Storia del Comitato Regionale Lazio – Capitolo X

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Nell’estate del 1931, per la settima stagione di fila segretario del Direttorio laziale è Alberto Arzilla, che continua ad avere nel consiglio i “fedeli” De Pità, Barbiani, Paci e Campos. L’unica novità è rappresentata dall’avvicendamento dell’osservatore del Gruppo Universitario Fascista (G.U.F.), che a Gallino fa subentrare Senatore. La continuità ai vertici regionali si scontra ancora con i continui mutamenti nei comitati uliciani, chiamati a gestire tutta l’attività di base. L’unico a salvarsi dal tourbillon di cambiamenti è il solito Alberto Valentini, che dimostra tutta la sua valenza dirigenziale ottenendo la conferma alla presidenza del Comitato Locale Romano e assumendo ad interim quella del Comitato Locale Castelli Romani, in seguito alle dimissioni del commissario Manrico Zampilloni. E’ Remo Di Giovanni, invece, il nuovo presidente al comitato Civitavecchiese, mentre Umberto Felici per un breve periodo è commissario in quello Viterbese, prima di lasciare la presidenza a Fernando Ricca.

Travagliata la stagione del Comitato Locale Basso Lazio, diretto da Carlo Magni. L’organismo periferico viene sciolto dopo una visita del Direttorio, che accerta fatti antisportivi che portano al ritiro di tre squadre, alla sospensione del campionato e alle dimissioni di alcuni membri in seguito ai contrasti che ne erano nati. Il 10 maggio del ’32 il Direttorio Regionale decide la scioglimento del Comitato e il suo commissariamento, ordinando la ripresa del campionato locale. Determinante la relazione dei rappresentanti romani in cui si spiega che “non si può fare a meno di dichiarare che per qualche divergenza sorta nella zona, se in un certo qual modo può si può avere l’impressione di trovarsi di fronte a fatti antisportivi, nella sostanza invece qualche cosa è avvenuto per la misconoscenza assoluta dei regolamenti da parte di alcune società. In considerazione di tanto lavoro fatto e dei sacrific sostenuti dalle stesse società… il Direttorio fissa al giorno 26 maggio 1932 il termine delle sospensioni inflitte al Comitato Basso Lazio, come per quelle inflitte ai giocatori da parte di questo Direttorio… Il Comitato Basso Lazio per il ritiro di alcuni membri si è trovato e si trova legalmente non a posto. Ordina il proseguio del campionato, sospeso di autorità…”

Il 1931 è anche l’anno delle affiliazioni alla F.I.G.C. di Astrea, Tor di Quinto, Cassino, Sora (che torna dopo il terremoto del 1915), Veroli e Sezze, ovvero di società e nuovi centri che allargano a macchia d’olio la presenza federale nel Lazio. Per strutturare radicalmente sul territorio l’attività e per  “propagandare il giuoco del calcio nel Lazio” il Direttorio decide di dare precise competenze territoriali ai Comitati Locali, alcuni dei quali vengono appositamente costituiti. Il territorio regionale, Roma e suburbio a parte (affidati al Comitato Locale Romano) viene così diviso in nove zone: Comitato Locale dei Castelli (da Albano a Cisterna e Cori), Comitato Locale Prenestino diretto da Armando De Pedys (da Cave e Valmontone fino ad Anagni), Comitato Locale Basso Lazio (da Fiuggi fino a Cassino), Comitato Locale Civitavecchiese (da Maccarese a  Tarquinia e Tolfa) e il Comitato Locale Alto Lazio (da Bracciano fino ad Acquapendente comprendendo anche Orte e l’umbra Orvieto), Comitato Locale Sabino (da Poggio Mirteto ad Amatrice), Comitato Locale Tiburtino (da Mentana e Monterotondo fino ad Anticoli e Arsoli), il Comitato Locale Tirreno (va da Bassiano a Minturno ed è diretto da Pasquale Testa) e il Comitato Locale Flaminio (da Campagnano a Stimigliano e Ronciglione) affidato prima a Filippo Gazzoli e poi ad Antonio Ribaldi.

Il Lazio allarga la base, ma il vertice è ancora debole. Uno studio della rivista “L’arbitro” condotto nel 1931 evidenzia come il Lazio siano una regione anomala sul piano sportivo, essendo l’unica ad avere due squadre nella massima divisione e nessuna nelle due divisioni nazionali inferiori. “Testimonianza – scrive la rivista – di una difficioltà di crescita del movimento rispetto ad altre realtà calcistiche”. Tuttavia, proprio nel 1931, arriva la consacrazione del calcio giovanile nel Lazio, che passa sotto la competenza del Direttorio Regionale. Così, seguendo le indicazioni della Federazione la geografia viene ridisegnata completamente. I campionati ULIC, nati nel 1917 e inquadrati dal 1927 come Sezione Autonoma di Propaganda, hanno ormai raggiunto anche i centri più piccoli della regione e ciò comporta una loro completa riorganizzazione, con l’istituzione di una Prima e Seconda Categoria. Nell’agosto del 1931, la segreteria federale porta a conoscenza della novità attraverso una circolare in cui si spiega che “il campionato ragazzi della stagione 1931-32 avrà carattere regionale e verrà organizzato dai Direttori Regionali. Qualora speciali ragioni lo consigliassero, i Direttori Regionali potranno delegare i Comitato Locali a curare e disciplinare l’andamento di alcuni gironi eliminatori (cosa che avverrà nel Lazio in tutte le province). Al Campionato Ragazzi potranno partecipare squadre composte di giuocatori nati dopo il 31 dicembre 1914 ed appartenenti a Società Federate od Ulicane regolarmente affiliate. I giuocatori, a seconda delle Società di appartenenza, dovranno essere munite di tessera federale o uliciani…”.

I primi vincitori dei campionati di Prima e Seconda Categoria giovanili sono l’Albano (che nella finale a cinque prevale su Trastevere, Amatori Esperia Civitavecchia, Bellator Frusino e Palestrina) e l’Italia Nuova di Roma, che vince senza disputare la finale regionale in quanto il GUF Velletri non si presenta. Si conclude, dunque, la lunga stagione del calcio uliciano, passa sotto il pieno controllo della Federazione.

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Nella stagione 1931-32 la massima espressione del calcio regionale è ancora il campionato di II Divisione, disputato dopo alcuni anni senza la partecipazione di squadre di altre regioni. Ciò nonostante, le defezioni non mancano, a cominciare da quella del Rieti che alza le mani alla prima giornata di ritorno. Ai fini regolamentari le gare del girone d’andata sarebbero da considerare valide, ma il Direttorio decide ugualmente di invalidarle. Prima dell’avvio del campionato, viene autorizzata la fusione a quattro tra Ambrosia, Ardita, Artiglio e Leonina, che danno vita alla Tiburtina Ardita. Il campionato viene vinto ancora dalla seconda squadra della Lazio, ma alle finali per la promozione va la Civitavecchiese, seconda classificata ma prima delle squadre di categoria. Il ritiro dell’Orvietana dalla finale a quattro per l’assegnazione di tre posti in I Divisione, eviterà ai civitavecchiesi di giocare, ottenendo comunque la promozione.

Anche in III Divisione (due gironi da nove) sono le squadre riserve di Lazio e Roma a dettare legge. La terza squadra dei giallorossi vince il girone A davanti ai biancocelesti, mentre la SGS Fortitudo, che dà vita a infuocati match con la Roma con cui c’è attrito a causa della fusione del 1927, vince il girone B davanti al Sora: entrambe verranno promosse in II Divisione. Vanno alle finali anche Anzio e Concordia, mentre dopo dieci giornate si ritira il Tuscania (stessa cosa farà il Tuscolano Frascati) e così il vessillo del calcio della Tuscia, che aveva già dovuto far fronte alla defezione dell’anno prima della Viterbese, passa nella mani della Pro Viterbo e del Civita Castellana.

A fine stagione viene organizzata una amichevole tra le rappresentative del Lazio e della Lombardia; il consigliere Raoul Campos mette in palio una coppa, che sarà assegnata al Direttorio Lazio per aver segnato, nei due incontri giocati il 19 giugno a Roma e una settimana dopo al Nord, il maggior numero di porte, ovvero di gol. Della squadra laziale fanno parte giocatori di Roma e Lazio che rispondono ai nomi di Sclavi, i fratelli Fantoni, Bernardini, Masetti, Volk, Ferrarsi IV.

Il Direttorio laziale aumenta di un’unità l’organico del proprio direttivo nella stagione 1932-33, che segna la fine dell’era Alberto Arzilla e coincide con lo spostamento degli uffici da Lungotevere Augusta nei nuovi locali al secondo piano del numero 28 di Corso Umberto I, sede inaugurata il 4 luglio del 1933. Ai nomi di Arzilla, Barbiani, Campos, De Pità e Paci membri confermati del consiglio e a quello di Senatore in qualità di rappresentante del G.U.F. si aggiunge la figura di Ettore Marucci, rappresentante dei Fasci Giovanili di Combattimento (F.G.C.). Tra le decisioni assunte ad inizio stagione, oltre al versamento dell’indennizzo di viaggio in terza classe per 14 persone, c’è quella che obbliga le società a provvedere, a proprie spese, al trasporto dell’arbitro dopo la partita. Novità anche in tema di reclami, che devono essere annunciati all’arbitro non oltre mezz’ora dopo la fine della gara. La motivazione in triplice copia dovrà essere spedita al Direttorio non oltre il secondo giorno dall’effettuazione della partita.

I Comitati Locali, che non hanno una sede propria e quindi per riunioni, indirizzi postali e altro fanno riferimento alle case dei presidenti o agli studi professionali di qualche dirigente o dei segretari, subiscono l’ennesima rivoluzione. Alberto Arzilla sente il dovere, attraverso il comunicato ufficiale, di scrivere due righe ai dirigenti uscenti, usando parole di ringraziamento e parlando di onere e onore: “Questo Direttorio prima di pubblicare i nuovi nominativi dei Comitati Locali dipendenti, ratificati dal Presidente della Federazione, sente il dovere di comunicare il plauso espresso dal Segretario Generale della FIGC, nell’ultima riunione dei Presidenti dei Direttori Regionali, ed il proprio compiacimento per l’opera coscienziosa, disinteressata, svolta a favore della propaganda calcistica nazionale. Si augura che i nuovi Dirigenti, seguendo l’esempio dei vecchi, continuino l’opera così efficacemente iniziata, perché si possa provare come è sensibile in tutti noi l’onere e l’onore di contribuire modestamente in qualche modo alle future fortune della Patria nostra”.

Nella girandola di nomine, ad Adolfo Ramoni viene affidata la direzione del Comitato Locale Castelli Romani, ma il suo incarico durerà poco perché ad aprile verrà chiamato a far parte del Direttorio Regionale. Ugo Barbiani, che in un primo tempo era stato indicato per prendere il suo posto, non può però accettare l’incarico; presidente viene quindi nominato Carlo De Pità. Per l’Alto Lazio la nomina investe Angelo Sansoni, personaggio molto conosciuto, ex calciatore di successo insieme ai fratelli Gioacchino e Alberto; per il Flaminio la presidenza è affidata al professor Virgilio Carotti, mentre il tenente Carlo Magni torna a capo del comitato del Basso Lazio. Confermati Di Giovanni a Civitavecchia, De Pedys al Prenestino e Valentini al Comitato Romano.

Il campionato di II Divisione della stagione 1932-33 è vinto in volata dal Sora sulla Fortitudo: entrambe le squadre accedono alle finali per la promozione in I Divisione; i ciociari ottengono il salto di categoria giocando contro Cerignola e Chieti, mentre i romani passano per “mancanza di avversari”: Jesi, Magione e Rosignano Solvay si ritirano in blocco, lasciando così via libera alla Fortitudo senza che questa debba giocare nemmeno un minuto. La III Divisione, articolata su tre gironi da otto squadre, è vinta dalla Roma III (girone A), dal Savoia Sportivo (B) e dalla Pontecorvese (C). La Roma vince anche le finali, battendo 1-0 nello spareggio la Bellator Frusino, dopo che le due squadre avevano chiuso la classifica entrambe al primo posto con 17 punti. In IV Divisione, campionato vinto dall’Albano, si rivede la Viterbese, mentre viene organizzato un campionato Ragazzi riservato ai calciatori nati nel 1916 e anni seguenti. Lo vince l’A.S. Roma davanti l’Alba e la seconda squadra della Roma. Alle società vincitrici e alle società promosse, il Direttorio assegna medaglie d’argento, di bronzo e vermeille. Viene anche premiata la società che ha raccolto il minor numero di punizioni, intese come squalifiche: è la nascita del premio disciplina. Nel Lazio, sotto l’ala del Direttorio, si disputano anche due campionati scolastici: il campionato di facoltà dell’Università (vinto dal Commercio) e il campionato romano delle scuole medie, la cui coppa va all’Istituto Commerciale. In Prima Categoria U.L.I.C. vince il Frascati, in Seconda Categoria la STER di Roma.

La stagione è però tutt’altro che tranquilla, caratterizzata com’è dalle solite vicende arbitrali, che sfociano in una violenta polemica prima della conclusione dell’anno solare, in coincidenza con le feste natalizie. Il contenzioso si crea con il rifiuto di alcuni arbitri a dirigene gare nei campionati uliciani. Una posizione che non può essere assolutamente accettata dal Direttorio che il 20 dicembre 1932, per mano del suo responsabile Arzilla, si vede costretto a inviare una lettera alla classe arbitrale per richiamarli all’ordine e ricomporre la frattura. “Con rincrescimento, questo Direttorio è venuto a conoscenza che degli Arbitri, senza gravi motivi d’impedimento, hanno declinato, qualche volta, l’incarico di arbitrare competizioni tra squadre dipendenti dall’ULIC; il che non è certamente encomiabile, specialmente se si tiene conto del grave imbarazzo creato ai Dirigenti, di fronte al numero ridottissimo di Arbitri a disposizione. Se questo stato di cose dovesse ancora verificarsi, questo Direttorio si sentirebbe nella necessità di dover ricordare, ai signori Arbitri, la grande fiducia che in Loro ripongono le Gerarchie della FIGC, ed il dovere tassativo, da parte Loro, di collaborare, nel miglior modo possibile, anche con gli organi dipendenti, per lo sviluppo delle Sport Calcistico, specialmente nelle squadre dei liberi, che sono il vivaio delle poderose squadre delle Divisioni Superiori.

S’intende che chi non si sente disposto a mantenere gli oneri derivanti dalle funzioni arbitrali, che sono poi onori ambitissimi, per chi ha piena visione del nostro avvenire sportivo (oggi che lo Sport pulsa in tutte le manifestazioni della vita nazionale, per voler dello stesso Governo) tacitamente rinuncia di continuare a far parte della Famiglia Federale; e questo Direttorio, a malincuore, si vedrebbe costretto a tenere nel dovuto conto questo occulto desiderio di rinunzia.

Tali rilievi non si vogliono riferire alla S.V., ma si trascrivono perché Ella possa fare operare di persuasione presso quei Colleghi, che malauguratamente avessero intenzione di non disimpegnare, con piena lealtà, la loro opera, da qualsiasi organizzazione dipendente venga richiesta.Sicuro di continuare a riporre nella S.V. tutta la fiducia, di cui non ha mai dubitato, invia, con gli auguri per le prossime feste, cordiali saluti fascisti”.

A malincuore i direttori di gara tornano sui propri passi e vanno a dirigere anche le gare uliciane. Ma le polemiche non finiscono. A tenerle vive, oltre alle solite contestazioni arbitrali, anche i continui ricorsi e le decisioni assunte dal Direttorio in materia di giustizia sportiva. Una lavoro enorme e faticoso, che il 10 gennaio del 1933 spinge Arzilla a firmare il seguente comunicato: “Questo Direttorio dolorosamente impressionato del contegno antisportivo tenuto da qualche facinoroso e da qualche giocatore durante lo svolgersi delle gare di campionato, mentre ancora una volta ricorda che non così si prova la vera affezione alle Società, e l’attaccamento ai propri colori, ammonisce tutti della sua giusta severità nell’applicare sempre le regolamentari sanzioni punitive, in ossequio alle precise direttive federali, che desiderano l’azione di propaganda calcistica, più che per la quantità delle Società federate, per la qualità delle medesime”.

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