Scerrati ha riscritto la storia

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Simone Scerrati (foto di Mauro TOPINI – RIPRODUZIONE RISERVATA)

Tre gol in una finale di Coppa Italia non li aveva segnati nessuno nel Lazio. Vincere, un anno dopo l’altro, sia la Coppa Italia di Promozione che quella di Eccellenza neanche c’era mai riuscito qualcuno. Oltretutto, togliere la gioia di un successo alla propria ex squadra è una di quelle soddisfazioni che non hanno prezzo. Per Simone Scerrati, 22 anni attaccante dell’Empolitana Giovenzano, quella di mercoledì 5 febbraio è stata davvero una giornata storica. Sul piano personale e sul quello della stessa Coppa Italia di Eccellenza regionale, che da ventitré anni assegna il trofeo. Simone, romano del quartiere Portuense, è il “Davide” che ha ucciso, segnando le tre reti con le quali l’Empolitana Giovenzano ha steso la Viterbese Castrense. “In effetti, appena finita la partita mi sono chiesto: chissà se qualcuno aveva mai segnato reti in una finale di coppa”. Una domanda che ha trovato risposta negli annali della manifestazione. “Ora che sono diventato il primo ad averlo fatto, ovviamente la soddisfazione è doppia”, confessa Scerrati. La cui carriera è di quelle che promettevano tanto e hanno mantenuto (finora) poco.

“Ho iniziato a giocare nella Lazio, arrivando fino agli Allievi nazionali. Poi, il ds Tare ha deciso di non confermarmi, nonostante avessi sempre giocato. Così, il dirigente della Roma, Stefanelli, decise di portarmi a Trigoria, dove ho fatto una stagione con De Rossi, nella Primavera”. Lazio e Roma, il sogno di pochi, ma anche la delusione di tanti. “Anche alla Roma hanno deciso di non riconfermarmi, ma qui me l’aspettavo perché con De Rossi non mi sono trovato bene”. Così, Simone è andato a giocare a Viterbo, in serie D. “Con il club gialloblù mi sono trovato davvero bene. Ho trascorso con loro due stagioni davvero belle. Poi, però, le difficoltà societarie hanno interrotto anche questo feeling, e così sono andato a giocare a Gaeta”.

Un altro club nel quale Simone non ha raccolto soddisfazione. No, direi proprio di no. Anche qui ci sono state delle difficoltà societarie che hanno reso davvero brutto tutto l’anno calcistico. Al punto che avevo deciso di smettere di giocare a calcio”. Poi, per fortuna…. “La mia famiglia e gli amici mi hanno fatto cambiare idea. E’ arrivato il progetto del Futbolclub che mi ha ridato quella stabilità di cui avevo bisogno, anche se a dicembre siamo dovuti andar via in tanti ed io sono finito a Pisoniano, dove c’era Martinelli che aveva giocato con me al Futbolclub”. Un scelta felice e vincente, quella operata da Simone: “Sì, è stata davvero una bella gioia arrivare e vincere la coppa. Abbiamo battuto una grande squadra che, sono sicuro, farà il salto di categoria”. Una ex squadra, a dirla tutta… “Nella quale ancora ho qualche amico. Ed è da loro che ho ricevuto i primi complimenti. Il team manager, il dottore e persino un sms da Vegnaduzzo, con il quale avevo giocato a Gaeta”.

La vittoria dell’Empolitana Giovenzano è stata anche il ripetersi della storia di Davide che uccide Golia. “Sì, è vero. I pronostici ci davano tutti sconfitti, e anche pesantemente. Leggevamo, nei giorni che hanno preceduto la gara, sul web di commenti che a volte ci prendevano in giro, ma siamo riusciti a zittirli tutti.C’è poi da dire una cosa: abbiamo vinto con una squadra è piena di giovani, a dimostrazione che non sempre servono i nomi per stare davanti a tutti”. La finale di coppa rappresenta già il passato. Il presente e soprattutto il futuro, qual è? “Innanzitutto la salvezza da raggiungere con l’Empolitana. Poi… vedremo. Io vedo il calcio ancora come un’attività primaria per me, se qualcuno vuole ancora offrirmi qualche possibilità di giocare nei prof ne sarei quindi felice. Non parlo di Roma, Lazio o serie A, che sono nei sogni di tutti, ma anche di una Lega Pro”.

Esterno di ruolo, seconda punta per necessità, Scerrati si definisce un calciatore al quale piace svariare e muoversi come fa Carlitos Tevez. “Sì, devo dire che mi ispiro a lui, anche se da piccolo il mio idolo era Cristiano Ronaldo. Ecco perché ho quasi sempre giocato con il numero sette, ma a Pisoniano indosso la 9 perché guai a toccare la numero 7 a Cesaro… ne morirebbe”, scherza Simone che poi aggiunge: “Battute a parte, con Andrea mi trovo benissimo a giocare seconda punta. Perché, anche se soltanto da dicembre che gioco con lui, ma riusciamo a intercambiarci in mezzo al campo splendidamente”.