[gn_heading style=”2″]1980-1984[/gn_heading]
[gn_dropcap style=”1″ size=”1″]L[/gn_dropcap]a stagione 1980-81 porta alla conclusione dell’era Jacinto. Il presidente del Comitato Regionale porta a conclusione l’anno calcistico e viene anche rieletto nell’assemblea quadriennale del 28 giugno 1981. Ma resterà in carica ancora per pochi mesi in quanto a novembre verrà chiamato ad assumere la vicepresidente della Lega Dilettanti prima e, dopo un anno, quella della nuova Divisione Interregionale. Insieme a Jacinto, nell’assemblea di fine quadriennio vengono confermati consiglieri del CR laziale Enzo De Angelis, che è ancora vicepresidente, Eugenio Bartolozzi, Franco Ciavatta, Fausto Trani, Alberto Tribioli e Angelo Riccioni. Dal consiglio esce Lorenzi ed entra Ruggiero Lopopolo, che lascia la presidenza del Comitato Provinciale di Roma a Ferdinando Fanfani Raffaele Sciortino è nominato segretario nella prima riunione del nuovo direttivo, con Franco Corsi suo vice per una sola stagione, in quanto a ottobre del 1981 sarà colto da malore e morirà. Nell’1983-84 il Comitato Regionale gli intitolerà il torneo amatoriale Caravella.
Gli inizi degli anni 80 segnano l’ingresso nel mondo del calcio di Giuseppe Russo, medico di Minturno chiamato a condurre la società pontina che non vive un periodo di grande splendore. Russo è giovane, uno tra i più giovani presidenti del calcio laziale, ma L’inesperienza non gli impedisce di far volare il Minturno, facendolo diventare subito uno squadrone.
Emblematica una partita del campionato di Promozione giocata contro il Marino di Pino Wilson, l’ex capitano della Lazio che nella sua breve esperienza nel calcio dilettantistico porta ai Castelli Romani fior di giocatori, prelevati dalle Primavera di Lazio e Roma. Il Minturno in quella partita incanta e riesce a vincere tre a uno, lanciando un segnale inequivocabile a tutto il campionato
[gn_dropcap style=”1″ size=”1″]L[/gn_dropcap]a Legge 91 sullo sport, varata nel 1981 decreta la fine del semiprofessionismo e, con esso, arriva la trasformazione del campionato di serie D in quello Interregionale. Un cambiamento che coinvolge Filippo Jacinto, chiamato prima a ricoprire la carica di vicepresidente della Lega e poi quella di presidente della nuova struttura federale. Il presidente del Comitato Laziale lascia la presidenza a metà stagione e lo fa a malincuore, pur sentendosi gratificato per l’incarico a cui è stato chiamato. Dopo quasi quattro lustri di presidenza, e trent’anni di vita trascorsi all’interno del Comitato il distacco non è facile: “Dopo diciotto anni di presidenza ho accettato l’invito fattomi dalle società del Centro Italia che mi hanno voluto eleggere Vice Presidente della Lega Nazionale Dilettanti – scrive Jacinto in una lettera di commiato alle sue società – E’ stata una decisione sofferta e maturata dopo lunga riflessione perché condizionata da contrastanti considerazioni: da una parte la consapevolezza di poter portare nel mio nuovo incarico quel bagaglio di esperienze acquisite in tanti anni di collaborazione con le società dell’altra il rammarico, particolarmente sentito, di abbandonare un’attività così viva, continua ed appassionata come quella finora svolta. Nel lasciare lla carica di presidente rivolgo un saluto affettuoso a tutte le componenti del calcio dilettantistico laziale e, in particolare, mi sia consentito, adi dirigenti di società che, a prezzo di grandi sacrifici, hanno reso possibile un miglioramento dell’attività tale da portare la nostra Regione ai primissimi posti della graduatoria nazionale”.
L’assemblea che elegge Jacinto alla presidenza del Comitato Interregionale (che era stato retto da Antonio Ricchieri per un anno) si svolge il 26 giugno 1982 a Roma, nel Jolly Hotel: votano 176 società su 200 e l’ex presidente del Comitato Regionale è eletto all’unanimità.
[gn_dropcap style=”1″ size=”1″]U[/gn_dropcap]scito di scena Jacinto, tocca a Enzo De Angelis, suo delfino e stretto collaboratore per quasi dieci anni, assumere la carica di presidente. Le società lo eleggono senza battere ciglio, scegliendo così la naturale via della continuità. Nel nome della continuità è anche l’elezione nel consiglio direttivo di Raffaele Sciortino, che mantiene la carica di segretario. Le prime innovazioni il nuovo presidente le porta nella composizione della Disciplinare: Cesare Mazza è confermato presidente, ma Archimede Di Pietro e Armando Guardabascio lasciano il posto a Antonio Masiello e Renzo Merluzzi. Ad inizio stagione Antonio Sbardella lascia l’incarico di delegato regionale degli arbitri e passa alla nuova Divisione calcio a 5. Nuovo presidente del CRA diventa Antonio Vitullo, che sarà in carica anche nel periodo più difficile del mondo arbitrale laziale, quello del “grande scandalo” che scoppierà nella stagione 85-86.
Alcune avvisaglie di quello che poi emergerà nei rapporti che si instaurano tra arbitri e dirigenti di società negli anni Ottanta si hanno già in questa stagione 81-82, dove si registrano, sia pure in campionati non di primo piano, diversi tentativo di illecito. Il Viterbo viene penalizzato di cinque punti per aver tentato di alterare la gara Castelgiorgio-Viterbo offrendo all’arbitro Settimio Caprioli 50 mila lire. Il Nuovo Formello, accusato di aver offerto un integrazione ai bassi rimborsi dell’arbitro della gara Nuovo Formello-Magliano Romano viene invece assolto. Tre sono i punti di penalizzazione per l’Ausonia, che tenta di favorire la propria vittoria contro l’Arce. Soldi e regali agli arbitri, ma anche ai guardalinee, saranno poi il leit-motiv delle accuse rivolte a numerosi dirigenti di società qualche anno più tardi.
[gn_dropcap style=”1″ size=”1″]N[/gn_dropcap]ell’82-83 viene introdotto un nuovo sistema per lo svincolo dei calciatori, con un modulo in triplice copia che reca indicati i nomi dei calciatori tesserati per la società e il loro status. Una X accanto a nome determinerà la svincolo. Il sistema è ancora in vigore oggi. Il Comitato Regionale riesce ad ottenre un aiuto economico dalla Lega Nazionale Dilettanti, che concede un contributo di 354 milioni e mezzo di lire, soldi che vengono girati alle società secondo criteri di appartenenza: alle società di Promozione spetta un milione, a quelle di I Categoria 800 mila lire. Ad ogni società vengono anche stornate 125 mila lire per le spese arbitrali. L’anno successivo il contributo per le società di Promozione salirà a 2 milioni e mezzo, quello per le società di I/a Categoria ad uno e mezzo. E’ più o meno la cifra che ad inizio anni Ottanta ci vuole per iscriversi ai campionati. In questa stagione, Giuseppe Grispo assume un incarico ufficiale nel Comitato Regionale, diventando vicefiduciario dei campi sportivi, viene istituita la figura dell’addetto stampa, che viene ovviamente assunta da Franco Ciavatta, che oltre ad essere consigliere regionale è giornalista per il Corriere dello Sport
[gn_dropcap style=”1″ size=”1″]L[/gn_dropcap]a stagione 1983-84 segna la nascita del calcio a cinque all’interno dell’organizzazione federale. Un rulo da grande motivatore e innovatore spetta ad Antonio Sbardella, che è stato chiamato a regolare l’attività nazionale della niova disciplina sportiva, impostasi a suon di tesserati e squadre all’attenzione della FIGC. Il movimento è così forte che viene organizzato il primo campionato federale di calcetto, espressione soprattutto di Roma e della sua provincia. Il primo comunicato ufficiale, datato 8 marzo 1984, lo firma Lionello Barelli, nominato Delegato Regionale dalla Presidenza Federale. Barelli può essere considerato il “padre” del calcio a cinque laziale subito dopo “Babbo Valiani”, che è stato il dirigente a dare il primo e maggiore impulso all’attività organizzata nella nostra regione.
Il primo campionato di calcetto è unico, articolato su una prima fase regionale (otto, dieci squadre per girone) e una fase finale per l’aggiudicazione del titolo italiano. Iscriversi al campionato italiano di calcetto della FIGC costa 1 milione e 25 mila lire. Le gare si svolgono il martedì e il venerdì per evitare accavallamenti con il calcio; non sono ammessi a partecipare calciatori tesserati per società delle Leghe professioniste.
Al campionato di calcetto si iscrivono 77 squadre, divise in dieci gironi di diversa composizione. Questo tipo di ordinamento resterà in vigore fino al 1990, quando verrà istituito il girone unico di serie A a livello nazionale, nascerà il primo campionato femminile di calcio a cinque e saranno istituiti i campionati regionale e provinciale; quest’ultimi, per una sola stagione (92-93) assumeranno poi la denominazione di Eccellenza e Promozione, sulla falsariga di quanto avveniva per i campionati di calcio, prima di trasformarsi in serie C nella stagione 1993-94.
In contemporanea con le nuove denominazioni dei campionati, il vecchio calcetto (tipica espressione nata nei circoli sportivi romani dove lo sport ha avuti i natali) diventa ufficialmente calcio a cinque. Soltanto a partire dalla stagione 1998-99 (che segna la nascita dei primi tornei sperimentali per allievi e giovanissimi), la classificazione dei campionati si dividerà in serie C e D (con quest’ultimo torneo che è d’ingresso al mondo federale); l’attuale denominazione di C1, C2 e serie D è in vigore dal 2002.
Il calcio a cinque regalerà moltissime soddisfazioni, sul piano sportivo, al Comitato Regionale Lazio. La rappresentativa regionale di calcio a cinque è ancora oggi la più titolata nel Torneo delle Regioni, avendo vinto sei volte il trofeo. Con particolare soddisfazione vengoni ricordati i due successi dell’Era Sbardella, ottenuti nel 1995 (accoppiata con la vittoria della rappresentativa femminile) e nel 1997, gli ultimi in ordine di tempo del Lazio. Sono quattro i delegati regionali che si sono succeduti nella storia del Comitato Regionale: dopo Barelli, è toccato a Piero D’Innocenzo (dal 92-93 al 95-96), Ugo Marini (dal 96-97 al 99-00), Antonio Dragonetti, che si è insediato nella stagione 2000-01, e a Pietro Colantuoni, in carica dal 2009.
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