Storia del Comitato Regionale Lazio – Capitolo XVIII

[gn_heading style=”2″]1960-1962[/gn_heading]

[gn_dropcap style=”1″ size=”1″]N[/gn_dropcap]ell’estate del 1960 nascono ufficialmente i Nuclei Addestramento Giovani Calciatori, precursori delle scuole calcio. “I Nagc si prefiggono lo scopo di raggiungere la più larga divulgazione della pratica calcistica, il reclutamento e l’addestramento tecnico del maggio numero possibile di giovanissimi ed il loro razionale avviamento all’attività agonistica federale”, viene  scritto nell’atto costitutivo. Per far nascere un NAGC, le società devono rispettare a due requisiti: avere almeno tre anni di affiliazione e partecipare ad un campionato federale. Due le classi di età interessate: dai 10 ai 12 anni e dai 12 ai 14 anni. Obbligatorie almeno due lezioni settimanali per un totale di cinquanta lezioni annue. I NAGC vengono istituiti anche nel settore dilettantistico, subordinando però l’iscrizione e la partecipazione al campionato junior.

Sempre nell’estate del ’60 nel consiglio del Comitato Provinciale del Settore Giovanile entra Enzo De Angelis, mentre Fausto Trani viene incaricato di selezionare i calciatori per la Rappresentativa del Settore Giovanile. Il nome di Trani sarà sempre associato, anche quando il dirigente entrerà nel direttivo del Comitato Regionale, a quello di responsabile delle rappresentative, un ruolo che Trani amava in modo particolare. Insieme a Trani, collaboravano all’allestimento delle rappresentative, con diversi ruoli, anche Lamberto Benigni, Alberto De Rosa e Enzo De Angelis. Il Comitato Regionale delibera poi una riduzione dei gironi del campionato, che nelle ultime due stagioni era stato articolato su 4 gironi da 14 squadre.

La delibera dà seguito alla disposizione della Lega Nazionale Dilettanti, che aveva chiesto una progressiva riduzione degli organici del principale campionato regionale, sia per riqualificare il campionato stesso, sia per assecondare un più vasto progetto di riforma che sarà attuato tre anni dopo. Il presidente Baldani e il suo consiglio decidono quindi che dalla stagione 1961-62 i gironi di I categoria da quattro scendano a tre (ma da 16 squadre ciascuno) e l’anno dopo si riducano addirittura a due sempre da 16 squadre ognuno.

A fine stagione, pertanto, le prime 10 classificate dei quattro gironi del campionato 1960-61 saranno ammesse di diritto alla I/a Categoria, mentre il ruolo di 48 squadre verrà completato da eventuali società retrocesse dalla serie D, il cui numero condizionerà anche il numero delle società promuovende dalla II categoria. Al termine della stagione 61-62, invece, la riforma prevede che si qualifichino alla I/a categoria della stagione successiva le prime nove classificate dei tre gironi; completeranno il ruolo delle 32 squadre le retrocedende dalla serie D e le promosse dalla II/a categoria.

[gn_dropcap style=”1″ size=”1″]I[/gn_dropcap]l calcio laziale affronta uno dei momenti più tristi della sua storia a fine 1961, quando improvvisamente viene a mancare il presidente del Comitato Regionale. E’ la prima volta che il calcio laziale si trova a dover affrontare una situazione simile che, per un triste destino, sarà vissuta altre due volte quando scompariranno, mentre erano ancora in carica, Enzo De Angelis e Antonio Sbardella. Enrico Baldani muore il 4 novembre del ’61 al Policlinico di Roma, dopo essere stato ricoverato d’urgenza in seguito ad un infarto. Il presidente si sente male all’uscita di un ristorante in via Veneto, dove ha cenato con un pasto frugale a base di pasta e formaggi insieme ad alcuni amici del mondo del calcio per festeggiare il passaggio in IV serie dell’arbitro romano Falloni. Baldani non ama le cene fuori casa, ma quel venerdì sera (giorno in cui in tv viene trasmessa una commedia, genere che non è la passione del presidente) cede all’invito dopo molte insistenze.

Grande è la commozione che pervade tutto il movimento calcistico laziale e nazionale. I giornali riportano nelle pagine nazionali la notizia della scomparsa del presidente, arrivata poco dopo l’addio del noto arbitro internazionale Vincenzo Orlandini, già commissario della CAD e presidente dell’AIA di Roma. Il “Messaggero”, nella pagina sportiva del 5 novembre definisce lo scomparso presidente del Comitato Regionale “autentica figura di sportivo, scrupoloso, signorile e modesto in ogni suo atteggiamento, forte di qualità morale che gli valsero sempre la stima e il rispetto di quanti lo conoscevano”. Il Consiglio Direttivo del Comitato, in segno di profondo cordoglio per l’immatura scomparsa del proprio presidente, decide che il 12 novembre le squadre scendano in campo con il lutto al braccio e venga osservato un minuto di silenzio.

[gn_heading style=”2″]1962-1964[/gn_heading]

[gn_dropcap style=”1″ size=”1″]C[/gn_dropcap]on la morte di Baldani viene nominato reggente temporaneo Armando Pipparelli, altro dirigente dall’alto profilo morale che fino al 20 dicembre manda avanti con capacità l’attività del Comitato Regionale. Dopo un mese, però, la Lega Nazionale nomina di nuovo Rodolfo Bevilacqua commissionario straordinario, affidandogli così il periodo di transizione fino alle elezioni fissate a fine stagione. Il dirigente federale, pur con il Consiglio direttivo decaduto, continua ad avvalersi del lavoro dei consiglieri, che vengono tenuti all’interno del Comitato con altre funzioni: Filippo Jacinto, Angelo Bonincontro e Ugo Pagnani si occupano infatti della gestione della segreteria; ad Armando Pipparelli viene affidata l’amministrazione, mentre Giuseppe Garuti, Lionello Cianca e Paride Maccaroni si occupano di campi sportivi. Aldo Pasquali, Lamberto Benigno e Franco Ciavatta vengono invece incaricati di sovraintendere ai comitati provinciali, al regolamento e all’organizzazione tecnica.

Le elezioni per il nuovo consiglio direttivo vengono indette per il 22 luglio 1962, ma già dal mese di gennaio Bevilacqua decide di “liberare” i collaboratori del Comitato dagli incarichi assegnatogli per consentire loro di proporre la propria candidatura. Filippo Jacinto, com’era nelle previsioni e negli auspici di tutti, diventa presidente, mentre alla segreteria viene proposto e votato il nome di Enzo De Angelis, che viene scelto per le sue qualità organizzative già messe al servizio del Comitato Provinciale di Roma. Consiglieri vengono invece eletti Lamberto Benigno, Alberto Bonivento, Franco Ciavatta, Marcello Finamore, Ezio Lucchetti, Enrico Lupo e Domenico Molinini. Per l’ultima stagione Angelo Sansoni è presidente della Commissione giudicante, che la stagione dopo sarà affidata ad Armando Pipparelli.

[gn_dropcap style=”1″ size=”1″]N[/gn_dropcap]el 1962-63 i Comitati Regionali vengono trasformati in “organi di funzionamento regionale della Lega con dirigenti nominati, mentre le società, attraverso una consulta regionale (eletta ogni due anni dall’assemblea regionale e composta da un numero di consiglieri variabile in rapporto al numero di squadre) manterrebbero i rapporti con il Comitato”. Prima dell’inizio della stagione, nel Lazio viene formata una commissione di studio sui campionati, composta da alcuni presidenti di società e presieduta dal segretario Enzo De Angelis: l’insediamento avviene il 4 agosto e i risultati che scaturiranno daranno il via al progetto di riforma che verrà attuato qualche anno dopo dalla Lega Nazionale Dilettanti.

Per ricordare degnamente la figura del compianto presidente del Comitato, il cavalier Enrico Baldani, scomparso da un anno, viene organizzato un torneo a carattere regionale a cui partecipano squadre di I/a, II/a e III/a categoria. La prima edizione è vinta dall’Invictus Terracina, che in finale batte il Rieti 5-4 dopo i calci di rigore. La rappresentativa regionale è ancora affidata ad Alberto De Rosa, che si avvale sempre della supervisione di Otkar Ricci, mentre il consigliere federale Rodolfo Bevilacqua diventa responsabile della squadra nazionale dilettanti. Vengono nominati anche degli osservatori provinciali: Giovanni Mayer a Frosinone, Olferino Di Spigno a Latina, Giacomo Berardi a Roma e Nazzareno Caporossi a Viterbo.

[gn_dropcap style=”1″ size=”1″]L[/gn_dropcap]a crescita del calcio laziale negli anni Sessanta è testimoniata dalle cronache dei campionati e delle rappresentative regionali che interessano sempre di più i giornali e in particolare il quotidiano sportivo di Roma e del Lazio, il “Corriere dello Sport”, che sollecita la collaborazione del Comitato per avere le cronache delle partite. L’8 febbrario, il presidente Jacinto chiede quindi alle società laziali di indicare un dirigente al quale il Comitato può rivolgersi per raccogliere i risultati delle proprie squadre e comunicarle ai giornali. Compaiono anche i resoconti delle partite di III categoria, che vengono inviati entro il martedì pomeriggio al “Corriere dello Sport” che li pubblica il giorno dopo.

Cresce l’attenzione e cresce, di conseguenza, anche la trasparenza, amministrativa e contabile del Comitato Regionale Laziale. I rendiconti economici di fine stagione, oltre ad essere portati all’approvazione delle assemblee, vengono pubblicati sui comunicati ufficiali in modo da essere portati a conoscenza anche di quei dirigenti che non prendono parte alle assemblee. Costi e ricavi aumentano e nei bilanci, quindi, le cifre riportate sono ormai in termini di milioni di lire. L’affitto della prestigiosa sede di via Musa, l’aumento del numero dei collaboratori chiamati a lavorare negli uffici del Comitato (gli impiegati sono ancora pochissimi) e l’attività sempre più ampia fanno lievitare le spese, che nella stagione 62-63 toccano gli 11 milioni e 416.275 lire, portando il Comitato a registrare un avanzo di gestione di 142.459 lire, a fronte dei proventi che ammontano a 11.558.734 lire. Come sono lontane le cifre degli anni Venti, attestate intorno alle decine di migliaia di lire. La voce più grande nelle spese è diventata quella derivante dalla gestione del personale.

[gn_dropcap style=”1″ size=”1″]I[/gn_dropcap]l campionato di I/a categoria del 1963-64 è vinto dal Rieti, mentre quello di II/a è stravolto da una decisione della Caf su un tentativo di llecito a carico della Libertas Vulsinia stravolge. L’arbitro Alessandro Lucaccini di Roma, designato già dall’8 maggio 1964 per la gara tra il Vulsinia e il Mancini Civitavecchia del 17 maggio, riceve un’offerta tra le 300 e 500 mila lire da un collega di lavoro che gli chiede, a nome del presidente del Vulsinia, di agevolare il Bolsena, impegnata nel girone B della II categoria. In prima istanza il Giudice sportivo condanna il Vulsinia alla perdita del titolo di vincitore del girone del campionato, ma assolve i dirigenti del Bolsena.

La Commissione Disciplinare conferma la sentenza infliggendo sette punti di penalizzazione al Vulsinia, così il Mancini Civitavecchia viene dichiarato vincitore del campionato ed è promosso in I Categoria. In questa stagione si affaccia per la prima volta in FIGC il Paliano, che aveva iniziato a giocare a calcio subito dopo la Seconda Guerra Mondiale, disputando però, per quasi vent’anni, soltanto tornei e amichevoli. La stagione viene funestata dalla scomparsa di Eugenio Tinelli, già consigliere del Comitato e presidente del Comitato Romano nell’immediato dopoguerra, che muore nella mattinata del 4 marzo del 1964.

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