Storia del Comitato Regionale Lazio – Capitolo III

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[dropcap]→[/dropcap]Nell’assemblea federale che si svolge nel settembre del 1911, c’è un nuovo cambio alla presidenza della F.I.G.C., alla quale viene eletto Ferrero di Ventimiglia; segretario è nominato Vittorio Pozzo, giornalista e allenatore destinato a fare la storia del nostro calcio. L’assemblea ratifica anche la nascita dell’Associazione Italiana Arbitri (A.I.A.), organizzazione fondata il 27 agosto con l’intento di dare un senso all’identità arbitrale. Anche nel Comitato Regionale Laziale viene cambiata la presidenza: a Luigi Diamanti subentra un altro ingegnere, Enrico Casalini, numero uno del Roman, che dà inizio ad un periodo di grande potere politico del club rossogiallo in ambito federale. L’elezione di Casalini coincide oltretutto con un periodo di grande espansione del calcio laziale, perché il Comitato Regionale è tra i pochi organismi che riesce ad organizzare un’attività quasi completa, anche se non esistono ancora promozioni e retrocessioni tra campionati, e le società possono iscriversi liberamente anche a  più categorie contemporaneamente. Nel Lazio sono venticinque i club affiliati alla F.I.G.C. (con 273 giocatori tesserati) ma sono meno della metà quelli in grado di prendere parte ad un campionato. Per dare comunque a tutti l’opportunità di giocare, si fa ricorso alle “amichevoli”, che vanno a occupare ogni spazio libero lasciato dall’attività federale. Non mancano gli episodi di violenza, come quello accaduto al laziale Saraceni, che dopo aver segnato il gol del vantaggio della Lazio sul Roman, viene malmenato e sviene. L’arbitro sospende l’incontro e manda tutti a casa. La grande rivalità tra giallorossi e biancocelesti è iniziata…

[dropcap]→[/dropcap]Il campionato di Terza categoria laziale del 1911-12 parte ancora a febbraio e stavolta vi prendono parte sei società, ancora tutte romane: le solite Lazio, Roman, Juventus e Fortitudo, a cui si aggiungono Alba e Esperia-Audace. A vincere il campionato è ancora la Lazio, che è oggetto di polemiche per il comportamento distaccato dal resto del movimento romano. A dirigere gli incontri sono gli arbitri romani, che nell’organizzazione federale sono inquadrati come semplici guardalinee, ulteriore testimonianza della scarsa considerazione che tutto il movimento meridionale riscuote in quegli anni nella Federazione. L’elenco ufficiale dei direttori di gara viene divulgato dal Comitato Regionale a novembre, tre mesi prima l’inizio del campionato. E più che una lista di arbitri veri e propri, si tratta appunto di una serie di nomi dei dirigenti più esperti delle società romane: Luigi Millo, Tullio Righetti, Ruggero Baldi, Alfredo Palmieri, Ulderico Bellucci, Arnaldo Perugini, Antonino Sidoti, Silvio Negri e Vincenzo Lombardo. Oltre al campionato di Terza Categoria, questi dirigenti vengono designati anche per dirigere le gare del campionato di Quarta Categoria, a cui prendono parte Tebro e le seconde squadre di Lazio, Esperia-Audace, Fortitudo, Roman e Alba, che alla fine risultano classificate nell’ordine. Il campionato è caratterizzato dal clamoroso risultato ottenuto dal Tebro, che supera 2-0 la squadra riserve della Lazio. Conclusi i campionati, nella primavera-estate si continua a giocare in numerosi tornei, anche in virtù dell’attività di Prima, Seconda e Terza categoria organizzata della Federazione Associazione Scuole Cattoliche, che contesta alla F.I.G.C. il professionismo dei calciatori e innesca una durissima polemica sul dilettantismo e sugli scopi che l’ideologia sportiva si prefigge di raggiungere, pur riconoscendo il valore educativo del calcio, “che ha il merito di favorire lo spirito di gruppo di fronte all’esercizio individuale”.

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[dropcap]→[/dropcap]Nell’estate del 1912 la Federcalcio vara una nuova formula per il campionato di Prima Categoria e per la prima volta c’è l’ammissione delle squadre laziali, con l’introduzione del meccanismo di scambio di squadre tra campionati, ovvero delle promozioni e retrocessioni. Il principale campionato federale si articola su una prima fase regionale (sei gironi con un massimo sei squadre per regione), semifinali a livello interregionale e finale nazionale tra una squadra del Nord ed una del Centro-Sud per assegnare lo scudetto. L’ultima classificata dei singoli gironi retrocede in Seconda Categoria, o in Promozione, com’è chiamato sui giornali il campionato in virtù del meccanismo che consente alla vincitrice l’accesso alla categoria superiore. La Terza Categoria continua invece ad essere a carattere regionale, aperta a tutti, anche alle squadre riserve; non c’è ancora la possibilità di salire di categoria, per la squadra vincitrice, alla quale viene comunque concessa la possibilità di fregiarsi del titolo di campione di categoria.

[dropcap]→[/dropcap]Nella stagione 1912-13 il numero delle società affiliate al Comitato Regionale Laziale arriva a quota 40, quasi un terzo delle affiliazioni totali alla FIGC, salite a 150. Per affiliarsi, la Federcalcio impone alle società l’obbligo di poter disporre di un proprio campo di gioco per poter svolgere l’attività. Sono ancora una volta le società laziali ad andare in difficoltà, vista la penuria di campi che c’è a Roma. La Fortitudo paga per prima la mancanza di un proprio impianto, restando esclusa dal girone laziale della Prima Categoria, al quale il presidente Casalini iscrive d’ufficio, in base ai meriti sportivi e alle proprie considerazioni, Lazio, Roman ed Esperia-Audace. Per scegliere le altre tre formazioni che servono a completare il raggruppamento viene fatto giocare un torneo eliminatorio a quattro squadre: Juventus Audax, Alba, Pro Roma (che acquista il campo della Piramide Cestia in via Ostiense) e Tebro, con quest’ultima che alla fine resta esclusa.

[dropcap]→[/dropcap]Il 3 novembre del 1912 il campionato prende il via e per la prima volta viene disputato nell’arco di due anni solari. Il torneo si rivela una sfida tra Lazio e Roman e per il confronto diretto tra queste due squadre il presidente del Comitato Regionale Laziale chiede che a dirigerlo sia Arnaldo Vieri Goetziof, già calciatore del Genoa, arbitro ufficiale e autorevole membro del Direttorio Federale. Vince la Lazio 2-1, che balza al comando del campionato e va a vincere il girone davanti alla Juventus e all’Audace, con la Roman che finisce quarta. La Lazio va poi a Livorno a vincere anche il titolo di campione dell’Italia Centrale e poi a conquistarsi a Napoli il titolo dell’Italia Centro-Sud. I biancocelesti, però, perdono la finale per il titolo nazionale con la Pro Vercelli. Nel Lazio si allestisce anche un campionato di Promozione con Audace, Fortitudo, U.S. Romana e Tebro, ed uno di Terza con le squadre riserve di Fortitudo, Juventus, Lazio, Pro Roma e U.S. Romana.

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[dropcap]→[/dropcap]Un nuovo cambiamento ai vertici del Comitato Regionale avviene il 14 settembre del 1913, quando nella sede della Podistica Lazio, in via delle Coppelle, si tiene la seduta che ratifica l’avvicendamento nella carica di presidente, che resta comunque in casa Roman. A Enrico Casalini subentra l’arbitro federale e numero uno del club rossogiallo, il conte Luigi Millo, figlio dell’ammiraglio ligure Enrico Millo che comandò l’impresa dei Dardanelli durante la guerra Italo-Turca dell’anno prima. Arnaldo Perugini (Lazio) è nominato segretario, Ulderico Bellucci (Juventus), Tullio Righetti (Pro Roma), Eugenio Rossi (Audace), Ilario Mazzarini (Fortitudo) e Luigi Cugini (Enotria) sono i consiglieri, i cui nomi figurano anche nella lista degli arbitri di Prima Categoria e Promozione. Il nuovo direttivo, che a novembre stabilisce la sua sede in via Crescenzo 82 nel quartiere Prati, inoltra subito una richiesta alla F.I.G.C. per ottenere uno sgravio delle spese per le proprie società, penalizzate da una pressione ritenuta eccessiva rispetto alle società del Nord. E’ grazie all’aiuto del vicepresidente federale Francesco Mauro, dirigente milanese molto vicino al calcio romano, che la tassa-partita verrà poi ridotta da 30 a 10 lire

[dropcap]→[/dropcap]La nuova articolazione del campionato nazionale di Prima Categoria, ma soprattutto le soventi rinunce “stagionali” dei club (chiamati ogni anno a rinnovare la propria iscrizione alla F.I.G.C.) creano grossi problemi all’organizzazione calcistica nazionale nella stagione 1913-14. Tra ammissioni e promozioni, al campionato di Prima Categoria prendono parte 47 squadre (contro le 36 previste dalla riforma del 1912) che a fine stagione danno vita a ben 350 gare, con l’utilizzo di 517 giocatori tesserati. Nel Lazio, considerata ancora una regione di secondo piano nel panorama calcistico nazionale, il problema campi (quelli ritenuti adatti sono soltanto quattro: Farnesina, Due Pini, Piramide e Dell’Olmo) blocca a sei (lo stesso della precedente stagione) il numero delle squadre ammesse alla Prima Categoria. Che sono: Lazio, che vincerà di nuovo il titolo, Roman, Esperia-Audace, Juventus Audax, Fortitudo e Pro Roma. L’unica novità, rispetto alla stagione 1912-13, è costituita dalla Fortitudo, subentrata all’Alba, che sceglie di ripartire dalla Terza Categoria. A quest’ultimo campionato prendono parte anche le squadre riserve di Fortitudo, Juventus Audax, Lazio, Pro Roma e la nuova Società Sportiva Studentesca Vis.

[dropcap]→[/dropcap]La stagione è ancora condizionata dall’esito burrascoso di alcuni incontri, con il Comitato Regionale che ha difficoltà ad omologare i risultati di partite in cui le squadre vengono ritirate, oppure a considerare valide altre partite sospese per le intemperanze tra giocatori o tra tifosi. Davanti a questa difficile situazione, il Comitato Regionale sceglie di tenere un profilo basso, limitandosi ad inviare una nota di biasimo alla F.I.G.C. per indurla ad una scelta più accurata degli arbitri da mandare a dirigere le gare a Roma. A testimoniare il clima di tensione ci si sono i resoconti delle partite pubblicati sui giornali, che suscitano notevoli polemiche. La stagione viene comunque portata a termine e dopo il successo della Lazio in Prima Categoria, arriva la vittoria della Roman in Terza Categoria, mentre per iniziativa del segretario Arnaldo Perugini, il Comitato Regionale organizza anche un torneo “Boys” a girone unico per ragazzi al di sotto dei 17 anni, che diventa il primo campionato giovanile del calcio laziale.

[dropcap]→[/dropcap]Nell’estate del 1914, dopo la lunga ed estenuante stagione appena conclusa (che portato a 262 le società federate) la Federazione riduce la partecipazione al campionato di Prima Categoria a discapito delle squadre del Sud. Il Comitato Regionale Laziale, alla vigilia dell’assemblea federale che si deve tenere a luglio a Torino, organizza una riunione con le quattro principali società romane (Pro Roma, Lazio, Audace e Juventus) nella sede della Pro Roma in via dell’Umiltà. C’è da portare avanti, ancora una volta, la protesta contro la trascuratezza del Nord nei confronti del calcio del Centro-Sud e sostenere la richiesta di Lazio, Roman e Audace a partecipare alla Prima Categoria del 1914-15. Spetta ai dirigenti Tonetti (Audace) e Corradini (Pro Roma) il compito di rappresentare il calcio romano e laziale in sede assembleare, ma le loro istanze restano del tutto inascoltate perché la F.I.G.C. modifica i campionati, creando un ulteriore divario tra l’attività del Nord e quella del Centro-Sud, concentrata nel campionato di Seconda Categoria-Promozione. Alle società laziali viene concessa un’unica opportunità, che però salterà per lo scoppio della Prima Guerra Mondiale: partecipare nel giro di due anni alla Divisione Nazionale A e B, la cui istituzione è prevista per la stagione successiva.

La sconfitta del Lazio all’assemblea federale, pur suscitando malumori e proteste, non pregiudica al conte Luigi Millo la riconferma alla presidenza del direttivo del Comitato Regionale. La riunione per il rinnovo delle cariche regionali e per decidere le iscrizioni ai campionati del 1914-15, si tiene a metà ottobre in via della Coppelle, all’interno del Caffè Grosso. Le riunioni settimanali del direttivo per i provvedimenti disciplinari e l’omologazione delle gare si svolgono invece nelle sale dell’Hotel Royal, in via XX settembre, che è la residenza romana del conte Millo. Lo stesso albergo è il riferimento postale per le società e per il segretario Arnaldo Perugini, confermato nella carica come il presidente. Dal Caffè Grosso escono investiti della carica di consiglieri Felice Tonetti, Carlo Volpi, Ulderico Bellucci, Gilberto Comandini, Armando Rossini, Vincenzo Lombardo e Gino Gaucci.

[dropcap]→[/dropcap]Il direttivo, appena insediato, stabilisce che al principale campionato regionale, che ora è quello di Promozione, siano ammesse Audace Esperia, Alba, Fortitudo, Juventus, Lazio, Pro Roma e Roman. L’Alba viene successivamente esclusa perché non ha a disposizione un campo recintato e far così pagare il biglietto agli spettatori. Spetta all’ingegner Francesco Mauro dare parere negativo, nonostante l’impegno dei dirigenti dell’Alba a recintare in brevissimo tempo l’area di gioco. Non ha problemi di campo, invece, la Pro Roma, che prima del via del campionato elegge a proprio presidente don Guido Toncker, che qualche anno più tardi sarà prima cassiere, poi commissario e presidente del Comitato Regionale Laziale. Religioso appartenente ad una ricca famiglia, Toncker segnerà la fortuna, ma anche il tramonto, del prestigioso club capitolino, che è stato di Bruno Zauli e Generoso Dattilo. L’Alba finisce nel campionato di Terza Categoria, a cui si iscrivono anche il Testaccio, la Cristoforo Colombo e la Ginnastica Roma, uno dei club più antichi della capitale che si ricostituisce nel gennaio del 1915. Presidente della neonata sezione calcio è il deputato Gesualdo Libertini, mentre tra i consiglieri c’è Carlo Volpi, membro del Comitato Regionale; sarà proprio Volpi, l’anno successivo, a spingere la Ginnastica Roma nel campionato di Seconda Categoria, al quale la società romana potrà accedere dopo aver disputando uno spareggio con l’Alba.

Dopo un campionato di Promozione lungo e balbettante a causa delle continue pioggie e del conseguente straripamento del Tevere, causa del rinvio di parecchie gare, la Roman vince faticosamente il titolo regionale della stagione 1914-15, prendendosi una rivincita sulla Lazio. Sul successo pesa però il “caso Lissone”, giocatore trovato in possesso di un doppio tesseramento, per la Roman e il Genoa. Il conte Millo,  presidente della Roman e del Comitato Regionale, ovviamente fa di tutto per ridurre il caso ad una bolla di sapone, riuscendo alla fine a non inficiare il successo del proprio club. Roman e Lazio sono entrambe ammesse alla fase nazionale, che vede subito tornare protagonista la Podistica, vincitrice del girone del Centro Italia a cui prendono parte anche Pisa e Lucca, oltre alla stessa Roman.

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