Lupa, l’insaziabile Gagliarducci

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Cristiano Gagliarducci, tecnico della Lupa (foto di Mauro TOPINI)
Cristiano Gagliarducci, tecnico della Lupa (foto di Mauro TOPINI)

Primi in classifica con 9 lunghezze di distacco dal Colleferro, prima delle inseguitrici. Tredici vittorie e tre pareggi, con un rotondo 0 a riempire la casella delle sconfitte. Quarantasette gol fatti, appena dieci subiti, con un solo rigore a favore concesso. Numeri importanti, quelli della Lupa Castelli Romani. Numeri che, nonostante lui si ostini a dire che i meriti sono solo dei calciatori che allena, in parte sono anche un po’ suoi. Perché Cristiano Gagliarducci, un passato importante sui campi di calcio come difensore, dal momento in cui è passato dall’altra parte “della barricata” mettendosi alla prova come allenatore, non ha mai sbagliato un colpo. E non può sicuramente essere un caso.

Lo scorso anno, infatti, il presidente Virzi ha deciso di affidargli la panchina della Cynthia in serie D, con la squadra ultima in classifica dopo 10 gare, ricevendo in premio per la sua ardita scommessa una splendida cavalcata della compagine di Genzano ed una salvezza raggiunta con diverse giornate di anticipo. E quest’estate, al momento di dar vita alla sua nuova creatura, la Lupa Castelli Romani, Alessandro Virzi ha scelto di confermare sulla panchina proprio Gagliarducci. Oggi, quando manca appena una gara al giro di boa, può di certo sorridere perché la sua scommessa, ancora una volta, sembra destinata ad essere vinta. Da parte sua, Cristiano Gagliarducci si gode la sua Lupa, che giornata dopo giornata assume le caratteristiche che lui vuole dalle sue squadre, mostrando carattere e voglia di vincere contro qualsiasi avversario.

Al di là dei moduli e degli uomini che sono scesi in campo finora, c’è una caratteristica che la Lupa ha dimostrato di avere in ogni incontro che ha disputato: il grande carattere, quello di una squadra che vuole vincere, ma che ancor prima si diverte in campo. Ti riconosci in questo spirito?

Assolutamente sì, e nelle ultime gare finalmente vedo la mia Lupa. Nelle prime giornate, infatti, nonostante la squadra abbia vinto gran parte delle partite giocate, le cose non sono state semplici come potrebbero sembrare. Diversi giocatori non erano a disposizione, come Pippi che praticamente non ha fatto la preparazione a causa di un fastidio fisico che si portava dietro dallo scorso anno o Emanuele Mancini che ha subito un infortunio in preparazione. Nonostante tutto, i risultati sono arrivati, ma sulla squadra e su di me sono piovute diverse critiche che io ritengo piuttosto ingiustificate. Quando si lavora con un gruppo nuovo, è normale che serva un po’ di tempo per conoscere i giocatori, e per farmi conoscere da loro, ma già da allora ero sicuro che questa squadra non poteva che crescere. Nelle prime giornate siamo scesi in campo con moltissimi under contemporaneamente, ma devo dire che i ragazzi sono stati sempre uniti, hanno dimostrato di essere una squadra vera, mi hanno stupito. Se oggi la Lupa è lassù devo dire grazie a loro, perché sono sempre i giocatori che fanno grande un allenatore e non è mai il contrario, nonostante qualcuno sostenga ne sia convinto: in una squadra l’allenatore deve essere solo bravo a gestire i giocatori che ha a sua disposizione, anche se molti miei colleghi sono convinti che siano loro a vincere le partite…. Tornando al carattere della Lupa, è vero che molte delle nostre partite sono finite con risultati piuttosto rotondi, ma tutte le gare sono difficili se non le affronti nella maniera giusta, facendole poi diventare facili. I ragazzi hanno interiorizzato molto facilmente questa mentalità, ma devo dire che è stato più facile per me trasmettergliela perché molti hanno impressa nel loro DNA la voglia di vincere ad ogni costo. Non si vincono le partite con punteggi così larghi solo perché hai nella rosa dei nomi importanti. Serve molto altro…

È vero, però, che in diverse occasioni questa squadra il risultato l’ha sbloccato nei primi dieci minuti. Ci sono particolari dettami tattici dietro questo dato?

A me non piace aspettare, ma amo aggredire occupando tutti gli spazi possibili, marcare in avanti e andare a far male subito all’avversario. In diverse situazioni siamo riusciti a farlo, in altre magari no. Quando non si riesce a sbloccare il risultato, però, bisogna essere altrettanto bravi a non perdere la testa e ad aspettare il momento giusto: ci vuole molta esperienza anche in questo. Mi piace comunque che la mia squadra sia sempre aggressiva e che faccia la partita, ecco perché voglio che i miei giocatori corrano sempre più degli altri. Ci tengo infatti a fare i complimenti al preparatore atletico Mauro Taraborelli, che ho voluto fortemente qui alla Lupa. Perché? Beh, è stato capace di rimettermi in piedi a 34 anni, quando giocavo a Frascati, e so bene come lavora. È uno che fa correre la squadra come piace a me, anche a livello di pressione; aggiungiamoci il fatto che anche lui è molto competitivo e vuole vincere, e nella vita come nel calcio se perdi la voglia di vincere e lottare vivi (o giochi) per finta.

In campionato avete collezionato ben 13 vittorie, ma qual è stata secondo te la Lupa più bella di questa prima parte di stagione?

Paradossalmente, quella della partita persa a Lariano per il ritorno di Coppa Italia. Un primo tempo di tale qualità non lo avevo mai visto prima, nemmeno quando giocavo. Dopo la sconfitta dell’andata, i ragazzi sono arrivati a Lariano con la voglia di reagire ai tre gol subiti, di dimostrare che quello era stato solo un caso. Il calcio è così, in quella partita il loro portiere fece i miracoli e alla fine furono loro a passare, ma la squadra vista in quei primi 45 minuti fu straordinaria. Per quanto riguarda il campionato, da Albano in poi le prove di forza sono state veramente tante, ma a livello di gioco e di intensità credo che Lariano sia stata eccezionale.

Rispetto ad inizio anno, al di là delle conferme e dei grandi nomi, ci sono state delle belle sorprese in questo gruppo. C’è qualcuno che ti ha stupito in maniera particolare?

Sicuramente Fabrizio Roberti. In estate non credevo potesse giocare a questi livelli, ma è stato bravo a farmi ricredere, dimostrando di essere un giocatore vero, di valore assoluto. In generale, però, ad inizio stagione i giovani non avevano la sicurezza che dimostrano ora, e sono cresciuti molto: il merito è prima di tutto  loro, e solo in parte forse un po’ mio. Io posso provare ad insegnargli qualcosa, ma il calcio è come la vita: se ti svegli vai avanti, altrimenti rimani indietro e nessuno ti considera più. Per quanto riguarda le conferme, invece, sono molto contento per Renan Pippi, Emanuele Mancini e Marco Paolacci. Nonostante lo scorso anno abbiano tutti disputato degli ottimi campionati, qualcuno sosteneva che non fossero giocatori validi, parlando male di loro. Per quanto mi riguarda, credo che nemmeno in serie D esistano calciatori così, e sono contento che si stiano prendendo le loro rivincite a suon di grandi prestazioni in campo.

A proposito di giovani, qualche giorno fa ricordavamo una scena vista quest’estate, al primo giorno di ritiro. Tu che ti avvicini a Gordini, difensore centrale classe ’96, e gli chiedi come se la cava da terzino. Lui storce un po’ la bocca e ti risponde che in quel ruolo fa letteralmente schifo, tu sorridi e gli dici “beh, organizzati”. Oggi guardando giocare Gordini sembra di avere di fronte un terzino nato…

In estate, quando facemmo la scelta dei ’96, vidi Gordini in un provino e dissi alla dirigenza di prenderlo perché era il più grosso di tutti. Inizialmente, a livello tattico non era funzionale, mostrava molti limiti, ma con il passare dei mesi ha dimostrato di avere una grande dote: lo puoi massacrare quanto vuoi, ma lui ti sta sempre a sentire e impara. Si è applicato, con tanta buona volontà, e pian piano sta limando i suoi difetti. Oggi è un buon giocatore per questa categoria, e credo che abbia le giuste potenzialità poter arrivare. Deve però rimanere umile e continuare a lavorare come sta facendo, migliorandosi per poi essere pronto ad affrontare altre categorie.

Abbandoniamo per un attimo il campo, e parliamo degli altri componenti della società. Il presidente Virzi, che ad inizio stagione avrebbe voluto vincerle tutte, è contento di come stanno andando le cose?

Beh, questo dovresti chiederlo a lui… Vincerle tutte non sarà possibile, perché ad oggi ne abbiamo pareggiate tre, quindi non lo so se sarà soddisfatto! (ride, ndr). Scherzi a parte, il presidente ha un carattere sanguigno, proprio come il mio, quindi può capitare che avvengano degli screzi ma finiscono in un attimo perché, dal momento che oltre ad un rapporto professionale tra di noi c’è anche un rapporto di amicizia, ogni incomprensione viene chiarita immediatamente. Lo scorso anno fece una scelta coraggiosa, perché  quando decise di mettere un debuttante sulla panchina di una squadra ultima in classifica in serie D, con 6 punti dopo 10 giornate, in molti gli diedero del pazzo. Lui però è uno che vive d’istinto, e da parte mia spero di averlo ripagato, anche in questa prima parte di stagione. Tra noi non ci sono sotterfugi, abbiamo un rapporto chiaro e pulito, e nonostante nei suoi uffici circolino diverse persone che cercano di influenzarne il pensiero e di interferire su questioni che non li riguardano, lui è sempre stato bravo a non lasciarsi influenzare da nessuno, ragionando sempre con la sua testa. D’altronde, i risultati sono sempre stati dalla nostra parte, e le voci di tutti questi personaggi che gli girano attorno non riescono a minare la nostra serenità. D’altronde, si sa, l’invidia è una brutta bestia…

Hai un carattere sanguigno, dicevi, ma al tuo fianco hai sempre Pietro Rosato, che oltre ad essere il Direttore Generale della Lupa è anche uno che riesce a “tenerti buono”…

Ad inizio anno Piero voleva accomodarsi in tribuna, ma non ho mai accettato la sua scelta perché volevo che sedesse accanto a me in panchina. E non solo perché per me è un portafortuna, ma anche e soprattutto perché è un amico fraterno, una delle poche persone di cui accetto i consigli. Non è per presunzione, ma semplicemente perché penso che lui capisca di calcio, e mi piace confrontarmi con lui. Avevamo giocato insieme tantissimi anni fa, ci siamo incontrati di nuovo lo scorso anno ed io spero di averlo al mio fianco per sempre. Noi due ci completiamo, perché io sono molto irascibile, lui più riflessivo, e la sua calma riesce a trasmettere calma anche a me. Devo dire però che quest’anno si è consolidato anche il rapporto con il DS Fabio Iengo, con il quale la scorsa stagione avevo avuto qualche screzio, prontamente chiarito quest’estate. Pian piano il nostro rapporto si sta cimentando, e confermo che in pochi conoscono i giocatori come lui. Infine, mi fa piacere di aver ritrovato in questa società anche Gigi Ferrari, che negli anni di Viterbo mi faceva un po’ da balia. Lo scorso anno era con noi a Genzano, e quest’anno è qui a Frascati: spero che si possa ancora una volta festeggiare tutti insieme!

Qual è, ad oggi, il tuo obiettivo stagionale?

Vorrei provare a vincere più partite di tutti in Eccellenza, aggiudicandomi ovviamente il campionato. Nella vita come nel calcio è importante avere uno scopo ben preciso proprio per evitare cali di concentrazione o distrazioni. Non credo affatto che questo campionato sia già vinto, e se è vero che siamo a +9 dalla seconda, io avrei voluto essere a +12! Mi guardo sempre alle spalle, so che dipende tutto da noi ma non bisogna dimenticare gli avversari perché il campionato è ancora lungo, le insidie sono dietro l’angolo e le partite sono tutte difficili, che si affronti la seconda della classe o l’ultima in classifica, nessuno ti regala niente e basta calare un attimo la tensione per perdere punti importanti e ritrovarsi in condizioni psicologiche difficili da affrontare. Gestire il vantaggio non è sempre facile, la mia è una sfida personale e di squadra.

Per concludere, ti dà fastidio o ti fa piacere sentire gli addetti ai lavori dire che ormai la Lupa Castelli Romani ha vinto il campionato, che non ha avversari e che ci sarà da lottare solo per i play off?

Diciamo che per chi sta fuori è sempre facile parlare, e dal divano di casa tutti diventano allenatori. Stando in campo ci si rende conto che anche quando si vince non è tutto così facile come sembra. Ogni settimana ci si trova ad affrontare problemi di vario genere, e noi lo facciamo con una rosa che pur essendo ottima non è composta da 60 giocatori: qui ci sono 8 grandi e 14 under, quindi direi che quelli che sostengono che abbiamo già vinto dovrebbero informarsi un po’ meglio, a meno che non vogliano semplicemente “gufare” la nostra squadra. La verità è che qui ci sono 6-7 giocatori al di sopra della media, ma gli altri sono buoni giovani che stanno crescendo: una domenica ti possono dare il 100%, ma magari in quella successiva ti danno la metà. Bene o male, devo dire che fino ad oggi hanno quasi sempre dato il massimo, e forse se così è stato qualche merito è anche mio. Ciò non toglie, ripeto, che in campo ci vanno i giocatori, e che sono loro a decidere le sorti di una stagione.

testo di Guendalina Fortunati