L’appello del Presidente: “Salviamo tutti insieme il calcio dalla violenza”

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Cari dirigenti, cari calciatori, cari allenatori,
da settimane registriamo una preoccupante recrudescenza della violenza nel mondo del calcio dilettantistico e giovanile, sia a 11 che a 5. Ci rendiamo conto che il disagio sociale che viviamo in questa epoca è un problema con il quale dobbiamo confrontarci e che, inevitabilmente, si riflette sui nostri campi di calcio, con atti di aggressività e prepotenza. Tuttavia, la violenza nel calcio, sia essa fisica, verbale o anche psicologica, non può mai avere alcuna giustificazione.

La voglia di vincere, la voglia di ottenere un risultato, di evitare una retrocessione o conquistare una promozione non giustifica mai e poi mai l’uso della violenza verso gli avversari e gli arbitri. Quando la violenza entra in campo, colpisce tutti noi, danneggia la credibilità della funzione sociale del calcio dilettantistico e giovanile, facendo finire in secondo piano i valori che invece dovrebbe trasmettere, come il rispetto, la solidarietà e il fair-play.

Gli ultimi episodi che anche negli scorsi fine settimana si sono registrati in diversi campionati ci impongono di fare un sentito appello a dirigenti, calciatori e tecnici nel fare fronte comune contro ogni forma di violenza, promuovendo una cultura di rispetto e tolleranza. L’educazione e la sensibilizzazione giocano infatti un ruolo fondamentale, soprattutto nei confronti dell’accettazione dell’errore arbitrale, che fa parte del gioco come un gol sbagliato da un attaccante, una formazione errata di un allenatore, o una parata non riuscita ad un portiere.

E’ quanto mai necessario far crescere i giovani nella consapevolezza che il gioco del calcio è prima di tutto una scuola di vita, dove si impara a vincere e a perdere con dignità, a rispettare l’avversario e l’arbitro, e a sostenere la propria squadra, senza mai scadere nell’odio o nell’intolleranza verso l’altra squadra. Un ruolo importante lo hanno anche tifosi e genitori, che sugli spalti devono essere consapevoli che il loro comportamento non solo riflette loro stessi, ma anche l’immagine dei loro calciatori e ragazzi, ai quali possono fare un danno enorme.

In questo percorso di crescita comune un ruolo di primo piano lo ha anche la classe arbitrale, alla quale il movimento ha sempre dato sostegno, ma alla quale si chiede collaborazione e partecipazione nella consapevolezza che le problematiche del calcio non possono essere risolte sola da qualcuna delle componenti.

L’unione di intenti è infatti l’unica strada da percorrere se vogliamo tornare a vivere con serenità e divertimento il nostro sport, facendo in modo che ogni forma di violenza venga respinta con forza, dentro e fuori dal campo. Solo così, possiamo sperare di rilanciare e valorizzare la bellezza di questo gioco, che resta l’esaltazione di una passione: la nostra.