giovedì, 21 Novembre 2024

I PROTAGONISTI

STAGIONE 1990-1991 - LA NASCITA DEL NUOVO CAMPIONATO

Il Comunicato Ufficiale che annuncia la nascita dei due gironi laziali dell’Eccellenza
Vittorio Giannini e Marcello Alberici, ds e allenatore del Marino
L’esultanza di Capolei dopo il gol-vittoria contro il Villalba
L’articolo del Messaggero sulle speranze del Villalba
Villelmo Sebastiani, tecnico del Villalba, insieme a Ronchetti
L’annuncio del successo del Villalba nello spareggio supplementare con il Fregene
La festa dei giocatori del Marino con il presidente Domenico Fiore

Nel 1991 la Lega Nazionale Dilettanti mette in campo l’Eccellenza, cambiando regole e pedine sullo scacchiere dei campionati. Basta con la solita routine, che risponde al nome di Promozione. Serve un incentivo, una novità che rilanci entusiasmo e interesse per consentire un salto di qualità anche a chi sta nelle retrovie. L’idea non arriva improvvisa, ma nasce in conseguenza della volontà della Federcalcio di rimodellare i campionati di serie C e D, la linea di confine tra dilettanti e professionisti.

La riforma investe così anche la base, ovvero il mondo dei dilettanti, guidato da un uomo come Elio Giulivi, decisionista e autoritario, capace di convincere anche i muri della bontà delle sue scelte. Che nel 1987 eredita la Lega Dilettanti da Antonio Ricchieri, quando il mondo dei non professionisti del calcio non offriva ancora particolari scintillìi. L’uomo di Narni, in pochi anni rivitalizza la Lega, facendola finire al centro delle attenzioni del mondo calcistico e dandole un peso mai avuto in precedenza. Tocca a Giulivi, a cavallo tra il 1989 e il 1990, gestire la riforma dei campionati dilettanti e la nascita dell’Eccellenza, che diventa la punta dell’iceberg di tutta l’attività agonistica regionale.

OBIETTIVO

Il nuovo campionato conquista le attenzioni non solo delle società, che lo pongono subito come obiettivo prioritario da raggiungere, ma anche dei media. L’Eccellenza diventa il campionato dei piccoli centri e delle città capoluogo di provincia, delle squadre di quartiere o aziendali. Insomma, viene identificato come il campionato delle certezze e delle tradizioni ma anche delle novità e delle illusioni. Perché il nuovo campionato viene chiamato Eccellenza, e soprattutto chi decide la denominazione nessuno oggi lo ricorda con esattezza. Elio Giulivi spiegava soltanto “che si voleva scegliere un nome che spiccasse. Che desse l’idea di un qualcosa di superiore a tutto quello che esisteva allora”.

Ma più che la scelta del nome del nuovo campionato, a dare i primi problemi alla Lega Dilettanti è la suddivisione dell’organico. Per 18 regioni sono infatti a disposizione soltanto 26 gironi ed è inevitabile che l’assegnazione dei posti diventi motivo di contrasto in Consiglio di Lega. I momenti di acceso dibattito tra i presidenti dei Comitati Regionali non mancano. Ognuno di loro si impegna a difendere la propria regione, cercando di ottenere il massimo dalla spartizione. Alla fine ufficialmente passa il principio del “comune accordo”, una formula che maschera ogni diverbio.

Il Lazio, retto da un dirigente altamente preparato come Raffaele Cipollone, diventato presidente del CR Lazio dopo esserne stato commissario, riesce a “spuntare” due gironi da sedici squadre ciascuno. Mentre altri Comitati, come quello umbro per esempio, che pure è la regione natia di Elio Giulivi, non hanno lo stesso trattamento e mugugnano un po’. La Lombardia, per il suo elevato numero di squadre, è invece l’unica regione a mantenere un campionato di vertice articolato su tre gironi, così come accadeva con l’era della Promozione.

SPAREGGI INFINITI

Il passaggio dal vecchio al nuovo ordinamento dei campionati, nel Lazio non è indolore. Nella stagione 1990-91 bisogna ridurre a due le promozioni in Interregionale, a fronte delle tre sancite fino alla stagione precedente dai tre gironi del campionato di Promozione. Nell’estate del 1991, dunque, le tre vincitrici dei gironi del principale campionato regionale, dopo una stagione lunga e ricca di colpi di scena, devono giocare un mini torneo a tre per decidere chi non potrà usufruirà del salto di categoria. Fregene, Marino e Villalba Ocres Moca sono le squadre chiamate a partecipare a questa sorta di roulette. Gli incontri si giocano tutti allo stadio Flaminio di Roma, impianto che nel Dopoguerra era stato anche sede della Figc, e dove il calcio dilettanti torna dopo numerosi anni.

Il mini-torneo richiama sugli spalti tantissima gente. Tifosi soprattutto, ma anche numerosi addetti ai lavori (allenatori, dirigenti e giocatori) che per una stagione hanno accompagnato e contrastato il cammino delle tre protagoniste. Le gare si disputano in rapida serie, tra l’11 e il 25 giugno del 1991, a distanza di tre giorni l’una dall’altra. La formula è quella del girone all’italiana, ma tre scontri diretti non bastano per scegliere le due squadre da portare in Interregionale. Ce ne vuole un quarto perché Villalba e Fregene, a conclusione del minitorneo si ritrovano con gli stessi punti. Entrambe vengono sconfitte dal Marino, che domina la poule, mentre lo scontro diretto termina senza reti. L’ultima gara del mini-torneo viene giocata da Marino e Villalba e, nonostante la sconfitta per 3-2 che consegna ai castellani la promozione in Interregionale, anche i ragazzi tiburtini festeggiano. Sono convinti che la parità di punti in classifica con il Fregene sia superata dal maggior numero di reti segnate rispetto alla squadra tirrenica, a sua volta battuta 2-1 dal Marino. I festeggiamenti durano appena una ventina di minuti, perché quando la squadra torna negli spogliatoi apprende la brutta notizia: la differenza reti nel mini-torneo non conta. È il consigliere Giuseppe Crispo a portare nello stanzone della squadra tiburtina la cattiva notizia: l’interpretazione dell’articolo 51 delle Noif impone un’altra gara di spareggio.

LA QUARTA GARA

La decisione viene ufficialmente confermata dopo ventiquattro ore di ulteriore lettura e approfondimento dei regolamenti. Il Comitato Regionale Lazio fissa al 25 giugno la data della nuova gara. Si gioca ancora allo stadio Flaminio e dagli spalti le due tifoserie non fanno certo mancare incoraggiamento e entusiasmo. Sono duemila i sostenitori arrivati da Villalba, oltre un migliaio quelli da Fregene. Tra loro anche i calciatori e i dirigenti del Marino, incuriositi da questa ulteriore appendice al finale di stagione. Il Villalba di Villelmo Sebastiani si presenta in campo carico della rabbia accumulata per la festa interrotta qualche giorno prima; il Fregene di Gianfranco Ricci, invece, fa i conti con infortuni e squalifiche e gioca con una squadra rimaneggiata. In campo le scintille non mancano. Ci vogliono i tempi supplementari e un gol segnato da Italo Ronchetti per sbloccare l’equilibrio a favore del Villalba. Stavolta sì, la festa in casa tiburtina non può più essere interrotta. Festa che dura fino a notte alta, organizzata dai tifosi biancorossoblù e dal presidente del club, Renato Scrocca, nel mitico bar Milleluci, storico ritrovo dei supporter del club biancorossoblù.

Un’altra festa, con tanto di banda e sfilata per le vie del centro, si celebra a Marino. E anche qui la festa è carica di rabbia perché la squadra castellana raggiunge quell’Interregionale che l’anno prima le era stato tolto (a favore dell’Anziolavinio di Roberto Di Paolo) da una penalizzazione per un presunto illecito sportivo che aveva coinvolto anche il Fiuggi. I castellani, che hanno Marcello Alberici in panchina, prima di arrivare allo spareggio a tre del Flaminio devono però passare per uno spareggio con il Terracina, squadra con cui chiudono a parità di punti la classifica della regular season. La gara è programmata nello stadio “Dei Gelsi” di Valmontone, ma il Comune, temendo incidenti, all’ultimo momento revoca la disponibilità del campo. Marino e Terracina si affrontano così allo stadio di Isola Liri, dove le temute intemperanze dei tifosi non mancano quando la squadra tirrenica viene sconfitta 4-3 ai calci di rigore. “Quel Marino era davvero una gran bella squadra”, ricorda Eraclito Corbi, da sempre direttore del Corriere Laziale, storica testata giornalistica del mondo del calcio dilettanti. “In panchina c’era un bel personaggio come Marcello Alberici, mentre a far gol c’era un bomber come Cioeta”.

DUE SU TRE

In Interregionale salgono solo Marino e Villalba Ocres Moca, mentre al Fregene del presidente Spurio Oberdan e del ds Pietro Masci non viene neppure aperta la porta dei ripescaggi. Tanta è l’amarezza per il mancato salto, che il club rossoblù non presenta domanda. La dirigenza e gran parte della squadra biancorossa (il tecnico Ricci viene invece chiamato a guidare in Interregionale il Valmontone) si trasferiscono in blocco nella vicina Fiumicino con l’obiettivo di tentare di nuovo l’approdo in quarta serie. Così, quando dalla Lega Dilettanti si decide di ripescare una terza squadra laziale, oltre a Tivoli e Viterbese (retrocesse dall’Interregionale al termine della stagione 1990-91) viene premiato proprio quel Terracina sconfitto dal Marino nello spareggio pre play-off.

Al Fregene va comunque di diritto un posto nel nuovo campionato di Eccellenza. A cui accedono anche le squadre classificate dal secondo all’ottavo posto (poi diventato nono) nei tre gironi della Promozione della stagione 1990-91. E cioè: Nuova Fabrica, Tanas Primavalle, Aureliana, S.Marinella, Isola Sacra Fiumicino, Monteromano, Romana Gas e Viterbo calcio per il girone A; Guidonia, La Rustica, Tor Lupara, Montelibretti, Monterotondo, Monterotondo Scalo, Nuova Vis Subiaco, Passo Corese e Ornaro per il girone B; Ceccano, Aprilia, Albano, Macir Cisterna, Stella Azzurra Porrino, Nuova Itri, Sporting Pontecorvo e Palestrina per il girone C. A queste si aggiungono le sei squadre retrocesse dall’Interregionale, ovvero Pro Cisterna, Cynthia, Vjs Velletri, Fondi, Vis Sezze e Almas Roma, che completano il primo organico della storia dell’Eccellenza laziale. “Dal nuovo campionato – sottolinea ancora Eraclito Corbi – rimangono fuori Lenola, Montecompatri, Bellegra, San Giorgio a Liri, Indomita Pomezia e Pca Rieti, squadre che si ritrovarono in un campionato meno illustre, invece che in Eccellenza, la cui denominazione a me non è mai piaciuta”.

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