Storia del Comitato Regionale Lazio – Capitolo XXII

[gn_heading style=”2″]1972-1976[/gn_heading]

[gn_dropcap style=”1″ size=”1″]N[/gn_dropcap]ella stagione 1972-73 le società laziali censite sono 587 con oltre 22 mila giocatori tesserati; 1265 sono invece gli arbitri inseriti nei quadri. Dati che si traducono in una percentuali di sette punti dell’attività regionale, in linea comunque con l’andamento nazionale. Testimonianza della fertilità del movimento calcistico laziale è l’istituzione, dopo una stagione di sperimentazione, del campionato “Under 21”, a cui possono partecipare le società di III/a categoria o le squadre riserve di altri campionati. Alle società vincitrici (escluse quelle Riserve) viene riconosciuta la promozione in II/a Categoria.

L’obbligo di partecipare ad un campionato giovanile (Juniores o Allievi) ai club di Promozione e I/a Categoria, viene inasprito dal Consiglio Direttivo che si concede la facoltà di svincolare d’autorità tutti i giocatori di età inferiore ai 16 anni e superiore ai 14, l’età minima per ottenere il tesseramento a vita, qualora venisse disatteso l’obbligo. Alle società del settore giovanile viene concessa la facoltà di tesserare anche calciatori stranieri, che però abbiano lo status di dilettante con la propria federazione e siano residenti in Italia.Un grande merito, in questa crescita, viene riconosciuto alle capacità dirigenziali di Filippo Jacinto, che l’8 luglio 1972 ottiene la riconferma alla presidenza per il quinto mandato di fila e che i vertici della Federazione apprezzano ogni giorno di più, tanto da coinvolgerlo nell’attività nazionale della Lega Dilettanti.

Nell’assemblea dell’8 luglio arrivano le conferme anche per Eugenio Bartolozzi e Franco Ciavatta, mentre Enzo De Angelis, che mantiene la carica di segretario, viene eletto per la prima volta nel consiglio del Comitato Regionale. Escono dal direttivo (ridotto di una unità) Mario Zarghetta, Sergio Esposto e Michele Pierro: oltre a De Angelis, subentrano anche Alberto Tribioli e Fausto Trani, responsabile delle rappresentative.

La Rappresentativa Juniores del 1973

[gn_dropcap style=”1″ size=”1″]N[/gn_dropcap]Nella prima metà degli anni Settanta nel Comitato Regionale entra Laura Mattia, l’attuale segretario del CR, che inizia a collaborare con il calcio laziale. L’orario di lavoro dei cinque impiegati allora presenti nel Comitato è molto ampio, e abbraccia l’arco di tempo che va dalle 10 alle otto di sera, ma è soprattutto di pomeriggio che si svolge gran parte del lavoro.

Ed è sempre di pomeriggio che negli uffici di via Musa compaiono i tantissimi collaboratori (tra questi ci sarà anche Melchiorre Zarelli, l’attuale presidente del Comitato, chiamato dal suo amico Pippo Jacinto a “dare una mano”), che fanno quasi tutti capo al segretario De Angelis, la cui competenza è riconosciuta da tutti, e a Raffaele Sciortino, che lavora nel ministero della Pubblica Istruzione ed è un ottimo scrittore. Profondo conoscitore delle carte federali, Sciortino è un costante riferimento, anche per il giudice sportivo Armando Pipparelli, al quale basta dare indicazioni sui provvedimenti assunti per poi verderli trascirtti con chiarezza sul comunicato ufficiale.

La fiduca nelle conoscenza delle norme federali di Sciortino è così ampia che quando si verificano situazioni particolari, il dirigente viene consultato senza problemi dagli organi di giustizia sportiva di primo e secondo grado. Grazie a questa sua competenza, Sciortino con l’avvento di De Angelis alla presidenza del Comitato Regionale diventerà prima segretario e poi consigliere del calcio laziale.

[gn_dropcap style=”1″ size=”1″]L[/gn_dropcap]a sede di via Musa, per quanto ampia e abbastanza confortevole, non è sufficiente ad ospitare tutti gli uffici del Comitato. Così, l’ufficio tesseramento, in cui lavorano l’attuale segretario dell’Interregionale Mauro De Angelis e Di Giambelardino, è distaccato nella palazzina che è proprio di fronte al Comitato Regionale: il lavoro di tesseramento è tutto manuale perché l’informatizzazione arriverà nella FIGC soltanto una decina di anni più tardi, quando nel 1982 verrà messo in funzione un cervellone elettronico chiamato “S400” che ancora oggi è il cuore del sistema informatico federale.

Nella palazzina di fronte a quella del Comitato in via Musa, c’è anche la sede del Comitato Provinciale diretto ancora da Ruggiero Lopopolo e nella quale lavora già da qualche anno come giudice sportivo Antonino Catalfamo, dirigente del Ministero della Marina, portato nel Comitato dallo stesso presidente Filippo Jacinto e convinto a sposare la “passione per il calcio” già nel suo primo giorno di lavoro al ministero. Catalfamo viene “reclutato” dal concittadino e collega di lavoro Jacinto appena arrivato da Messina, dov’è nato e si è laureato, dopo aver vinto un concorso che lo porta a lavorare nella sezione dove c’è anche il papà di Ferdinando Fanfani, che con Catalfamo dividerà il ruolo di giudice sportivo e presidente del Comitato Provinciale di Roma. Il giudice sportivo sarà poi tra i primi in Italia ad applicare la “responsabilità oggettiva” nei confronti del Pontemammolo non per azioni violenta dei propri tifosi, ma per omissione da parte dei dirigenti della società, che davanti all’aggressione dei calciatori all’arbitro (un giovane tassista), si sono voltati dall’altra parte anziché intervenire.

Una decisione giuridica che viene fortemente criticata dal “Corriere dello Sport“ ed è invece approvata dalla “Gazzetta dello Sport”, testimoninanza della controversa interpretazione che fu data all’applicazione della norma. Catalfamo diventerà presidente del Comitato Provinciale di Roma con l’avvento di Enzo De Angelis alla presidenza del Comitato Regionale, e quando Ferdinando Fanfani (che era subentrato a Ruggiero Lopopolo) era passato alla giustizia sportiva della neonata Divisione Interregionale; ma la nomina viene suggerita da Filippo Jacinto, che nutriva infinita stima per il suo conterraneo

[gn_dropcap style=”1″ size=”1″]L[/gn_dropcap]a presenza di numerosi dirigenti di grande spessore garantisce, in questi anni, un’attività abbastanza tranquilla per gli uffici del Comitato Regionale, impegnati a far quadrare i conti delle società, alle prese con la difficile situazione di austerity vissuta in tutta l’Italia nel 1973, l’anno della grande crisi petrolifera. Il Governo, per farvi fronte, dopo l’estate, fa scattare a sorpresa “le domeniche senza auto”, provvedimento che mette in grave difficoltà l’attività del calcio dilettanti nel Lazio, come nel resto del Paese. Ogni settimana si corre il rischio di non poter garantire il regolare svolgimento dei campionati.

Arbitri, dirigenti e calciatori vanno incontro a enormi disagi per arrivare sui campi sportivi. Il Comitato Regionale Laziale si fa ovviamente carico del problema e proponendo di anticipare al sabato tutta l’attività. Per discutere del provedimento straordinario, il 26 novembre è indetta una riunione a cui prendono parte tutte le componenti federali regionali e alcuni presidenti di società. Jacinto invia una lettera a tutte le società in cui spiega la situazione e i provvedimenti: “I noti, recenti provvedimeti governativi sul divieto di circolazione automobilistica nei giorni festivi impongono al calcio dilettantistico non solo dei sacrifici ma anche una serie di problemi, la cui risoluzione è strettamente collegata ad elementi generali (comportamento dei cittadini e delle varie categorie interessate) e ad elementi di dettaglio (organizzazione ed efficienza dei trasporti pubblici) di cui potrà essere valutata la portata solo dopo un certo periodo di esperienza”. Dalla riunione, però, emerge la volontà di mantenere salda l’identità del calcio dilettanti, continuando a svolgere l’attività nella giornata di domenica, anche per ragioni prettamente organizzative.

Il Comitato decide di tornare ad esaminare l’argomento dopo aver raccolto elementi sulle varie esperienze, aver inviato e ricevuto un questionario a tutte le società per una più approfondita conoscenza dei diversi problemi ed aver predisposto una relazione sulla situazione del Lazio che sarà portata all’attenzione del Consiglio Direttivo della Lega Nazionale Dilettanti, la cui riuione è prevista per la metà di dicembre. Malgrado le difficoltà incontrate a raggiungere i campi, anche in questa stagione non mancano gli episodi di intolleranza sportiva, che spingono il presidente Jacinto a chiedere maggiore disciplina sui campi sportivi, “perché in questo particolare momento vanno messe in evidenza le doti morali di tutti per concorrere a mantenere la nostra attività sportiva”.

I dirigenti delle società laziali, però, pur di arrivare a determinati risultati non fanno mancare uno scandalo per un tentativo di illecito sportivo nella partita Isola Liri-Nettuno, nel quale come testimone viene coinvolto anche l’avvocato Michele Pierro. La sentenza della Disciplinare penalizza di tre punti il Nettuno e radia l’allenatore del Nettuno Domenico Cappelli e il giocatore dell’Isola Liri  Mauro Clementi, ritenuti colpevoli del tentativo di illecito.

[gn_dropcap style=”1″ size=”1″]L[/gn_dropcap]e tasse d’iscrizione al campionato di Promozione della stagione 1974-75 è di 500 mila lire, mentre sono 365 mila le lire necessarie per partecipare alla Prima categoria. La Promozione è sempre strutturara su due gironi da 16 squadre, la Prima categoria ne ha quattro di gironi, otto la Seconda, tutti da 16 squadre l’uno. Si consolida il campionato di Terza categoria Under 23, vengono formati ben tre gironi in provincia di Roma che garantiscono il salto in Seconda categoria. Il campionato suscita così interesse che la stagione successiva il presidente Jacinto decide di allargare anche alla Seconda categoria la formazione di un girone Under 23.

La Maia Cat cede il proprio titolo alla Lodigiani, che così fa la sua comparsa nei campionati dilettantistici, gettando le basi per diventare, nell’arco di vent’anni, la terza squadra di Roma. Il campionato di Promozione è vinto dalla Fortitudo, che però decide di rinuniciare al semiprofessionismo, preferendo restare nei dilettanti. Al posto dei rossoblù sale il Banco Roma, secondo classificato nel girone A e neo-promosso dalla I Categoria.

Anche in questa stagione il campionato è in parte condizionate dalle difficoltà con cui i referti arbitrali giungono negli uffici di via Musa. Il giudice sportivo Armando Pipparelli, che ha al suo fianco anche Carlo Calabria (oggi giudice sportivo del Comitato) e Raffaele Cipollone, esamina con ritardo i referti e le decisioni vengono quindi prese a distanza anche di qualche settimana dalla data di svolgimento della partita. Nella stessa situazione si trova anche il presidente delle Disciplinare, Cesare Mazza, che deve lavorare fino all’inizio dell’estate per esaminare tutti i ricorsi.

[gn_dropcap style=”1″ size=”1″]L[/gn_dropcap]a Promozione continua ad essere la vetrina del Comitato anche nella stagione 1975-76. E’ il campionato che interessa di più i mass-media e anche i tifosi che sui campi fanno sentire in modo discreto, ma a volte anche deciso, la propria presenza sugli spalti. I numeri d’altronde parlano chiaro. Le società affiliate che al 30 giugno 72 erano 546, nel giro di quattro stagioni sono diventate 758, con un incremento di 212 società. “Tale incremento – scrive Jacinto nella sua relazione – ha portato contemporaneamente un notevole aumento dei giocatori tesserati che raggiungono il numero di circa 50 mila. Dati che confermano ancora una volta l’interesse allo sport calcistico anche come fatto sociale”.

C’è anche un forte incremento dell’attività giovanile, che spinge il Comitato ad abbassare i limiti del campionato under di Terza categoria, scendendo da 23 a 21 anni e di formare uno o più gironi di Under 23 in Seconda categoria. Ai gironi Under 21 di Terza potranno accedere anche le squadre riserve dei club già iscritti alla Promozione, che in caso di vittoria finale non avranno però diritto alla promozione in Seconda categoria.

Da questa stagione viene poi a cessare l’obbligo di corrispondere, alle società ospitate, l’indennizzo di viaggio che aveva caratterizzato i campionati federali dall’immediato dopoguerra. Sui comunicati ufficiali, dopo decenni di intestazione classica (soltanto la scritta) compare un logo del Comitato Regionale Lazio. E’ una “C” stilizzata che racchiude le sigle FIGC e LND.

Con la Seconda categoria allargata anche all’Under 23, nell’estate del 1976 il Comitato decide di ampliare i campionati, portando da quattro a cinque i gironi di Prima categoria e da otto a dieci quelli di Seconda. Un provvedimento che verrà ratificato nell’assemblea del 3 luglio ‘76 che si tiene nel Palazzo dei Congressi all’Eur. “Tale delibera – spiega il presidente Jacinto – si rende necessaria per il costante allargamento della base, il che comportava l’impossibilità di garantire, secondo la prassi sempre seguita da questo Comitato, la promozione alla categoria superiore delle società vincenti i rispettivi gironi. L’aumento dei gironi consente una maggiore selezione tecnica delle società”.

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