Storia del Comitato Regionale Lazio – Capitolo XIX

[gn_heading style=”2″]1964-1966[/gn_heading]

[gn_dropcap style=”1″ size=”1″]I[/gn_dropcap]l Lazio vive un momento di grande splendore sul piano tecnico e così, per la terza volta in cinque anni la rappresentativa si aggiudica il VI trofeo Zanetti, come si chiamava allora il Torneo delle Regioni; la selezione laziale è baciata dalla fortuna perché il sorteggio le assegna il trofeo dopo che anche i tempi supplementari della finale con la Sicilia terminano in parità. In panchina c’è sempre il selezionatore Alberto De Rosa. I passi in avanti del calcio laziale vengono sottolineati dal presidente della Lega Dilettanti Ottorino Barassi, che presenzia all’assemblea di fine stagione (23 luglio 1964 nel teatro delle Muse di Roma).

Il massimo dirigente della Lega rivolge un plauso all’attività dei Comitati Regionali, mettendo il Lazio ai primi posti, nella politica del contenimento delle spese, imposto dalla congiuntura negativa dell’economia italiana. Nonostante la riduzione dei contributi federali, il rendiconto amministrativo del Comitato Regionale Lazio chiude la stagione 63-64 con un avanzo di gestione di 108.584 lire, determinato da 11.684.491 lire di proventi e  11.575.907 lire di spese.

Barassi affronta anche l’aspertto organizzativo dei campionati, che vivono ancora una fase evolutiva e che sono alla ricerca di un assetto. Il presidente della Lega sottolinea come “anche quest’anno i campionati si sono svolti con regolarità e interesse e quello di prima categoria ha anche espresso valori tecnici di notevole rilievo. L’averne limitato l’effettuazione alla fase regionale – come ormai avviene da due anni – rinunciando alla finale-nazionale, non ne ha sminuito il valore, ma accresciuta l’importanza e migliorato lo svogimento organizzativo. Un soddisfacente numero di partite – rivela poi Barassi – ha avuto il conforto di un pubblico numeroso e sempre crescente, il che dimostra che l’interesse degli sportivi non è limitato al cosiddetto calcio spettacolo, ma si rivolge anche a quella parte dell’attività con sole finalità sportive”.

[gn_dropcap style=”1″ size=”1″]P[/gn_dropcap]Per dare forza alle sue parole, Barassi sottolinea come le limitazione dell’impiego dei calciatori imposta in prima categoria “darà certamente una migliore qualificazione al campionato stesso. Il riconoscimento dei fuori quota non modificherà la struttura sostenziale delle squadre. L’impiego dei giovani calciatori darà invece affidamento per il futuro, evitando i rischi tipici delle categorie professionisti o semiprofessioniste”.

Il presidente della Lega non perde l’occasione per lanciare un monito alle società di prima categoria che rimborsano ai loro giocatori le spese in misura eccessiva, arrivando a corrispondere premi di varia natura che non sempre conciliano con le norme sui giocatori del settore. “Bisogna saper resister alle richieste – spiega Barassi – e seguire l’utile direttiva dell’addestramento dei giovani. Avere coraggio di rinunciare a richieste ingiustificate che snaturano il normale rapporto fra le nostre società e i loro giocatori”.

[gn_dropcap style=”1″ size=”1″]L'[/gn_dropcap]assemblea elettiva del Comitato Regionale Laziale si svolge il 10 gennaio del 1965 ed elegge per la prima volta nel Consiglio Direttivo (cinque membri, più il presidente) l’avvocato Michele Pierro, dirigente della Pro Cisterna che negli anni Novanta sarà anche vice-presidente della FIGC. L’ingresso di Pierro, scomparso nel giugno del 2004, segna un cambiamento nella struttura direttiva del Comitato, che vede uscire di scena ben tre consiglieri: l’avvocato Enzo Lucchetti, Enrico Lupo e il dottor Domenico Molinini, a cui il riconfermato presidente Filippo Jacinto invia un saluto sul comunicato ufficiale: “Ai consiglieri uscenti  questo Comitato, certo di intepretare anche il pensiero delle società dipendenti, desidera inviare un sincero ringraziamento per la fattiva collaborazione data”.

A fianco di Pierro ottengono la conferma nel consiglio regionale Lamberto Benigno, Alberto Bonivento, Franco Ciavatta e Marcello Finamore, mentre con il nuovo statuto, il segretario del Comitato Regionale non è più carica elettiva ma diventa di nomina da parte del direttivo, che può sceglierlo anche al di fuori dello stesso consiglio. La carica di segretario tocca ancora a Enzo De Angelis, che non è tra gli eletti, mentre Armando Pipparelli diventa presidente della Commissione Disciplinare, nuovo organismo di giustizia sportiva dei Comitati Regionali che prende il posto della Commissione Giudicante fino ad allora investita delle decisioni in materia di giustizia sportiva.

Insieme a Pipparelli sono chiamati a lavorare Sergio Esposito, Piero Nuzzo (membri effettivi), Domenico Andriola e Tullio Capezzuoli (supplenti). La Commissione Arbitri Regionale è invece affidata ad Antonio Scalise. Nel Comitato Provinciale di Roma presieduto dal consigliere regionale Marcello Finamore si affaccia Ruggiero Lopopolo, che entra nel consiglio e diventa subito figura di primo piano della dirigenza laziale e un riferimento per le società.

[gn_dropcap style=”1″ size=”1″]L'[/gn_dropcap]assemblea della Lega Nazionale Dilettanti si svolge invece il 19 marzo e conferma presidente Ottorino Barassi con 1057 voti su 1076 votanti. Rodolfo Bevilacqua resta nel Consiglio Federale come rappresentante dei dilettanti per il Centro (insieme a lui c’è Renzo Lodi che ottiene 70 voti), mentre la successiva assemblea federale del 4 aprile elegge alla presidenza del calcio italiano Giuseppe Pasquale; vice sono Artemio Franchi, Ugo Cestani e lo stesso Ottorino Barassi.

Sul piano tecnico, sono ancora quattro i campionati organizzati dal Comitato Regionale Laziale: I/a categoria, II/a categoria, III/a categoria e campionato Riserve. In I/a categoria vincono Stefer e Latina, con quest’ultima squadra promossa in serie D. Tivoli (appena promosso dalla II/a categoria) e Cassino sono protagoniste in negativo della stagione e retrocedono dalla I/a categoria.

In III/a categoria l’attività continua a crescere in modo esponenziale perché le squadre partecipanti ai campionati, grazie anche al capillare lavoro di sensibilizzazione dei dirigenti del Comitato Regionale Laziale, passa infatti da 121 a 168 squadre. La punta massima di squadre partecipanti in questa categoria (base di partenza di tutta l’attività dilettantistica regionale) si riuscirà a toccarla nella stagione 1966-67, quando saranno 246 le squadre iscritte al campionato. Un salto in avanti imponente, se si pensa che nella stagione 1962-63 la III/a categoria laziale aveva avviato la crescita partendo da 52 squadre.

[gn_dropcap style=”1″ size=”1″]C[/gn_dropcap]onclusa la lunga fase che porta al rinnovo delle cariche federali nazionali e regionali, a fine stagione 1964-65 arriva anche una revisione della struttura dei campionati federali, già stabilita nel corso dell’assemblea straordinaria di un anno prima. La decisione di modificare l’articolo 25 del Regolamento Organico (quello che stabilisce la struttura dei campionati) viene assunta il 4 agosto del 1965 e ribadita nel comunicato ufficiale FIGC del 29 agosto: “Dalla stagione 1967-68 – si legge – sarà messa in atto una riforma dei campionati, mentre la stagione 1966-67 diventerà di qualificazione al nuovo ordinamento dei campionati”. Il nuovo ordinamento proposto dalla Lega Dilettanti prevede l’allargamento della serie D e l’istituzione della Promozione, nuovo campionato che si colloca al di sopra della I/a categoria e diventa così la porta di accesso alla serie D. La Lega, con questa riforma vuole conferire una fisionomia precisa alle diverse categorie, fino ad allora molto flessibili nei meccanismi di entrata e uscita, limitando così alla sola III/a categoria la composizione degli organici in base al numero di squadre iscritte.

La FIGC stabilisce anche le date di questo percorso a tappe che si dovrà concludere due anni dopo: la prima scadenza è fissata al 30 giugno 1966, data entro la quale la Lega Dilettanti, esaminate le proposte dei Comitati Regionali, delibererà la struttura di tutti i campionati dei singoli Comitati; la seconda scadenza è fissata al 15 settembre 1966, quando la Lega preciserà i meccanismi di promozione e retrocessione che si renderanno necessari per passare alla nuova struttura dei campionati; infine, entro il 20 agosto 1967 dovranno essere emanati i termini per completare gli organici (in base a promozioni e retrocessioni dovranno essere assegnati altri 33 posti) della nuova struttura dei campionati.

[gn_dropcap style=”1″ size=”1″]C[/gn_dropcap]ontemporaneamente alla riforma dei campionati, viene “riformata” anche la Coppa Italia, che riparte da un tabellone nazionale di 256 squadre, appartenenti ai 18 comitati secondo una distribuzione che al Lazio assegna 14 posti (verranno ammesse le prime sette classificate dei due gironi di I categoria). La nuova coppa partirà dalla stagione 1966-67 e assegnerà alla squadra vincitrice, oltre al titolo di Campione d’Italia Dilettanti anche uno scudetto che la squadra vincitrice potrà portare sulle maglie la stagione successiva. Nella stagione 1965-66 viene modificato anche il regolamento organico per quanto concerne i trasferimenti nelle liste suppletive di novembre, stabilendo che in questa fase possono essere trasferiti o svincolati i giocatori che non hanno mai preso parte alle gare di campionato nella prima squadra della società di appartenenza. Mentre possono essere trasferiti, ma in una serie diversa, quei calciatori che hanno preso parte alle gare di campionato di prima squadra prima del 31 ottobre.

Il primo passo verso l’ennesima riforma dei campionati, nel Lazio viene compiuto il 4 settembre del 1965, quando il Comitato Regionale, secondo le disposizioni impartite dalla Lega Dilettanti, convoca una riunione in via Antonio Musa per raccogliere le indicazione delle proprie società. Nella riunione, oltre ad un approfondito esame della situazione, il Comitato chiede ai partecipanti di rispondere in merito a tre importanti quesiti: 1) l’attuale strutturazione dei campionati risponde alle esigenze delle società della regione? 2) nel caso contrario, quale diversa strutturazione dovrebbe darsi al campionato di I Categoria, in relazione anche agli altri campionati ad esso collegati? 3) quali altri suggerimenti possono essere dati per realizzare una migliore strutturazione dei campionati dilettanti?

Alla riunone partecipano meno del cinquanta per cento delle società di I/a categoria, ovvero 15  presidenti o loro delegati, su 32. Dopo un’ampia discussione, che dura quasi due ore, metà dei presenti si dice favorevole all’istituzione nel Lazio di un girone di eccellenza da collocare davanti la I categoria, “per garantire una più alta qualificazione del campionato e garantire la promozione alla serie D alla vincente il girone”. L’altra metà si mostra invece favorevole alla conformazione dei campionati in vigore, adducendo motivazioni di carattere economico e logistico. Tutte le società partecipanti però concordano sul fatto che ad entrambe le squadre vincenti i due gironi di I categoria dev’essere garantita la promozione in serie D. Dopo la riunione di settembre (in cui viene stabilito che ogni società invii al Comitato 16 tessere omaggio, da girare alle altre società del raggruppamento per facilitare l’acceso ai campi da gioco) la Lega Dilettanti, vista l’intesa attività assembleare della stagione precedente, concede ai Comitati Regionali la facoltà di non far svolgere le assemblee ordinarie stagionali. E il Lazio si avvale di questa facoltà.

[gn_dropcap style=”1″ size=”1″]N[/gn_dropcap]ella stagione 65-66 si cominica a parlare di sostituzione del portiere anche per i dilettanti, regola che verrà applicata a partire dalla stagione successiva. Viene poi introdotta la regola dei “fuori età” (ovvero la limitazione all’impiego nelle squadre di due calciatori al di sopra dei 27 anni) nei quali però non rientra la figura dei “fuori quota” (o fedelissimi), calciatori tesserati sempre per la stessa società per almeno quattro stagioni di fila. Il nuovo limite per l’impiego dei calciatori rischia di diventare un aggravio per il lavoro degli uffici tesseramenti e così la Lega stabilisce che le società sono sì tenute, anno per anno, a chiedere il riconoscimento di tale status per i giocatori che rientrano in queste caratteristiche; ma stablisce anche che in caso di partecipazione alla gara in assenza di tale richiesta non verrà riconosciuta la perdita dell’incontro in cui il calciatore è stato impiegato. Per i trasgressori vengono stabilite soltanto delle sanzioni amministrative. I limiti d’età saranno poi “ritoccati” negli anni successivi, portando prima  a sei, poi a cinque e infine di nuovo a quattro il limite dei calciatori al di sopra dei 27 anni. Il Comitato Laziale stabilisce che la richiesta del riconoscimento del particolare status debba essere inoltrata entro il 10 settembre, data in cui i dirigenti federali regionali compileranno lo speciale elenco che farà fede per tutta la durata della stagione.

La spinta a far giocare i giovani, nel Lazio viene accentuata dal presidente Jacinto, che insieme al consiglio direttivo decide di istituire l’obbligo per le squadre del Comitato di partecipazione ai campionati di settore giovanile o a un torneo riserve. Le iscrizioni però scarseggiano e allora Jacinto istituisce un girone di III/a categoria riservato a squadre riserve di I/a e II/a categoria. Il campionato suscita subito entusiasmo, forse anche troppo se poi il presidente del Comitato si vede costretto, a causa dei troppi episodi di violenza nei confronti degli arbitri, a richiamare all’ordine le società, minacciandole di provvedimenti: “Questo Comitato – si legge in una lettera inviata a tutte le società – non può che stigmatizzare tali episodi che, tra l’altro, creano dei seri inconvenienti in seno alla nostra organizzazione, soprattutto per il problema che maggiormente ci assilla, ovvero il reclutamento di nuove leve arbitrali. Il campionato di III categoria all’atto della sua istituzione aveva degli scopi ben definiti miranti all’inserimento nell’organismo federale di nuove società desiderose di svolgere la pratica del giuoco del calcio. L’aver dato ai campionati di III categoria una struttura organica analoga a quella esistente per le altre due categorie non ha però portato, per quanto sta avvenendo, a quei risultati che questo Comitato si era prefisso. Richiamiamo pertanto tutte le società ad una maggior senso di responsabilità sportiva, significando che, perdurando questo stato di cose, il Consiglio Direttivo sarà costretto a rivedere la struttura dei campionati di III categoria”.

A vincere il campionato di I/a Categoria della stagione 1965-66 sono la Viterbese e l’Alatri: i ciociari vincono poi la finale per il passaggio al campionato di serie D della Lega Nazionale Semiprofessionisti.

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