Storia del Comitato Regionale Lazio – Capitolo XIII

[gn_heading style=”2″]1944-1946[/gn_heading]

[gn_dropcap style=”1″ size=”3″]M[/gn_dropcap]entre l’Italia del Nord è ancora in piena guerra civile, nell’estate del 1944 il presidente del C.O.N.I., Giulio Onesti, nomina Ottorino Barassi commissario per il Centro-Sud. L’ex segretario condiziona però il suo sì ad un referendum tra le società centro-meridionali che in quel momento, stante l’esistenza di una linea gotica, costituiscono il nucleo della ricostituita Federazione. Barassi, che ottiene il sostegno richiesto, indica in Alberto Valentini l’uomo da cui il calcio del Lazio deve ripartire. Le società laziali riunite in assemblea, senza problemi eleggono alla presidenza del Comitato Regionale il dirigente già  conosciuto e apprezzato soprattutto dalle società romane.

Con il comunicato numero 1 del 19 agosto 1944 il nuovo presidente porge alle società il saluto d’insediamento del nuovo organismo: “Il Comitato Regionale Laziale nell’iniziare la sua attività ringrazia le società della fiducia accordatagli, ed invia il proprio saluto al Commissario Straordinario del CONI e al Commissario Straordinario della FIGC, agli arbitri ed a tutte le società affiliate. Il Comitato rivolge inoltre il proprio saluto al Direttorio della XI Zona e al Commissario straordinario uscente”. Una settimana dopo, le società tornano a votare per scegliere i due membri rappresentanti le società all’interno del nuovo consiglio, formato da otto unità, presidente e segretario compresi.

Nella votazione del 26 agosto viene però riscontrata un’irregolarità nella delega del C.S. Monteverde Nuovo, “in quanto firmata dal socio compilatore e presentatore col nome del Presidente della propria Società”. Dopo la valutazione degli atti e delle testimonianze, il Comitato decide che Angelo Cascioli, il dirigente sotto accusa, ha comunque agito in buona fede e va soltanto ammonito. La votazione, però, dev’essere rifatta il 5 ottobre, data che viene spostata al giorno 12  per consentire alle società di rispondere a un questionario sulla vicenda. Nella seconda votazione Carlo Galeotti va a completare il direttivo del Comitato Regionale Laziale, in cui ci sono  due dirigenti immuni da ogni epurazione post-fascista: Adolfo Ramoni, che assume la responsabilità della segreteria, e Armando Pipparelli, a cui è affidato il delicato compito di cassiere. A questi, si aggiungono quattro nuovi consiglieri: Andrea Ercoli, Ottorino Peronti, Ugo Catalano e Rodolfo Bevilacqua, altro personaggio che proviene dai vecchi direttori. Il presidente uscente, Oscar Bayer, resta nei quadri federali con un incarico nel campo delle vertenze economiche della F.I.G.C..

L’opera di assestamento dell’ex Direttorio XI Zona (che istituisce il Comitato della Zona Braccianese) subisce un altro stop quando l’ingegnere Andrea Ercoli, per motivi professionali, deve dimettersi dall’incarico. Il 20 novembre viene indetta un’altra assemblea per la sua sostituzione, in cui viene eletto Enrico Baldani, già affacciatosi nel precedente direttivo per sostituire Armando Bonifazi. Il nuovo dirigente mette subito in evidenza le proprie qualità, tanto che poco dopo il suo ingresso nel direttivo regionale va ad assumere anche la presidenza del Comitato Sezione Propaganda, di cui fanno parte anche Bevilacqua, Catalano e lo stesso Galeotti.

Nelle prime settimane del nuovo Comitato, per motivi economici e per l’ancor scarso funzionamento del servizio postale, il Comunicato ufficiale non è inviato alle società ma pubblicato sul “Corriere dello Sport”. Le società che hanno necessità di averne copia devono fare esplicita richiesta al Comitato, che provvede a inviarlo addebitando le relative spese. All’interno del Direttivo, però, ci si rende subito conto che la decisione assunta crea problemi e così, già a fine settembre, si fa marcia indietro, decidendo comunque di spedire a tutte le società una copia del comunicato. E’ così che vengono diramate le modalità per effettuare il saluto obbligatorio prima della partita. “Il saluto verrà reso assumendo la posizione di attenti. Subito dopo, con un rapido dietro-front, verrà reso il saluto al pubblico della tribuna opposta. I Capitani, si presenteranno fra loro e all’arbitro con sportiva cordialità; il saluto fra i capitani e fra questi e l’arbitro ripetuto al termine delle gara sarà considerato come l’espressione di quella cavalleresca sportività alla quale ogni atleta deve uniformare il proprio comportamento”. Il 30 gennaio 1945 viene poi aggiunta una postilla che stabilisce “che le squadre si scambieranno il saluto alla voce con un triplice VIVA per la squadra competitrice. Il saluto alla voce verrà scambiato prima del fischio d’inizio e ripetuto al termine della gara subito dopo il saluto reso al pubblico”.

[gn_dropcap style=”1″ size=”3″]L[/gn_dropcap]a fine della Guerra segna anche il ritorno nella F.I.G.C. dell’Associazione Italiana Arbitri, rivitalizzata dagli stessi arbitri riuniti a congresso a Bologna. La Federazione, che trasferisce la propria sede in via S.Eufemia 19 a Roma, però, pur prendendo atto della rinascita dell’A.I.A. non gli dà il giusto riconoscimento, specificando con il comunicato del 16 ottobre del ’44 che “… la Federazione, pur riconoscendo la costituzione dell’Associazione Italia Arbitri (AIA) non può concedere alla stessa nessun mandato specifico, in sostituzione di Enti Federali già esistenti (CITA) e perciò tutto quanto si riferisce alla organizzazione arbitrale ed a mezzo dei suoi Enti periferici. La Federazione, a solo titolo consuntivo, potrà avvalersi, di volta in volta, della collaborazione dell’AIA”.

Il documento scatena una piccola-grande bufera nel mondo arbitrale, chiamato ad eleggere in brevissimo tempo i propri i rappresentanti C.I.T.A. in seno ai Comitati. Nel Lazio, il presidente Valentini convoca un’assemblea degli arbitri per il 20 ottobre e”invita gli arbitri laziali a far giungere al C.R. la libera espressione dei propri desideri”, ma il giorno dopo la convocazione, il 18 ottobre, attraverso un documento che ribadisce l’indipendenza della categoria, gli arbitri minacciano lo sciopero. Valentini ne prende atto e il 19 ottobre riafferma attraverso un documento “il tradizionale concetto unitario della Federazione, invita gli arbitri fedeli allo sport e alla loro missione di comunicare la propria adesione al Comitato, di disporre la regolare prosecuzione delle manifestazioni in corso autorizzando le società, nell’assenza dell’arbitro designato, ad affidare la direzione della gara ad altro arbitro o sportivo, possibilmente tesserato FIGC presente sul campo, previo accordo fra le società di concretarsi in una dichiarazione scritta di accettazione firmata dai due capitani”.

Contemporaneamente alla vertenza arbitrale, Valentini indice un corso per aspiranti arbitri, invitando le società a far iscrivere i propri soci nel tentativo di formare in brevissimo tempo una nuova classe arbitrale in sostituzione di quella “aventiniana”, la cui causa, a detta del presidente del Comitato, “è stata sottoposta ad interessi particolaristici, pur confermando la stima e il rispetto per la delicata funzione arbitrale”. Accanto al Comitato si schierano le società laziali, che in una riunione indetta il 20 novembre 1944, approvano un documento di sostegno all’operato di Valentini in cui “danno mandato al Comitato Regionale di sostenere presso il nuovo Reggente della FIGC la necessità che gli statuti vigenti, depurati dalle norme autoritarie, vengano rispettati fintanto che su di essi possa pronunciari l’assemblea nazionale delle società”.

La vertenza A.I.A.-F.I.G.C. si chiude a metà dicembre, grazie alla felice mediazione di Ottorino Barassi. L’autorizzazione straordinaria ad arbitrare le gare di campionato concessa ai dirigenti viene revocata e le gare tornano quindi ad essere regolarmente dirette dagli arbitri “in una sana e disciplinata atmosfera sportiva con piena consapevolezza del difficile momento che la nazione vive”. Gli arbitri, per il momento, continuano dunque a identificarsi nella Commissione Italia Tecnica Arbitri (C.I.T.A.), che nel Lazio, il 15 febbraio 1945, nomina presidente della commissione regionale Gino Mazzarini, che entra nel Consiglio direttivo del Comitato e si avvale della collaborazione di Armando Bonifazi e Alfonso Riselli.

[gn_dropcap style=”1″ size=”3″]F[/gn_dropcap]are ricorso allo sciopero sembra andare di moda in questi anni perché appena si è conclusa la polemica arbitrale, si apre un’altra vertenza, questa volta legata a problemi di natura fiscale, che culmina con uno sciopero generale delle società laziali, questa volta appoggiato dal Comitato Regionale Laziale. La clamorosa decisione scaturisce dall’assemblea del 10 aprile 1945, in cui le società approvano il seguente ordine del giorno: “Le società calcistiche laziali convocate presso il Comitato Regionale Laziale, per l’esame della situazione venutasi a creare degli gli aggravi fiscali in atto dal 1 aprile u.s. udita la relazione del Presidente del C.R.L., dopo ampia discussione decidono di sospendere l’attività in segno di protesta per domenica 15 aprile, riservandosi ulteriori decisioni dopo aver conosciuto l’esito delle pratiche in corso fra il C.O.N.I. e il Ministero delle Finanze. In rapporto al voto emesso dalle società, i campionati regionali e locali di qualsiasi categoria sono sospesi in tutto il Lazio, nella giornata del 15 aprile 1945. E’ sospesa anche la concessione di autorizzazioni di partite amichevoli”.  Le assicurazioni che arrivano  dal Ministero limitano ad una sola giornata lo sciopero, consentendo la regolare conclusione della stagione.

Il travagliato rapporto con il mondo arbitrale, conosce un altro momento difficile qualche mese dopo la riappacificazione di fine 1944. Il tema di attrito questa volta è la violenza sui campi di calcio, che continua a pesare sulla regolarità dei campionati. Un primo intervento del presidente Valentini arriva il 30 aprile del 1945, dopo che il presidente regionale del C.I.T.A., Gino Mazzarini, viene colpito da un dirigente della Juventus di Roma nella gara con l’Italia Libera, e un arbitro, Giovanni Stillaci, è costretto a sospendere la gara tra S.Lorenzo e Colosseum perché violentemente colpito dal giocatore Bruno Diotallevi. “Il Comitato Regionale Laziale ha deciso a non cedere ad intimidiazioni, minacce, violenze con la quali tentasse di continuare metodi superati dall’avvento di una sane e bene intesa libertà che consente, oltre il ricorso agli Enti Federali superiori, previsto dai Regolamenti, la libera critica e discussione nelle assemblee federali; ad esigere il rispetto dovuto a chi… opera nella serena conoscenza di un dovere compiuto al servizio della buona causa sportiva…”.

[gn_dropcap style=”1″ size=”3″]A[/gn_dropcap]nche nel mese di giugno “il Comitato esprime agli arbitri la propria solidarietà e li esorta a svolgere il loro compito con fermezza, nell’interesse di quella disciplina di cui sempre e comunque verrà preteso il più assoluto rispetto”; e con cui porta a conoscenza che “verranno escluse dai campionati le società ai danni delle quali, o di loro giocatori soci o sostenitori debbano essere applicate sanzioni per violenze contro gli arbitri”. La minaccia però non basta perché la Commissione arbitri il 13 giugno 1945 decide di scioperare, astenendosi, a partire dal 16 giugno, dal dirigere le restanti gare stagionali. Il Comitato Regionale, che “avanza e svolge, immediatamente le più ampie riserve sull’ordine di astensione dalla direzione delle gare” convoca d’urgenza l’assemblea generale delle società per le ore 6 del 19 giugno, imponendo loro di prendere l’impegno di “tutela morale e materiale dell’arbitro”. Un impegno che messo per iscritto il 23 giugno e tanto basta agli arbitri per riprendere immediatamente l’attività.

La F.I.G.C. dispone che il campionato di I Divisione misto regionale, che ha caratterizzato gli anni della guerra, nella stagione 1944-45 diventi di qualificazione alla nuova Divisione Nazionale, che verrà ripristinata nel 45-46. E’ anche istituito un torneo “pre-campionato di qualificazione”, che nel Lazio è articolato su cinque gironi da otto squadre ed uno da sette, al quale la città di Tivoli iscrive ben cinque squadre: Anio, Avanti di Tivoli, Edera di Tivoli, Libertas e Spartaco tutte inserite nello stesso girone, insieme a Subiaco, Mentana e Monterotondo. Al campionato di “pre-qualificazione” prende parte anche l’Associazione Sportiva Nettuno, che comincia così l’attività in F.I.G.C. dopo i dieci anni trascorsi dall’anno della sua fondazione (1933) nella Sezione Propaganda.

Il campionato di qualificazione, vinto dalla Roma, concede a otto squadre il visto a partecipare alla Divisione Nazionale. Tra queste c’è anche il G.S. Vigili del Fuoco, che rinuncia rendendo necessario far disputare un mini-torneo di qualificazione a tre, a cui prendono parte Stefer, Trastevere e Trionfale, per determinare la sostituta: prevale il Trastevere, che si aggiunge ad Ala Italiana, Alberotecnica, Italia Libera, Juventus Roma, Lazio, Mater e Roma. Si torna a formare anche la Rappresentativa, che gioca una partita con la Campania. Tecnico  è Carlo Fiezzi, che sovrintende anche alle rappresentative provinciali delle Sezioni Propaganda. Sono ben 13 le squadre provinciali, affidate a tecnici diversi, ognuna per ogni zona o quartiere della città.

[gn_dropcap style=”1″ size=”3″]Q[/gn_dropcap]uando anche l’Italia del Nord viene liberata, il C.O.N.I. nomina un commissario (l’ex arbitro Giovanni Mauro, fratello dell’ex presidente del Comitato Regionale Francesco) anche per la ricostruzione del calcio nel Settentrione. Il problema della ricostituzione dell’unità federale è comunque lontano dall’essere risolto, al punto che per la stagione 1945-46 si decide di organizzare un doppio campionato nazionale: quello della Lega Nazionale dell’Alta Italia (la cui presidenza è affidata al colonnello Pedroni) e quello della Lega Nazionale Centro Sud, organismo affidato proprio al numero uno del calcio laziale, Alberto Valentini, costretto a lasciare la presidenza della Lega Regionale Laziale, come viene ora chiamato il vecchio Comitato, già ex Direttorio.

L’assemblea regionale per il rinnovo delle cariche federali è convocata per il 18 settembre del 1945, ma prima c’è tempo, per il presidente uscente, di indire un referendum tre le società laziali per decidere che l’attività regionale sia articolata su tre campionati a carattere regionale (I, II e III Divisione), uno Riserve, uno Allievi (calciatori che abbiano compiuto il 17.mo anno) e uno Ragazzi (14.mo anno di età compiuto). L’iscrizione ai tre gironi della I Divisione (l’Artiglio vince il girone A, l’Almas il girone C e la Stefer il B: quest’ultima diventa anche campione regionale ed è promossa in C insieme all’Almas Roma) costa mille lire, ma serve anche un deposito cauzionale di 10 mila lire per essere ammessi. La nuova articolazione dei campionati fa registrare un boom delle iscrizioni, e il primo ad esserne sorpreso è lo stesso Valentini, che prima di lasciare la presidenza del direttivo regionale, invia un caloroso ed entusiastico saluto alle società laziali: “La Lega Regionale rivolge il suo elogio alle società per la superba prova di sportività che esse hanno offerto superando le difficoltà contingenti ed assicurando ai campionati federali la più ampia partecipazione che sia stata segnata dalla costituzione del Comitato”. Valentini ringrazia anche le società che lo hanno voluto alla presidenza dell’attività interregionale, appena costituita.

[gn_dropcap style=”1″ size=”3″]I[/gn_dropcap]l 18 settembre del 1945, l’assemblea delle società laziali approva la relazione morale e finanziaria del presidente uscente, che lascia un organico di oltre cento squadre. Nuovo numero uno della Lega Regionale Laziale diventa Rodolfo Bevilacqua, mentre nel direttivo sono confermati Enrico Baldani, Adolfo Ramoni, Armando Pipparelli e Ugo Catalano, a cui si aggiungeno Danilo Baldoni, Giuseppe Mattioli e Natale Sbordoni. Segretario diventa Adolfo Ramoni, che per ragioni di salute, il 26 marzo 1946 deve dimettersi dall’incarico. Da quella data la segreteria passa a Enrico Baldani, che così getta le basi per arrivare alla presidenza e inaugura una consuetudine che caratterizza la storia del Comitato Regionale: il presidente, prima di essere eletto, è stato segretario degli uffici regionali nel precedente mandato. Organo ufficiale della Lega per la divulgazione delle decisioni in materia di disciplina sportiva, oltre il “Corriere dello Sport”, diventa anche il settimanale “Sport di Roma”. La presidenza del C.I.T.A. passa da Bonifazi all’ex segretario del Comitato, Giulio Saraceno.

Nel dicembre del 1945 la Lega Regionale è costretta ancora lanciare un monito contro la violenza nei confronti della classe arbitrale: “La L.R. Laziale, di fronte al rinnovarsi di gravi atti di indisciplina contro le persone degli, arbitri; decisa a reprimere con tutti i mezzi a sua disposizione gli atti stessi che, oltre tutto, offendono lo spirito sportivo che deve presie­dere ad ogni manifestazione;  mentre esprime a gli Arbitri tutta la propria solidarietà, rivolge ancora una volta alle Società un monito, invitandole ad adoperarsi nel modo più efficace per evitare. il ripetersi degli incresciosi incidenti lamentati con l’avvertenza che a partire dalle gare di Domenica 23 corrente, saranno applicate le più severe sanzioni  previste dal Regolamento Organico fino alla radiazione dai ruoli federali delle Società i cui dirigenti, giuocatori, soci o sostenitori si rendessero colpevoli di violenze nei riguardi degli Arbitri”.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

[gn_divider top=”1″]

<< CAPITOLO PRECEDENTE <<  INDICE CAPITOLI >> CAPITOLO SUCCESSIVO >>