[gn_heading style=”2″]Il primo Comunicato Ufficiale nel 1984[/gn_heading]
Cento anni di calcio federale a Roma e nel Lazio, ventisei di calcio a cinque. Un quarto di secolo per questa disciplina nata a cavallo tra la fine degli anni Sessanta e l’inizio degli anni Settanta, ma ufficialmente entrata a far parte della Federazione Italia Giuoco Calcio soltanto vent’anni dopo. E se per il calcio la genesi ha chiare origini nordiste, per questa disciplina, in principio chiamata semplicemente calcetto, la paternità non può che essere assegnata alla città di Roma e ai suoi circoli sportivi, nei quali il futsal ha iniziato ad emergere e affermarsi.
Il primo atto ufficiale dell’ingresso del calcio a cinque nella F.I.G.C. va senza dubbio fatto risalire al novembre del 1983, quando una delibera del C.O.N.I. stabilisce che la Federazione Italiana Giuoco Calcio è l’unica organizzazione ufficiale a gestire il calcetto in Italia. Una delibera che arriva dopo una lunga, e a volte anche aspra battaglia tra i due enti che si era costituiti in Italia per la gestione dell’attività del calcetto (la F.I.Ctt. e la L.I.C.), sempre più ampia e consistente. La decisione del C.O.N.I. mette in pratica fuori gioco entrambe le organizzazione, in quanto la Lega Dilettanti, presieduta da Antonio Ricchieri, fa sapere che l’A.I.A. non concederà più i propri arbitri per dirigere le gare dei due campionati.
I dirigenti della F.I.Ctt. e della L.I.C. si vedono dunque costretti alla resa, accettando la proposta fatta dal presidente Ricchieri di convogliare le proprie forze e i propri organici all’interno della Federazione, ben disposta ad accettare tutti per il bene del calcio a cinque. Il Comitato Regionale della F.I.Ctt., retto da Lionello Barelli (uno dei fondatori della disciplina insieme a Babbo Valiani), convoca d’urgenza le proprie società il 28 dicembre del 1983 per portarle a conoscenza degli sviluppi del calcio a cinque in Italia. Dopo la relazione dello stesso Barelli, non priva di toni polemici, viene presentata una mozione che le società, riunite nella sede provvisoria del Comitato Regionale del Lazio della F.I.Ctt. in via Batteria di Porta Furba a Roma, approvano.
E’ l’atto ufficiale per l’affiliazione delle squadre laziali della Federazione Italiana Calcetto alla Lega Nazionale Dilettanti della F.I.G.C.. A seguito di questo passo, anche altri Comitati seguono lo stesso percorso e così si concluse l’attività laziale della F.I.Ctt., che porta in “dote” alla Federcalcio 113 società e 500 campi di gioco sparsi su tutto il territorio regionale.
L’attività del Comitato Regionale Lazio di calcio a cinque, che è alle strette dipendenze della Lega Nazionale Dilettanti prima e del Comitato Nazionale di calcetto poi, prende il via l’8 marzo del 1984, quando viene pubblicato il primo Comunicato Ufficiale di calcetto della F.I.G.C.. Lo firma Lionello Barelli, che viene incaricato da Ricchieri, dopo un colloquio franco e schietto, di proseguire la sua opera a sostegno dell’attività laziale, riconoscendo a Barelli doti e capacità che hanno portato all’enorme sviluppo del calcio a cinque nel Lazio.
Al Comitato Regionale è concessa una stanza all’interno degli uffici del Comitato Regionale in via Musa, in una palazzina di fronte a quella che ospita la presidenza del Comitato Regionale della L.N.D.. Barelli viene messo vicino ad Alessandro Di Gianbellardino, incaricato del tesseramento dei calciatori e il presidente del calcio a cinque regionale deve provvedere in prima persona al reperimento degli armadi per conservare incartamenti e documenti, si fa regalare da un amico una macchina da scrivere e reclama in prima persona i collaboratori.
Barelli, a cui viene affiancato il vice delegato Roberto Stringaro (per garantire le società della L.I.C. è la motivazione addotta da Ricchieri) ottiene collaborazione da Fabrizio De Juliis, allora vice segretario del Comitato Regionale, ma viene accolto con amicizia anche dal resto del personale allora operante negli uffici: Mara Mengoni dell’amministrazione, Alessandro Ciuffa, preziosissimo fac-totum, Adolfo Calanca, altro collaboratore dell’ufficio tesseramenti, e Walter Gabrielli, il più giovane del gruppo. E’ Calogero Scibetta, il primo giudice sportivo del calcio a cinque, mentre il delegato per gli arbitri è Giancarlo Sammarini.
Parte così l’attività federale e fioccano le iscrizioni ai campionati, che vengono chiuse il 16 marzo 1984. Il via al campionato è fissato al 27 marzo. Sono 77 le società iscritte al I^ Campionato Regionale di Calcetto: di queste 30 sono di provenienza F.I.Ctt. e 11 di provenienza L.I.C., con 36 club che risultato affiliati per la prima volta.
Vengono così formati 10 gironi con un diverso numero di squadre ognuno, e le prime due classificate accedono alla fase finale, articolata su quattro gironi da cinque squadre. Roma Barilla, Hobby Sport, Tor Carbone e Canottieri Aniene sono le quattro semifinaliste (tutte ammesse alla fase nazionale), che si affrontano tra di loro per mandare Hobby Sport e Tor Carbone a giocare la finale, vinta dall’Hobby Sport, primo campione regionale del calcio a cinque. Alla premiazione della squadra vincitrice, partecipa anche Enzo De Angelis, presidente del Comitato Regionale della L.N.D., a cui Barelli concede l’onore di consegnare la coppa. Sarà invece la Roma Barilla a vincere la fase nazionale e conquistare il primo scudetto della storia della F.I.G.C.
Terminata l’attività, Barelli viene invitato da De Angelis ad una colazione di lavoro con tutti i componenti del Comitato. “Rimasi piacevolmente meravigliato nel vedere come il presidente trattava coloro che lo aiutavano nello svolgimento del suo mandato federale e come gli stessi lo ricambiavano con grande professionalità e impegno. Era lo stesso modo di agire per il quale ho sempre convissuto”, ricorda Lionello Barelli in un suo personalissimo e preziosissimo diario. Alla fine della cena, il presidente consegna una medaglia d’oro ad ognuno e per ultimo viene coinvolto anche Barelli, a cui De Angelis consegna il distintivo d’oro di dirigente della F.I.G.C.. “Quel piccolo oggetto per me in quel momento sembrò una montagna e nel ringraziarlo mi venne spontaneo abbracciarlo con lo stesso affetto dimostratomi da lui”, ricorda ancora Barelli.
Il calcio a cinque laziale imbocca dunque la strada giusta. Entra con garbo e affetto nella famiglia federale, suscitando apprezzamenti e riconoscimenti. Che arrivano anche per l’attività della Rappresentativa, che prende parte al Torneo delle Regioni (allargato per la prima volta al calcio a cinque) e ottiene subito un prestigioso successo battendo 7-4 l’Emilia Romagna in finale. A guidare la squadra c’è Luciano Fraschetti, in panchina Bobo Belà, uno dei personaggi storici della disciplina.
Cresciuta l’attività, si allarga anche l’ufficio del Comitato Regionale di calcio a cinque, in cui entra la signorina Franca Ciavatta, che in pratica assume la segreteria del calcio a cinque, alleggerendo così da alcun compiti lo stesso Barelli, che ha l’opportunità di muoversi di più da via Musa per frequentare le province laziali e organizzare un’attività. Vengono nominati dei delegati provinciali, che rispondo ai nomi di Giancarlo Giancarli (Frosinone), Adriano Marchioni (Rieti), Angelo Abati (Latina) e Carlo Maria Scipio (Viterbo).
Per il secondo anno, l’attività viene organizzata su una sola categoria, già sapendo che dalla stagione 1985-86 i campionati sarebbero diventati di A e di B. Sono 88 le squadre che iscrivono, un numero che consente la formazione di un girone completo nella provincia di Latina. A vincere il titolo regionale è la Roma Barilla.
Nel frattempo, vengono messe a punto le norme che regolano la partecipazione ai primi campionati di A e B. Sono 27 le squadre laziali, di cui sette non romane, che vengono ammesse, suddivise in due gironi la cui composizione viene sorteggiata pubblicamente in via Musa i 13 maggio dell’85. Il Lazio vince il Torneo delle Regioni, superando in finale (7-4) il Trentino Alto Adige. Ed è una grande soddisfazione per Barelli, che vede vincere la sua squadra stando fianco a fianco con il presidente De Angelis. “Ad ogni segnatura esultava, incoraggiandomi invece nel momento in cui la squadra avversaria si avvicinava, nel punteggio, alla nostra rappresentativa”, scrive ancora Barelli nel suo diario.
“Alla fine De Angelis emozionato e rosso in viso. Al fischio finale lanciò un urlo di gioia e ci abbracciammo con tanto affetto”. In quello stesso anno, la Rappresentativa vince anche il Torneo di Grado, che si svolge in contemporanea con il Trofeo Barassi di calcio per rappresentative regionali e nei festeggiamenti viene coinvolta anche
la rappresentativa di calcio a 11, in una festa che sancisce la conclusione del dualismo tra calcio e calcetto.
Nella stagione 1985-86, il calcio a cinque si dota anche di un addetto stampa, nella figura di Roberto Ciavatta, anche lui, come il fratello Franco consigliere regionale, collaboratore del Corriere dello Sport.
Viene istituita la Coppa Lazio (vinta dalla Canottieri Aniene, che vincerà anche la fase nazionale) e la Coppa Veterani, due manifestazioni collaterali ai campionati che oltre alle due serie A e B, propone per la prima volta anche una categoria Under 18. Il titolo regionale di serie A viene vinto dalla Bartoni Grottarossa, che nella finale a tre ha la meglio su Opel Helios e Canottieri Aniene.
Nel settembre del 1986, nell’assemblea dell’Hotel Parco dei Principi, il calcio a cinque regionale ottiene un prezioso riconoscimento dal presidente CR Lazio. “Amici, rcordatevi che avete come Delegato Regionale Calcetto un dirigente di grande valore e dovete cercare di non farvelo scappare”, sono le parole dispensate all’assemblea da De Angelis e che commuovono Barelli, seduto poco distante dal suo presidente.
Il riconoscimento si completa con la consegna degli attestati di benemerenza, istituiti per quelle persone che si sono particolarmente distinte nella diffusione del calcetto.
La stagione 1986-87 si articola ancora su un campionato di A e B, uno di Under 18, sulla Coppa Lazio (suddivisa in assoluti e under 18) e la Coppa Veterani.
La Canottieri Aniene vince ancora la
Coppa Lazio assoluti, (bissando anche il
successo nella fase nazionale) mentre
quella riservata ai ragazzi va al Green
House. Il campionato di serie A ha un
epilogo inatteso, in quanto vengono
considerate vincitrici ex aequo le prime
dei tre gironi, e cioè Marino Calcetto Tre
G/78, Castelli Romani,
Roma RCB.
A determinare l’annullamento della fase
finale, a cui avrebbe preso parte anche
la Roma Barilla come migliore seconda,
la situazione di possibile pericolo che il
concentramento delle quattro tifoserie
avrebbe comportato in assenza di un
impianto adeguato ad ospitare qualche
migliaio di persone.
Così Barelli, con il Comunicato del
19 gennaio 1987 dispone che, “viste
alcune difficoltà non previste all’inizio
della stagione agonistica”, tra cui lo
svolgimento delle elezioni politiche
e l’indisponibilità di un impianto con
capienza di almeno 1500 persone (il
Palazzo dello Sport e Palazzetto dello
Sport di Roma sono indisponibili)
dispone di “annullare le semifinali e le
finali per il titolo di Campione Regionale.
Di conseguenza le prime classificate
di ogni girone verranno considerate
vincitrici ex aequo”.
Le tre vincitrici, più le seconde
classificate, vengono ammesse alla fase
Il Calcio a Cinque
La Rappresentativa
del Lazio dopo il successo
al Torneo delle Regioni
del 1987
194
nazionale, vinta dal Marino Calcetto
Tre G/78. La serie B se l’aggiudica il Bra
Barbazza, mentre il Marino Calcetto Tre
G/78 è campione regionale Under 18 e
campione Nazionale della categoria. Le
finali sono riprese dalla televisione.
La stagione 1986/87 si apre con il
triste evento della morte di Enzo De
Angelis, presidente del Comitato
Regionale. L’evento luttoso coincide con
la cerimonia della premiazione delle
società vincitrice i campionati, indetta
per il 29 settembre dell’87.
Barelli vuole rinviarla, ma non c’è tempo
per avvertire tutti i partecipanti.
Così spetta proprio al delegato regionale
cominicare la triste notizia. “Enzo De
Angelis non è più tra noi. Il Presidente
del Comitato Regionale Laziale questa
mattina ci ha lasciato per sempre”.
L’assemblea scoppia in un lungo e
interminabile applauso che dura diversi
minuti. La stagione coincide con il
cambio ufficiale della denominazione
del calcetto che, su invito della F.I.F.A.,
diventa Calcio a cinque.
I campionati regionali proseguono con
buona intensità per tutta la seconda
metà degli anni Ottanta. Le squadre
crescono di numero, l’interesse aumenta
e il movimento acquisisce sempre più
autorità e autorevolezza. A guidarlo
è ancora Lionello Barelli, che dal suo
ufficio dirige con maestria tutta l’attività.
Anche con la Rappresentativa il Lazio
miete successi, anche se nella stagione
1987/88, dopo tre successi di fila, la
squadra laziale deve lasciare il Torneo
delle Regioni alle Marche.
Fatale, al Lazio, la sconfitta di misure
(1-2) con il Piemonte in semifinale. Il
Lazio si consola con il “solito” successo
di una squadra romana (la Roma RCB)
nella finale per lo scudetto, che si svolge
sul centrale del Foro Italico a Roma.
L’arrivo di Raffaele Cipollone alla guida
del Comitato Regionale coincide con
un momento d’impasse per il calcio a
cinque, che non trova nel presidente
l’affezione avuta in passato.
Le rinunce a partecipare ai campionati,
nella stagione 1987/88 sono più
numerose del solito, ma il numero
delle società di nuova iscrizione,
fortunatamente riesce a coprire il deficit.
Con Cipollone presidente del Cr Lazio,
il nuovo presidente dell Lega Nazionale
Dilettanti Elio Giulivi nomina Antonio
Sbardella vice commissario della
Divisione Calcio a 5. Barelli gradirebbe
che l’incarico venisse affidato a Luciano
Di Giovanni, ma il suo consiglio non
viene ascoltato.
Ai primi di gennaio del 1989 il Comitato
Regionale del Lazio lascia la sede di via
Antonio Musa per trasferirsi nella nuova
sede di via Paisiello, dove però resta
soltanto una stagione per l’elevato costo
degli uffici a ridosso di Villa Borghese,
nell’esclusivo quartiere Parioli.
L’istituzione del Campionato Nazionale a
girone unico porta al cambiamento delle
denominazione dei campionati regionali,
che da serie A e B vengono “declassati”
a serie C e D, in contemporanea con
la nascita di un girone unico nazionale
di serie A. Antonio Sbardella diventa
Delegato Nazionale per il calcio a 5,
mentre la finale per l’assegnazione dello
scudetto finisce male. Vinta dal TC Eur
Roma, la gara segna una pesante serie di
squalifiche per i giocatori e i dirigenti del
Vigna Stelluti, fermati complessivamente
per 17 anni.
Ugo Marini ex delegato
regionale del calcio
a cinque
Il Calcio a Cinque
195
Scegliere le società laziali che devono
essere ammesse al primo campionato
nazionale è un’operazione che comporta
parecchi problemi.
Sbardella chiede aiuto a Barelli, ma
l’elenco delle società inviate diverge
da quelle che in realtà si vorrebbero
ammettere alla serie A.
Sono ventisei i posti assegnati al Lazio,
che diventano 28 quando un paio
di società presentano ricorso al Tar
(Barbozza Tanas e Forma Roma Center)
contro la loro esclusione e vengono
quindi ammesse in un secondo tempo.
La stagione 1989/90 riporta il
Torneo delle Regioni nel Lazio. La
Rappresentativa allenata sempre da
Luciano Fraschetta supera in finale la
Puglia 5-4 e conquista per la quinta volta
il titolo italiano.
La Roma RCB vince invece lo scudetto
nella fase finale che si gioca a Bologna,
battendo in finale il Marino Calcetto,
campione uscente.
L’aumento delle tasse di iscrizione ai
campionati, limita il numero di iscrizioni
ai campionati di calcio a 5 nella stagione
1990-91. Le squadre che decidono di
partecipare ai campionati federali sono
soltanto 69, a fonte delle 105 della
stagione precedente. Un disagio che
viene avvertito non soltanto nel Lazio,
ma anche in tutti gli altri Comitati, che
registrarono un sensibile calo nelle
iscrizioni.
La stagione successiva segna la nascita
dell’attività ufficiale femminile di calcio
a cinque, che prende il via con un solo
campionato ma poi allarga la base ad
un campionato di’ingresso di serie D ed
uno di vertice di serie C che assegna,
attraverso una fase nazionale, il titolo di
campione d’Italia, pIù volte vinto dalle
squadre del Lazio.
Nonostante la crisi, il calcio a cinque
si espande, allargando l’attività al
mondo femminile. E’ L’A.C.L.I., ente di
promozione sportiva riconosciuto dal
C.O.N.I. che si occupa del calcio a cinque
femminile, e da lì che arrivano le prime
squadre in rosa affiliate alla F.I.G.C. “Per
evitare contrasti e facilitare il passaggio,
fu deciso di non sovrapporre l’attività
dell’ACLI con quella federale”, scrive
Lionello Barelli nel suo diario dei 10 anni
di presidenza del Comitato Regionale
del calcio a 5, che lascia il Comitato
Regionale Lazio con l’arrivo di Antonio
Sbardella alla presidenza. I contrasti che
Barelli ha con Cipollone (che più volte
lo spingono sull’orlo delle dimissioni)
in parte di ripetono anche con Antonio
Sbardella, eletto nell’assemblea nel
luglio del 1992.
La convivenza tra i due personaggi,
che non si erano amati neppure
quando collaboravano a distanza, si
fa sempre più difficile. E così, con una
lettera raccomandata del 27 luglio
1993, il nuovo presidente del Comitato
Regionale della Lega comunica a Barelli
che non è stato riconfermato alla guida
del Comitato Regionale di calcio a 5.
In cambio, al dirigente uscente viene
offerto un incarico in ambito nazionale,
che non arriverà mai.
Il posto di delegato regionale del calcio a
cinque (come era stata mutata la figura
del presidente del Comitato Regionale
viene assegnato a Piero D’Innocenzo,
anche lui ex arbitro di serie A e B e
amico di Sbardella. Il nuovo delegato
regionale, che viene presentato in un
Il Calcio a Cinque
L’esultanza del capitano
della Rappresentativa
dopo il successo
nel Torneo delle Regioni
del 1997
196
albergo dei Castelli Romani, conosce
poco il calcio a cinque, ma non impiega
molto a dare lustro al movimento
allargando la base con l’istituzione
di campionati giovanili e dando
maggiore risalto all’attività femminile,
che raccoglie soddisfazioni in giro per
l’Italia vincendo tornei e manifestazioni
nazionali.
Il proficuo lavoro porta a D’Innocenzo
la promozione a consigliere regionale
nelle elezioni del 1996. Il posto di
delegato regionale di calcio a cinque
viene assegnato a Ugo Marini,
prezioso collaboratore del movimento
anche con Barelli. E’ lui che riporta la
Rappresentativa Regionale, affidata all’ex
giocatore Giampiero Forte, al successo
nel Torneo delle Regioni.
Anche Marini resta in carica solo un
quadriennio, perché nel Duemila, al
suo posto viene nominato Antonio
Dragonetti, altra figura che già lavorava
all’interno del Comitato Regionale
seguendo l’attività provinciale. L’ex
dipendente Rai, ed ex calciatore nella
squadra aziendale, era stato segretario
di Barelli, di cui godeva incondizionata
fiducia e stima, e da lui ha dunque
appreso tantissimo nell’espletamento
del suo mandato.
Non a caso, Dragonetti è il delegato
regionale che, dopo Barelli, resta più
a lungo alla guida del movimento e al
suo periodo sono riconducibili le ultime
innovazioni. Legate alla creazione
di un campionato Under 21 (voluto
personalmente dal presidente del
Comitato Regionale, Melchiorre Zarelli)
alla valorizzazione del campionato
Juniores (diviso in due categorie) e alla
crescita esponenziale del numero di
squadre affiliate.
Nascono nuovi campionati (la serie C
si sdoppia, vengono istituite le coppe
Lazio per diverse categorie giovanili) per
rendere meno traumatico l’ingresso dei
club nella disciplina e il passaggio alle
categorie superiori più cadenzato.
Dragonetti resta in carica fino al
gennaio 2009, quando le società di
calcio a cinque, per la prima volta nella
storia della F.I.G.C., eleggono il loro
rappresentante all’interno del Consiglio
Direttivo del CR Lazio.
L’onore tocca a Pietro Colantuoni,
già delegato provinciale di Roma per
il calcio a cinque, che con Dragonetti
condivide tutta l’attività degli ultimi nove
anni di vita del calcio a cinque laziale.
Colantuoni, ex dipendente dell’Atac,
lavora a tempo pieno negli uffici di via
Tiburtina e segue in prima persona
l’organizzazione di tutta l’attività,
instaurando un rapporto amichevole e
franco con la gran parte delle società
affiliate al Comitato Regionale.
Non solo, il rappresentate delle società
di calcio a 5 (la nuova denominazione
del suo ruolo) incrementa anche i
rapporti con i mass-media, che in
televisione, sui giornali o via Internet
ritagliano spazi ben delineati per la
disciplina.
Che trova un grande momento di
aggregazione in una festa tutta
dedicata alle squadre di calcio a 5,
sia in occasione della presentazione
dei calendari (idea del presidente del
Comitato Zarelli) sia nella consegna dei
premi disciplina e delle coppe spettanti
alle squadre vincitrici i campionati.
Dopo oltre vent’anni, l’autonomia
auspicata agli albori è diventata realtà.