Storia del Comitato Regionale Lazio – Capitolo XXX

[gn_heading style=”2″]2004-2006[/gn_heading]

[gn_dropcap style=”1″ size=”1″]I[/gn_dropcap] numeri eccezionali raggiunti dal Comitato Regionale alla fine della stagione 2003-04 non rappresentano un punto di arrivo, ma di ripartenza del movimento laziale. I primi due anni di presidenza di Melchiorre Zarelli consentono alle società tutte di conoscere, in modo diretto e profondo, l’uomo che fino alla morte di Antonio Sbardella aveva contribuito alla crescita del calcio laziale stando dietro le quinte. Così, Zarelli si presenta all’Assemblea Elettiva del 2004 forte del pieno appoggio del movimento, che subito apprezza lo spirito innovativo e trasparente instaurato nella gestione dell’attività.

La sua rielezione stavolta diventa una pura formalità, perché i “pruriti” di due anni prima non si avvertono, grazie alla voglia di continuità manifestata dalle società. A Bagni di Tivoli, il 18 novembre del 2004, nell’hotel che ha già visto passare altri momenti importanti della storia del Comitato, per rieleggere il presidente basta una semplice alzata di mano e un lungo e convinto applauso, a chiusura di un’assemblea aperta dal ricordo dell’ex arbitro internazionale Sbardella. Anche il Consiglio Direttivo si ripresenta compatto al fianco del numero uno e con lui ottiene la rielezione. Soltanto Ruggero Lopopolo, già consigliere e vicepresidente del Comitato, per ragioni di salute e dopo tantissimi anni di strada percorsa insieme, non segue il suo amico Melchiorre, pur restando moralmente al fianco di Zarelli.

Per Lopopolo viene chiesta la nomina a presidente onorario del Comitato Regionale, ma dalla Lega, a malincuore, si fa notare che questa carica può essere assegnata soltanto a chi è stato già presidente del Comitato. Con grande dispiacere, dunque, Zarelli vede uscire di scena dai ranghi dell’organizzazione calcistica Ruggero Lopopolo, ma con lui il presidente manterrà comunque contatti frequenti, avvalendosi della sua esperienza di grande dirigente e profondo conoscitore del calcio della provincia di Roma.

[gn_dropcap style=”1″ size=”1″]N[/gn_dropcap]el Consiglio Direttivo, insieme a Vincenzo Calzolari, Antonino Catalfamo, Franco Cerro, Piero D’Innocenzo, Sergio InsognaGiuseppe Russo, viene eletto Dario Scalchi, ex arbitro e delegato regionale del calcio femminile, che da anni lavora nel Comitato all’ufficio organizzazione  gare. L’elezione a consigliere non spinge Scalchi a mutare il proprio incarico. Anzi, proprio con lui, all’interno del Comitato Regionale la figura del consigliere regionale assume un’ottica diversa: non più semplice carica rappresentativa, ma operativa al servizio delle società. L’uscita dal Consiglio di Lopopolo, rende vacante anche il ruolo di vicepresidente, a cui aspirano Giuseppe Russo e Vincenzo Calzolari.

L’impossibilità di Russo (che è medico a Minturno) ad essere costantemente presente negli uffici di via Tiburtina spinge la scelta verso l’ex dirigente della Roma Otto Torre Maura. Il posto di Dario Scalchi come delegato del calcio femminile viene preso da Angelo Volontè, mentre delegato del calcio a cinque resta Antonio Dragonetti, a cui si affianca, in qualità di delegato provinciale, Pietro Colantuoni.

Al vice presidente Calzolari viene delegata tutta l’organizzione dell’attività delle Rappresentative, a cui Zarelli rivolge particolare attenzione, chiedendo un rilancio sul piano dei risultati e, quindi, dell’immagine agonistica del Comitato stesso nell’ambito della Lega Nazionale Dilettanti. E’ con Calzolari che Zarelli spesso si confronta quando deve mettere in atto una delle sue tante iniziative. D’altronde, con la figura del segretario legata ancora al nome di Laura Mattia e quindi ancorata al settore amministrativo, nell’organigramma federale regionale viene a mancare proprio una figura simile a quella che proprio Zarelli, prima della sua elezione a presidente, rappresentava.

E’ anche per questo che il presidente rieletto, animato da tanto entusiasmo, svolge in prima persona gran parte del lavoro organizzativo. Seguire il suo ritmo, incalzante e pressante, non è sempre facile; sia per gli impiegati del Comitato (il cui numero viene adeguato al nuovo volto assunto dal Comitato Regionale Lazio) che per i collaboratori, assunti a ruoli sempre più importanti e fondamentali per lo svolgimento dell’attività. D’altronde, l’anima profondamente radicata nelle istituzioni, porta inevitabilmente Zarelli a seguire in prima persona alcune iniziative, anche se l’aver ridisegnato il ruolo dei consiglieri lo porta a delegare parte dei compiti.

Il presidente, forte del pieno mandato avuto dalle società, sforna a ritmo impressionante idee e progetti, passando dagli aspetti logistici (migliorare la funzionalità degli uffici è un suo costante pallino) a quelli agonistici e formativi con una velocità impressionante, a volte, spiazzante. La riforma più importante, il presidente Zarelli la introduce all’inizio della stagione 2004-05. Riguarda il campionato Juniores, che si sdoppia e si qualifica come mai era accaduto prima.

[gn_dropcap style=”1″ size=”1″]V[/gn_dropcap]ene creata la categoria Elite, ovvero due gironi da sedici squadre che rappresentano il vertice di tutto il movimento. Alla base, altri quattro gironi regionali e una vasta attività provinciale. Una scelta che dà subito i suoi frutti, perché il Lazio ritrova, dopo anni di retroguardia, un posto di primo piano nella finali nazionali della categoria. Non è un caso che sia proprio una squadra laziale (il San Lorenzo) a vincere lo scudetto juniores, traguardo che mancava da alcuni anni. Proprio i giovani, rappresentano una costante nelle decisioni assunte da Zarelli, che investe con un’ondata verde anche i campionati di Eccellenza e Promozione.

La stagione porta qualche difficoltà organizzativa per via della sospensione dei campionati, decretata dal C.O.N.I. in segno di lutto per la morte di Papa Giovanni II. Lo stop fa slittare l’intera attività di una settimana e i disagi maggiori si avvertono nel campionato di Eccellenza, che deve “spezzettare” le gare dell’ultima giornata: al mercoledì si giocano gli incontri che interessano il vertice della classifica, la domenica successiva tutti gli altri; un frazionamento necessario per consentire, la domenica, lo svolgimento degli spareggi tra le prime classificate di entrambi i gironi. L’arrivo al fotofinish sia nel girone A che in quello B è un evento nuovo, a cui il Comitato non ha mai dovuto far fronte prima d’ora.

I due spareggi sono l’evento dell’anno calcistico: si giocano il 15 maggio a pochi chilometri di distanza l’uno dall’altro. Sono Colleferro e Anagni ad ospitare le gare tra Pisoniano e Civita Castellana e tra Almas Roma e Cassino. La scelta di Anagni ha un sapore particolare, perché coincide con la sparizione della locale società di calcio, costretta ad abbandonare il campionato di Eccellenza a metà stagione per gravissimi guai finanziari. Zarelli vuole però dare un segnale forte alla cittadina, storicamente e tradizionalmente tra i centri più importanti del calcio laziale, e ci porta a giocare le due principali protagoniste del girone B, quello appunto cui prendeva parte l’Anagni Fontana.

[gn_dropcap style=”1″ size=”1″]G[/gn_dropcap]li spareggi promuovono alla serie D il giovane Pisoniano (che così diventa il più piccolo centro a giocare in campo nazionale) e la vecchia Cassino; per Civita Castellana e Almas le delusioni non finiscono con gli spareggi, ma proseguono anche nei play-off nazionali. Entrambe sono costrette a restare in Eccellenza. Campionato che ritrova la Civitavecchiese, che vince la Promozione e riporta la città portuale ai vertici regionali. Il club non è lo stesso che due anni prima era malinconicamente retrocesso due anni di seguito, finendo in Prima Categoria. La Civitavecchiese, vecchia denominazione del club nato nel 1920, è la squadra della Ge.Di.La., espressione cattolica della città di Civitavecchia.

Il tema giovani torna prepotentemente d’attualià nell’estate del 2005, quando viene deciso di organizzare un grande meeting dedicato ai ragazzi della categoria juniores. Zarelli affida a Piero D’Innocenzo il compito di portare a Roma tantissimi giovani, a cui il presidente vuole lanciare un messaggio semplice, ma importante: ”Dallo sport valori per la vita”. Uno slogan che consente al Comitato Regionale Lazio di radunare il 10 settembre al Palaghiaccio di Marino oltre duemila ragazzi tra i 17 e i 18 anni, a cui vengono lanciati dei messaggi importanti in tema di integrazione, rispetto dei valori sportivi e di lealtà agonistica.

Sono monsignor Carlo Mazza, direttore dell’Ufficio Nazionale della C.E.I. per la Pastorale del tempo libero, turismo e sport, vescovo di Fidenza e già Cappellano della squadra Olimpica dal 1988, e Bruno Conti, campione del mondo nel 1982, i principali testimonial dell’evento, a cui prende parte, in collegamento audio, anche Paolo Bonolis, lo showman che proprio in quelle settimane associa il suo nome ad una svolta epocale per il calcio italiano: il passaggio degli highlight della serie A dalla tv pubblica a quella privata.

[gn_dropcap style=”1″ size=”1″]A[/gn_dropcap]lla categoria juniores, Zarelli rivolge numerose attenzioni anche sul piano normativo e organizzativo. E’ sua l’idea di organizzare un torneo internazionale di grande spessore, che consenta ai ragazzi della Rappresentativa regionale Juniores di confrontarsi con altre realtà calcistiche e, soprattutto, con altre etnie e culture. Nel febbraio del 2005 nasce il “Roma Caput Mundi” che nella prima edizione mette in campo nazionali rappresentative europee (Romania, Spagna, Inghilterra, Grecia) oltre alla Libia, in rappresentanza dell’Africa. Una presenza importante, quella libica, che spinge il figlio del leader libico Gheddafi a far visita ai suoi “ragazzi” nell’hotel di Palestrina che li ospita. E’ una visita improvvisa, fugace ma graditissima, con il solo Vincenzo Colzolari a far da padrone di casa perché l’improvvisata non consente a Zarelli di raggiungere in tempo l’hotel.

La squadra libica è la grande “attrazione” del torneo Roma Caput Mundi, che conclude la prima edizione con una bella finale allo stadio Tre Fontane di Roma. A dare il calcio d’inizio dell’ultima gara (vinta dalla Romania) c’è Trajanos Dellas, difensore greco della Roma; sugli spalti tanta gente, tra curiosi e osservatori, in campo decine e decine di ragazzini delle scuole calcio di Roma e provincia a disegnare coreografie e colori. L’organizzazione del torneo, portata avanti in prima persona dal consigliere Piero D’Innocenzo, si rivela l’ennesimo successo per il Comitato, dopo l’ottima riuscita del Torneo delle Regioni del 2003.

L’iniziativa diventa subito un “cult” del C.R. Lazio, che negli anni seguenti metterà in cantiere altre interessanti e avvincenti edizioni del torneo, sostenuto dalle istituzioni comunali (la cerimonia ufficiale si svolge in Campidoglio), provinciali e regionali, oltre che della Lega Nazionale Dilettanti, che decide di partecipare con la propria Nazionale. Il “Roma Caput Mundi” porterà poi la Rappresentativa regionale Juniores a varcare, per la prima volta nella storia del calcio laziale, i confini nazionali per andare a giocare un torneo all’estero. Accade nell’estate del 2005, quando dalla Grecia arriva l’invito a partecipare al torneo Egnatia, nella regione di Salonicco. Un’esperienza unica per i ragazzi, che si confrontano con altre culture e altre realtà sportive lontano da casa.

[gn_dropcap style=”1″ size=”1″]L[/gn_dropcap]a spinta giovane del Comitato porta il consiglio direttivo ad ampliare il numero dei giovani da impiegare obbligatoriamente nei campionati di Eccellenza e Promozione. La Lega Nazionale Dilettanti indica in due il numero minimo, il Lazio decide di andare oltre, continuando a dare spazio anche ai ragazzi della categoria 1985, che altrimenti rischierebbero (con il cambiare dei limiti) di restare esclusi dalle squadre. Il campionato di Eccellenza della stagione 2005-06 riserva anche un’altra sorpresa: la nuova composizione dei gironi. E’ il presidente Zarelli che se ne occupa personalmente, avvalendosi dell’aiuto di una giovane figura, quella di Claudio Galieti, che all’interno del Comitato va assumendo sempre più importanza.

Dopo anni di divisioni più o meno tradizionali, si decide di dare una scossa alla suddivisione degli organici. Il girone A, tradizionalmente legato al Nord Lazio, abbassa il proprio confine, arrivando fino ai limiti della provincia di Latina con l’inserimento di Anziolavinio e Pomezia. Uno spostamento che si rivela fortunato per la prima squadra, che vince, a sorpresa, il campionato. Nel girone B, invece, ci vuole di nuovo uno spareggio per decretare la squadra vincitrice: Morolo e Terracina, stavolta, giocano allo stadio Flaminio di Roma e, per la prima volta, l’evento viene trasmesso in diretta televisiva.

La conclusione della stagione 2004-05 segna l’arrivederci di Carlo Calabria, che dopo oltre vent’anni trascorsi a contatto con il mondo della giustizia sportiva, decide di farsi da parte. Il suo saluto al Comitato è commovente. Avviene il 15 giugno del 2005 a Grottaferrata, a margine della consegna delle benemerenze regionali. Zarelli prepara una sorpresa al giudice sportivo regionale che lascia, facendogli trovare un riconoscimento personale, consegnatogli mentre l’intera sala calorosamente applaude in piedi Calabria, visibilmente commosso. Il dirigente, entrato nel Comitato con il suo mentore Armando Pipparelli, resta lontano dagli uffici della giustizia sportiva appena un anno, perché nel 2008 torna come componente della Commissione Disciplinare. Giudice sportivo regionale diventa Massimo D’Apostoli, che entrerà anche lui a far parte della Disciplinare guidata dall’avvocato Livio Proietti: l’incarico di giudice sportivo passa a Ernesto Milia, ex giudice dell’Interregionale.

[gn_heading style=”2″]2006-2008[/gn_heading]

[gn_dropcap style=”1″ size=”1″]L'[/gn_dropcap]estate del 2006 è segnata dalla morte di Ruggero Lopopolo, a cui sarà intitolata un’edizione del Torneo del Tirreno, che da due anni ha lasciato il Comitato Regionale ma che al calcio laziale è rimasto sempre fortemente legato. La sua scomparsa avviene proprio a metà agosto, ma sono tanti i dirigenti e gli appassionati del calcio regionale che partecipano ai suoi funerali, il 18 agosto. Il lutto apre nel modo peggiore una stagione che sarà molto difficile per il presidente Zarelli e il Comitato Regionale.

A settembre, il consiglio direttivo del Comitato Regionale subisce un cambiamento. L’assemblea biennale voluta dalla Lega Nazionale Dilettanti, sancisce l’uscita di scena di Antonino Catalfamo, consigliere di origini calabresi, che lascia l’incarico a Franco Pascucci, avvocato romano, già presidente del Comitato Provinciale di Roma. Al posto di Pascucci, viene nominato Gian Piero Mascelli, il vicepresidente del C.P. Roma, l’uomo operativo del calcio provinciale romano. Oltre al Comitato Provinciale di Roma, cambia presidente anche Latina, con Renato Di Iorio che viene avvicendato con l’ex segretario Antonio Mariani.

I problemi iniziano a luglio, con l’improvviso arrivo in Eccellenza dell’Aprilia, appena retrocesso d’ufficio dalla serie D dopo la violenta e vergognosa aggressione ai giocatori del Monterotondo, avvenuta nell’ultima di campionato della stagione 2005-06. L’Aprilia ha anche l’obbligo di giocare in campo neutro tutte le gare della nuova stagione; e trovare dei campi adatti ad ospitare le gare del club pontino non è facile. Zarelli ovvia il problema inserendo l’Aprilia nel girone A, che per la prima volta sposta i suoi confini nella provincia di Latina. E’ il campo dell’Urbetevere, a Roma, a ospitare gran parte delle gare casalinghe dell’Aprilia, una scelta che limita i disagi delle società avversarie.

[gn_dropcap style=”1″ size=”1″]A[/gn_dropcap] minare tutto l’ordinamento federale regionale, però, a settembre arriva il “caso Frascati”, una vicenda che porta al deferimento del numero uno del calcio regionale, oltre che di alcuni dirigenti del club castellano. All’origine del provvedimento della Procura Federale, presunte irregolarità, denunciate in forma anonima, sull’iscrizione della Lupa Frascati, appena retrocessa dalla serie D al campionato di Eccellenza. Irregolarità dovute ad un passaggio di proprietà avvenuto all’interno della società, i cui contorni sono poco definiti. La vicenda si protrae a lungo, e quando a dicembre arriva la notizia del deferimento (è il capo ufficio stampa della F.I.G.C., Antonello Valentini, a comunicarlo via telefono allo stesso Zarelli) il mondo sembra crollare addosso al presidente del Comitato Regionale.

La notizia arriva qualche minuto prima di una riunione, già programmata, del Consiglio Direttivo del Comitato Regionale. Zarelli, però,  non se la sente di restare negli uffici di via Tiburtina. Ha bisogno di riflettere e cerca conforto nell’affetto dei suoi cari nella sua casa di Villalba. I consiglieri, invece, restano nella sede del Comitato. Si riuniscono ugualmente, sia pure in via informale, e dopo una breve discussione escono dalla stanza con una lettera di solidarietà al presidente. La firmano tutti, ma è il consigliere Piero D’Innocenzo a farla avere immediatamente a Zarelli, che matura anche l’idea di dimettersi per senso di responsabilità nei confronti delle società.

Sono proprio gli attestati di stima e di affetto che arrivano dal Consiglio ma anche dalle stesse società, che lo spingono ad andare avanti, nonostante parte dalla stampa colga l’occasione per insinuare l’idea di nuove soluzioni dirigenziali nella gestione del Comitato Regionale Lazio. A ridargli un po’ di sorriso, ci pensa a metà marzo la Commissione d’Appello Federale che rigetta tutte le  accuse mosse dal Procuratore Stefano Palazzi e le sue richieste di condanna.

La sentenza è così limpida, che lo stesso Procuratore si astiene dal presentare appello, cosa che invece fa per i dirigenti della Lupa Frascati. E’ la vittoria della linea di trasparenza da sempre invocata da Zarelli, che nella sua relazione di fine stagione, il presidente si toglie qualche sassolino dalla scarpa, parlando di “un fattore di difficoltà, creato da una vicenda che mi ha riguardato e che è durata per diversi mesi. Ma che alla fine mi ha visto completamento assolto, con una ben argomentata ed esauriente sentenza della Commissione d’Appello Federale, sulla quale, almeno per quanto riguarda la mia persona, il Procuratore Federale non ha proposto appello. La vicenda – spiega alle società, che intervengono all’assemblea, un amareggiato presidente – è stata purtroppo il triste emblema di una fase di polemiche e veleni, che con dispiacere dobbiamo constatare fanno parte del nostro modo di intendere il calcio, troppo legato a fattori esterni al campo di gioco. Bisogna invece tornare a comprendere e soprattutto gustare i risultati conseguiti sul campo di gioco, e non appassionarci ai risultati che possono derivare da anomale situazioni di carattere amministrativo o formale. Ed è questo l’invito che anche qui mi sento di fare ancora una volta per recuperare senso di sportività e divertimento”. L’appello viene raccolto dalle società, che tributano a Zarelli un lungo e convinto applauso che sancisce la conclusione di un’amara parentesi.

[gn_dropcap style=”1″ size=”1″]L[/gn_dropcap]a felice conclusione del “caso Frascati”, coincide con la vittoria del campionato del club castellano, vero dominatore del girone B. Il successo viene digerito male dal Gaeta, che in segno di protesta contro la classe arbitrale, decide che nel penultimo turno di campionato nessuna delle sue squadre giovanili scenda in campo. Il deferimento per comportamento antisportivo scatta inevitabilmente. Ai play-off per la serie D ci va il Cynthia 1920, principale rivale (anche sul piano verbale) del Frascati: i biancazzurri riescono anche loro a salire in quarta serie, vincendo entrambe le gare dei play-off nazionali. Cosa che non accade al Ciampino, seconda classificata nel girone A alle spalle della piccola Bassano Romano, che per la prima volta sale in serie D.

Anche in questa stagione, come era accaduto l’anno prima, il calcio si ferma per una giornata. La morte dell’ispettore di Polizia Filippo Raciti dopo il derby siciliano tra Catania e Palermo, e l’uccisione del dirigente Ermanno Licursi (malmenato al termine di una gara di 3^ Categoria) a febbraio spingono il Commissario Straordinario della F.I.G.C., Luca Pancalli, a decretare una giornata di lutto, fermando ogni attività calcistica.

I campionati tutti slittano, ma stavolta non c’è bisogno di giocare un turno infrasettimanale (comunque previsto dal calendario perché le società avevano chiesto di iniziare la stagione a metà settembre anziché agli inizi) in quanto non ci sono spareggi promozione da giocare. Devono invece essere giocati i play-out retrocessione, novità introdotta per la prima volta sia per il campionato di Eccellenza che per quello di Promozione. E’ una coda appassionante al campionato, che però registra un brutto epilogo a Colleferro, dove al termine della seconda gara di spareggio con il Nettuno (che mette in salvo i padroni di casa) si scatena una maxi-rissa tra i giocatori in campo. Ne fanno le spese ben sei calciatori, che oltre alle pesanti squalifiche in sede di giustizia sportiva pagano le conseguenze con l’applicazione del Daspo, il provvedimento voluto dal Governo per arginare la violenza negli stadi e che impedisce ai colpevoli di frequentare gli stadi per due anni. Il che significa, per i calciatori, non poter giocare al calcio.

[gn_dropcap style=”1″ size=”1″]N[/gn_dropcap]el luglio del 2007 arriva la novità più importante della cinquantenaria storia della Lega nazionale Dilettanti: l’accorpamento del settore giovanile con il settore dilettanti. Svolta epocale, arrivata dopo anni di attesa e una “battaglia” che ha visto prima Sbardella e Giulivi, e poi lo stesso Zarelli impegnati a combatterla. E’ soprattutto quest’ultimo a dare gli imput decisivi affinchè la Lega e la F.I.G.C. compiano il passo decisivo. Le discussioni sostenute da Zarelli in sede di Consiglio di Lega sono lunghe e a volte anche accese. Numeri, situazioni e modialità di cambiamento sono oggetto di riunioni e Giancarlo Abete, vicepresidente federale, è tra i primi a comprendere l’importanza del passo da campiere.

E’ proprio Abete, un anno prima che la riforma vada in porto e che lo stesso dirigente diventi Presidente delle F.I.G.C., a indicare il Lazio come Comitato pilota per sperimentare l’attuazione dello sportello unico. “E’ stata una svolta epocale, che ha rimesso le cose al posto giusto – scrive Zarelli nella sua relazione all’assemblea – perché dà alle società maggiori certezze e una maggiore facilità di accesso, con l’istituzione dello sportello unico, a quelle che sono le operazioni indispensabili per partecipare alla vita federale. In pratica, c’è stato uno snellimento di tutti quelli che sono i passaggi obbligati che ogni società deve compiere per partecipare ai campionati: dall’espletamento delle pratiche per le iscrizioni ai campionati all’acquisizione dei moduli per i tesseramenti, fino ad una contabilità diretta e completa, senza più distinzioni tra dilettanti e settore giovanile”. Il primo passo è l’introduzione di un sistema di agevolazioni nelle modalità dei pagamenti di stampati e cartellini, che riducono notevolmente le odiose file allo sportello.

Sul piano agonistico, la stagione 2007-08 si apre con l’allargamento dei gironi del campionato di Promozione, i cui organici passano da 16 a 18 squadre. Una decisione maturata dal presidente Zarelli, che intende qualificare sempre più l’attività dei due principali campionati regionali. Che assumono connotati sempre più verdi, visto che i giovani da impiegare obbligatoriamente durante le gare di campionato diventano quattro, uno oltre il limite minimo imposto dalla Lega Nazionale Dilettanti. Il campionato di Eccellenza alla sua conclusione riporta in auge, dopo ventitre anni di attesa, il Gaeta, vincitore del girone B, e promuove, stavolta in via diretta, alla serie D il Civitavecchia 1920. A cui si aggiunge anche il Boville Ernica, che vince i play-off nazionali a scapito dell’Aprilia. Per la prima volta, dopo il sorteggio libero voluto da Zarelli nell’estate del 2006, due squadre laziali giocano un derby promozione nei play-off.

[gn_dropcap style=”1″ size=”1″]N[/gn_dropcap]el febbraio del 2008 un’altra tragedia colpisce il calcio laziale e investe pesantemente di nuovo il Comitato Regionale Lazio. Sul campo  dell’Almas a Roma muore Alessandro Bini, un quattordicenne che stava giocando una partita del campionato giovanissimi. Dopo un contrasto di gioco, il ragazzo finisce contro un rubinetto dell’acqua posto sui tubi per l’impianto di irrigazione e perde la vita. L’indagine della magistratura interessa anche il fiduciario regionale per gli impianti sportivi che finisce sotto inchiesta per l’omologazione data al campo di gioco. La tragedia colpisce sul piano personale il presidente, che come padre e nonno, prima ancora che come dirigente sportivo, cerca di stare vicino alla famiglia Bini, alla quale scrive una toccante lettera.

Da questo luttuoso evento viene comunque tratta nuova forza per chiedere con decisione l’emanazione di norme precise per la sicurezza negli impianti sportivi. Zarelli si fa promotore di alcune iniziative che tendono a spingere le società, che hanno in gestione o sono proprietarie dei campi, a raddoppiare gli sforzi per mettere completamente a norma i propri impianti. In tema medico-sportivo, invece, il Comitato Regionale si impegna strenuamente a sostenere la politica di prevenzione, sia attraverso l’istituzione di corsi di primo soccorso, riservato ai dirigenti di società; sia con il tentativo di istituire centri di pronto intervento per le autoambulanze; sia con la distribuzione gratuita di defibrillatori. In quattro anni, ne sono stati distribuiti alle società ben 123, il cui funzionamento è assicurato dai dirigenti delle stesse società attraverso la partecipazione ai corsi organizzati in collaborazione con la fondazione Giorgio Castelli che ricorda un altro ragazzo tragicamente scomparso su un campo di calico durante un allenamento.

[gn_dropcap style=”1″ size=”1″]I[/gn_dropcap] quattro anni che vanno dal 2004 al 2008, si rivelano particolarmente intensi per il Comitato Regionale Lazio, che sotto la spinta dell’attivismo del suo presidente moltiplica la sua attività. I numeri sono chiari e inequivocabili perché le 1.048 squadre che prendevano parte ai campionati nel 2002, due anni dopo, sono già salite a 1.211, con un incremento di quasi duecento squadre; mentre alla fine del primo quadriennio, queste  diventano addirittura 1.394, con un aumento del 15,5% in quattro stagioni. E’ una crescita dell’attività e del numero di squadre e società davvero esponenziale, con cifre che superano di gran lunga la media nazionale.

Anche nel numero di gare giocate in una sola stagione, l’aumento è deciso perché si va quota 17.425 della stagione 2003/2004 a quota 19.925 della stagione 2007/2008, con un incremento di 2.500 incontri. Numeri che riguardano soltanto le gare relative a squadre di Lega, senza prendere in esame l’attività giovanile, che dal 2007 è diventata tutt’uno con quella dilettanti. Come sono lontani e sbiaditi i ricordi degli uffici di via Musa, quando organizzare l’attività per qualche centinaio di partite sembrava una montagna da scalare; o quando, agli albori del Ventesimo Secolo, le prime riunioni del Comitato Regionale Lazio erano limitate a sole quattro società.

Anche nel calcio a cinque, sia maschile che femminile i dati stanno a testimoniare come il Lazio sia ai primi, se non al primo posto nel panorama del futsal italiano. Tante le società, numerosi i dirigenti, tecnici e giocatori animano in questi anni il mondo del calcio a cinque, conferendo vivacità e autorevolezza ai campionati, siano essi quelli di vertice della serie C1, o la base appassionata e combattiva della serie D. Segnale di un movimento che ha una sua fisionomia, che viaggia, ormai, con le proprie gambe.

Con società che hanno una propria identità affermata negli anni e non costituiscono più delle meteore che vanno e vengono. I club del calcio a cinque, che fino all’altro ieri era difficile identificare in una locazione specifica, hanno acquisito strutture e sedi stabili, che caratterizzano il territorio, rappresentando dei punti di riferimento per i giovani che vogliono avvicinarsi a questa disciplina. Sintomatica è la nascita, sotto questo profilo, del campionato Under 21 regionale, che nel giro di tre stagioni registra un vero boom di iscrizioni. Segnale chiaro della volontà di tutto il movimento di partire da basi solide e durature.

[gn_dropcap style=”1″ size=”1″]S[/gn_dropcap]ul piano tecnico, i passi in avanti sono notevoli e tutti di grande rilevanza. I successi ottenuti dalle squadre laziali in campo nazionale stanno a testimoniare la valenza tecnica del movimento, che negli ultimi anni ha vinto la Coppa Italia nazionale maschile con il Colleferro (stagione 2007/2008), ha conquistato un titolo italiano con la Rappresentativa regionale maschile (2005/2006) e vinto lo scudetto nazionale femminile con la Lazio Woman (2007/2008), la Coppa Italia nazionale con la Virtus Roma (2005/2006). Successi di grande prestigio, accompagnati e supportati da una serie di riforme che hanno lo scopo di incrementare e sviluppare sia in termini di quantità che di qualità tutta l’attività.

Il Lazio è il primo Comitato Regionale a dare vita ad un proprio campionato Under 21, che in tre anni raccoglie ampi consensi da parte delle società passando da un girone unico, a tre raggruppamenti di 14 squadre ciascuno. Il campionato Under 21 è la punta dell’icerberg del settore giovanile del calcio a cinque, che si sviluppa anche attraverso un affermato campionato Juniores ma, soprattutto, si poggia su una base ormai solida di giovani formazioni, che prendono parte ai campionati Allievi e Giovanissimi.

Risultati positivi anche per il calcio a 11 femminile che, sia pure con contorni numerici inferiori, conquista sempre più spazio a costo di enormi sforzi. Il riconoscimento a questo graduale avanzamento, è arrivato con gli straordinari risultati conseguiti dalla nostra Rappresentativa, che conquista un titolo italiano e un secondo posto al Torneo delle Regioni, rappresentano tappe storiche per il Comitato, arrivate in coincidenza con il centesimo anno do vita del Cr Lazio.

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