del tecnico Caputi, che male sopporta le intromissioni tecniche. A fare da cuscinetto tra i due, Mocellin chiama quindi Sebino Nela, ex difensore della Roma, che prima diventa direttore sportivo ma poi tradisce il Latina per il Real Piedimonte a stagione iniziata. “La sua presenza in società e al campo è però un grande stimolo per noi, tanto che dopo sette giornate siamo in testa al campionato, con il Real Piedimonte alle nostre spalle”.

E’ proprio lo scontro diretto con i ciociari, ad infrangere i sogni pontini, distrutti anche dai problemi organizzativi e dell’incompatibilità tra allenatore e presidente, che porta all’esonero di Caputi e alla sua sostituzione con Melloni, a sua volta esonerato prima di salire sul pullman in partenza per la trasferta di Piedimonte San Germano, come ricorda Stefano Galassi. “Il presidente chiese al tecnico delucidazioni sulla formazione che sarebbe andata in campo ma Melloni rispose che l’avrebbe fatto soltanto al campo. Mocellin si infuriò per quella risposta e lo lascIò a terra”.

IL SALTO

A tre giornate dalla conclusione del campionato, il Real Piedimonte festeggia lo storico salto di categoria con il successo sui cugini della Policassino e lo zero a zero interno del Pomezia con il Ciampino, mentre il 20 aprile, nella gara interna con il Montespaccato Aureliana di Riccardo Firotto, un gol di Mollicone al 58’ dà il via alla festa-promozione e scrive un nuovo storico capitolo nella breve storia sportiva del piccolo centro, che viene tappezzato di manifesti celebrativi e illuminato dai fuochi d’artificio. Alla felicità del Real, si contrappone la nuova retrocessione (stavolta senza ritorno) della Policassino e l’approdo in Eccellenza di un altro club cassinate, la Rofit Teknoprogetti, creato dall’industriale Orsello, già presidente dello stesso Cassino. Al Pomezia, invece, non resta che il secondo posto e quel play-off che diventa un caso nazionale.

In Promozione, oltre alla Policassino, scendono anche il Lanuvio Campoleone e il Formia, che vanno a fare compagnia alle squadre che hanno lasciato l’Eccellenza nel girone A, ovvero Tivoli (la seconda squadra, non la Tivoli 1919 che chiude al sesto posto in classifica), l’Almas Roma e la Nuova Vis Subiaco.

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