Dieci anni fa, il 24 Febbraio del 2006, sul campo di Tor Sapienza, in quello Stadio che avrebbe portato il suo nome, perdeva la vita Giorgio Castelli, giovane calciatore romano stroncato da un arresto cardiaco mentre si allenava con la sua squadra di sempre, il Real Tor Sapienza.
Da quell’evento terribile, su iniziativa di papà Vincenzo, noto medico ospedaliero romano, mamma Rita dei fratelli Alessio e Valerio, sarebbe nata la Fondazione che porta il suo nome, da subito in prima fila nella lotta contro la morte cardiaca improvvisa e la diffusione della cultura dell’emergenza e dei defibrillatori negli impianti sportivi.
In dieci anni di attività , oltre 9.000 operatori hanno seguito i corsi di qualificazione all’uso dei defibrillatori promossi dalla Fondazione in collaborazione con Ares 118 e più di 350 apparecchi defibrillatori sono stati donati a Società Sportive, Scuole, Parrocchie e altri centri di aggregazione, con particolare riguardo agli ambiti frequentati da giovani e giovanissimi calciatori.
Molti sono stati i personaggi dello sport e della cultura che hanno voluto prestare la loro immagine alla promozione delle attività della Fondazione, da Francesco Totti a Gianni Rivera, da “Picchio De Sisti a Alessandro Florenzi, da Raoul Bova ad Anna Falchi, passando per Lello Circosta e Massimiliano Buzzanca a Andrea Perrone, solo per citarne qualcuno.
“Diventare un operatore laico BLSD – ha sempre detto Vincenzo Castelli – è dimostrare amore per l’altro, creare una cultura della solidarietà che va oltre l’acquisizione di mere competenze tecniche.”
Un’attività , quella della Fondazione, che ha preceduto di due lustri l’applicazione della Legge Balduzzi sulla presenza dei defibrillatori negli impianti sportivi e che sta contribuendo alla creazione di quella cultura dell’emergenza e dell’attenzione all’altro che vanno bel oltre le, pur meritevoli, disposizioni di legge.