I PROTAGONISTI
STAGIONE 1995-1996: FIUMICINO E TERRACINA
LE CLASSIFICHE FINALI
GIRONE A
GIRONE B
Nell’estate del 1995 arrivano i tre punti per la vittoria. È l’innovazione che, dopo anni di richieste e in ritardo rispetto ad altri Paesi, viene applicata anche nei campionati dilettanti e, dunque, anche all’Eccellenza, che si presenta al via con poche novità. Dalla Promozione si affaccia la Fortitudo Nepi, emergente società del viterbese, che l’anno prima aveva dato vita ad un bellissimo testa a testa con il S.Marinella di Patrizio Mastrantonio e la Vis Aurelia, con i primi che si classificano al secondo posto dopo aver vinto lo spareggio con i romani. Il S.Marinella accede comunque al principale campionato regionale grazie alla finale di Coppa Italia raggiunta contro la Vigor Acquapendente. LA GRADUATORIA È la prima volta che il Comitato Regionale premia una società del secondo campionato regionale, consentendole di ottenere il salto di categoria per i meriti acquisiti in coppa. Insieme a Nepi e S.Marinella, salgono dalla Promozione anche la Vis Subiaco, l’Anziolavinio e la Policassino, che dopo un solo anno di “purgatorio” prova a rialzare la testa, sia pure tra l’indifferenza dei tifosi che non si scaldano neppure per il largo vantaggio (sei punti) con cui la squadra vince il campionato a spese dei rivali dell’Alatri. Restano invece deluse le altre tre squadre seconde classificate della Promozione: Alatri, appunto, Fulgorsetteville e Albano che pur giocando i play-off non trovano spazio in Eccellenza. Colpa di una serie D che fa scendere tre società (Rieti, Pomezia e Fiumicino), ma che perde la Vjs Velletri, costretta a rinunciare al titolo per mancanza di adeguato sostengo economico e ripartire dalla Promozione con Ivano Selli di nuovo al timone di comando.
GIRONE A
Dopo l’amara retrocessione dal Campionato Nazionale Dilettanti, il Fiumicino si riscatta subito con una stagione che culmina con il successo nel campionato. Il club è rilevato da Massimo Carsetti, imprenditore appassionato di calcio, che con un’attenta gestione economica risana il bilancio societario e ristruttura il Desideri, storico campo sul canale di Fiumicino. A fianco di Carsetti, c’è Giuseppe Passeretti, dirigente originario di Roccamorfina che gestisce in prima persona la squadra e richiama in panchina prima di tutti Glauco Cozzi l’uomo che lega il proprio nome a questa società come pochi altri. A lui viene chiesto di ripetere l’impresa del 1992-93, portando di nuovo il Fiumicino nel calcio nazionale. Il tecnico, ex giocatore del Verona, riesce nell’impresa, rivitalizzando sopratutto la vecchia guardia, che viene integrata con giocatori motivati a riscattarsi e che hanno ancora “fame di calcio”. Ma non solo. Cozzi porta novità anche sul piano tattico, facendo schierare la squadra con un 3-4-3 considerato dallo stesso tecnico ”un po’ rischioso per la categoria”. Ma è proprio questo modulo a rivelarsi l’arma vincente del Fiumicino, la prima a rendersi conto che con l’introduzione dei tre punti a vittoria, vincere una partita e perderne un’altra è meglio che pareggiarne due di seguito. “Sono stati proprio i tre punti a vittoria – rivelerà Cozzi – a spingermi a sposare con convinzione questa novità, che ha subito dato i risultati sperati”. Il successo del Fiumicino, però, rischia, com’era già successo nel 1992-93, di essere messo a repentaglio dalle decisioni del giudice sportivo. La Disciplinare toglie infatti al club tre punti ottenuti con il successo per 3-0 su Lativoli per non aver rispettato la regola sull’inserimento nella lista di gara di tre under 18, di cui due da schierare direttamente in campo. Una decisione che consente alla Fortitudo Nepi, la rivelazione dell’anno, di restare in scia dei rossoblù fino a due giornate dal termine del campionato. È la Corte Federale a rimettere poi le cose a posto, esprimendo un parere vincolante sul caso. “Il Fiumicino non ha infranto la regola sull’utilizzo dei giovani in campo”, sentenzia il massimo organo giudicante, spiegando che non aver inserito il numero richiesto di giovani nella lista non invalida il rispetto della regola sull’impegno, obbligatorio, dei giovani calciatori durante la partita. Un parere, che obbliga la Caf a riformare la sentenza della Disciplinare, restituendo i tre punti ai rossoblù. “Il Fiumicino può far festa, ma ancora non lo sa. A incorornarlo è stata la Corte Federale che ha ridato tre punti alla squadra rossoblù”, scriverà Umberto Serenelli sul Corriere dello Sport quando manca una sola gara alla conclusione del campionato. Il vantaggio di un punto sale così a quattro e l’ultima gara di campionato, annunciata come un testa a testa ricco di suspence, improvvisamente perde di valore, anche se ufficialmente la Caf restituirà i tre punti al Fiumicino soltanto un paio di settimane dopo la conclusione del campionato. ANNO SPECIALE Il Fiumicino, per evitare sorprese fa comunque il suo dovere fino in fondo e vince in scioltezza (3-0) anche l’ultima di campionato contro la Nuova Gallese, squadra che retrocedono in Promozione insieme a Romulea e Romana Gas. La partita è l’occasione per festeggiare i ragazzi di Cozzi. Il Desideri è esaurito, la gioia è tanta e si materializza con una serie di palloncini che colorano tutto il perimetro dello stadio. La stagione del Fiumicino, costellata di momenti difficili ma anche esaltanti, si è finalmente conclusa. “E’ stato davvero un anno speciale, ricco di momenti importanti – ricorda Fabio Quadraccia – Uno, in particolare, mi è rimasto impresso. Alla vigilia della trasferta a Soriano al Cimino, arrivano voci di un’attesa da parte dei tifosi avversari non proprio amichevole. Per preparare la partita, quindi, andiamo in ritiro ad Orte il sabato pomeriggio. La domenica mattina il mitico Straccaletto, massaggiatore tutto fare, viene nelle nostre stanze e ci avverte: il mister vuole che indossiamo la divisa da gioco e scendiamo per partire per Soriano. All’inizio della gara, previsto per il pomeriggio, manca ancora molto e la richiesta ci sorprende. Quando però siamo vicini a Soriano al Cimino, Cozzi fa fermare il pullman e ci fa scendere nei campi. In mezzo a mucche, cavalli e fuocherelli svolgiamo il riscaldamento prepartita tra le risate e le battute di noi giocatori. Fu uno strano modo di prepararci alla gara, che comunque vinciamo”. A fine partita, come ventilato, il clima non è dei più sereni, soprattutto nei confronti del mister, atteso fuori lo stadio da una nutrita folla. Nello spogliatoio Cozzi si sente male ed esce dal campo in ambulanza. “Dopo poco però si riprende – ricorda ancora Quadraccia – e dopo un po’ lo vediamo risalire sul nostro pullman. Per noi calciatori, ancora oggi, rimane un mistero se fu vero malore o una messa in scena per evitare guai…”. Se fu sceneggiata, Cozzi non lo spiegherà mai ufficialmente, perché il tecnico preferisce concentrarsi sui motivi del successo: “Non ci sono segreti, ma soltanto una grossa organizzazione societaria, a cui si è unita la forza emergente di un gruppo. Considero la nostra arma vincente la partenza sprint e l’innovativo, almeno per la categoria, modulo 3-3-4. E’ vero che è uno schieramento rischioso, ma con i tre punti si è rivelato vincente. Credo di essere stato anche fortunato ad aver trovato ragazzi che amano il calcio e sono attaccati alla maglia del Fiumicino”. LA MATRICOLA Alle spalle della squadra di Fiumicino arriva la Fortitudo Nepi, una matricola che, come ha ricordato il presidente di allora, Antonio Manni, oggi scomparso: “Era da tutti indicata ad essere la squadra materasso del girone, prima candidata alla retrocessione”. Un brutto anatroccolo, insomma, che Leopoldo Ciprianetti, il tecnico che aveva portato in alto Nepi, trasforma invece in un cigno già all’esordio, avvenuto proprio contro il Fiumicino. “Fu una battaglia, la prima di una lunga serie. I portuali andarono avanti 3-0 – le parole di allora di Manni – poi ci svegliammo e segnammo due reti. L’incontro finì comunque 4-3 per loro, ma per noi fu l’inizio di una rimonta nei confronti del Fiumicino che ci portò a recuperare ben nove punti alla capolista, che riuscimmo a scavalcare alla prima giornata di ritorno”. Il Nepi, che nel frattempo aveva risolto il rapporto con il tecnico Ciprianetti per questioni economiche, arriva ad avere anche tre punti di vantaggio sui rossolbù. Ma il derby con la Sorianese costa caro ai biancoverdi: Mkondya, attaccante velocissimo di origini tanzainane attore occasionale in alcune pubblicità di prodotti hard, viene espulso dopo una rissa con Floccari, che lo provoca per tutto l’incontro; stessa sorte tocca a La Salvia, che paga il nervosismo con tre giornate di squalifica, due invece quelle comminate a Mkondya. Sanzioni che incidono sul rendimento della squadra, che torna ad essere damigella dopo essere stata regina. Per i biancoverdi, c’è la magra consolazione di giocare i play-off promozione contro una Pro Cisterna che però si rivela troppo forte per la giovane e inesperta Fortitudo Nepi. La squadra pontina, tuttavia, non riesce a salire in quarta serie perché i siciliani del Patti le sbarrano la strada promozione nel secondo turno dei play-off. Per il terzo anno consecutivo una squadra laziale non riesce a sfruttare la porta secondaria per l’accesso alla quarta serie. Il terzo posto nel girone è del Santa Marinella di Lelio Petronilli, già ottimo giocatore di serie C e allenatore dei rossoblù anche in passato. In riva al Tirreno, dalla Vigor Acquapendente arrivano l’attaccante Brandolini, il centrocampista Camilletti, i difensori Lava e Biferali, mentre dal Civitacastellana arriva Pelliccioni, attaccante che diventerà molto importante per Santa Marinella. “Un lungo e significativo applauso – viene ricordato sul libro dedicato ai 60 anni di storia del club – viene rivolto nell’ultima gara ai ragazzi di Petronilli per una strepitosa stagione portata a termine. Il Santa Marinella le ha tentate tutte per raggiungere il Nepi alla piazza d’onore, ma la continuità dei viterbesi ha demolito ogni speranza. Resta comunque viva la soddisfazione di aver prolungato il sogno degli spareggi sino all’ultima giornata”. Il Santa Marinella suggella così una delle affermazioni più belle della sua storia, grazie all’impegno e alla dedizione del suo presidente Ivano Fronti, che dieci anni dopo porterà il club a vincere la Coppa Italia.
GIRONE B
Nel girone B, sin dalle prime battute di campionato si intuisce che il Terracina farà la parte del leone. La squadra è solida, compatta, forte sotto ogni punto di vista e i primi ad essersene convinti sono proprio gli avversari, che già dopo poche giornate di campionato, sui giornali, testimoniano il valore della squadra biancazzurra. “Dopo la quarta giornata, tutti noi capimmo come sarebbe finito il campionato”, l’ammisione fatta da Pino De Narda, all’epoca allenatore della Macir Cisterna. Lo strapotere del Terracina allenato da Andrea Chiappini, alla prima esperienza vera in panchina, è testimoniato dai numeri con cui la squadra biancorossa chiude il campionato: ventotto giornate di imbattibilità, record frantumato dal Cassino soltanto alla penultima giornata. La stagione vincente del Terracina nasce quasi per forza d’inerzia, dopo un lavoro certosino che porta il presidente Gianfranco Sciscione, alla sua ottava stagione da massimo dirigente pontino, a costruire come un vero puzzle la squadra. Stagione dopo stagione, nell’arco di tre anni, il Terracina subisce dei piccoli perfezionamenti, fino ad arrivare al mosaico perfetto (o quasi) della stagione 1995-96, chiusa non solo con la promozione, ma anche con una finale di Coppa Italia persa contro i favori del pronostico con l’Anziolavinio. LE INSEGUITRICI La vittoria del Terracina non è mai in dubbio per tutto l’arco della stagione. Nemmeno dopo quattro pareggi consecutivi, il ricongiungimento con le inseguitrici sembra possibile. Le fasi di rilassamento, sono semplici momenti d’impasse dei biancazzurri che servono soltanto a riaccendere una piccola speranza in chi vede sempre il Terracina davanti. Ma mai rimettono davvero in discussione la leadership del girone. Tanto che la squadra di Andrea Chiappini taglia il traguardo serie D con largo anticipo sulla conclusione della stagione. Tuttavia, lo strapotere di Di Trapano e compagni non suscita l’entusiasmo auspicato e sperato. La gente resta tiepida davanti alle gesta della squadra, seguita invece con passione dallo storico gruppo degli ultrà. Il Colavolpe non riesce mai a far registrare il “pienone” e questo getta un’ombra di sconforto sul presidente Sciscione e sugli sforzi fatti per portare Terracina in quarta serie. Eppure, a guidare la squadra c’è un tecnico che fino alla stagione precedente era stato un giocatore di spicco del club biancazzurro. Andrea Chiappini, giusto un anno prima aveva deciso di smettere con il calcio giocato, accettando l’offerta fattagli nel dicembre del 1994 da Luigi Midiri, il vice presidente del club. Arrivata dopo una cocente eliminazione dalla Coppa Italia per mano della Vigor Acquapendente, che poi vince il trofeo. Il Terracina non risponde secondo le aspettative e la dirigenza, delusa dal mancato raggiungimento della finale di coppa, decide di dare una scossa al gruppo, seguendo la vecchia e mai sopita regola del cambio tecnico. Dopo qualche giorno di riflessione Chiappini dice sì al Terracina e dà vita ad un ciclo vincente, che lo porta a chiudere il campionato 1995-96 davanti a tutti con tredici punti di vantaggio. Ventuno vittorie, di cui otto di fila, cinquantuno reti segnate e appena dodici subite: il ruolino di marcia è davvero devastante per gli avversari. “La nostra vittoria è stata bella ed esaltante – ha spiegato Nicola Cea sulla pagine del Corriere dello Sport – grazie ad una squadra costruita su misura da Chiappini, Rossi, Midiri e il sottoscritto. I giocatori, poi, hanno creato una grande spogliatoio. La società ha saputo mettere in atto una grande programmazione, unita ad una forte volontà di aggregazione che ci ha permesso di coinvolgere nella società anche persone non del luogo”. LA PRO CISTERNA Alle spalle del Terracina arriva il Pro Cisterna, una delle tre squadre accredidate alla vigilia per il successo finale. Alla guida dei biancazzurri c’è Paolo D’Este che si porta appresso numerosi giocatori avuti la stagione prima a Lanuvio. Nel trio di testa anche l’Atletico Latina, che dopo la delusione dell’anno prima (spareggio perso con il Fregene) acquista numerosi giocatori di categoria superiore (Giovagnoli, Pezzella, Guerra, Monti, Pelle) con l’intento di arrivare in serie D. Nel girone c’è ancora l’altra squadra di Cisterna, il Macir del presidente Caiazza che non cede il trio d’oro (Galassi, Calcabrini e Brunello) della squadra che l’anno prima aveva meravigliato tutti. “Ricordo che il presidente, pressato dal tecnico De Narda, decise di portare a Cisterna un bomber con la B maiuscola – ricorda Stefano Galassi – Alessandro Bottiglia arrivò dopo essersi fatto conoscere molto bene a suon di gol a Monte San Biagio. La nostra rosa era dunque competitiva, ma doveva fare i conti con un campionato in cui tutte le squadre si erano rinforzate per la voglia di conquistare la quarta serie”. La stagione di Galassi è di nuovo ottima e gli osservatori se ne accorgono. Così, a fine campionato il giovane difensore passa, insieme a Brunello, nell’Atletico Latina di Mocellin: “Per la verità, quell’anno per me passò un treno ancora più importante – ricorda ancora Galassi – Un giorno prima di partire per le vacanze, infatti, il patron del Macir Caiazza mi chiama e mi rivela che il ds del Latina Calcio, l’ex giallorosso Andrea Carnevale, vuole che raggiunga la squadra in ritiro nelle Marche. Lì per lì rifiutati e non so bene perché lo feci, ma di sicuro so che persi la chance per affermarmi in un campionato semiprofessionistico”. L’avventura di Galassi con la Macir, dopo otto anni si concluse ugualmente e il difensore finì comunque a Latina, ma nell’altra squadra cittadina. Ottimo è anche il campionato della Policassino, guidata da mister Perilli che conquista il sesto posto in un campionato “maledetto” per i colori azzurri: non solo ci sono infortuni e squalifiche a raffica che penalizzano la squadra, ma c’è soprattutto la tragica scomparsa del segretario Manfredo Facchini, al quale viene intitolato l’impianto sportivo accanto al Comunale.
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