Storia del Comitato Regionale Lazio – Capitolo XX

[gn_heading style=”2″]1966-1967[/gn_heading]

[gn_dropcap style=”1″ size=”1″]L[/gn_dropcap] stagione 66-67 si apre con la nuova Coppa Italia, manifestazione a carattere nazionale (prima fase in regione, poi scontri interregionali e finale unica) voluta dalla Lega per promuovere e favorire i contatti tra le realtà calcistiche su tutto il territorio nazionale. Tocca al presidente del Cr Laziale, Filippo Jacinto, assumere la presidenza del Comitato di gestione che ha sede in Roma. In base al numero di squadre concesso dalla Lega (14), il Comitato Regionale Laziale ammette a partecipare alla manifestazione le squadre classificate ai primi sette posti nei due gironi di I/a categoria del 1965-66, esclusa l’Alatri promossa in serie D.

Così, le prime laziali ammesse sono Viterbese, Romulea, Almas, Omi, Tor di Quinto, Vivace Grottaferrata, Vulsinia, Libertas Bolsena, Stefer, Sezze, Acicalcio, Formia, Sora e Atac. Il posto dell’Alatri sarà poi assegnato per sorteggio all’Isola Liri (che è più fortunato rispetto al Nettuno), mentre il Frascati (favorito dal sorteggio rispetto alla Civitavecchiese) prenderà il posto della Viterbese, che rinuncerà a partecipare. La prima squadra laziale a vincere il trofeo, sarà l’Almas nella stagione 1968-69: nella finale giocata all’Olimpico i biancoverdi batteranno la Parmense, l’attuale Parma calcio si serie A.

Il Consiglio Direttivo della Lega Dilettanti, ad inizio stagione 1966-67 delibera di autorizzare la sostituzione del portiere in tutte le gare dei campionati dilettanti e della Coppa Italia. Il Consiglio Federale della FIGC, invece, dal 1 luglio 66 istituisce una nuova figura, quella del Giudice sportivo per i campionati dilettanti, che diventa organo di giudizio di primo grado mentre la Commissione Disciplinare, che aveva preso il posto della Commissione giudicante, diventa organo di giudizio di secondo grado. Armando Pipparelli, la cui esperienza e competenza è diventata un baluardo per l’attività giuridica del Comitato Regionale, viene confermato alla presidenza della Disciplinare, organismo in cui entra anche Cesare Mazza, che di Pipparelli ne sarà il successore.

[gn_dropcap style=”1″ size=”1″]L[/gn_dropcap]e nomine degli organi giudicanti arrivano dopo l’assemblea regionale dell’estate del ‘66, a cui prendono parte 78 società su 113 aventi diritto, in contemporanea con la scelta del tecnico per la Rappresentativa regionale, affidata al consigliere regionale Fausto Trani: l’incarico tocca a Gianni Martorelli (attuale responsabile dei corsi per gli allenatori del Comitato Regionale), ex calciatore della Lazio e per tantissimi anni del Lecco.

Di quella rappresentativa fa parte anche Piero D’Innocenzo, giocatore dell’Omi che poi diventerà apprezzato arbitro di serie A e B ed è oggi consigliere del Comitato Regionale Lazio, dopo essere stato presidente della sezione Aia di Ciampino e delegato regionale del calcio a cinque. Vengono formate anche delle Rappresentative di III/a categoria, che si affrontano tra loro in un torneo provinciale che assegna in appena tre giorni (gare in notturna sul campo dell’Ina-casa) il trofeo intitolato al dirigente del Comitato Eugenio Tinelli.

A complicare la stagione 1966-67 sui campionati piombano alcuni casi di illecito sportivo, che costringono Armando Pipparelli ad usare la mano dura nelle sue decisioni; esemplare la punizione di 7 punti comminata all’Almas per un tentativo di corruzione perpretato ai danni dei giocatori della Civitavecchiese Alberto Mantovani e Fernando Borrelli, da parte di un dirigente dell’Acicalcio e dell’allenatore dell’Acilia. La Civitavecchiese vincerà poi il proprio girone, ma sarà sconfitta nella finale regionale di I categoria vinta 1-0 dalla Romulea: entrambe, però, accedono al campionato di serie D.

[gn_dropcap style=”1″ size=”1″]L[/gn_dropcap]a normativa dei “fuoriquota” viene cambiata nella stagione 1967-68. La Lega stabilisce che nelle gare del nuovo campionato e della I Categoria alle società venga fatto obbligo di impiegare non più di 3 giocatori (contro i due di prima) al di sopra dei 27 anni, ma il presidente Jacinto, insieme ad altri presidenti, si fa carico di un’istanza delle società per portare a quattro il numero dei fuori età; l’istanza viene accolta soltanto in parte, perché viene deciso di far partire il provvedimento dei quattro “fuoriquota” dalla stagione successiva.

Il Consiglio Direttivo del Lazio, non soddisfatto, con un colpo di mano decide comunque di alzare, autonomamente, addirittura a sei il numero dei “fuoriquota” nelle partite di Promozione e I categoria. Le società laziali plaudono l’iniziativa del loro presidente, ma chiedono comunque di considerare “eccezionale il provvedimento” e di discutere i termini esatti dei limiti in un’apposita assemblea. Jacinto non ritiene opportuno accettare la richiesta, ma concede comunque alle società la possibilità di indire, nel mese di gennaio, un sondaggio per ridiscutere la norma e la sua eventuale applicazione per la stagione successiva.

Dal sondaggio emergono pareri contrastanti, che spingono il Consiglio Direttivo ad un compromesso: nella riunione del 31 marzo ’68 viene infatti stabilito che a partire dalla stagione 1968-69 possono essere impiegati cinque “fuoriquota”, mentre nel ‘69-70 questi diventeranno quattro.

[gn_heading style=”2″]1968-1969[/gn_heading]

Nella stessa stagione, ai Comitati Regionali viene dato il controllo sulla validità dei NAGC, mentre le società chiedono di poter prendere parte con le squadre riserve al campionato di III/a categoria. L’istanza non viene però accolta dal Comitato per ragioni organizzative e per garantire la regolarità del campionato stesso. Viene comunque concessa l’opportunità, qualora il numero delle squadre lo consenta, di istituire un girone riserve che non dà diritto alla promozione in II/a categoria.

La mancanza di arbitri e le conseguenti difficoltà a garantire continuità nell’attività agonistica (numerose sono le gare rinviate per assenza o per mancata designazione del direttore di gara) spingono il Comitato a prendere una clamorosa decisione a fine 1967, disponendo la sospensione dei campionati: il 24 dicembre si ferma la I/a categoria, il 31 dicembre la II/a categoria, sospensioni che danno l’oppurtunità di concentrare di volta in volta su un unico campionato tutta la forza arbitrale. Un’altra sospensione al campionato di II/a categoria viene disposta il 9 gennaio ‘65, dopo che il Comitato si è trovato di fronte un elevato numero di gare da recuperare. Nelle domeniche 21 e 28 gennaio, dunque, stop alle partite del calendario proprio per consentire di effettuare i recuperi e rimettere il campionato in linea con il calendario. Uno stop viene dato anche alle richieste di guardalinee ufficiali sui campi nelle due giornate fissate per i recuperi.

[gn_dropcap style=”1″ size=”1″]A[/gn_dropcap]d incidere sulle difficoltà incontrate dalla classe arbitrale, anche gli episodi di violenza che si riscontrano soprattutto nel campionato di III/a Categoria. “Dalla lettura dei comunicati dei Comitati Provinciali della Regione – scrive il presidente Jacinto -, si è dovuto rilevare il verificarsi di molti atti di interperanza e di teppismo in particolare nei confronti dei direttori di gara. Questi atti – riprovevoli non solo dal lato sportivo ma anche socialmente – oltre a provocare le punizioni nei confronti delle società responsabili degli incidenti causati dai propri sostenitori, vengono a creare una situazione di disagio a danno dei campionati e di tutte le società che vi partecipano. Si deve infatti tenere presente che la situazione numerica dell’organico arbitrale della Regione è già carente ed i particolari incidenti che si verificano incidono fortemente sulla possibilità di reclutamento di nuove leve arbitrali, e creano inoltre alcune situazioni di intimidazione a svantaggio delle società più discplinate. Questo Comitato – scrive ancora il presidente Jacinto – non intende permettere che, per colpa di una ristretta minoranza di società, si possa alterare il normale andamento dei campionati, di cui intende garantire anche gli sviluppi futuri, strettamente connessi al miglioramento quantitativo e qualitativo degli arbitri. Di conseguenza, pur augurandosi che il senso di sportività e la fattiva collaborazione dei dirigenti responsabili vengano già da soli ad evitare il ripetersi di incidenti, questo Comitato Regionale ha impartito precise disposizioni ai Comitati Provinciali della Regione perché venga severamente punito ogni atto di interperanza con ogni possibile sanzione disciplinare prevista dai regolamenti in vigore, compresa l’esclusione dal campionato delle società responsabile degli atti più gravi”. Una stagione così travagliata sul piano logistico sarà rivissuta soltanto a metà degli anni Ottanta, ma a causa del maltempo che bloccherà tutta l’attività dilettantistica.

Nell’assemblea del 13 luglio del ’68, le società laziali confermano alla presidenza, per il terzo mandato di fila, Filippo Jacinto; al suo fianco restano Franco Ciavatta, Enzo De Angelis e Michele Pierro; mentre entrano per la prima volta nel consiglio Mario Zarghetta e Sergio Esposto. Dal Direttivo escono i consiglieri Lamberto Begnino, Alberto Bonivento e Marcello Finamore, ai quali Jacinto, com’era accaduto quattro anni prima, invierà attraverso il comunicato ufficiale un “ringraziamento per la fattiva collaborazione data”. Il segretario, per la prima volta secondo il nuovo regolamento della FIGC, viene nominato dal Consiglio Direttivo, che indica ancora il nome di Enzo De Angelis.

Edmondo Caira, su proposta del direttivo laziale, viene nominato dal presidente federale giudice sportivo con Massimo De Paolis, che diventerà anche vicesegretario, supplente. Luciano Colombari ottiene la nomina a Commissaio del CAR Laziale, Armando Pipparelli è confermato alla presidenza della Disciplinare, con Tullio Capezzuoli, Armando Guardabasso e Cesare Mazza componenti. Sarà questa l’ultima stagione alla presidenza della commissione per Pipparelli, che l’anno dopo sarà chiamato da Jacinto a dirigere l’ufficio del giudice sportivo di primo grado e nella stagione 69-70 riceverà la benemerenza sportiva insieme a due storici presidenti provinciali come Domenico Francioni e Enrico Marzi. La Disciplinare verrà poi affidata a Cesare Mazza, che resterà presidente per più di venticinque anni.

[gn_dropcap style=”1″ size=”1″]L'[/gn_dropcap]ultimo campionato di I/a Categoria che ha la veste di principale campionato regionale, viene vinto dalla Tivoli, che precede di due punti il Tor di Quinto, e dal Sora, ma per salire al nuovo campionato di Promozione vanno a concorso in tutto nove squadre, classificate dal decimo posto in poi. Alla fine restano escluse Pro Sette, Maccarese e Priverno, mentre sono amesse alla Promozione Allumiere, Fregene, Virtus Pomezia, Palestrina e Scauri. Verrà poi ammessa anche la Tivoli, che rinuncerà alla serie D per difficoltà economiche. La fine degli anni Sessanta segna anche la definitiva affermazione delle rappresentative regionali, che diventano la vetrina del calcio dilettantistico italiano.

Il Torneo delle Regioni è ormai un appuntamento tradizionale delle stagioni calcistiche ed ogni Comitato dà fondo a tutte le proprie risorse per allestire squadre altamente competitive, che siano in grado di affermarsi nel torneo, che dopo un paio di stagioni giocate a Roma, ha iniziato a girare l’Italia. Nella rappresentativa laziale di I/a Categoria della stagione 1967-68 affidata al commendador Giuseppe Mattioli, compaiono i nomi di Paolo Marchiori (Atac), Franco Ciccarelli (Omi) e Giancarlo Lupi (Fondi), giocatori allora, tecnici o dirigenti di società oggi.

E’ la stagione 1968-69 quella che manda a regime una nuova riforma dei campionati. Entra in scena il campionato di Promozione, articolato su due gironi da 16 squadre, il vertice di una piramide che vede anche una I Categoria formata da 4 gironi da 16 squadre, una II Categoria con 8 gironi da 14 squadre e una III categoria la cui composizione è determinata dal numero delle squadre iscritte. L’iscrizione alla Promozione, tra tassa di associazione, tassa di iscrizione, deposito cauzionale e deposito per conto spese tesseramento, viene a costare complessivamente 280 mila lire, partecipare alla III categoria, costa invece 100 mila lire.

[gn_dropcap style=”1″ size=”1″]C[/gn_dropcap]ontemporaneamente alla riforma, la Lega Dilettanti dispone che le società di Promozione e di I Categoria tesserino obbligatoriamente un allenatore iscritto ai ruoli del Settore Tecnico, che dovrà sedersi, insieme ai dirigenti accompagnatori e ai giocatori di riserva della squadra, su una panchina disposta lungo il lato lungo del campo. In via sperimentale, il Consiglio Federale della FIGC decide di estendere l’autorizzazione a sostituire il 13.mo giocatore anche nei campionati di Promozione e Prima categoria. Così, anche nei campionati dilettanti c’è la possibilità di sostituire un altro calciatore, oltre il portiere, durante il corso della partita. Gli obblighi per le squadre di Promozione e di I Categoria non finiscono qui: la Lega dispone infatti l’iscrizione obbligatoria di una propria squadra ad un campionato (Juniores o Allievi) del Settore Giovanile.

Nel Lazio, raccogliendo le preoccupazioni delle società, il direttivo regionale istituisce un torneo “Riserve Under 23” (formato da tre gironi, uno da nove e due da sette squadre) che permetta l’impiego di quei giovani calciatori che, avendo superato il diciottesimo anno di età, non riescono a trovare spazio nei campionati principali.

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