Rappresenta la continuità. Il filo conduttore tra la squadra allievi campione d’Italia e quella Juniores, che il titolo italiano, al prossimo Torneo delle Regioni, sogna di vincerlo. Nicholas Bensaja, a dispetto di quanto il suo nome lasci intendere, è un “romano de Roma”, anche se è nato a Ostia e lì vive con la sua famiglia. Con l’Ostia Mare ha iniziato la sua carriera calcistica, per approdare, la scorsa estate, nel Fregene, dove gioca un altro componente della Rappresentativa Juniores, Patrick Perrelli.
La coppia biancorossa, rappresenta uno dei pilastri sui quali Giuliano Giannichedda ha costruito anche quest’anno la squadra. Una coppia su cui l’ex calciatore della Lazio conta molto, così come contavano molto sull’operato di Bensaja, i tecnici che in passato hanno allenato il centrocampista, da Sandro Tovalieri a Vincenzo Montella.
“In effetti, devo dire che ho avuto la fortuna di avere avuto quasi sempre ottimi allenatori, ex calciatori di serie che hanno un carisma particolare su noi ragazzi. E che sanno insegnarti molto. Essere allenati da Giannichedda, per esempio, mi fa molto piacere. Forse sono troppo giovane per ricordarlo bene come calciatore dell’Udinese, della Lazio e della Juventus, ma una cosa posso dirla: sa stare accanto ai ragazzi, sa come prenderli e guidarli”.
Il suo primo allenatore, alla Roma, è stato Vincenzo Montella: “Quando arrivai a Trigoria avevo 14 anni e un carattere particolare, non mettevo il calcio nella giusta posizione. Montella, il primo giorno che misi piede a Trigoria mi squadrò dalla testa ai piedi e mi disse: “Nicholas appena varchi il cancello di Trigoria io quegli orecchini non te li voglio più vedere addosso. E anzi, fammi il piacere, non te li mettere neanche nella vita privata”. Questo per far capire com’è il rigore che chiedono certi allenatori”.
Giannichedda è meno autoritario, ma comunque deciso e convincente nelle sue richieste. Con lui, Bensaja ha vinto un titolo nazionale, ed ora spera fortemente nel bis. “Potrà sembrare spavalderia, ma puntiamo a vincere anche quest’anno. Molti di noi sono campioni uscenti con gli allievi e siamo pronti a confrotnarci anche nella categoria successiva”.
Di quella squadra, diversi elementi, tra cui proprio la coppia Bensaja-Perrelli, sono andati a ghiocare in Eccellenza, grazie alla regola voluta dal presidente del Comitato Regionale Lazio, Melchiorre Zarelli, di rendere obbligatorio l’impiego di un calciatore nato dopo il 1 gennaio 1995.
“Proprio perchè giochiamo in Eccellenza, possiamo soltanto aver migliorato il nostro bagaglio tecnico. Per quanto mi riguarda, dopo aver effettuato alcuni provini estivi con Siena e Lecce e aver ricevuto la proposta dell’Ostia Mare di restare con loro, facendo il salto dagli Allievi Elite alla serie D, ho preferito andare al Fregene, dove ero sicuro di gicoare”.
Una speranza che nel primo quarto del girone d’andata è stata vanificata da sei-sette panchine. “Forse ho pagato l’adattamento ad un nuovo campionato e ai suoi ritmi forsennati. Poi, però, ho ingranato a livello atletico e il rio rilancio è coninciso con il cambio dell’allenatore. I nuovi arrivi, poi, hanno cambiato l’assetto all’interno della squadra e, per fortuna, per mè c’è stato più spazio”.
Nella Rappresentativa, per questioni anagrafiche, spesso indossa numeri bassi (il tre o quattro generalmente), ma tatticamente la maglia più adatta sarebbero quelle con il numero otto o con il numero dieci.
“E’ vero, le mie caratteristiche sono diverse da quelle del numero di maglia che indosso in Rappresentativa, dove i numeri vengono assegnati in ordine alfabetico, portieri a parte. Direi che posso giocare sia da regista che da rifinitore, anche se con il tempo ho imparato anche il ruolo di mediano; anzi, quest’ultima posizione in mezzo al campo mi consente di fare più contrasti e di essere più aggressivo, cosa che mi piace molto. In questo, Gerrard è un maestro, un modello che mi piacerebbe seguire”.
La Rappresentativa Juniores è un gruppo di ragazzi che, grazie anche alle fortune calcistiche del Torneo delle Regioni vinto in Basilicata, ha sviluppato un ofrte senso dell’amicizia. “E’ naturale che avvenga. Possiamo quasi dire di essere una squadra, visto che molti di noi giocano insieme da due anni ormai. Con Vittorio Attili, per esempio, è nato un ottimo feeling, dopo che all’inizio non ci eravamo per niente rpesi, anzi ci guardavamo un pò storti, per via di alcune occasioni in cui ervamo stati avversari e non ci eravamo risparmiati nell’affrontarci”.
Sul piano tecnico, Bansaja ha un “debole”, oltre che per l’amico Attili, anche per Luca Bendia, che la scorsa stagione giocava nel Savio e quest’anno è approdato al Montecelio, e per Gianluca Troccoli, altro attaccante ma dell’Urbetevere. “Con loro in campo, abbiamo sostanza e fantasia”,
A proposito di sostanza, a fine stagione per Nicholas potrebbero tornare ad aprirsi le porte del professionismo. “Recentemente ho provato con Lo Spezia, maeventualmente se c’è interesse del club nei miei confronti qualcosa si farà qualcosa a giugno. Per ora penso al Fregene e alla Rappresentativa: se vinco con entrambe, potrò avere un biglietto da visita sicuramente importante per chi vorrà vedermi e prendermi”.
Il calcio come futuro, il diploma liceale come presente. “Devo confessare che poteri andare meglio a scuola di come va ora, ma mi sento calciatore dentro e vorrei che questa fosse la strada per guadagnarmi da vivere, a prescindere dalla categoria e dalle vittorie. Conciliare calcio e studio non è facile, tanto che nella mia migliore stagione alla Roma fui bocciato. Mio padre, comunque, crede nelle mie qualità calcistiche e mi sta vicino per provare a realizzare questo mio sogno”.
©RIPRODUZIONE RISERVATA