I PROTAGONISTI
STAGIONE 1994-1995: GUIDONIA E VJS VELLETRI
LE CLASSIFICHE FINALI
GIRONE A
GIRONE B
L’estate del 1994 è calda per il Comitato Regionale Lazio, che adotta, secondo i dettami della Lega Nazionale Dilettanti, la norma che impone la presenza dal primo minuto (ma non per tutti i novanta minuti di gioco) di due ragazzi nati dopo il 1 gennaio del 1975. E’ la crisi economica di alcune società, però, che porta i dirigenti federali all’assunzione di drastiche decisioni. Così com’era avvenuto nella stagione precedente, il Consiglio Direttivo procede all’esclusione di un club dagli organici dell’Eccellenza. Il Marino, appena retrocesso dall’Interregionale, non assolve infatti agli adempimenti economici richiesti e viene messo fuori dal campionato. Il mancato pagamento della quota d’iscrizione è l’apice di una crisi che si apre nel club biancazzurro con la morte del suo presidente-patron, Domenico Fiore. E’ l’inizio della fine del calcio d’elite nella cittadina castellana, che soltanto quattro anni prima aveva ospitato, nel proprio stadio, la nazionale azzurra durante i Mondiali.
Anche l’Ostia Mare vive una crisi pesantissima, che spinge il club a rinunciare al campionato Interregionale. I dirigenti biancoviola, però, vogliono sopravvivere e quindi chiedono di partecipare ad un campionato regionale. Il Consiglio Direttivo, così come aveva fatto dodici mesi prima con l’Anziolavinio e valutando i meriti sportivi del club, ammette l’Ostia Mare alla Promozione, due gradini più in basso. In Eccellenza, invece, finisce la Spes Montesacro, seconda squadra retrocessa dall’Interregionale a conclusione del campionato 1993-94. Per completare l’organico del principale campionato regionale servono altre quattro squadre, che vengono “pescate” dalla speciale graduatoria predisposta con una grande intuizione dal presidente Sbardella.
Delle quattro seconde classificate della Promozione, però, il Tevere Roma Bravetta non c’è più perché il club del presidente Tomassini corre a salvare, in quarta serie, il Fiumicino dell’ex giallorosso Roberto Scarnecchia, che è in gravi difficoltà economiche. Un’operazione vista di buon occhio dallo stesso presidente Sbardella, legato da amicizia ad entrambi i club, che però cancella la Tevere Roma Bravetta dal campionato di Eccellenza. La scelta della sostituita, per meriti sportivi e tradizione, è curiosamente legata ancora a Roberto Scarnecchia, perché l’Almas Roma, terza classificata nel girone B della Promozione, è la squadra in cui l’ex ala destra della Roma di Liedholm ha chiuso la propria carriera di calciatore. Il club biancoverde a fine luglio va così a completare l’organico delle trentadue squadre dell’Eccellenza insieme all’Atletico Latina (la nuova denominazione del Pontinia di Renato Mocellin), alla Romulea e allo Scauri Minturno. Hanno invece acquisito sul campo il proprio posto in Eccellenza la Vigor di Acquapendente, il Fidene Panditon, il Prati IV Miglio e il Morolo, tutte debuttanti nel principale campionato regionale.
GIRONE A
I due gironi sono composti con criteri nuovi. Le squadre romane (ben otto) restano tutte nel girone A, mentre nel raggruppamento meridionale finiscono le due società di Tivoli, separate dalle “cugine” Villalba Ocres Moca e Guidonia, rimaste al Nord. Sono proprio queste due squadre ad essere le protagoniste nel girone A della stagione 1994-95, con il Guidonia che al termine di una stagione sorprendente per gli stessi fans giallorossi, riesce a salire per la prima volta nella loro storia, in quarta serie. “Alla guida della società – il ricordo lasciato dall’ex ds Walter Lallini – c’erano Francesco e Giuseppe Bernardini, papà e figlio, che si sono affacciano nel mondo del calcio dopo essere stato, il papàa rancesco, un grande patron nel ciclismo. Pur avendo da poco aveva abbracciato la causa del pallone, il presidente ci trasmise subito tutta la sua passione per far decollare il calcio in un grande centro com’è Guidonia”.
Il progetto è subito vincente e nel giro di tre stagioni dall’avvento di Bernardini alla presidenza, Guidonia si ritrova in Interregionale. Alla guida della squadra che porta la città tiburtina in un ambito calcistico nazionale c’è Rocco Cignitti, ex calciatore di Subiaco, mentre in campo scendono parecchi giovani. Tra cui una coppia di attaccanti che si leggerà a lungo nei tabellini delle più importanti squadre del calcio dilettantistico laziale. “Pescai Massimiliano Bizzarri in un club vicino Latina, mentre Felice Marchetti lo portai a Guidonia dopo averlo visto all’opera nel Savio”, un altro dei ricordi di Lallini, che sulla forza-gol dei due attaccanti costruisce la stagione vincente del Guidonia.
CORSA SOLITARIA
Il cammino dei giallorossi è spesso solitario e soltanto nel finale di stagione viene ridimensionato nei contorni numerici. A tenere testa al Guidonia, inizialmente ci prova il neopromosso Prati IV Miglio del tecnico Carlo Susini e, soprattutto, del presidente Alberto Gianni, nipote di quell’Anacleto che fa parte della storia della Roma. I romani partono più forti della squadra di Cignitti, ma non danno mai l’impressione di poter tenere il passo vincente fino in fondo. Il Guidonia sale per la prima volta in vetta alla classifica alla quarta giornata e da questo momento non la lascia praticamente più fino alla conclusione del campionato. È lo scontro diretto con il Prati IV Miglio (vinto 2-0 dai giallorossi) a decretare il passaggio di consegne, anche se già la domenica successiva il Guidonia deve fare i conti con il Villalba, che gioca un derby di gran cuore e rallenta la marcia dei giallorossi, bloccati sullo zero a zero. L’allungo decisivo del Guidonia arriva all’undicesima giornata, quando i punti di vantaggio dei giallorossi salgono a quattro e nel ruolo di diretta inseguitrice si inserisce il Fregene di Ermanno Fasciani.
I biancorossi si tolgono la soddisfazione di battere (2-0) il Guidonia nel confronto diretto, ma i due punti conquistati non bastano ad agganciare la capolista, che comunque accusa una flessione nella parte finale del campionato, più un’illusione che una speranza per le rivali. È il pareggio ad Acquapendente, a tre giornate dalla fine del campionato a dare al Guidonia il punto decisivo per essere promosso. “Che avremmo vinto il campionato lo capimmo dopo una grande parata di Bizzoni, arrivata a pochi minuti dalla fine. Ecco, direi che l’episodio chiave di quella stagione è proprio questo”, sottolineò qualche anno il salto di categoria Lallini.
RETROCESSIONE
Raggiunta la serie D, nell’ultima partita casalinga il Guidonia si presenta scarico, inebriato soltanto dalla gioia per la storica promozione. Quella che scende in campo contro il Monterotondo Scalo è quindi una squadra distratta, svuotata, che si fa sorprendere dall’avversario perché ha la testa alla festa, che durerà tutta la notte davanti il bar Lanciani, abituale ritrovo della tifoseria e non solo Il successo per 2-0 contro la capolista, non evita però al Monterotondo la retrocessione. Lo Scalo scende in Promozione insieme al Fidene Panditon (che resiste una sola stagione in Eccellenza) e al Tuscania. Si salva, invece, la Nuova Gallese, affidata allora a Piero Valanzuolo, che nel girone d’andata si candida addirittura per un posto di vertice. Il club viterbese torna nel suo alveo di squadra neopromossa nella seconda parte della stagione, quando a pesare sul suo rendimento c’è l’infortunio al portiere Nardelli, ex Viterbese, il pezzo forte della squadra: “Contro la Romulea prendemmo gol al 94’ proprio per un errore di Nardelli – ricorda l’allenatore Piero Valanzuolo – Al ritorno negli spogliatoi il nostro portiere era talmente arrabbiato che diede un pugno alla porta: si fratturò la mano, rimase fuori per quattro mesi e la squadra ne risentì, anche se raggiungemmo comunque l’obiettivo che c’era stato chiesto: la salvezza”.
IL CENTROCAMPISTA-PORTIERE
Un altro club viterbese sale alla ribalta in questa stagione. E’ la Vigor Acquapendente che alla prima apparizione in Eccellenza strabilia tutti, raggiungendo e vincendo la finale di Coppa Italia, che per la terza volta si gioca in gara unica allo stadio Flaminio di Roma. L’evento è così importante, che da Acquapendente arrivano addirittura gli sbandieratori, che animano il prepartita come mai è stato poi replicato. “Quel successo è stata la più grande soddisfazione sportiva della mia carriera – ricorda Sandro Celli, l’allora tecnico dei giallobù – Quando riguardo la registrazione di quella partita provo le stesse emozioni vissute sul campo. E pensare che iniziammo a giocare la finale con in porta Capotosto, un discreto centrocampista, schierato in quel ruolo perché era obbligo mettere nella formazione iniziale due ragazzi under 18. Avrebbe dovuto restare in campo pochissimi minuti, ma finì per giocare quasi un quarto d’ora perché la palla non usciva mai ed io non potevo quindi fare la sostituzione programmata. Quando uscì dal campo, tremava come una foglia e si sentì male per la tensione. In compenso, nelle foto ufficiali di quel successo c’è lui anziché il portiere titolare Marzi”.
Dopo quella vittoria, la Vigor sfiora anche il successo nella Coppa Italia nazionale. “Avevo una squadra con un carattere di ferro, che seppe superare avversari molto più quotati di noi”, il ricordo di Celli. “Anche in campionato riuscì a fare bella figura, nonostante fosse l’espressione di una piccola società. Per testimoniare il carattere di quei ragazzi, ricordo che una volta Brandolini si era dimenticato gli scarpini da gioco e fu costretto a scendere in campo con un paio avuto in prestito da un compagno, che però portava scarpe di due numeri più grandi. In quella partita Brandolini segnò due gol fantastici e la Vigor vinse due a uno”.
L’altra finalista, il Santa Marinella, è una squadra di Promozione e in virtù di questo piazzamento nella coppa, ottiene (prima squadra a beneficiare del provvedimento) la promozione in Eccellenza. La squadra, allenata da Patrizio Mastrantonio, tecnico che ha fatto le fortune della Spes Montesacro e non solo, è di categoria superiore. In estate la società presieduta da Ivano Fronti, imprenditore-anima del calcio santamarinellese, adotta anche nuovi colori sociali, indossando il rossoblù in omaggio ai colori comunali e rispolverando l’ancora come simbolo nel proprio gagliardetto. Allo stadio Flaminio ci sono 500 santamarinellesi (contro i 2000 tifosi della Vigor) che con coriandoli e fumogeni (fatti entrare di nascosto nelle borse da gioco di alcuni giocatori) sostengono la squadra fino all’ultimo, applaudendola anche quando Stefano Matteucci, ragazzo del ’66 nato e cresciuto nel club, calcia fuori il pallone del rigore che consegna alla Vigor Acquapendente la Coppa Italia.
GIRONE B
Nel girone B è la stagione della Vjs Velletri, che vince il campionato con ben sette punti di vantaggio sulla seconda. I rossoneri sono capaci di imporsi 16 volte su trenta, pareggiare dodici volte e subire tre soli ko, arrivati quando il vantaggio era già di sette-otto punti. I veliterni portano a casa anche il record di gol segnati, ma non quello della difesa più ermetica perché le reti al passivo sono ventisette, quattro in più del Palestrina, miglior difesa dell’anno. Il successo del Velletri è tuttavia amaro, perché nell’estate del 1995 si trasforma in una vittoria di Pirro a causa delle difficoltà economiche che il club deve affrontare e che portano a drastiche decisioni. Alla guida del club c’è Ivano Selli, arrivato al timone due stagioni prima. Ed è un arrivo trionfante perché la Vjs Velletri vince subito la Coppa Italia regionale, battendo il Palestrina 2-0 nella prima finale giocata allo stadio Flaminio. “L’arrivo di Selli portò una ventata di entusiasmo e di benessere sportivo”, ricorda Daniele Bastianelli, uno degli artefici del successo di quella stagione. “Sembrava di stare in una società professionista: ritiro al sabato, divise sociali, materiale di prim’ordine. Tutto filava per il verso giusto e noi ci esaltavamo in queste condizioni, dando sempre il massimo in campo”.
I GIOCATORI
E’ quasi conseguenza logica, dunque, che la Vjs vinca il campionato di Eccellenza. La squadra è quadrata, spesso ottiene il massimo (ossia i due punti) con il minimo (vittorie per uno a zero), dando prova di solidità e concretezza. In squadra ci sono giocatori come Lucattini, Lucci, il portiere Fabio Conti (grande personalità e carattere), una coppia di attaccanti come Busini e Di Lazzaro, che ancora ben presto diventano due icone per il calcio veliterno, e lo stesso Bastianelli, che dopo aver vinto il campionato con il Cynthia diventa il primo calciatore a fare in bis, oltretutto con la squadra della sua città natale. Il tecnico è Salvatore Franzellitti, un grande motivatore, che con i giocatori si comporta come un padre. A spingere la squadra c’è anche il pubblico, che ritrova calore e feeling con i colori rossoneri e accompagna passo dopo passo questa cavalcata vincente. L’abitudine a vincere non spegne mai l’entusiasmo dei tifosi, che vedono la Vjs superare gli avversari anche quattro-cinque volte di fila. Nessuno riesce a tenerne il passo, e paradossalmente è la lotta per il secondo posto (che rappresenta sempre un’alternativa per arrivare all’Interregionale) a destare l’attenzione maggiore e proporre un grado di tensione elevato, come stanno a testimoniare le numerose multe inflitte ai club dal giudice sportivo di allora, Vittoriano Paoles.
Dietro il Velletri, è l’Atletico Latina a guidare un terzetto formato da altre due squadre pontine, Scauri Minturno e Pro Cisterna, e dal Morolo. Per strapparsi punti a vicenda non vengono risparmiati colpi, neppure quelli con la carta bollata. I reclami, comunque, non influiscono sull’esito del campionato e la corsa alle spalle della Vjs Velletri alla fine premia l’Atletico Latina, che va ai play-off. La squadra pontina è una vera e propria corazzata, che Renato Mocellin ha allestito per raggiungere la quarta serie. Mannarelli, Di Trapano, Pernarella, Castellazzo, Camozzi e altri giocatori di primo piano fanno dei nerazzurri la squadra favorita della vigilia, anche se sul campo poi i propositi di promozione non vengono mantenuti. “Ricordo che nella sfida contro l’Atletico andammo sorprendentemente in vantaggio di due reti – racconta Stefano Galassi, uno dei protagonisti del Macir Cisterna – ma i il Latina riuscì a raggiungere il pareggio allo scadere con un gol di Gianluca Fanelli. Con il pareggio noi riuscimmo a salvarci senza problemi, togliendoci una bella soddisfazione, mentre l’Atletico dovette accontentarsi del secondo posto, forse proprio per quel punto perso contro di noi”.
SPAREGGI AMARI
La seconda squadra del capoluogo pontino gioca gli spareggi riservati alle seconde classificate, con un primo turno che è un derby laziale con il Fregene, che fa leva sul 2 a 2 conquistato a Latina per superare il turno. Nella gara di ritorno, infatti, l’Atletico non sfonda sul campo del Fregene, che festeggia lo 0 a 0 finale come una vittoria. È comunque una festa breve, quella biancorossa, perché nel secondo e decisivo turno, i biancorossi di Fasciani impattano contro il Nuovo Terzigno. In Campania, nella gara di andata, il Fregene porta via un altro 2-2 che sembra il preludio al salto di categoria del piccolo club romano. Nel ritorno, però, accade il peggio: il Nuovo Terzigno segna una rete e incalana la partita sul binario dell’alta tensione. Il Fregene spinge, prova a trovare la rete che vale l’Interregionale ma i sogni s’infraggono desolatamente sul palo. La festa promozione, in casa biancorossa, è però soltanto rimandata di qualche anno. La stagione si ricorda anche per lo stop imposto a febbraio del 1995 ai campionati (in tutta Italia) a seguito dell’uccisione del tifoso genoano Vincenzo Spagnoli, accoltellato fuori dallo stadio Marassi.
In coda alla classifica, è una stagione amara per le due squadre di Tivoli, una delle prime cittadine laziali (Roma a parte) a portare due club in Eccellenza. Lativoli 1919 riesce a salvarsi in extremis, mentre l’altro club, quello che fa capo al senatore Livio Proietti (che dopo aver vinto la promozione cambia denominazione da Tivoli Sciado in Tivoli), non riesce a evitare il ritorno in Promozione. Lo accompagnano la Vis Sezze, altro storico club che perde terreno rispetto al passato, e la Nuova Itri.
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