Storia del Comitato Regionale Lazio – Capitolo IX

[gn_heading style=”2″]1929-1930[/gn_heading]

[gn_dropcap style=”1″ size=”3″]L'[/gn_dropcap]onorevole Arpinati conferma le cariche nel Direttorio Regionale nel mese di settembre del 1929: Alberto Arzilla è ancora il reggente del calcio laziale, cassiere è Ugo Barbiani con Vittorio Orlandi componente e Carlo De Pità rappresentante C.I.T.A., mentre Guido D’Atri è il nuovo rappresentante U.L.I.C.. Proprio i direttivi dei comitati uliciani subiscono continui cambiamenti, a volte anche due o tre volte in una stessa stagione. Le norme federali dispongono che le cariche siano rinnovate ogni stagione, ma i comitati sono tanti e il Direttorio Federale spesso si affida a dei commissari speciali per gestire la prima fase della stagione, assumendo poi con calma le decisioni sulla composizione dei direttivi.

Il Comitato Romano dell’U.L.I.C. è il più importante del Lazio ed è affidato al cavalier Secondo Emiliozzi, con Aldo Petrignani vice commissario tecnico e Giulio Malingher, Alberto e Domenico Stilo consiglieri. Nomine anche al Comitato locale U.L.I.C. di Civitavecchia: il colonnello Dino Pancrazi diventa presidente, Torquato Ancillotti vice e Adelfi Pronzati segretario. Spetta al dottor Consalvo Martelli, invece, la presidenza del Comitato Viterbese, costituito il 23 maggio del 1929; Oscar Coluccini (che in seguito avrà un ruolo di primissimo piano nello sviluppo dell’attività del calcio viterbese) è il vice commissario tecnico e Umberto Felici il consigliere. Dopo qualche mese nascerà un altro importante comitato locale, quello dei Castelli Romani, che darà vita a degli storici campionati uliciani. La presidenza verrà affidata al cavalier Cleto Liberati, con Pierino Bertoli vice commissario tecnico e Armando De Pedis consigliere.

Con Roma e Lazio impegnate nella Divisione, il campionato di III Divisione regionale si presenta ai nastri di partenza con diciannove squadre, che il Direttorio divide su tre gironi. Nell’organico c’è anche il Rieti, che sfiora subito la promozione in II Divisione, arrivando alle spalle del rinata Fortitudo (alcuni dirigenti del vecchio club erano entrati nella società Forti facendole poi cambiare denominazione) dopo aver vinto (2-1) uno spareggio giocato a Roma contro il Frascati. Il calcio a Rieti compare alla fine degli anni Venti sui polverosi campi di porta Cinthia e di Molino della Salce, alle porte del capoluogo sabino.

[gn_dropcap style=”1″ size=”3″]M[/gn_dropcap]a la prima vera squadra cittadina emerge soltanto con l’arrivo a Rieti della Viscosa, che realizza lo storico campo in via Fassini sul quale il club sabino gioca il campionato di III Divisione, vinto dal Francesco Di Biagio Terracina, seconda nel girone C alle spalle del Bellator Frusino. Al girone finale arrivano anche Assicuratori e Leonina, prima e seconda nel girone B. Immancabilmente, com’è già successo la stagione precedente, l’andamento della stagione viene falsato dalla rinuncia di una squadra a portare a termine il calendario di partite programmato. Tocca al Montesacro alzare bandiera bianca prima del tempo nel girone A.

Il 30 settembre del 1930 Leandro Arpinati, la cui parabola ha già imboccato la fase discendente, conferma Alberto Arzilla alla segreteria del Direttorio Regionale, che trasferisce i propri uffici nella sede di Lungotevere Augusta 3, nella stessa sede della Federazione Italiana Giuoco Calcio. Il Direttorio Federale decide di allargare il numero dei componenti in consiglio, facendolo salire da tre a cinque. Così, al fianco di Arzilla vengono nominati consiglieri Ugo Barbiani, Raoul Campos, Carlo De Pità (delegato tecnico e responsabile della rappresentativa regionale) e Vincenzo Paci. Il 25 novembre entra nel Direttorio, ma soltanto in qualità di osservatore, il rappresentante del Gruppo Universitario Fascista Gallino. Negli anni successivi, a questa organizzazione calcistica sarà invece riservato un posto con pieni poteri nel Direttivo.

Escono di scena Guido D’Atri e Vittorio Orlandi, e se per quest’ultimo si tratta di un addio definitivo alle cariche federale, per il primo è un semplice avvicendamento, in quanto viene subito chiamato a ricoprire l’incarico di commissario nel Comitato locale di Civitavecchia. Proprio le nomine nei comitati locali sono un vero tourbillon di nomi e incarichi: a Saturno Bianchi è affidato il Comitato Romano, ad Armando De Pedys quello dei Castelli e ad Oscar Coluccini il Comitato Viterbese. Alberto Valentini è invece l’unico presidente confermato, all’U.L.I.C. di Roma, che annovera tra i consiglieri anche Adolfo Ramoni, dirigente che assumerà un ruolo di primo piano nell’attività federale del Lazio.

[gn_heading style=”2″]1930-1931[/gn_heading]

[gn_dropcap style=”1″ size=”3″]L[/gn_dropcap]a stagione 1930-31 segna il passaggio della II Divisione, che mantiene il suo carattere interregionale, sotto la competenza del Direttorio Regionale. Ciò comporta l’inserimento delle formazioni riserve di Roma e Lazio negli organici (undici le squadre) del campionato, al quale prende parte anche la Torres Sassari e, in via sperimentale, il Pippo Massangioli Chieti. Il Pescara resta fuori dagli organici per non aver espletato le formalità d’iscrizione. Stessa sorte capita alla Juventus Roma, costretta a ripartire dalla III Divisione. E’ la Roma riserve ad aggiudicarsi la vittoria del campionato, che parte il 30 ottobre e si conclude il 3 maggio, davanti alla seconda squadra della Lazio e alla Torres Sassari, che per regolamento, essendo la prima delle squadre di categoria, ottiene il passaggio in I Divisione.

La gestione del campionato comporta delle difficoltà nei rapporti tra gli uffici federali romani e i dirigenti  sardi, che in due circostanze scavalcano il Direttorio Regionale per rivolgersi direttamente a quello Federale. Motivo del contendere, la gara Ostiense-Torres del 15 febbraio, sospesa per le gravi intemperanze tra i giocatori. Il Direttorio ordina la ripetizione della gara, mentre i sardi chiedendo l’assegnazione della vittoria a tavolino si rivolgono direttamente al Direttorio Federale. La reazione di Alberto Arzilla arriva il 3 marzo del ’31 ed è inizialmente morbida, tanto che la Torres se la cava con un’ammonizione solenne “perché contrariamente ai Regolamenti e senza attendere le deliberazione che questo Direttorio avrebbe preso… rivolgeva istanza di interessamento ad Autorità Superiore”.

Dopo la ripetizione della gara, che avviene il 15 marzo e nella quale ci sono di nuovo interperanze dovute probabilmente al comportamento dei dirigenti sardi, la Torres protesta di nuovo con il Direttorio Federale, costringendo stavolta il Segretario a infliggere alla società sarda una multa di 100 lire “da versarsi entro e non oltre il 31 marzo, perché, per quanto diffidata e solennemente ammonita, continua ad interessare per le sue questioni sportive autorità e persone estranee a questo Direttorio, senza procedere con senso sportivo come stabilisce il Regolamento Federale. Non si infligge una più grave punizione in considerazione delle scuse e delle assicurazioni presentate”. Problemi con il Direttorio li ha anche il Massangioli Chieti, che in quattro gare (di cui due proprio con la Torres) non si presenta a giocare. Arzilla, regolamento alla mano, decide prima per l’esclusione dal campionato degli abruzzesi ma poi, forse anche in seguito a pressioni dall’alto, decide di riammettere la squadra alla II Divisione, imponendole però il pagamento di un indennizzo in favore della Torres di 2.000 lire.

[gn_dropcap style=”1″ size=”3″]E'[/gn_dropcap] a carattere interregionale anche il campionato di III Divisione, che si svolge dal 26 ottobre 1930 al 24 maggio del 1931 ed è articolato su due gironi da 8 squadre, di cui una  è l’Orbetello. Ottiene la promozione in II Divisione il Monopòli, ma il campionato è vinto dalla squadra riserve della Lazio, che nella finale batte proprio il Monopòli uno a zero. Nei gironi di semifinale entrano anche la Pro Tivoli, la Roma e l’Orbetello, che il 10 maggio si ritira dal campo nella partita con il Monopòli e la settimana dopo non si presenta a giocare sul campo del Fiumicino. L’Orbetello invia al Direttorio una lettera “poco riguardosa” in cui si comunica il ritiro dalle finali. La risposta federale non si fa attendere e anche ai toscani viene comminata una multa di 2.000 lire da girare, a metà ciascuno, al Fiumicino e alla Roma, squadre che avrebbe dovuto incontrare l’Orbetello nelle ultime due giormnate di campionato. Il Direttorio stabilisce anche la “sospensione della società da ogni attività fino a regolarizzare della loro posizione finanziaria rispetto a questo Direttorio ed alle società consorelle”. Quella delle defezioni è una costante abbastanza ricorrente nei campionati dei primi anni Trenta. Per il secondo anno di fila, dalla III Divisione si ritira il Montesacro, seguito dalla Vivace Grottaferrata (stagione tribolata e ritiro nonostante l’impegno del Podestà), Trasimeno di Roma, Rieti e Frascati. Tra le defezioni illustri c’è anche quella della Viterbese che per una stagione si ferma: ripartirà dai campionati U.L.I.C..

Il 18 febbraio del 1931 il Direttorio Regionale indice un corso per aspiranti arbitro, novità  assoluta per il Lazio. Al corso non può partecipare chi non ha compiuto i 18 anni e tutti quelli che presentino delle evidenti imperfezioni fisiche. Il corso prende il via il 15 aprile del 1931 alle 21 nella sede del Gruppo Arbitri Laziali “E.Sette” in via Orazio 31. Il 23 maggio si svolgono gli esami e al termine sono ammessi alla prova pratica i signori Francesco Abbisso, Fulvio Arena, Umberto Arcangeli, Casimiro Bezzi, Fernando Cecchetti, Antonio Guazzaroni, Adriano Galeazzi, Cesare Mingoli, Alfonso Petrucci, Nerio Peroni, Eraldo Rossi, Samuele Rispoli e Diego Straniero. In seguito i corsi arbitrali avranno cadenze annuali.

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