I PROTAGONISTI
STAGIONE 2001-2002: CISCO COLLATINO E ANAGNI FONTANA
LE CLASSIFICHE FINALI
GIRONE A
GIRONE B
Dopo aver perso, dodici mesi prima, il play-off per la serie D con il Civita Castellana, l’Anagni si rifà nella stagione 2001-02, quando con una splendida rincorsa riesce a trovare il cammino giusto per salire in quarta serie. È il campionato, il ventunesimo dell’Eccellenza, che porta alla ribalta anche una società romana. La Cisco Collatino è la prima squadra della capitale a festeggiare il successo diretto (cioè senza passare per i play off) nel campionato di Eccellenza. Una realtà, quella del Collatino, quartiere a sud della capitale, e che nell’estate del 2001 assume la denominazione Cisco dopo un prologo curioso.
“L’allenatore di quella squadra, che la stagione prima aveva debuttato in Eccellenza dignitosamente, dovevo essere ancora io – ricorda Ermanno Fasciani, per tutti il “Cavaliere” – In una sera di giugno, nel ristorante Scaramouche di Otello D’Antoni, avevo ottenuto la riconferma, ma la mattina seguente, mi chiama Marco Guidi, il direttore sportivo del Guidonia e mi fa: Ermà, hai saputo del tuo esonero? Della mia conferma, replico io. Ma come, non lo sai che ieri sera ti hanno esonerato?, aggiunge invece lui, facendomi capire che la stagione al Collatino era finita ancor prima di cominciare”.
DA UN TULLI ALL’ALTRO
Nel giro di una notte, dunque, al Collatino cambiano programmi e protagonisti. In società fanno il loro ingresso Giuseppe Cionci e Roberto Di Paolo, la coppia di dirigenti che aveva fatto benissimo a Monterotondo e che alle spalle ha Piero Tulli, padrone del gruppo industriale Cisco che è soltanto omonimo di Giancarlo Tulli, patron del Collatino nell’era Fasciani. La società diventa Cisco Collatino e vengono mandati via sia il vecchio presidente che l’allenatore Ermanno Fasciani. Entrambi, però, non restano a spasso a lungo perché poco tempo dopo finiscono al Tanas Casalotti di Alberto Rapone, Franco Ranieri e Maurizio Manfra: il primo diventa presidente della prima squadra, il secondo assume l’incarico di direttore sportivo. Un ruolo che però sta stretto al “Cavaliere”, che al calar della stagione, quando le situazioni diventano disperate e si ricorrono alle soluzioni dettate dall’emergenza, raccoglie l’invito dell’Almas Roma dei tre presidenti Rea, Bendia e Durante per portare in salvo la squadra.
I biancoverdi, dopo l’infarto che colpisce Mario Santececca, affidano la panchina a Gianfranco Ricci, voluto dal ds Pietro Masci. Un matrimonio che sembra funzionare e che dà i suoi risultati, fino a quando Masci non litiga con la dirigenza. “Essendo io legato a Pietro – ricorda Gianfranco Ricci – fui costretto ad andarmene e al mio posto venne chiamato Fasciani”. Che fece leva sulla sua forte amicizia con Sante Rea, uno dei tre presidenti, per prendere la squadra e portarla in salvo praticando un gioco pragmatico ed essenziale.
DA SESENA A BARBANTI
Anche il successo della Cisco Collatino passa per un esonero. Quello di Roberto Sesena, scelto da Cionci e Di Paolo per prendere il posto di Fasciani in quella famosa sera di giugno. I risultati d’inizio stagione, però, non confortano la scelta e così, dopo undici giornate, c’è il nuovo cambio. A Sesena subentra Lanfranco Barbanti, ex allenatore delle giovanili della Roma, che ha il merito di spronare la squadra a credere nel salto di categoria nonostante il Guidonia Villanova nel frattempo abbia ampiamente preso il largo con una partenza da favola: dodici vittorie nelle prime tredici giornate. Ad aiutare Barbanti e la Cisco nella rimonta, arriva una forte penalizzazione della squadra tiburtina, che si vedrà togliere dieci punti dalla giustizia sportiva per irregolarità riscontrate nel tesseramento dell’attaccante Moscardelli, che poi arriverà a giocare in serie A.
Il Guidonia, retrocesso in Promozione al termine della stagione 2000-2001, in estate risorge grazie al titolo del Villanova di Serafino Caucci, imprenditore del marmo che lascia ai giallorossi l’Eccellenza per rilevare la Tivoli 1919. Il Guidonia, a sua volta lascia il titolo di Promozione al piccolo centro di San Polo dei Cavalieri, non nasconde la sua voglia di tornare in serie D, da dove era sceso due anni prima. Il tecnico che Marco Guidi sceglie per guidare la squadra è Paolo Mazza, giovane allenatore che ottiene il massimo dalla campagna acquisti: Marco De Sisti, figlio del popolare “Picchio”, Castelluccio, Rambaldi, Gabriele Di Donato, Colonnelli, Di Raimo, Pietro Santoprete, Fabio Quadraccia e appunto Davide Moscardelli, attaccante esploso l’anno prima con il Maccarese.
GUIDI E MOSCARDELLI
Moscardelli gioca un terzo del campionato senza sapere (o ricordare) che deve ancora scontare una squalifica avuta la stagione precedente con la squadra juniores del Maccarese. Quando agli uffici del Comitato arriva la segnalazione della posizione irregolare di Moscardelli (è il Sabinia a presentare ricorso dopo l’uno a uno della gara contro il Guidonia), sono in molti a pensare che dietro il reale mandatario ci sia una delle dirette inseguitrici del Guidonia. Tuttavia, servono un paio di mesi di indagini per capire le responsabilità di giocatore e società, prima che si arrivi ad una decisione degli organi giudicanti, che oltre a penalizzare di 14 punti la squadra giallorossa dà anche gara persa contro la Sabina. “Che la squadra reatina avrebbe fatto ricorso lo sapemmo nell’intervallo“, ricorda ancora Marco Guidi. “Venne da me Carlo De Angelis, l’allenatore che era anche un mio amico, e mi disse: Marco, scusa, ma dobbiamo fare ricorso perché avete Moscardelli in posizione irregolare. Tornai negli spogliatoi e avvertii la squadra, che accusò il colpo: dal 2-0 a nostro favore dei primi 45 minuti, la gara terminò due a due“.
Il colpo fu tremendo. Il Guidonia perse poi in casa la successiva gara, il tecnico Paolo Mazza annunciò di volersi dimettere. “Fu una settimana difficile, perché il nostro allenatore di dimise con queste parole: il campionato io l’ho vinto, il resto non conta. Per farlo recedere, dovetti andare a casa sua a prenderlo a brutto muso. Per fortuna, capiì la situazione e tornò sui suoi passi e fu la decisione migliore che potesse prendere“. Superato il momento di choc, la squadra, in attesa di una penalizzazione inevitabile spinge forte sull’acceleratore e mette punti su punti tra se e le altre. Così il Guidonia riesce a accumulare un massimo di dieci punti di vantaggio sulla seconda in classifica, che è proprio la Cisco Collatino, sempre più motivata nella rincorsa alla battistrada. La decisione della Commissione Disciplinare arriva alla settima giornata di ritorno, quando i punti di vantaggio del Guidonia sono otto. “E pensare che il pubblico accolse con freddezza quella squadra – ricorda Gabriele Di Donato, che l’anno prima aver vestito la maglia del Villanova -. Bastarono, però, poche settimane per far salire l’entusiasmo, che alimentammo domenica dopo domenica con le nostre vittorie. D’ìaltronde, in squadra c’erano giocatori di grosso calibro che davano molta concretezza al gioco. Vincemmo numerose gare segnando gol decisivi negli ultimi minuti di gioco, grazie proprio a Davide Moscardelli, che si rivelò determinante. Ricordo che quando si presentò in ritiro, era sovrappeso di almeno quindici chili, ma quando entrò in forma, ogni pallone che toccava lo trasformava in gol. Non a caso, poi, Davide è andato a giocare tra i professionisti”.
RICORDI DI BATTIGOL
Anche l’allenatore Paolo Mazza, in un’intervista a un quotidiano di Verona, rammenta alla perfezione le qualità di Moscardelli. «Di gol speciali gliene ho visti fare tanti a Guidonia. A dire il vero, segnava in tutti i modi. Fui io a caldeggiare il suo acquisto. Ricordo che arrivò come un perfetto sconosciuto e lo lanciai esterno nel tridente dopo che, nelle esperienze precedenti, aveva sempre giocato a centrocampo. E lui ci fece fare il salto di qualità. Lo chiamavano “Battigol”, con due “t”. Erano i tempi di Batistuta alla Roma, ovvero il suo idolo e la sua squadra del cuore: aveva spesso la sciarpa giallorossa al collo. Era un amicone, era tranquillissimo e gli volevano tutti bene: un “evento” quando apriva bocca, per il resto mai una parola fuori posto. Un ragazzo tenace, oltretutto, e convinto dei propri mezzi». Che Moscardelli avesse grandi doti lo sapeva da tempo anche Riccardo Firotto, il suo allenatore a Maccarese: “Durante allenamenti mostrava grande personalità, allenandosi come e più degli altri. Quando noi ci ritrovavamo il pomeriggio, lui era già in campo la mattina per prepararsi da solo”.
BASTONE TRA LE RUOTE
Sono due squadre reatine che nello straordinario cammino del Guidonia mettono il bastone tra le ruote giallorosso. Il Sabina, che vince 2-0 il confronto casalingo, e il Centro Italia, che va addirittura a vincere (2-1) sul campo dei tiburtini in una giornata che si rivelerà triste per tutto il calcio nazionale. A fine gara l’allenatore Sergio Pirozzi (salvato dall’esonero un paio di mesi prima dai giocatori che durante una riunione segreta decidono di rinunciare ai rimborsi per evitare l’allontanamento del tecnico) chiama al telefono il figlio di Antonio Sbardella, allora presidente del Comitato Regionale, ricoverato in ospedale. “Chiedo a Poppy delle condizioni di salute del presidente – ricorda Pirozzi – e lui mi racconta che il padre, a cui sono molto legato, ha ascoltato della nostra impresa via radio, commentando la vittoria con una frase: Pirozzi l’ha fregati.“ Antonio Sbardella muore quella notte stessa e, a detta di Antonio Sbardella junior, quello è stato l’ultimo suo momento di lucidità.
La partenza del Collatino, invece, non lascia presagire una grande stagione, nonostante da Monterotondo Cionci e Di Paolo abbiano portato fior di giocatori: Adornato, Borrielli, Desideri, Giammaria, Bizzarri, a cui, a novembre, si aggiunge anche Giampaolo De Luca, attaccante che inizia la stagione con l’Anagni e porta alla Cisco il campionato vinto l’anno prima con il Ferentino. “È a Roma che conosco per la prima volta Roberto Di Paolo, una persona alla quale mi legherò poi per altre avventure”, rivela De Luca, che si presenta ai suoi nuovi tifosi con una tripletta, dedicata al nuovo allenatore Lanfranco Barbanti, anche lui al debutto contro l’Acilia, battuta 5-2. Facendo coppia con Massimiliano Bizzarri, De Luca va a segno diciannove volte in campionato, un bottino che consente al Collatino prima di mantenersi in scia con il Guidonia e poi di restargli davanti dopo la penalizzazione di 14 punti (poi ridotti a 10 dalla Caf) inflitta ai giallorossi.
Decisione che ribalta le carte in tavola, concedendo alla Cisco 6 punti di vantaggio sul Guidonia. Che nelle ultime dieci giornate non perde slancio e, anzi, accelera per recuperare sulla Cisco, fino a far sentire il fiato sul collo dei romani. La Cisco comunque regge, e le basta un punto per chiudere da capolista il campionato. Nell’ultima giornata la Cisco batte il Santa Marinella (che con il ko retrocede insieme a Fregene, Capranicasutri e Castel Madama), mentre il Guidonia fa risultato pieno (1-3) sul campo dell’Almas con due reti, manco a dirlo di Moscardelli. Risultati che lanciano il Collatino in serie D e spingono il Guidonia agli spareggi.
CORSA A DUE
Anche nel girone B il campionato si rivela una corsa a due. Anagni e Formia sono le squadre che mettono in riga le altre, occupando il primo e il secondo posto della classifica conclusiva. Ma quello dell’Anagni è un successo che si rivela amaro per i biancorossi, che tornano in serie D per la seconda volta dopo il ripescaggio della stagione 1993-94. Il presidente Pasquale Specchioli, gela l’euforia del successo manifestando tutta la sua stanchezza nel portare avanti da solo la società biancorossa, che torna in quarta serie a due anni di distanza dalla retrocessione.
Amministratore delegato dalla Romana Chimici, società sponsor del club, Specchioli chiama più volte a raccolta gli imprenditori dell’area industriale di Anagni, una delle più importanti in Italia. Ma il suo appello resta inascoltato, ed è così che praticamente inizia la fine del grande calcio ad Anagni. Specchioli, infatti, dopo aver vinto il campionato, lascerà la società per spostarsi prima a Frascati dall’amico Coppitelli (con cui resterà però poco) e poi nella sua Montereale, in Abruzzo. L’Anagni sopravviverà una sola stagione in serie D, poi tornerà in Eccellenza, da dove sparirà nel giro di un paio di stagioni.
LA FORZA BIANCOROSSA
In avvio della stagione 2001-02, però, nessuno può prevedere un futuro così brutto. Anzi, il campionato celebra la forza di una squadra a conclusione di un cammino lungo e difficile. “A cui l’Anagni fa fronte con il solo linguaggio che conta nel calcio, quello delle vittorie sul campo”, lo sfogo di Specchioli, riportato dal Corriere dello Sport del 14 maggio 2001, due giorni dopo l’ultima giornata di campionato. Le vittorie sul campo sono quelle ottenute da un gruppo che ha nel Dna il seme vincente. L’Anagni, insieme all’Isola Liri, è la squadra da battere del girone B, forti come sono di un organico di prim’ordine. I rispettivi presidenti, in estate non badano a spese per portare in società giocatori di prim’ordine.
L’Anagni ha nella coppia d’attacco (Russo 15 gol, Zefferi 14) il suo punto di forza. Ma il tecnico Stefano Francioni, romano, può contare anche su Paolo Palone, ex difensore del Sora in serie C e Mirko Di Carlo, centravanti del Castel Madama. L’Isola Liri, invece, rivoluziona l’organico, affidandolo all’ex tecnico del Ferentino Marco Frioni. Dopo alcune giornate di campionato, però, nel club biancorosso c’è un importante avvicendamento societario, che porta l’addio di alcuni giocatori, tra cui il difensore Scorsini e la coppia Fierravanti-Delicato. La squadra non riesce però a mantenere le promesse della vigilia e ben presto esce da ogni discorso promozione. In cui, invece, si inserisce il Formia, che alla sesta giornata è insieme all’Anagni la capolista inaspettata del girone.
IL FORMIA NON MOLLA
La corsa a due va avanti praticamente per tutte le restanti ventotto giornate. Il campionato rischia la monotonia, perché le due squadre avanzano con continui botta e risposta. Soltanto una volta, nella prima di ritorno, l’Anagni dà l’idea di poter allungare. Si porta a +5 in classifica, ma è un vantaggio che resiste appena due settimane perché alla terza di ritorno il confronto diretto, vinto dai pontini, riporta il Formia a -2. La successiva sconfitta a Tor Sapienza (4-1 firmato da una tripletta di Ognibene) costa il posto a Stefano Francioni. La domenica successiva, sul campo del Torbellamonaca, in panchina va il direttore sportivo Tabacchiera, ma poi viene chiamato il tecnico calabrese Antonio Aloi, 51 anni già allenatore dei biancorossi per due stagioni in serie D.
L’Anagni torna a vincere, battendo in casa (2-0) la Sezze Setina, che dopo aver confermato Gianluigi Staffa in panchina, chiude la stagione con il tecnico della juniores Consoli, fin troppo scherzoso con l’ambiente e i calciatori. La crisi dell’Anagni viene superata anche con il contributo del Formia, pesantemente sconfitto a Montello (3-0) e aspramente contestano dai tifosi, che arrivano a scontrarsi con le forze dell’ordine. Tornata ad essere Società Sportiva, (la vecchia denominazione sociale) dopo le stagioni da Atletico con Renato Mocellin alla presidenza, il Formia ha un nuovo presidente, Josè Alberto Bozza, già nel consiglio direttivo della società ai tempi della serie C. Al suo fianco c’è il commercialista Carmine Abate, con cui, un anno prima, aveva dato vita ad un progetto di rilancio del calcio formiano attraverso la valorizzazione dei giovani calciatori del posto.
La squadra è affidata a Stefano Liquidato, già perno della difesa nella stagione vincente del Real Piedimonte, che interpreta sempre il doppio ruolo di giocatore e allenatore. Superata la contestazione, il Formia impiega un mese a ritrovare la vittoria, che arriva con l’uno a zero sull’Isola Liri. GLI SPAREGGI Ma è troppo tardi per riacciuffare l’Anagni, vittorioso a Sezze (1-2), contro una Vis che cambia tre allenatori nella stagione. È capitan Promutico a segnare il gol decisivo, che consente alla squadra di festeggiare il ritorno in serie D con i suoi tifosi, che festanti invadono il campo di Sezze. Al Formia, che vede passare da vicino una promozione inaspettata ad inizio stagione, restano i play-off che però daranno un’ulteriore delusione ai tifosi biancazzurri perché la squadra di Liquidato viene estromessa al primo turno, benché nel return-match sul campo del Guidonia (dopo il ko interno a Formia) i ragazzi formiani sfiorino l’impresa, uscendo di scena solo per un calcio di rigore che determinò l’uno a uno dell’eliminazione. I tanti tifosi che seguono la squadra a Guidonia contestano però aspramente l’arbitro partenopeo Spadacenta, la cui direzione di gara suscita non poche polemiche.
Il Guidonia vince anche il doppio confronto con il Deruta nel secondo turno e festeggiano il ritorno in serie D. Il trionfo viene sancito alle ore 18 e 27 minuti del 9 giugno, quando il triplice fischio finale del signor Ottaviano fissa il 3-1 finale, premio di una stagione straordinaria per i ragazzi del presidente Bernardini, dall’invasione di campo a cui partecipa anche il sindaco della città, Stefano Sassano. Dopo la partita con gli umbri, il direttore generale Marco Guidi e il direttore sportivo Pino Bianchi rivelano di aver fatto un voto per questo traguardo: “Andare a piedi fino al santuario di Pisoniano”.
Giocatori, tecnici e dirigenti si incamminano per la strada provinciale e con loro c’è anche un ospite: “E’ il giornalista Max Concreto, che con la sua mole più sale e più cambia colore – racconta Fabio Quadraccia –. Arriva al santuario dopo di noi, con notevole ritardo, ma con il sollievo da parte di tutti noi”. Non ha voti da mantenere, invece, il Cisco Collatino, la cui festa promozione nel quartiere coinvolge tantissima gente. Tra cui ci sono anche “studiosi” perché la squadra viene indicata come un fenomeno sociale, simbolo del riscatto del degrado di quartiere tipico dell’identificazione delle borgate romane. La festa con i ragazzi della squadra dura fino a notte alta. Sono le quattro del mattino quando la compagnia, inebriata dalla felicità si lascia.
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