Spogani: “Crescere, il nostro successo”

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Fabrizio Spogani, tecnico della Rappresentativa Giovanissimi
Fabrizio Spogani, tecnico della Rappresentativa Giovanissimi

Fabrizio Spogani, la prima volta alla guida di una Rappresentiva del CR Lazio…

“Sì, ma non è la prima volta che faccio parte della famiglia laziale che partecipa al Torneo delle Regioni”

Già, è entrato nel Comitato come collaboratore di Giuliano Giannichedda nel 2012 e sono subito arrivati due titoli italiani, prima con gli Allievi e poi con i Giovanissimi.

“Un bel biglietto da visita, vero? Con Giuliano c’è stato subito feeling perché è un ottimo tecnico, con il quale c’è stima reciproca, e un grande uomo. Se oggi sono qui, lo devo anche a lui”.

Ma anche alle sue qualità di tecnico, ovviamente.

“Credo di sì, perché altrimenti oggi al mio posto ci sarebbe qualcun altro. A me, come recitava un film diversi anni fa, non mi manda Picone”.

Parte dai Giovanissimi, una categoria difficile?

“No, non direi. Piuttosto, è una categoria in rapida mutazione che, essendo quella d’ingresso al mondo agonistico federale, si rinnova continuamente, anno dopo anno. A volte anche all’interno di una stessa stagione”.

Quest’anno com’è la classe di età dei 1999?

“Buona, con giovani che hanno doti tecniche rilevanti. Forse, sul piano agonistico questi giovanissimi devono ancora formarsi, ma ci sarà tempo”.

Il suo percorso di avvicinamento al Torneo delle Regioni ha fatto registrare poche gare amichevoli. Una scelta dovuta a cosa?

“Al mio desiderio di lavorare con i ragazzi. Quando si giocano le partite è difficile, se non impossibile, anche per il rispetto dell’avversario, interrompere il gioco per spiegare ai calciatori le cose che vanno e, soprattutto, quelle che non vanno. Lavorando tra di noi, invece, si può insegnare di più”.

Di gare, però, ne ha viste tante durante la stagione?

“E devo dire che non mi sono mai stancato, e con me i mie collaboratori, di seguire le partite del campionato Giovanissimi. Non era solo un dovere stare in tribuna, ma anche un piacere. Se potessi, consiglierei a tanti di vedere i giovanissimi giocare perché è qui che si intravedono le vere doti calcistiche di questi ragazzi”.

Domani mattina, l’esordio contro la Toscana.

“Sì, subito un ostacolo alto da scavalcare. Ma il torneo è questo e le difficoltà sono uguali per tutti. Lo so che, soprattutto nei Giovanissimi, a volte si scende in campo con poca cognizione del valore degli avversari”.

Come preparerà la prima partita, e poi tutte le altre, a cominciare da quelle con Piemonte e Basilicata, le altre avversarie del primo turno?

“Con la tranquillità di sempre. Ma anche con la grinta e la determinazione che voglio trasmettere ai ragazzi. Nessuna tensione, per carità, ma in campo voglio vedere quella carica agonistica che può fare la differenza”.

E la parola vittoria le va di pronunciarla?

“Perché no. A me non fa paura niente, figuriamoci se mi nascondo dietro queste cose. Però so benissimo che vincere non dipende soltanto da noi; che c’è un avversario che ha la nostra stessa voglia di arrivare fino in fondo e che nessuno ti regala mai niente. Se vuoi qualcosa, devi lavorare per conquistartelo”.

E voi avete lavorato parecchio per questo?

“Certamente. Ai miei ragazzi ripeto il concetto che senza sacrificio non c’è soddisfazione. Per questo, di una cosa sono certo: in Friuli daremo tutto per fare bella figura. Cosa poi significhi fare bella figura, lo vedremo alla fine. Per me non conta solo vincere, ma anche far crescere questi giovani calciatori e offrire loro l’opportunità di  mettersi in luce, divertirsi e sperare in un futuro roseo con il calcio”.