Il presidente del CR Lazio: “Gli impianti sportivi saranno la grande sfida”

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In questi giorni così tristi e difficili, di grande incertezza per tutti noi, parlare di calcio può sembrare anacronistico, anche se molti lo fanno e non sempre a ragion veduta. Leggo e sento continuamente di ricette, di soluzioni e soprattutto di richieste. Legittime, sicuramente, ma che in alcuni casi, sono di parte e sembrano avere solo lo scopo di mettere mano a singole situazioni che altrimenti avrebbero volti diversi. Ripartire, e quando e come questo avverrà lo vedremo, diventa ora l’aspetto più importante per restituire al calcio dilettantistico quella funzione sociale che, al di là di qualche stortura, ha sempre ricoperto. Farlo in salute è la priorità cui tutti noi dobbiamo guardare con grande apertura mentale e forza di volontà. Governo e istituzioni sportive, e calcistiche in particolare per quanto ci riguarda, ogni giorno fanno sapere di essere al lavoro per raggiungere questo obiettivo, che può e avrà sicuramente percorsi diversi, ma comunque impegnativi, per noi che siamo dilettanti.

Via mail, ma anche via telefono, mi sono state sottoposte le tante problematiche che si manifestano davanti a chi vorrà tornare a praticare l’attività dilettantistica. Ho sentito di azzeramento delle classifiche, di cancellazione di categorie, di anno zero per tutti e per tutto, come se all’improvviso non conti più quello che è stato fatto in 110 anni, quelli che il calcio laziale per questa maledetta emergenza non ha potuto festeggiare. Come sapete, ritengo che tutto sia perfettibile e migliorabile, ma da qui a dare un colpo di spugna sembra eccessivo.

Piuttosto, nessuno, o forse soltanto pochi hanno parlato di impianti e dei loro problemi, alcuni anche di non poco conto, che verranno fuori nel loro utilizzo una volta che saranno stabilite le regole per ripartire. Sono giorni, ormai settimane, che mi chiedo come intervenire sul problema degli impianti sportivi. Credo che la grande sfida del calcio dilettantistico sia proprio quella di rendere fruibili in piena sicurezza le strutture che ospiteranno i ragazzi che vogliono giocare a pallone, ma anche i dirigenti e i tecnici. Le risorse e i finanziamenti che dovrebbero arrivare (ripensando alle promesse che sono state fatte) a mio avviso dovranno esseri rivolti soprattutto a questo aspetto: ossia, alla sanificazione di spogliatoi e campi, al rifacimento degli impianti per il distanziamento sociale e, perché no, anche alla realizzazione di nuovi impianti o al recupero di alcuni andati in disuso.

È ovvio, che da solo il movimento dilettantistico non può farcela. Al suo fianco, mai come in questo momento, deve trovare le istituzioni locali e nazionali, a cui si chiede aiuto non solo per l’elargizione dei necessari finanziamenti a fondo perduto o a tasso agevolato. Da loro è giusto e logico attendersi anche la creazione di un percorso più comodo, rapido ed efficace sul piano burocratico e legislativo che consenta ai dirigenti delle società di tornare a rianimare un settore e il suo importantissimo ruolo sociale. Nei giorni scorsi abbiamo letto con piacere di società che si sono già proiettate sul domani con la ferma volontà di privilegiare proprio questo loro ruolo sul territorio, e sono queste le situazioni che danno forza all’incessante lavoro di reperimento delle risorse economiche che stiamo portando avanti senza dare spazio a promesse o annunci.

Melchiorre Zarelli