Gianmarco dà Scacchetti… al gol

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Gianmarco Scacchetti RIPRODUZIONE RISERVATA
Gianmarco Scacchetti con la maglia del Flaminia – ©RIPRODUZIONE RISERVATA

Venticinque anni, una sessantina di gol in due stagione e mezzo a Lariano. Come seconda punta uno score niente male, quello di Gianmarco Scacchetti, che fa delle tecnica e della fantasia le armi migliori da usare in mezzo al campo. Oltre al gol, che l’attaccante del Lariano RDP Nemi, neo leader della classifica marcatori dell’Eccellenza con sette reti, segna con ottima continuità.

“Il fiuto del gol l’ho sempre avuto, sin da quando, all’età di 10 anni, ho iniziato a giocare a pallone con le maglie del Colonna, del San Cesareo, della Romulea e del Palestrina, club con i quali ha fatto la trafila delle giovanili, dalla scuola calcio in su”. Gli Allievi Regionali, però, va a giocarli a Frascati dove, ricorda Scacchetti “segnai 15 reti e questo mi valse un posto negli Juniores del San Lorenzo”. La convocazione nella Rappresentativa Regionale forse vale quanti i 12 gol segnati con i biancorossi di Roma. Il passaggio nella Diana Nemi, in Eccellenza, gli fa fare un ulteriore salto in avanti. “Fui convocato prima nella Rappresentativa del Lazio, con la quale ho vinto il Torneo delle Due Sicilie, poi in Nazionale e con la maglia azzurra ho giocato il Torneo Caput Mundi, da avversario del Lazio. La prima convocazione, a Coverciano, fu un’emozione incredibile. Ci sono tornato altre tre-quattro volte ed ogni volta respiravo un’aria incredibile, particolare”.

L’anno d’oro di Gianmarco si chiude con il trasferimento al Frosinone, allora in serie B. “Firmai un contratto di tre anni con il club e fui aggregato alla prima squadra con Cavasin”, ricorda felice Scacchetti. Un infortunio, brutto e lungo da recuperare, però, gli bloccano l’ascesa. “Non feci nemmeno in tempo a iniziare la stagione perché ad agosto mi sono operato al ginocchio destro. Quando sono tornato a Frosinone, però, la riabilitazione non è andata per il verso giusto e a fine ottobre ho deciso di operarmi di nuovo, a Villa Stuart dal professo Mariani”.

Nella clinica dei “miracoli” ortopedici (che ha rimesso in piedi anche Totti e Eto’o, Scacchetti è rinato. “Devo tutto a loro se sono tornato a gicoare”, ammette. A febbraio il nuovo tentativo di vestire la maglia del Frosinone. Prima quella della squadra Primavera, poi con le panchine con la prima squadra. “Cavasin mi dava sempre tanti consigli, mi invogliava a dare il meglio di me dicendomi che la stagione successiva avrebbe sicuramente puntato su di me”. L’estate successiva, però, a guidare il Frosinone arriva Braglia, oggi sulla panchina della Juve Stabia, e Scacchetti finisce al Manfredonia, in serie C2. “In Puglia giocai subito 90 minuti in coppa Italia, poi esordii in campionato contro il Catanzaro, alla seconda giornata”.

Le prospettve di un’annata finalmente da professonista, però, si infrangono ancora sugli infortuni, questa volta di natira muscolare. “Erano i postumi del doppio intervento, che mi permisero di giocare appena quattro partite in tutto. Recisso il contratto con il Frosinone, decisi così di tornare a casa per curarmi come si deve”. La ripartenza avviene nel Lazio, ma stavolta al Nord della Regione e in serie D. “Ho ricominciato a giocare nel Flaminia Civita Castellana. Ho disputato un buon campionato, con 28 presenze e due gol. Anche l’anno successivo decido di restare in quarta serie, ma a Zagarolo. All’inizio va tutto bene, poi le cose in società precipitarono ed io mi spostai a Lariano, in Eccellenza, dove giocai 16 gare e segnia 8 reti”.

Un exploit che riaccende le luci del professionismo si Gianmarco Scacchetti. “E’ vero, mi cercarono diverse società di Lega Pro, ma a quelpunto mi trovavo davanti ad un bivio: tornare a giocare al calcio, oppure scegliere un lavoro. Decisi che la seconda strada era la migliore, proseguendo a giocare per divertirmi nel Lariano”.

Con il club gialloverde le stagioni sono altalenanti (quarto posto prima, retrocessione poi) ma Gianmarco lascia comunque il segno: 20 reti il secondo anno, 16 anche il terzo. “Nonostante la scorsa stagione sia stata davvero difficile, perchè coincisa con la retrocessione, ho preferito restare a Lariano, anche se a dicembre club com il Terracina e il San Cesareo mi volevano. E’ stata una scelta di vita, per dirla in gergo, perchè la società è ottima e quest’anno c’è una gran voglia di riscatto”.

I risultati stanno dando ragione al gruppo, che è tornato ad essere quello di due anni fa. “Ci conosciamo tutti, stiamo facendo davvero bene. Siamo secondi in classifica ed io in sei partite ho segnato sette reti. Inoltre, abbiamo superato il turno di Coppa Italia battendo due volte la Lup Castelli Romani, la corazzata del girone. Lo ripeto, vogliamo fare ben, siamo un ottimo gruppo e abbiamo un ottimo allenatore. Insomma, ci sono tutti i presupposti per proseguire su questa strada”.

Per Scacchetti, però, potrebbero suonare di nuovo le sirene dei club di altre categorie. “A Lariano sto bene, non mi stancherò mai di ripeterlo, ma nella vita mai dire mai. L’unica cosa che vorrei, è quella di poter lottare per vincere un campionato. Qui sarebbe magnifico, ma anche da un’altra parte…”.

Il carattere di Gianmarco è di quelli che tanti vorrebbero. Persona umile, tranquilla che non ha grilli per la testa, se non quelli che ti spingono a migliorare sempre. “Allenamento dopo allenamento penso solo a migliorarmi. Certo, speravo di poter giocare in serie a un giorno, ma contro la sfortuna puoi far poco. Non ho rimpianti per come sono adnate le cose, preferisco gurdare avanti senza piangermi troppo addosso”.
Pino Di Cori oggi, ma anche Stefano Ferretti ieri, sono i tecnici che “mi hanno insegnato qualcosa, anche se con Ferretti c’è stato un rapporto particolare, perchè in un momento delicato, al mio arrivo a Lariano, mi ha subito dato tanta fiducia”.

A chi, invece, la fiducia non l’ha accordata, Gianmarco dedica un pensiero. “La miglior risposta l’ho data sul campo, facendoli ricredere sulle mie potenzialità. In questo, devo molto agli insegnamenti della mia famiglia, che non smetterò mai di ringraziare per essermi stata vicina e per avermi sempre sostenuto. Gli altri, invece, li lascio parlare, tanto poi sul campo di calcio le parole restano… parole”.

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