Bianchi, mi piego ma non mi spezzo

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foto gentilmente concessa da Leonardo D'Angelo
Antonio Bianchi, portiere dell’Anitrella – foto gentilmente concessa da Leonardo D’Angelo

E’ il portiere più battuto dell’Eccellenza, ma sul podio dei migliori merita un posto d’onore. Antonio Bianchi, 24 anni, può essere indicato come l’emblema della sportività, dell’amore per il gioco del calio al di là del risultato. Già, perché nella stagione da incubo che sta vivendo l’Anitrella lui, più dei suoi pur ammirevoli e lodevoli compagni di squadra, merita un’oscar. Arrivato ad Anitrella per fare esperienza, dopo aver iniziato a giocare nelle giovanili del Cassino, lui che è di Isola Liri, si è trovato catapultato in una situazione davvero difficile. “E’ vero, prendiamo tantissimi gol e le nostre sconfitte sono sempre molto pesanti” , ammette Antonio che ha giocato nella Juniores della Vis Artena e dell’Isola Liri e  che due anni fa ha esordito in Promozione vestendo la maglia del Fontana Liri. “Purtroppo, siamo una squadra inesperta, che sta cercando di onorare il campionato e salvare il titolo sportivo della società. Giochiamo un campionato che è al di sopra delle nostre attuali possibilità tecniche, ma dopo tutto quello che ci è successo dall’inizio della stagione è un successo essere arrivati fin qui”.

Ottantasei reti in 14 partite, una media di sei gol ogni volta che scende in campo. Numeri da brividi che non spaventano certo questo ragazzo diplomato in chimica biologica. “Ogni partita rischiamo di predere sempre più gol di quelli che in realtà subiamo”, ammette, quasi a voler sottolineare i suoi meriti nel contenere il passivo. “In realtà, sono i nostri stessi avversari a venire da me, a fine partita, e farmi i complimenti per aver evitato altre reti alla mia squadra. Anche gli allenatori mi dicono le stesse cose, spero che se ne ricordino quando dovranno avere bisogno di un portiere per le loro squadre”.

Subire gol a raffica “è un’esperienza dura, inutile negarlo”, sottolinea Bianchi che però allarga il discorso. “Lo è per tutti noi, ma ci permetterà di crescere. Per quello che mi riguarda trovarmi sempre sotto assedio, sportivo naturalmente, non è facile. Ogni domenica, dopo la partita, torno a casa arrabbiato, ma non mi abbatto perché prima o poi arriverà anche qualche soddisfazione e allora ripenserò con il sorriso a questo periodo così pesante”.

Dodici gol è il massimo che ha subito in una gara, risultati scaturiti contro Morolo e Monterotondo Lupa. “A Gaeta, invece, di reti ne abbiamo prese dieci, ma lì è stata anche colpa nostra. Certo, ci sono allenatori che comprendono la nostra situazione e frenano un po’ l’ardore dei propri giocatori, mentre altre squadre non guardano in faccia nessuno. Una volta un avveraario mi ha detto che lui doveva segnare per forza perché così prendeva un premio. Sapete cosa gli ho risposto: tira pure, io continuerò a parare quello che posso parare senza fare drammi e facendomi le ossa. Dentro di me spero, un giorno, di potergli parare un rigore decisivo. Sarebbe una bella vendetta sportiva, un piatto da servire freddo”.