Un piccolo eroe calcistico. Un ragazzo che ha regalato un sogno ad una città, ad una società ed anche a se stesso. Sebastiano Buccheri, classe 1994, è stato il portiere che ha neutralizzato due calci di rigore, nella classica lotteria finale, quella che ha deciso chi dovesse vincere, tra Albalonga e Vis Artena, la coppa Italia di Eccellenza. “Non è la prima volta che paro dei calci di rigore”, spiega il giovane portiere, calcisticamente cresciuto nelle giovanili della Roma. “L’anno scorso, quando giocavo in serie D con il Palestrina, ne avevo parati due nella gara contro il Sora; così come avevo fatto, l’anno prima, in Cynthia-Isola Liri”.
Chiamatelo pararigore, dunque, nessun vi smentirà. Sebastiano, nato nel quartiere Talenti a Roma, ha iniziato a giocare dalle parti di casa, nell’Achillea. Poi, le sue qualità l’hanno portato a trasferirsi al Centro Calcio Federale, con Massimo Piscedda e Claudio Del Cello come guide tecniche. “Dopo quell’esperienza, sono stato allenato da mio padre, al Tor di Quinto, che è stato ex calciatore di serie D. E ancora oggi, mi dà consigli”. Con i suggerimenti paterni, Buccheri arriva alla Roma, passando per la Cisco Roma. “Fui chiamato per giocare nella Primavera, nel 2010-2011; insieme a me c’erano Florenzi, Caprari, Sabelli. Con De Rossi in panchina vincemmo il titolo italiano, anche se io ho giocato soltanto due volte in coppa Italia. D’altronde, ero soltanto in prestito dall’Atletico Roma e a Trigoria si pensava a valorizzare i propri giocatori, non quelli delle altre società. Peccato, perché è stata una bella esperienza che avrebbe potuto darmi di più sul piano calcistico”.
Da Roma a Melfi per tentare di far diventare il gioco del calcio una professione. “Avevo solo 17 anni e per un giovanissimo non c’era molto spazio in terza serie. Così sono tornato vicino casa, al Cynthia, dove Gagliarducci, l’attuale allenatore dell’Albalonga, era il secondo del tecnico Pochesci”. Palestrina la scorsa stagione, Fondi in questo inizio di 2014-2015. “Un infortunio al ginocchio mi ha costretto a stare fermo un pò di tempo, da qui l’idea di venire all’Albalonga a dicembre. Sapevo che qui avrei avuto la possibilità di giocare spesso perchè rientro nei giovani di Lega”.
Nella finale, però, tutti si aspettavano il più esperto Leacchè. E invece, ecco Buccheri. “Confesso che mi sentivo in giornata di grazia, perché oltre a parare due rigori, avevo intuito anche la direzione degli altri due, calciati dai giocatori della Vis Artena”. In tema di “stato”, Buccheri spiega come è riuscito ad essere protagonista. “Innanzittutto cerco sempre di capire l’attaccante dove tira, poi parto soltanto nell’attimo in cui calcia perchè ho un ottimo scatto di reni che mi consente di recuperare quella frazione di secondo rispetto al pallone. A volte va bene, altre volte, invece, se calciano con particolare forza è difficile prendere i tiri anche per me”. Gagliarducci gli ha fatto i complimenti, gli stessi ricevuti dal presidente Camerini, che è solitamente di poche parole. “Ringrazio anche la squadra, poiché questi successi vanno divisi in parte uguali. Siamo tutti protagonisti e il successo non è merito di uno soltanto”.