Storia del Comitato Regionale Lazio – Capitolo VIII

[gn_heading style=”2″]1927-1928[/gn_heading]

[gn_dropcap style=”1″ size=”3″]N[/gn_dropcap]ell’ottobre del 1927, i componenti del Direttorio Laziale sono ancora tre, più i due rappresentanti del C.I.T.A. e dell’U.L.I.C. che prendono parte alle riunioni settimanali (in genere il martedì sera) per l’assunzione dei provvedimenti amministrativi, tecnici e di giustizia sportiva. Alberto Arzilla è confermato nel doppio incarico di segretario e cassiere; a coadiuvarlo ci sono ancora Carlo De Pità e Spositi. Fiduciario regionale del C.I.T.A. è sempre Saturno Bianchi, mentre Giuseppe Sabelli Fioretti è il nuovo responsabile dei rapporti con l’U.L.I.C.. Le squadre laziali affiliate alla F.I.G.C. nella stagione 1927-28 sono 34, per il 75% concentrate nell’area romana.
Il campionato di III. Divisione lo vince la Trastevere Ideale, che ottiene la promozione in II Divisione, campionato al quale verrà ammesso su ordine della Direttorio Divisioni Inferiori Sud anche il Sempre Pronti Roma; seguendo quale criterio, però, non è dato sapere, considerato che la società è soltanto quinta in classifica, preceduta anche da Salario, Di Biagio Terracina ed Esquilino. Ultima è la Serenissima Roma, che a fine stagione cambia denominazione in Gruppo Sportivo Nomentano; Salario ed Esquilino, invece, uniscono le forze dando vita all’Associazione Sportiva Laziale.

Nella seconda metà degli anni Venti, il calcio romano e laziale non riesce a dare particolare lustro al movimento del Centro-Sud, vivacchiando in posizioni di rincalzo nei campionati nazionali. Una situazione che non piace al nuovo regime fascista, che partorisce l’idea di creare un grande club romano, capace di riunire tutte le forze calcistiche cittadine e imporre la grandezza di Roma anche sul piano calcistico. Secondo la tesi del gerarca fascista Italo Foschi, otto club capitolini che prendono parte ai campionati nazionali nel 1927-28 sono troppi. Da qui l’idea di una maxi-fusione, che trova l’immediata adesione di tutte le principali società romane tranne che della Lazio, che rivendica la propria autonomia e dice no al progetto di Foschi. La fusione interessa l’Alba (che aveva già inglobato i migliori giocatori della disciolta Juventus Audax), Roman e Fortitudo-Pro Roma, con quest’ultimo club che si era già unito con l’Audace e l’U.S.Romana. Sono sette club dell’era pioneristica romana che finiscono per formare l’A.S. Roma, novità che sul Messaggero del 23 luglio 1927 viene annunciata così: “Ieri sera si sono riuniti i presidenti delle tre società Alba, Fortitudo e Roman nelle persone dell’onorevole Ulisse Igliori, del commendator Italo Foschi e dell’avvocato Vittorio Scialoja, i quali riconoscendo la necessità di dotare Roma di una grande squadra di calcio, e di dare incremento a tutti gli sports atletici, hanno deciso di fondere gli Enti da loro presieduti e di costituire un nuovo organismo che prenderà il nome di Associazione Sportiva Roma. La nuova squadra giuocherà con la maglia dai colori di Roma. Il campo sportivo darà quello del Motovelodromo Appio, al quale saranno apportati notevoli miglioramenti. Il nuovo Ente disporrà anche di un campo di allenamento al testaccio. Il presidente effettivo sarà il commendator Italo Foschi. L’onorevole Igliori assumerà la carica di amministratore delegato. Sarà formato un Consiglio direttivo di nove membri: tre per ciascuna società. A sede sociale sarà designata quella del Roman in via Uffici del Vicariato”.

[gn_heading style=”2″]1928-1929[/gn_heading]

[gn_dropcap style=”1″ size=”3″]N[/gn_dropcap]ella stagione 1928-29 la Roma è subito ammessa, insieme alla Lazio, nella Divisione Nazionale, ma le due squadre capitoline sono divise (la prima va nel girone B, la seconda nel A) e non avranno molta fortuna. La nascita della Roma e la conseguente sparizione di altri club romani consente a Ostiense, Ardita, Viterbese e Vittoria di essere ripescate in I Divisione. A vincere il girone in cui sono inserite le squadre laziali è però vinto dal Cagliari, che precede la Ternana e la coppia romana Virtus e Ostiense; la Tivoli è sesta, mentre la Viterbese (che si chiama 115^ Legione Viterbo dopo essere stata rilevata dal comandante Carnevalini perché i vecchi dirigenti non ne volevano più sapere di calcio), l’Ardita Roma, il Sempre Pronti e il Vittoria Roma retrocedono in II Divisione. Il carattere interregionale del campionato costringe le squadre romane ad un grosso sacrificio economico e logistico. Le partenze per giocare la domenica le partite in Sardegna, avvengono il giovedì pomeriggio, sia per la lunghezza del viaggio sia per consentire ai giocatori di acclimatarsi sull’isola e smaltire le fatiche del viaggio stesso. A livello regionale, la stagione 1928-29 segna l’introduzione obbligatoria dell’assicurazione contro gli infortuni per tutti i giocatori tesserati e partecipanti alle gare di campionato. Con il comunicato del Direttorio Federale del 31 agosto, ripreso dal comunicato ufficiale del Direttorio Laziale del 13 settembre, vengono ridotte le tasse della metà rispetto alle società del Nord “allo scopo di favorire ancora lo sviluppo del giuoco del calcio nella nostra regione”. Il dispositivo è firmato congiuntamente da Alberto Arzilla, che per sua scelta lascia l’incarico di cassiere a Ugo Barbiani, e Carlo De Pità (delegato C.I.T.A.): i due dirigenti rivolgono insieme anche un “deferente saluto alle autorità federali, ai signori arbitri e a tutte le Società dipendenti dalla regione”.

Un mese dopo, il 23 ottobre, il Direttorio Laziale, che si riunisce ancora in vicolo Sciarra, in occasione dell’insediamento ufficiale del Consiglio (Ugo Barbiani, Guido D’Atri, Carlo De Pità e Saturno Bianchi, che però non si presenterà mai alle riunioni e il 21 maggio del 1929 lascerà il posto a Vittorio Orlandi del Gruppo Universitario Fascista) approva la relazione morale e finanziaria del segretario-reggente. “Gli intervenuti esprimono compiacimento per il senso di responsabilità economica dimostrata dalla passata amministrazione”, è la considerazione finale che dice sì’ al bilancio economico. Le decisioni assunte dal Consiglio Direttivo e i risultati vengono resi pubblici attraverso le pagine di quattro quotidiani (“Il Periodico Sportivo”, “Il Littoriale”, “Il Tevere” e il “Popolo di Roma”), considerati organi ufficiali del Direttorio, a cui poco dopo si aggiungerà anche “Il Messaggero”. Prima del via della stagione, il Direttorio obbliga le squadre che prendono parte ai campionati a versare un indennizzo alle società ospitate (14 biglietti di andata e ritorno a mezzo ferrovia o tramvia in terza classe e una percentuale dell’8% sull’incasso lordo) e a portare il bordereau degli incassi per versare il 25% degli incassi alla F.I.G.C.. Il Direttorio delibera anche che le società viaggianti possono esigere il pagamento dell’indennizzo prima dell’inizio dell’incontro (avendo la facoltà di non giocare in caso di rifiuto da parte della società che ospita), mentre la percentuale sull’incasso, ovviamente, può essere versata nel dopo partita.

[gn_dropcap style=”1″ size=”3″]A[/gn_dropcap] fronte di qualche ritiro, sono numerose le società che in questa stagione si affiliano al Direttorio Regionale. Tra queste, l’A.S. Frascati, il Dopolavoro Ferroviario, la 113^ Legione Frosinone e la 114^ Legione Tivoli, due club espressione dei vecchi club ciociaro e tiburtino, costretti a trasformarsi dal clima militaresco instaurato dall’avvento del fascismo. Per la prima volta nei quadri federali compaiono ufficialmente anche i nomi di cittadine come Nettuno, Anzio, Ladispoli, Marino, Cisterna e Velletri, che fanno il proprio ingressso nel Direttorio, anche se in alcuni casi con denominazioni diverse da quelle del nome della cittadina per via di un abbinamento con un marchio, oppure perché espressione propria di un azienda del luogo. L’ingresso delle nuove società avviene nei Comitati uliciani, per la cui costituzione bastano appena tre società. Nella stagione 1928-29 si riescono a contare 28 club affiliati al Direttorio Regionale (che diventeranno 34, di cui 25 romani, la stagione successiva), di cui sedici sono iscritti ai due gironi del campionato regionale di III Categoria, che insieme al campionato Riserve è l’unico di competenza del Direttorio. Il campionato prende il via il 18 novembre del ‘28 e si conclude il 28 aprile del ’29. Alla fase finale a quattro squadre accedono Laziale, Vivace Grottaferrata, Littorio e Frascati; le gare si giocano dal 19 maggio al 21 luglio, ma c’è bisogno di un ulteriore fase di spareggio a tre perché Vivace Grottaferrata, Frascati e Littorio finiscono a pari punti e non è ancora in vigore ne la differenza reti ne la classifica avulsa. La seconda tornata di gare è vinta dal Littorio, che viene promosso in II Divisione.

Un fatto decisamente curioso accadde il 5 febbraio 1929 nel girone A. La gara Laziale-Cesarea non si gioca per mancanza del pallone. Sicuramente si tratta di una dimenticanza….. o di un malinteso….. ma a quelli della Laziale, a cui tocca per regolamento provvedere a questo compito (c’è l’obbligo di mettere in campo almeno due palloni), l’assenza del pallone costa lo 0-2 a tavolino. Nonostante le raccomandazioni del Direttorio, che il 6 novembre aveva emanato una circolare a firma del segretario Alberto Arzilla, che è di avvertimento alle società, durante la stagione non mancano polemiche e incidenti. Nel girone A, l’Ostia si ritira dal campionato proprio in segno di protesta per una serie di risultati negativi imputati a direzioni arbitrali. Poco dopo anche l’Appio Roma si ritira dal girone B. A metà stagione, invece, il Direttorio Regionale divulga una circolare del C.O.N.I. con cui si dispone di non rilasciare tessere “a giovani di età inferiore ai 14 anni. Per i giovani in età dai 14 ai 17 anni la richiesta di tessera dovrà essere accompagnata da una dichiarazione dalla quale risulti l’iscrizione di questi giovani all’Opera.

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