mercoledì, 8 Maggio 2024

I PROTAGONISTI

STAGIONE 1997-1998: FREGENE E LA SETINA

Una formazione del Fregen di Andrea Calce della stagione 1997-1998
L’esultanza del Fregene dopo la vittoria dello spareggio al Flaminio
L’esultanza del Fregene dopo la vittoria dello spareggio al Flaminio
L’esultanza del Fregene dopo la vittoria dello spareggio al Flaminio
L’esultanza del Fregene dopo la vittoria dello spareggio al Flaminio
La gioia nello spogliatoio della Tivoli dopo il doppio successo negli spareggi nazionali

La gioia nello spogliatoio della Tivoli dopo il doppio successo negli spareggi nazionali

Samuel Bhrane, esterno basso della Tivoli
Robin Mkondya, attaccante della Tivoli 1919
Gabriele Di Donato, uno dei giovani della Tivoli 191
Una formazione della Setina del campionato 1997-1998
L’Aprilia vincitrice della coppa Italia 1997-1998
Enrico Baiocco con la maglia del Villanova nella stagione 1997-1998
Diego Leone con la maglia della Cisco Tor Sapienza nella stagione 1997-1998
Mauro Spada, giocatore della Setina nel 1997-1998

LE CLASSIFICHE FINALI

GIRONE A

GIRONE B

PUNTATE PRECEDENTI

Come deliberato l’estate precedente, nella stagione 1997-98 l’Eccellenza raddoppia la presenza degli under 18 in campo, in modo da conferire un’anima sempre più giovane al campionato. Dalla serie D tornano giù Pool Civita Castellana e Ferentino, mentre dalla Promozione salgono l’Ostia Mare (che si riaffaccia alla ribalta regionale dopo l’addio all’Interregionale), il Sabinia, la Vis Sezze e la nuova realtà emergente della città di Cassino, la Rofit Teknoprogetti, società nata dalla scissione della vecchia squadra cittadina. Tra i dirigenti c’è anche Antonio Lillo, già direttore sportivo del Cassino con Achille Gallaccio. La Rofit prende il posto della vecchia Policassino, che praticamente scompare, e riparte proprio da uno dei personaggi storici della vecchia squadra, il capitano Sergio Zappoli, che contribuisce a portare la squadra ad un ottimo quarto posto finale.

L’estate è un trascorrere di voci su alcune trasformazioni importanti di alcune società. Su tutte quella che interessa Latina e Formia, con quest’ultimo club appena retrocesso in Promozione, secondo scivolone consecutivo. È Renato Mocellin, presidente dell’Fc Latina a rilanciare il calcio formiano, portando il titolo di Eccellenza dal capoluogo pontino a Formia dopo le esperienze negative avute negli ultimi tre anni e dal fallimento del suo progetto: scalzare il Latina Calcio dal trono e diventare la prima squadra del capoluogo pontino. La seconda, importante novità viene da Tivoli, dove le due squadre cittadine finalmente uniscono le forze, compiendo un passo storico per la città tiburtina. Resta in vita soltanto la Tivoli 1919, mentre il titolo dell’altro Tivoli va alla Cisco T.S., dove l’abbreviazione sta per Tor Sapienza. L’unione di intenti nella cittadina tiburtina porta subito i suoi risultati, perché il club ha nell’ex arbitro di serie A Sergio Coppetelli l’anima della società. Il presidente Pirandola lascia il timone alla coppia Lori-Garberini, con l’avvocato Livio Proietti (già presidente dell’altro Tivoli) che esce definitivamente di scena preferendo intraprendere la carriera politica che lo porterà ad essere senatore della Repubblica.

GIRONE A

Le promesse di far grande la Tivoli 1919, manifestate all’annuncio ufficiale della fusione, vengono mantenute perché la squadra amarantoblu è la grande protagonista della stagione insieme al Villalba e al Fregene. Dopp un lunga stagione, ci vuole uno spareggio, giocato da Fregene e Tivoli allo stadio Flaminio di Roma, per stabilire chi deve salire in serie D. Il Fregene, rialza la testa con il ritorno di Spurio Oberdan e del ds Pietro Masci imponendo subito il proprio ritmo al campionato. Andrea Calce manda immediatamente a regime il motore di una squadra che ha numerosi giocatori di spicco. Da Damiano Marcaccini a Riccardo Taccalite, da Stefano Antonelli a Daniele Sparacca, passando per Vincenzo Timido e l’ex giallorosso Vincenzo Santoliquido.

Il Fregene è una delle squadre più giovani del campionato, mentre la Tivoli 1919 fa più leva sull’esperienza, costituita da giocatori come Samuel Brahne, nato e cresciuto dalle parti della tiburtina, Daniele Carruba, Massimiliano Leva, Paolo Spizzichini e gli attaccanti Massimiliano Carli, Giorgio Marcangeli, Giorgio Ricci e Robin M’kondya, capaci di segnare 34 gol in stagione. La Tivoli 1919 deve comunque passare per un traumatico cambio tecnico per trovare lo spunto giusto per agganciare in rimonta la capolista Fregene. Rocco Cignitti, ex giocatore della Tivoli, a metà stagione lascia il posto ad Angelo Crialesi, tecnico emergente e già ex calciatore professionista nell’Inter e nel Brescia. Avvicendamento dovuto al ritardo di otto punti dalla capolista Fregene con cui la Tivoli vive la prima metà del girone d’andata. Distacco magistralmente recuperato nel girone di ritorno, fino all’aggancio che avviene, tra la sorpresa di molti, alla penultima giornata.

Il nostro inizio di campionato – ricorda Gabriele Di Donato, giovane della Tivoli di allora e poi apprezzato centrocampista in numerose altre squadre – non fu dei migliori, ma successivamente infilammo una serie di risultati utili che ci permisero di raggiungere il Fregene. I tifosi ci seguivano in modo eccezionale, e in quella splendida stagione hanno avuto un peso determinante perché la squadra era composta da numerosi giocatori che, come me, sono nati o vivono a Tivoli”.

IN DIFFICOLTÀ

Il Fregene, dominatore della prima parte del campionato, va in difficoltà nella fase finale della stagione, quando perde terreno soprattutto per colpa del cattivo rendimento esterno. Nel girone di ritorno, i biancorossi vincono una sola volta fuori casa e addirittura perdono le ultime quattro partite giocate lontano dal Paglialunga. A tenere in corsa il Fregene è esclusivamente il rendimento casalingo, che non ha eguali: in quindici incontri la squadra di Calce subisce infatti soltanto due reti. Ruolino che consente di non vanificare la stagione e di arrivare allo spareggio con la Tivoli.

Il Villalba, che per tutta la stagione recita il ruolo di terzo incomodo, viene invece tagliato fuori proprio sul filo del traguardo. La squadra della famiglia Scrocca disputa un campionato quasi perfetto, ma sono le sbavature a togliere ai ragazzi di Orlando Di Nitto la gioia finale. Nemmeno la bella vittoria ottenuta a metà stagione sul Fregene capolista riesce a tamponare le falle, la più evidente delle quali è lo zero a zero con cui il Villalba impatta la gara con il Pool Civita Castellana, che grazie al punticino evita di sprofondare in Promozione dopo aver sbandierato propositi di serie D per tutta l’estate precedente. In casa del Villalba, invece, c’è rabbia e delusione; la rabbia è originata da un arbitraggio che in quella partita non convince, la delusione viene dalla speranza infranta di raggiungere, per la seconda volta nella sua storia, il Campionato Nazionale Dilettanti.

L’amarezza del Villalba è in parte condivisa dalla Tivoli, che dopo aver conquistato lo spareggio, rimontando punto su punto il Fregene, vede sfumare nella gara più attesa dell’anno la promozione diretta. Lo spareggio che vale la D si gioca di sabato pomeriggio allo stadio Flaminio di Roma, degna cornice per due tifoserie che invadono l’impianto e lo colorano con striscioni e fumogeni. In novanta minuti, Tivoli e Fregene mettono in campo quel che resta delle energie già spese per un’intera stagione. Ne viene fuori un primo tempo spettacolare, ricco di gol ed emozioni e una ripresa piatta e nervosa.

FESTA AL FLAMINIO

Vince il Fregene e la gioia dei giocatori in campo è sfrenata al fischio di chiusura. A regalare gioie e dolori sono prima il terzino Spazzini, diciannove anni del Fregene, autore della rete che sblocca l’incontro dopo soli sessanta secondi di gioco; poi tocca al tanzaniano M’Kondya rimettere parzialmente le cose a posto per la Tivoli; l’illusione dei tiburtini dura poco, perché già nel primo tempo Taccalite prima e Marinelli poi spengono ogni velleità fissando il tre a uno a favore del Fregene. Nel secondo tempo diventa impossibile per la Tivoli recuperare. La stanchezza si fa sentire e il nervosismo diventa protagonista quando un intervento di Brahne su Cesarini da il via ad un’accenno di rissa. Il tecnico Andrea Calce, invade il terreno di gioco e viene mandato fuori prima della fine della partita. Ma al novantesime il Fregene riesce a festeggiare, mostrando una maglietta celebrativa con la scritta Cnd, fortemente voluta dai giocatori: “La preparò di nascosto mia moglie – rivela Andrea Calce – su sollecitazione dei giocatori. Se vessimo perso? L’avremmo mostrata lo stesso e Cnd avremmo significato: come non detto”.

Per il Fregene, la serie D rappresenta il salto più in alto della sua storia. La testa è inebriata di gioia per molti giorni, gli occhi restano a lungo gonfi dalla lacrime versate dopo il fischio dell’arbitro. Il trionfo cambia la storia del club, che fino ad allora aveva sempre dovuto abbassare la testa davanti l’ultimo ostacolo, mai superato. D’un colpo viene cancellato anche il ricordo del play-off perso per un palo colpito contro il Nuovo Terzigno. Il cambio del corso degli eventi, quasi come un segno del destino, arriva proprio nella stagione del 50.mo anniversario della Polisportiva Fregene. Alla festa, qualche settimana dopo prenderà idealmente parte anche la Tivoli, che dopo aver superato prima il Formia nel doppio confronto laziale batte l’Alcamo nel play-off nazionale e celebra il salto in quarta serie. “Giocammo le ultime due gare nella seconda metà di giugno – ricorda ancora Di Donato -. In Sicilia c’erano 37 gradi e ci pensò Carli, dopo il vantaggio dell’Alcamo, a darci l’uno a uno finale. Il 20 giugno, a Tivoli, lo stadio Arci era ricolmo di persone: vincemmo uno a zero con gol di Dosi e i tifosi ci portarono in trionfo per le vie della città. Per un tivolese come me è un ricordo indelebile”.

L’ARBITRO LENA

Alla Tivoli è legato anche il ricordo di un altro protagonista di quel campionato, l’ex arbitro di A e B Fabrizio Lena, nato a Palestrina ma tesserato con la sezione Aia di Ciampino: “Tivoli-Fortitudo Nepi fu il mio esordio in Eccellenza. Arrivai allo stadio emozionato e, come diceva il nostro designatore di allora Cesare Sagrestani, con quello stato d’ansia che permette di essere concentrati al punto giusto. Nello stadio si respirava un’aria particolare. Il massaggiatore della società tiburtina, il mitico Giovambattista, che poi mi seguì nella mia carriera arbitrale, si offrì per un massaggio prepartita di riscaldamento. Insieme ai miedi due collaboratori lo accettai con stupore perché non ci era mai capitato prima. Ricordo anche l’emozione dell’appello, il folto pubblico e l’esultanza dei tifosi della Tivoli per il tre a zero con cui vinsero l’incontro. Di quel campionato – ricorda ancora Fabrizio Lenami sono rimaste impresse le partite dell’Almas, considerata una squadra di grande blasone, e le “battaglie” sui campi della provincia come Civita Castellana, Soriano al Cimino, Bassiano, Gaeta: tutte esperienze che mi hanno poi consentito di arrivare ad arbitrare tra i professionisti”.

In quella stagione Lena non dirige mai il Santa Marinella del nuovo tecnico Ermanno Fasciani, ex calciatore di serie C già apprezzato tecnico sulle panchine di Romulea, Tuscania, Lavinio e Campo de Fiori, che in estate si presenta annunciado sulle pagine del Messaggero di essere “venuto per vincere”. L’allenatore, che nel tempo diventerà il “Cavaliere”, non adotta un modulo specifico. “perché – fa sapere sulle colonne de Il Messaggero – non è la tattica che conta, ma la conquista dei tre punti”. Il suo credo si sposa perfettamente con la scelta di schierare di volta in volta la squadra secondo delle caratteristiche dell’avversario. Le promesse estive non trovano però riscontro nel campionato e così i tanti pareggi (tredici) lasciano la squadra sospesa tra lo spiccare il volo e il vivacchiare a metà classifica, tanto che Fasciani, durante la partita con il Montespaccato, viene contestato dai tifosi. Il Santa Marinella arriva comunque quinto.

GIRONE B

Il girone B è invece targato La Setina, appena salita dalla Promozione, a conferma di un trend interessante: quello del doppio salto consecutivo. I pontini sono allenati prima da Caputi e poi da Agostini, mentre a guidare il club da dietro la scrivania c’è Alfredo Sagnelli, che segnerà per molti anni le sorti della società. La bella realtà Setina offusca la stella dei “cugini” della Vis Sezze, fino a questo punto la squadra numero uno del centro pontino ai piedi dei monti Lepini. I rossoblù fanno saltare il banco dei pronostici, sconfessando ogni previsione della vigilia. Squadra solida in difesa e a centrocampo, i rossoblù hanno un attacco capace di segnare la bellezza di 51 gol, trenta dei quali firmati dalla coppia d’assi formata da Giovambattista Pezzella (16 reti) e Giampiero Giovannetti (14 volte a segno).

Decisivo, per il salto di categoria, il cambio di allenatore arrivato alla settima giornata. Il presidente Alfredo Sagnelli, benché La Setina sia una neopromossa, non è contento della partenza della squadra. Il settimo posto in classifica, soli 9 punti in classifica e due sconfitte nel carniere, portano il numero della società a decidere per il cambio: fuori Caputi, dentro Agostini.

LATINA E DINTORNI

L’avvicendamento avviene dopo sette turni di campionato, quando in testa alla classifica c’è l’Atletico Formia, che finirà secondo e giocherà (perdendoli) i play-off promozione con la Tivoli Terme. La città di Formia, la cui prima squadra è retrocessa in Promozione l’anno prima, rimane in Eccellenza grazie a Renato Mocellin, sensibile al richiamo di dolore della città pontina, che soltanto qualche anno prima guardava il calcio con l’ottica dei professionisti. Mocellin, proprietario del Latina football club, con il sostengo dell’amministrazione comunale ridà slancio a Formia, trasferendo il titolo di Eccellenza al sud della provincia. Il calcio formiano, sull’orlo del baratro, ritrova dunque nlinfa. Stefano Galassi, che insieme a Brunello, Guerra e Tomezzoli seguirono Mocellin a Formia, ricorda così quella stagione: “La presentazione avvenne in pompa magna presso il centro commerciale Itaca. La rosa fu completata con l’arrivo di numerosi giocatori dell’Eccellenza campana, tra cui Peppe Spina, fratello del giocatore del Modena, D’Alessandro e Campanile; tutti ragazzi che erano una garanzia per il tecnico Granata, che li conosceva molto bene e aveva accettato senza indugi il progetto di Mocellin. La città, inizialmente, accolse con scetticismo l’arrivo del nuovo presidente, tanto che nella prima partita in trasferta, a Cassino, finita zero a zero, il loro apporto fu davvero esiguo”.

Per scatenare i tifosi, però, basta un’altra partita, la seconda di campionato, proprio contro La Setina: “La cornice di pubblico – rammenta Galassi – quella volta fu degna di una gara di serie C. Vincemmo la gara 3-2 e fu la miccia che accese i nostri supporters, che nella successiva trasferta a Morolo ci seguirono in massa, facendoci sentire il loro incitamento già durante il riscaldamento. Provammo un’emozione grandissima nel vedere la massa di tifosi che avevano invaso Morolo”. Il Formia, lanciato dal proprio pubblico, in poco tempo conquista la testa della classifica. L’avversario da cui guardarsi, però, non è ancora La Setina di Campagna, Giovannetti, Pezzella e De Angelis, ma sono lo Scauri Minturno e il Ferentino, affidato a Enrico Maniero con l’intento di riconquistare la serie D appena perduta. I ciociari rimangono in corsa per i play-off fino alla fine, ma non riescono a dare corpo alle ambizioni estive; i pontini, invece, rallentano vistosamente già in prossimità del giro di boa e finiscono il campionato a metà classifica. Per brevi tratti, ma mai dando la sensazione di poter insidiare veramente il primo posto, nell’alta classifica si affaccia anche una simpatica realtà calcistica, quel Pavonacastelgandolfo approdato nella massima serie regionale per la determinazione del suo presidente, Bruno Camerini.

CAMBI IN CORSA

Per tutta la prima parte del campionato, La Setina è dietro di qualche lunghezza dalle battistrada, ma con il cambio di allenatore muta anche il suo rendimento. La media punti passa da 1,28 a partita ad un 2.13, dato che proietta prepotentemente i rossoblù verso il vertice della classifica. Alla fine del girone d’andata, La Setina vira ad un punto da Formia e Pavocastelgandolfo, secondi in classifica dietro il Ferentino, avanti due lunghezze, che diventa leader proprio all’ultima di andata, battendo il Macir Cisterna.  I ragazzi di Carlo Orlandi, subentrato a Maniero, anche lui avvicendato alla settima d’andata, sono una vera e propria corazzata e tutti la indicano senza remore come la squadra da battere.

Qualcosa, però, non funziona bene e anche la finale di Coppa Italia, raggiunta con determinazione, diventa una nota negativa. Il Ferentino va ko al Flaminio contro l’Aprilia di Paolo D’Este, squadra di Promozione che sorprende tutti vincendo il trofeo per la prima volta nella sua storia. Da questa delusione, inizia la discesa del club amaranto. Il primato conquistato al giro di boa svanisce nella prima di ritorno, quando il Ferentino frana in casa con l’Anziolavinio (1-3) desolatamente ultimo in classifica con soli otto punti. È il segnale che il bel girone d’andata non sarà accompagnato da un altrettanto convincente girone di ritorno. Sulla classifica finale dei ciociari pesano anche tre pareggi casalinghi senza reti. Proprio le gare interne rappresentano il limite di stagione della squadra di Orlandi, che nel ritorno vince in casa una sola volta, quando supera 4-1 il Ciampino all’ottava giornata.

TIFOSI INFEROCITI

Alla flessione del Ferentino si accompagna anche quella del Formia, come rammenta ancora Stefano Galassi: “Il vento per noi cambiò nel girone di ritorno. Dopo aver sprecato alcune occasioni per allungare sulle inseguitrici, tra cui il pareggio a Sezze con l’uno a uno della Setina che arriva al novantesimo, incappammo in un disgraziato derby con il Minturno di mister Fabio Vita, che ci fece perdere la vetta della classifica proprio a vantaggio della Setina”. Il derby finisce male, con i tifosi del Formia che costringono l’arbitro a sospendere la partita quando, subito dopo il gol dello Scauri Minturno, una decina di persone invadono il campo e inseguono i calciatori di casa, raggiunti da una serie di calci. Il brutto spettacolo dura venti minuti e soltanto l’intervento delle forze dell’ordine evita il peggio.

La vittoria a tavolino a favore della squadra di Minturno e lo stop di una giornata al campo del Formia sono inevitabili. La squalifica del Perrone costa al Formia anche un’altra sconfitta, maturata nella successiva gara sul campo della Vis Sezze. “I nostri tifosi erano tutt’altro che teneri – rivela ancora Galassi – e li ritrovammo inferociti nel nostro spogliatoio prima degli allenamenti. Non ci perdonavano nulla e qualcuno, come il bomber Franchini, accusò la pesantezza della situazione, preferendo lasciare la squadra. La perdita della leadership fece poi saltare la panchina di Granata, che tuttavia dopo una breve parentesi venne richiamato”.

La spaccatura all’interno dello spogliatoio del Formia resta però forte e questo dà il via libera a La Setina, che vince il campionato con ben cinque lunghezze di vantaggio sull’Atletico Formia e otto sul Ferentino. In Promozione, invece, scivolano Macir Cisterna (che praticamente chiude qui la sua storia con il calcio dilettanti), Palestrina e Anziolavinio. Quest’ultima squadra, allenata da un tecnico emergente come Franco Pagliarini, non evita la retrocessione nonostante un girone di ritorno straordinario, in cui totalizza 24 punti (media da promozione). I biancazzurri riescono ad acciuffare i play-out, ma arrivano all’appuntamento più importante della stagione decimati dagli infortuni. Il suo giocatore più importante, Marcello Porciatti, oltretutto, deve dare forfeit per impegni di lavoro e diventa inevitabile per l’Anzio finire al nono posto della speciale graduatoria per i ripescaggi. Che in estate premierà solo Fara Sabina, il Lanuvio (seconde classificate in Promozione) e l’Almas Roma, le migliori tra le retrocedende.

SCUOLA BUS

Il Formia, deluso dall’andamento del campionato, non riesce a dare l’imput vincente alla stagione neppure negli spareggi-promozione. Il presidente Mocellin è così disamorato che per la trasferta a Tivoli, prima gara dei play-off, affitta uno scuola bus per il trasporto dei calciatori. “I sedili erano così piccoli e stretti, che durante tutto il viaggio dovemmo fare degli esercizi di yoga per stare seduti – ricorda tra l’amaro e il divertito Stefano Galassi – Non potrò mai dimenticare, poi, la scena comica del nostro arrivo a Tivoli, quando all’uscita dall’autostrada i nostri tifosi si ritrovarono ad applaudire e incitare un gruppo di giocatori che viaggiavano su una pulmino con la scritta scuolabus…”.

Le due partite di spareggio sono stregate per il Formia, che pure all’andata riesce a restare imbattuto (0-0). “Al ritorno l’entusiasmo dei nostri tifosi è altissimo. Al Perrone sembra di stare in serie C, con coreografie stupende. Noi colpiamo un palo con D’Alessandro, ma la Tivoli trova il gol con Brahne. E così, il nostro assalto finale serve soltanto a mettere in risalto le doti del portiere avversario che mi nega un gol di testa con un grande intervento. Al ritorno da Formia, con il presidente ci fermiamo a mangiare un boccone e, contrariamente a quanto pensiamo, Mocellin è sereno: da allora mi è rimasto il dubbio che, in fondo, a salire in serie D non ci tenesse davvero tanto”, il ricordo della partita di Stefano Galassi.

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