I PROTAGONISTI
STAGIONE 2009-2010: FIDENE E ZAGAROLO
LE CLASSIFICHE FINALI
GIRONE A
GIRONE B
La diciannovesima edizione dell’Eccellenza, ha un preludio pieno di piccoli colpi di scena, a cominciare dall’iniziale esclusione dagli organici del campionaot del Formia, che non rispetta i termini per l’iscrizione al campionato indicate dal Comitato Regionale Lazio, decisione avallata anche dal Tribunale Nazionale di Arbitrato per lo Sport del Coni. Successivamente, però, il club viene “ripescato” quando si rende necessario completare l’organico dell’Eccellenza, dopo la rinuncia del Comprensorio Lepino Priverno, che per motivi economici preferisce giocare il meno impegnativo campionato di Promozione. La graduatoria dei ripescaggi stilata dal Comitato è però esaurita, in quanto delle sette squadre inserite due non hanno esercitato il diritto ad iscriversi (la Nuova Itri e il Mentana Jenne, il cui presidente, Altemizio Massimo Armeni, decide di spostarsi a Villanova, fondendo le due società); c’è dunque un posto da colmare, che su istanza del Formia viene eccezionalmente (si legge nel Comunicato Ufficiale) assegnato al club sud pontino.
Dalla serie D scendono la Lupa Frascati, il Civitavecchia 1920 e il Ferentino, che trasferisce il proprio titolo nella vicina Ceccano. Altre due squadre (storiche) spariscono dai palcoscenici regionali. Si tratta del Divino Amore, che su sposta a Pomezia e diventa Sporting Real Pomezia, e dell’Aprilia, che cede il proprio titolo alla Vigor Cisterna (ma la cittadina pontina non resta senza calcio perché al Quinto Ricci va a giocare la Rondinelle, società che porta in dote uno dei due titoli di serie D conquistati la stagioe precedente da Latina, dopo che le due squadre del capoluogo si fondono in una unica società).
AVVIO DIFFICILE
Sia la Vigor Cisterna che il Real Pomezia, secondo un trend di quegli anni, vengono inserite nel girone A (la cui composizione viene svelata, com’è ormai tradizione, nella festa dei calendari che si svolge il 24 agosto), dove finiscono anche il Monterosi, la Stella Polare, Diana Nemi e, naturalmente, il Civitavecchia, in un girone che ha una forte connotazione marina, con la presenza anche di Fiumicino, Maccarese, Anziolavinio e le due squadre di Ostia, oltre che della neonata Virtus Bagnoregio, sorta dalla fusione con il Marta.
Torrenova e Villanova, invece, completano il girone B, che abbraccia l’area tiburtina con la presenza del Pisoniano, che oltre a cambiare denominazione in Vis Empolitana, si sposta a giocare a Tivoli, dove il calcio d’elite è sparito. Come stabilito la stagione precedente, sono quattro i giovani calciatori da mandare in campo obbligatoriamente: uno nato dopo il 1 gennaio 1989, due dopo il 1 gennaio 1990, e uno dopo il 1 gennaio 1991.
L’avvio del campionato è abbastanza difficile perché si registrano numerose interperanze (contro gli arbitri e di stampo razziale) da parte dei tifosi. Il giudice sportivo del Comitato Regionale Lazio, Ernesto Milia, è così costretto a comminare multe salatissime: 1.300 e 1.500 euro alla Vigor Cisterna (che sconterà anche una penalizzazione di 3 punti per irregolarità nei rapporti con il calciatore Larrosa), 1.000 al Formia, 800 al Fregene e 1.000 al Cecchina, che paga gli insulti razziali che dagli spalti arrivano al giocatore del Monterosi Anyanwu Francis Ugochukwu. Un altro calciatore, Giuseppe Bellucci del Sora, rifila invece uno schiaffo a un avversario in mezzo al campo e, dopo il rosso, aggredisce verbalmente l’arbitro e un suo assistente. Il giudice prima squalifica il calciatore fino alla fine dell’anno, poi arriva una riforma del verdetto che limita al 31 ottobre lo stop. Ad ottobre, dalla Disciplinare arriva un’altra maxi-squalifica di 4 giornate per Stefano Antonelli, attaccante dell’Anziolavinio, reo (la stagione precedente) di essere rientrato in campo dopo un’espulsione e aver colpito due calciatori avversari. Anche il presidente del club, Rizzaro, verrà squalificato per 18 mesi, con aggiunta di stop dopo aver “ignorato” la squalifica.
DRAMMA E TRAGEDIA
Ma è il 27 settembre che il calcio dilettantistico regionale vive momenti di terrore per la salute del calciatore dell’Albalonga Luigi Di Bartolomeo, 31 anni, che al 28’ del primo tempo della gara che si gioca sul campo dello Sporting Pomezia si accascia al suolo per un arresto cardiaco. Dopo gli interventi dei sanitari, il calciatore viene subito trasferito in ospedale con un’autoambulanza prima al Sant’Anna di Pomezia e poi a Roma. La notizia viene data per radio in tutto il Lazio, ma la madre e la moglie del calciatore non ascoltano le radiocronache delle partite e verranno informate solo più tardi del dramma che, soltanto la perseveranza di Daniele, l’infermiere di servizio al Sant’Anna (“finché ce la faccio continuo a rianimarlo”) evita di far sfociare in tragedia. Ci vogliono cinque tentativi con il defibrillatore prima di far respirare di nuovo Luigi di Bartolomeo, che resta ricoverato un mese prima di poter tornare alla sua vita e alla sua famiglia, ma non a giocare a calcio.
La tragedia non può essere evitata, invece, a metà stagione, quando Roberto Ielasi, giovane calciatore della Nuova Tor Tre Teste, perde la vita in un incidente stradale mentre si reca al campo del Tor Lupara, diventato nel frattempo comune di Fonte Nuova, per giocare la gara del campionato di Eccellenza. Il giovane calciatore (convocato anche dal ct della Nazionale Dilettanti Polverelli) muore dopo aver perso il controllo della sua auto sul Grande Raccordo Anulare. Il ritardo nel suo arrivo al campo (il ragazzo era sempre puntale) preoccupa la dirigenza della Tor Tre Teste, l’allenatore Alfonso Greco e tutti i suoi compagni di squadra. Ma solo un’ora dopo, in concomitanza con l’inizio della gara, arriva la notizia che manda in costernazione tutti i protagonisti e l’arbitro, che decide di sospendere la gara. Al giovane Ielasi, la Nuova Tor Tre teste intitolerà il campo principale del proprio impianto sportivo, sulla via Prenestina.
LO SPAREGGIO
Il campionato propone di nuovo una chiusura con uno spareggio, quello tra Anziolavinio e Fidene, che curiosamente è determinato proprio dalla sfida diretta tra le due squadre, che si gioca nell’ultima giornata di campionato al Salaria Sport Village. Il 3-0 con cui i romani superano i tirrenici è il preludio al salto di categoria del Fidene, che viene sancito dalla gara di spareggio, che si gioca ad Anagni, ovvero sul quel campo che la stagione prima aveva negato ai rossoverdi la vittoria nella coppa Italia. Servono i calci di rigore a determinare il successo della squadra di Marco Lo Pinto, che nel corso della stagione aveva preso il posto di Pino La Scala, con cui la squadra non era riuscita a trovare il giusto feeling. In quest’ultima gara della regular season, nell’Anziolavinio non c’è Ruggero Panella, che proprio nell’ultima gara di calendario viene espulso. “Già al primo tempo ero stato ammonito e sapevo già che sarei mancato nella sfida spareggio”, racconta il forte centrocampista. “Nel secondo tempo perdendo la testa feci un brutto fallo e sono stato anche espulso. Vidi lo spareggio da fuori ed è stata durissima, perché non potevo vivere le emozioni di una partita così importante e non avere la fortuna di poterla giocare e sfogare quell’adrenalina pazzesca”.
Alla gara di spareggio, il Fidene ci arriva con una grande rimonta, che porta i romani a recuperare ai rivali 8 punti nelle ultime sei giornate, nel corso delle quali ottiene cinque vittorie (di fila) e un pareggio a Civitavecchia. L’Anziolavinio, che è uno squadrone (in rosa oltre a Ruggero Panella ci sono big del calibro di Tommaso Gamboni, Stefano Antonelli – che va a segno 22 volte – Christian Giuffrida e Marco Lupi), comanda a lungo il girone, ma arriva con il fiato corto al rush finale. Dopo sei vittorie consecutive (tra la quinta e la decima di ritorno) i biancazzurri improvvisamente si fermano. Infilano tre pari di fila (un solo gol segnato) e due sconfitte esterne, e vincono solo contro l’Ostia Mare e Diana Nemi. Lo spareggio, alla fine, si dimostra l’esito più giusto per determinare la vincente del girone perché, come ricorda Gianluca Toscano, uno dei big d’inizio stagione del Fidene, “Da noi c’eravamo tanti i giocatori importanti. La società aveva investito molto e la squadra era stata costruita per stravincere il campionato. Proprio per questa elevata presenza di giocatori, io andai via a metà stagione, preferendo andare a giocare a Ostia”.
TERZO INCOMODO
Nel lungo duello tra Fidene e Anziolavinio, un ruolo da terzo incomodo prova a recitarlo l’Albalonga, squadra che tiene in mano lo scettro di capo classifica quando infila una serie di 8 vittorie consecutive (tra la 13.ma di andata e la 3.za di ritorno). Anche la squadra castellana, guidata da Claudio Solimina, è un’altra piccola corazzata, con calciatori del calibro di Stefano Iannotti, Devid Turazza, Alessandro Bucri, Luigi Artiaco e Maurizio Alfonsi (che a dicembre lascia il posto a Damiano Mereu) in organico. Anche i biancazzurri, però, non riescono a tenere il passo del Fidene nell’ultimo terzo di campionato, con una serie di tre pareggi consecutivi casalinghi (tutti per 2-2) che testimoniano le difficoltà della squadra di Solimina a superare gli avversari al Pio XI di Albano. Nel ritorno arrivano anche due ko interni e sole tre vittorie, di cui una per 8-0 sul povero Tanas Casalotti, “massacrato” di gol per tutta la stagione (ne subirà, alla fine, 111 in totale).
MIGLIOR ATTACCO
L’Albalonga, che si consola con il miglior attacco del girone (73 reti) chiude al terzo posto in classifica, a sei lunghezze dalla coppia di testa, ma con otto sulla Diana Nemi di Manolo Liberati, che resta giù dal podio dopo averci “fatto la bocca” a metà del girone d’andata; quando, trascinata dai gol di Giampaolo De Luca (che alla 10.ma festeggia le 210 reti in carriera contro il Civitavecchia) e con l’imbattibilità d’inizio campionato sale in vetta al fianco dell’Anziolavinio. Lo stop alle ambizioni dei castellani (che progressivamente perderanno il posto sul podio) arriva all13.ma giornata, quando l’argentino Tacon segna la rete che dà il successo alla Pescatori Ostia a 7’ dalla fine. E la stessa giornata in cui Ciro Di Fiandra si rende protagonista di un bel gesto di fair-play, non segnando un gol con due calciatori infortunati a terra.
La certezza che Anziolavinio e Fidene siano superiori al Diana Nemi arriva dai due confronti diretti, che i lacustri perdono. “Alla squadra di Nemi è legato un ricordo importante di quella stagione”, rivela Ruggero Panella. “A fine girone di andata perdemmo in casa loro e ci scavalcarono in classifica. Ricordo che mentre loro festeggiavano, il nostro allenatore, Paolo D’Este, negli spogliatoi ci disse: state sereni che a fine anno festeggiamo noi. Fu una mezza verità, perché poi fummo quasi sempre primi e fummo scavalcati dal Fidene solo dopo lo spareggio, deciso dai calci di rigore. Ma eravamo un grande gruppo e da quella sconfitta trovammo lo slancio per fare filotto negli spareggi per la serie D: 4 partite tutte vinte in casa e fuori…”.
RETROCESSE
Dopo Marco Delvecchio e Claudio Cappioli l’anno prima, il girone A dell’Eccellenza laziale celebra la presenza di un altro romanista. Daniele De Rossi, però, non scende in campo, ma si fa vedere sulle tribune per seguire prima al Bruschini la sfida tra Anziolavinio e Cecchina (con i castellani c’è il portiere Paoletti, suo amico) e poi all’Anco Marzio per il derby tra l’Ostia Mare e la Pescatori Ostia. Entrambi i club del lido di Roma, passano attraverso un cambio di panchina: tra i biancoviola Ugo Fronti passa la mano a Massimo Castagnari, mentre tra i gialloverdi Gianluigi Staffa lascia strada a Manolo Patalano.
Entrambe le squadre ottengono comunque una comoda salvezza, mentre precipita in Promozione il Tanas Casalotti, che paga un anno di guai giudiziari, contese interne e scontri di dirigenza. È il presidente Quoiani a raccontare, in un’intervista al sito “Il calcio di max” le vicende vissute dal club romano: “Abbiamo dovuto lavorare senza un centro sportivo, senza una sede, senza un ufficio e senza un campo. Una situazione drammatica che ha portato alla rovina il nostro settore giovanile e ha compromesso il rendimento delle nostre squadre in varie categorie, compresa quella dell’Eccellenza, la cui retrocessione è figlia di tutte queste problematiche”.
LA RIMONTA
Anche nel raggruppamento meridionale dell’Eccellenza, la vittoria dello Zagarolo (altro debutto assoluto in serie D) arriva in rimonta. È la Cavese che parte forte, con 4 vittorie di fila, e si mette subito al comando del girone fino all’ottava giornata, quando viene superata dallo Zagarolo. I biancazzurri infilano due pareggi e una sconfitta di fila e perdono il vantaggio accumulato in avvio di campionato. Una sconfitta, quella dell’ottava, che fa perde alla Cavese anche la piazza d’onore, che a sorpresa viene occupata dalla Nuova Tor Tre Teste, che nessuno si aspetta così in alto. Alfonso Greco, che arriva dalle giovanili, riesce però a creare un ottimo gruppo, nel quale i giovani si integrano bene con i calciatori esperti (i difensori Delle Monache e Petrangeli, i centrocampisti Brisciana, Di Giuliantonio e Figlioli e il portiere Galassi) ma non riesce a dare continuità ai risultati della squadra, che perde di rado, ma vince poco per coltivare ambizioni. A cambiare le prospettive della società, a metà stagione arriva anche la tragedia Ielasi, che getta un alone di tristezza su tutto il campionato.
STRANIERI
Nel girone B lo Zagarolo, dopo la prima stagione in Eccellenza vissuta con tanti stranieri in squadra (“alloggiavano tutti, o quasi, presso la stessa casa. Li volle il presidente Paglia, erano una decina e con loro si creò un bell’ambiente”, ricorda Federico Federici, uno degli italianI dei cremisi), si presenta ai nastri di partenza con solo due stranieri. Laurent Amassoka, fresco vincitore del campionato con il Pomezia, e Fabiano Ferri De Oliveira, brasiliano confermato dalla stagione precedente. Insieme a loro, alcuni “big” italiani quali Patrik Giannetti, Leandro Reali e Diego Napoleoni, che il tecnico Daniele Scarfini conosce molto bene. “Reali e Amassoka erano la coppia d’attacco perfetta, che con il talento di Giannetti riuscivano a trovare sempre lo spunto giusto”, ricorda il tecnico romano che poi sottolinea come “De Oliveira, invece, era il calcio con la sua sapienza tattica e tecnica”.
SUBITO CINQUE VITTORIE
Lo Zagarolo, dopo aver infilato una serie di cinque vittorie consecutive, celebrate con i sette gol segnati al Ceccano, viene sconfitto in casa dalla Vis Artena, che aggancia al comando i rivali, grazie anche al contemporaneo ko della Cavese (4-1) sul campo del Terracina, che lascia i biancazzurri al terzo posto. Ma bastano sette giorni, alla squadra di Daniele Scarfini, per ritornare a sorridere: arrivano infatti le vittorie a Sora (2-0), quella interna con il Torrenova (3-2 con i gol vittoria di Leandro Reali che arrivano al 42’ e 48’ del secondo tempo) e quella a Tivoli, ancora con un gol in extremis (43’ st) stavolta segnato da Cavaliere. “Con il Torrenova perdevamo 2-1 in casa”, ricorda ancora Scarfini. “Feci dunque entrare Reali a 15’ dalla fine. Fece due gol incredibili nel giro di sei minuti e venne giù la tribuna. Ricordo che il presidente, Gianni Paglia, entrò in campo per la gioia e venne sommerso dagli abbracci. Quando finì tutto, fu portato in ospedale perché si era fratturato una gamba”.
Le vittorie di fila dello Zagarolo diventano poi quattro, quando nello scontro diretto con la Cavese Laurent Amassoka manderà ko i biancazzurri, facendoli scivolare a -6 dalla capolista, che bastano per far festeggiare in anticipo, alla 16.ma giornata, il titolo di campione d’inverno. L’ultima di andata, lo Zagarolo la gioca in ritardo (per consentire alla Lupa Frascati di giocare la finale di coppa Italia, che perde contro la Vigor Cisterna 1-0 nell’ultima finale giocata allo stadio Flaminio di Roma) e consente alla Cavese di portarsi a -3 con la vittoria sul campo del Torrenova in una gara a porte chiuse (una delle tante di questi anni a causa della mancanza delle autorizzazioni delle autorità competenti). Nel recupero, la Lupa Frascati batterà poi 1-0 lo Zagarolo con una rete di Jimoh.
TORNATORE E IL SORA
Il girone di ritorno si apre con l’arrivo sulla panchina del Sora di Pasquale Luiso, il “toro di Sora” che proprio con la maglia bianconera ha giocato tanti anni, arrivando poi a calcare i campi della serie A e B. È l’apice di una crisi che nessuno immaginava, apertasi da subito, dopo la prima di campionato. Il ricordo più limpido è quello di Diego Tornatore, attaccante che proprio in questa stagione sbarca nel Lazio. “In quell’estate a Sora sembrava tutto perfetto: dal ritiro per campionato all’organizzazione della società, ma non immaginavamo che era un castello di sabbia, che crollò quando il presidente scappò in Irlanda. Era stata allestita una squadra fortissima, per vincere, ma dopo quell’episodio tanti giocatori andarono via. Io, invece, insieme ad altri calciatori restai e grazie a un gruppo di tifosi e dirigenti, che si sostituirono alla società, riuscimmo a portare a termine la stagione”. I bianconeri, anche grazie all’arrivo di Luiso, evitano di restare invischiati nella lotta salvezza, chiudendo con un onorevole nono posto finale.
Senza il Sora che tutti aspettavano tra i protagonisti della stagione, Zagarolo e Cavese viaggiano a braccetto per quattro giornate, durante le quali raccolgono solo vittorie, poi il parallelismo si interrompe con il 2-2 della Cavese a Palestrina. Il gol del pareggio biancazzurro arriva al 50’ della ripresa e lo segna un argentino, Hernan Molinari che lascerà il segno per diverse stagioni sull’Eccellenza laziale. È la sesta vittoria di fila della squadra di Scarfini a portare a 7 punti il divario con la seconda in classifica. Stavolta è Laurent Amassoka a segnare il gol decisivo sul Terracina (2-1) al 34’ della ripresa, nella giornata in cui la Cavese non riesce a superare (1-1) la Nuova Tor Tre Teste. Tra la capolista e la sua principale inseguitrice parte un tira e molla che accorcia a +3 punti e riallunga a +5 il vantaggio dello Zagarolo sulla Cavese. Amassoka segna una tripletta contro il Sora di Diego Tornatore (altro nome che risuonerà spesso nella storia del campionato), e stabilisce quel +5 con cui le due squadre arrivano allo scontro diretto.
LE PAROLE DI SCARFINI
Alla terz’ultima giornata la Cavese, al Mastrangeli ci prova, ma non riesce a sfondare. La partita è una battaglia, in campo i giocatori mostrarono tutto il loro carattere e anche sugli spalti ci furono delle scintille. Le speranze di riprendere lo Zagarolo naufragano la settimana dopo, quando la Cavese frana a Sora (5-3, con le reti, tra le altre, di Molinari e Tornatore), mentre alla regina del girone basta l’1-1 con il già retrocesso Ciampino (che cambia quattro allenatori in stagione), per festeggiare la serie D con un turno d’anticipo. “La stagione si concluse in modo favoloso”, ricorda ancora Daniele Scarfini. “C’erano 6 o 7 squadre attrezzate per vincere il campionato, noi e la Cavese avevamo però più continuità e la grande rivalità che c’era tra i due paesi ci dava ad entrambe una spinta in più nel duello. L’immagine più bella, però, è stata quella dopo il novantesimo della sfida diretta, finita 0-0 ma con il pubblico di entrambe le parti ad applaudire i protagonisti in capo”. Nell’ultima giornata, la Lupa Frascati batte lo Zagarolo e certifica il terzo posto, mentre la Cavese infierisce sul Torrenova (che dopo i play out retrocede di nuovo insieme a Colleferro – che perde la doppia sfida-salvezza con La Lucca – Villanova e Ciampino) e si prende gli spareggi nazionali. Che però sono amari per i biancazzurri.
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