Zarelli: “Il nostro calcio sta respirando un clima di esasperazione non più tollerabile”

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Melchiorre Zarelli (presidente CR Lazio LND)

Alla vigilia di un nuovo week end di gare di campionato, sia di calcio a 11 e di calcio a 5, e dopo i fatti violenti accaduti nello scorso fine settimana, ritengo doveroso scrivere queste righe per richiamare tutti a un forte senso di responsabilità e a un profondo momento di riflessione perché il nostro calcio sta respirando un clima di esasperazione che non è più tollerabile, e lo sta trasformando in uno sfogatoio di frustrazione e rabbia.

L’allarme voglio lanciarlo in particolar modo per il settore giovanile, là dove l’aspetto ludico e di apprendimento viene scavalcato, per non dire calpestato, da quello dell’esasperazione agonistica. Il calcio giovanile, invece, dovrebbe essere una palestra di crescita personale, di insegnamenti di squadra e di sana competizione. Tuttavia, purtroppo, in molte occasioni assistiamo a episodi di violenza verso gli arbitri, una forma di comportamento che non solo rovina l’atmosfera del gioco, ma mina anche l’integrità degli stessi ragazzi, siano essi calciatori o arbitri.

Dobbiamo affrontare il problema e lavorare insieme per creare un ambiente calcistico giovanile più sicuro e rispettoso, in cui gli arbitri possano svolgere il loro ruolo senza timori. Vanno eliminate, o ridotte drasticamente, pressioni competitive eccessive, comportamenti aggressivi degli adulti (che spesso emulano cattivi esempi dall’alto) e abolita la mancanza di educazione sportiva.

Tutti insieme, dunque, dobbiamo lavorare per invertire la rotta, impegnandoci a creare un ambiente in cui i giovani atleti imparino non solo a calciare bene un pallone ma soprattutto ad apprendere i valori fondamentali dello sport, cioè rispetto, lealtà e tolleranza.

Il Comitato Regionale Lazio, oltre ad avere il dovere di condividere l’operato degli organi di giustizia sportiva nell’applicare le sanzioni (anche aspre) previste dal Codice di Giustizia Sportiva, intende però implementare politiche rigorose contro la violenza, con il supporto di allenatori e genitori, senza i quali trasmettere il rispetto e il fair play ai giovani atleti diventa arduo.

Siamo infatti fermamente convinti che educazione sportiva ed etica debbano far parte integrante dei programmi giovanili di calcio, coinvolgendo tutti gli attori (ma anche gli spettatori) alla creazione di una cultura che condanni la violenza sugli arbitri, ma non solo, e promuova il rispetto, il fair play e la crescita personale. Concludo confidando nel senso di responsabilità di ognuno che, sono certo, saprà riportare il calcio dilettantistico negli ambiti del divertimento e della sana competitività.