Torna in campo la Rappresentativa Regionale Juniores, dieci giorni dopo aver chiuso brillantemente l’avventura alla settima edizione del torneo internazionale Roma Caput Mundi. Torna per un raduno, il primo di una serie che accompagnerà i ragazzi fino all’appuntamento di Pasqua con il Torneo delle Regioni. Torna con la convinzione che il lavoro svolto finora ha dato buoni frutti, anche se è un lavoro che può essere migliorato. “E’ naturale, che sia così”, spiega Giuliano Giannichedda, il commissario tecnico della Rappresentativa. “I campionati continuano a proporci ragazzi da visionare e noi siamo sempre pronti a farlo. Il nostro lavoro di ricerca di giovani che possano dare qualcosa a questa squadra, non si è fermato. Io e i miei collaboratori continuiamo ad andare sui campi di Eccellenza, Promozione e Juniores per seguire le partite”.
Il gruppo, però, ha una sua base solida, che il torneo Roma Caput Mundi, ma prima ancora lo aveva fatto il torneo Karol Wojtyla, ha detto essere di qualità. “E’ vero, dal torneo internazionale usciamo più forti, più consapevoli del nostro valore. I ragazzi sono stati bravissimi, hanno chiuso senza prendere un gol e imbattuti, un risultato che pochi ricorderanno, d’accordo, perché conta vincere o arrivare finale; ma per me e la squadra questo risultato un grosso significato tecnico”.
I valori, di gioco e tecnici, espressi dalla squadra nelle tre gare giocate sui campi di Piglio, Alatri e Colleferro sono stati sottolineati da tutti gli osservatori presenti sugli spalti. “Ne ho visti parecchi, alcuni dei quali mi hanno anche chiamato per chiedermi informazioni. Significa che questi ragazzi hanno delle qualità che non passano inosservate. Al torneo ho comunque visto un gruppo, una squadra che ha giocato per lo stesso obiettivo e che ha saputo reggere bene il confronto con Nazionali straniere che, sulla carta, avevano qualità tecniche superiori”.
Mai, nelle sette edizioni del torneo, la Rappresentativa Juniores del Lazio era andata così vicina a giocare la finale. “Sarebbe stato il giusto premio per tutti i giocatori, ma il calcio è fatto così: un rigore ti tiene dentro o ti mette fuori dalla competizione. Per me va bene comunque, anche se mi sarebbe davvero piaciuto giocare la finale. Forse lo avremmo anche meritato, anche se devo dire che la Romania, che poi vinto il torneo, è davvero una Nazionale di qualità”.
Parlare dei singoli, Giannichedda non ha voglia. Non sarebbe neanche giusto, ma una parola per il capitano Rebecchini la spende. “Dopo il rigore sbagliato con la Romania gli ho confessato che quell’errore era mio, non suo, perché il migliore in campo non dovrebbe mai calciare i rigori a fine partita. E’ una regola non scritta, ma che conoscono molti di coloro che hanno giocato a calcio”.
Già, ma forse è una regola che viene applicata soltanto dai tecnici che pensano prima ai ragazzi e poi al risultato. Come nel caso di Giuliano Giannichedda, che in due anni di lavoro alla guida delle Rappresentative Regionali ha già impresso un salto di qualità all’ambiente. “Mi è piaciuto anche il comportamento che hanno saputo tenere i ragazzi. L’età è quella dell’esuberanza, ma durante le tre gare non ho mai visto comportamenti al di fuori delle righe. L’espulsione dell’ultima gara è avvenuta per doppia ammonizione, cioè per un naturale comportamento di gioco. Per il resto, ho visto ragazzi bravissimi, dentro e fuori dal campo. Segnale, anche questo, che nei ragazzi della categoria Juniores ci sono dei valori etici e sportivi, che bisogna soltanto saper valorizzare”. Parole che suonano come musica per le orecchie del Comitato Regionale, che ha sempre anteposto la disciplina e il rispetto ai risultati sportivi. E se, ora, aspetto comportamentale e agonistico riescono ad andare di pari passo, come non sperare in un futuro di soddisfazioni?