Storia del Comitato Regionale Lazio – Capitolo XXVII

[gn_heading style=”2″]1992-1994[/gn_heading]

[gn_dropcap style=”1″ size=”1″]I[/gn_dropcap]l quadrienno di Raffaele Cipollone si conclude domenica 7 giugno 1992, quando nell’assemblea elettiva del Cr Lazio sale alla presidenza del Comitato Antonio Sbardella. L’avvento dell’ex arbitro internazionale, che ha appena lasciato la neonata Divisione di Calcio a Cinque, è tumultuoso per via di una battaglia elettorale che coinvolge sia Raffaele Cipollone che Raffaele Sciortino. Entrambi vogliono la poltrona presidenziale e così nasce un dualismo che piace poco alla Lega Dilettanti e al presidente Elio Giulivi.

Viene così fuori la candidatura alternativa di Antonio Sbardella, sostenuta dal numero uno della Lega. Sciortino, Cipollone e gran parte del consiglio che li ha accompagnati nella precedente legislatura sportiva, escono sconfitti dalla votazione che assegna a Sbardella 264 preferenze delle 348 società aventi diritto al voto. Molto rinnovato è anche il Consiglio Direttivo che dovrà lavorare con l’ex dirigente di Lazio e Roma. Del vecchio direttivo restano soltanto Ruggiero Lopopolo e Giuseppe Russo, mentre vengono eletti consiglieri per la prima volta Giuseppe Grispo (184 voti), Giancarlo Camilli, Erminio Di Trocchio, Francesco Cerro e Antonino Catalfamo, che lascia la presidenza del Comitato Provinciale di Roma a Giorgio Freddi.

L’avvento del nuovo dirigente, che arriverà ad essere il primo presidente provinciale del calcio a diventare vice-presidente del CONI provinciale, coincide con l’accorpamento del Comitato Provinciale del Settore Giovanile e Scolastico (presieduto in quegli anni da Claudio Graziani) con quello del settore Dilettanti. Giorgio Freddi è il primo presidente del Comitato Provinciale unico; e insieme a quella del comitato romano, cambia anche la presidenza del Comitato Proviciale di Viterbo: a Domenico Mancinelli subentra Gianni PiniSilvano Calabria viene invece eletto revisore dei conti, Vittoriano Paoles nominato giudice sportivo al posto di Carlo Calabria, che tornerà ad occuparsi di giustizia sportiva nel 2000. Melchiorre Zarelli, che arriva dall’Interregionale, nella prima riunione del Consiglio Direttivo è nominato segretario.

[gn_dropcap style=”1″ size=”1″]L'[/gn_dropcap]arrivo di Antonio Sbardella negli uffici di via Pollenza segna un grosso salto in avanti dell’attività del Comitato Regionale Lazio. Sia in termini numerici, con un incremento del numero delle società partecipanti all’attività regionale e provinciale, sia in termini di qualità del lavoro svolto. Seguendo la linea del presidente della Lega Nazionale Dilettanti, Elio Giulivi, l’ex arbitro internazionale impronta il lavoro del Comitato Regionale sulla politica dei servizi. Il suo carisma, i suoi ottimi rapporti con tutto il mondo del calcio, dai grandi club al palazzo di via Allegri, gli consentono di essere antesignano in tante sue decisioni.

Il primo passo è quello di far lavorare il Comitato Regionale Lazio a tempo pieno perché gli uffici aprono al pubblico anche la mattina e lo stesso Sbardella, pensionato del Ministero dei Trasporti già da alcuni anni, è presente nella sua stanza in fondo al corridoio del quarto piano dalla tarda mattinata fino alla chiusura degli uffici, la sera alle 19. Cresce il lavoro e crescono anche gli impiegati che lavorano per il Comitato. Sbardella spende il suo nome per avere in carico da CONI e FIGC nuovo personale, allarga il numero dei collaboratori, delega con grande fiducia l’operato economico e tecnico del Comitato al segretario Melchiorre Zarelli, dipendente CONI che lavora a tempo pieno negli uffici di via Pollenza. E’ lui a mandare avanti il Comitato, dando agli uffici struttura manageriale ed efficienza, mentre Sbardella ha la conduzione politica del calcio laziale.

Il lavoro di riforma si rivolge subito al Comunicato Ufficiale, che fino al 1992 per problemi organizzativi non garantiva la puntualità che le società richiedevano. Sbardella riesce ad ottenere dagli arbitri l’invio dei referti arbitrali nelle sedi istituzionali già entro la giornata del lunedì, allarga la composizione degli uffici di giustizia sportiva, in modo da garantire la  completa pubblicazione delle decisioni disciplinari di primo grado il giovedì pomeriggio nel Comunicato Ufficiale. Sbardella trova subito il sostegno pieno del Consiglio Direttivo e dunque mette mano anche all’organizzazione agonistica dell’attività laziale.

[gn_dropcap style=”1″ size=”1″]P[/gn_dropcap]oco dopo il suo arrivo, il nuovo presidente decide di dare nuovo impulso alla Coppa Italia, manifestazione che numerose società snobbano o considerano di scarsa importanza. Viene così istituita la finale unica per l’assegnazione della Coppa Italia regionale, da giocare addirittura in uno stadio di grande prestigio come il Flaminio. Una manifestazione che ottiene immediato plauso delle società e dello stesso presidente Giulivi che vuole essere presente, allo stadio Flaminio nel giorno dell’Epifania. La prima finale unica viene giocata il 6 gennaio del 1993 ed è vinta dalla Vjs Velletri, che supera 3-0 il Palestrina davanti ad un pubblico entusiasta e partecipe. La stagione 1992-93 segna anche il cambiamento delle denominazione del principale campionato giovanile del Comitato Regionale: l’Under 18 diventa infatti campionato Juniores Regionale e sarà questa la prima trasformazione di una serie che porterà la categoria a mutare completamente aspetto nei giorni nostri.

Il prestigio del Comitato Regionale in pochi mesi sale di tono, grazie alla trasparenza amministrativa e alla gestione tecnica voluta da Sbardella. La stagione 1993-94 è quella che registra il maggior numero di novità, perché dopo un anno trascorso a studiare le situazioni, il presidente del Comitato impone una decisa inversione di tendenza nel mondo di valutare le situazione e nelle decisioni assunte sia negli uffici di presidenza che dal Consiglio Direttivo. Per la prima volta viene inviato alle società un rendiconto della propria posizione contabile nei confronti della FIGC e vengono inviati direttamente nelle sedi dei club gli stampati federali.

Viene poi lanciata con successo l’idea di formare delle graduatorie di merito (in base ai valori espressi dal campo) in materia di  ammissioni ai campionati in caso di vacanza di posti, che da sempre sono motivo di polemiche e recriminazioni per i dirigenti delle società. Stanco delle pressioni che ogni estate arrivano in via Pollenza, Sbardella, dopo aver ottenuto il via libera da Giulivi, fa dunque approvare al Consiglio Direttivo la norma che consente di disputare, a fine stagione, i play-off per la formazione di speciali classifiche che indichino le squadre da ripescare nelle categorie superiori. Un’iniziativa che suscita l’approvazione di tantissime società, ma anche il malcelato risentimento di chi era legato ad un sistema meno trasparente.

[gn_dropcap style=”1″ size=”1″]D[/gn_dropcap]opo gli anni dei fuoriquota, la Lega Nazionale Dilettanti decide di cambiare rotta in materia di giovani calciatori, abolendo la norma che limitava l’utilizzo dei calciatori di età superiore ai 25-27 anni, e introducendo un nuovo principio: in campo devono andare, obbligatoriamente dal primo minuto per tutta la durata dell’incontro, un certo numero di giovani calciatori. Si comincia con due diciottenni per i campionati di Eccellenza e Promozione, anche se negli anni il Lazio aumenterà per proprio conto questo limite.

Rilanciata la Coppa Italia, il Comitato istituisce una nuova manifestazione: la Coppa Lazio, riservata alle squadre di I/a e II/a Categoria. E’ la Nuova Laurentina a vincere la prima finale mista. La Lega Nazionale, riconoscerà poi la Coppa Lazio tra le manifestazioni ufficiali dell’attività agonistica dei dilettanti.

La nuova aria che si respira negli anni Novanta nel Comitato viene evidenziata anche da un rapporto più stretto con gli organi di informazione, a cominciare da quelli, come lo storico “Corriere Laziale” in edicola già da vent’anni, particolarmente vicini al mondo dei dilettanti. Cresce anche l’attenzione delle tv verso il calcio dilettantistico e soltanto un personaggio come Sbardella riesce a gestire la situazione, nei primi difficili anni di evoluzione del sistema radioteleviso privato. L’Era Sbardella segna anche un nuovo modo di concepire il rapporto tra il centro e la periferia. I Comitati Provinciali vengono responsabilizzati e informatizzati.

[gn_dropcap style=”1″ size=”1″]L[/gn_dropcap]e iscrizioni ai campionati sono via, via sempre più decentrate e la presenza dei dirigenti federali nelle sedi distaccate viene incrementata. Antonio Sbardella e Melchiorre Zarelli indicono riunioni frequenti, andando a “casa” delle società, capendo così meglio di altri, quanto sia importante far sentire la presenza federale ai club affiliati in provincia. Girare per il Lazio sarà, poi, uno dei punti forti della linea presidenziale dell’attuale numero uno del Comitato Regionale Lazio, Melchiorre Zarelli, che già da oggi può essere indicato come il presidente più mobile di tutta la storia del calcio laziale.

Guardare avanti ma senza dimenticare il passato è un altro dei motivi che hanno caratterizzato i primi anni dell’era sbardelliana. Accanto ai passi in avanti sul piano amministrativo e organizzativo, l’ex arbitro internazionale pone infatti la strada già percorsa. E’ sotto la sua presidenza che il Comitato Regionale decide di istituire il premio Filippo Jacinto, una medaglia ricordo da assegnare ogni anno (e per cinque anni) a cinque dirigenti che si sono particolarmente distinti nel Lazio. Il presidente della Disciplinare Cesare Mazza, il dirigente arbitrale Luca Davino, i dirigenti di società Oliviero Bruni (Viterbo Pianoscarano), Giancarlo Ferrari (Albula) e Renato Scrocca (Villalba Ocres Moca) sono i primi premiati. Nell’albo d’oro del premio figurerano anche i nomi di Raimondo Vianello, Fausto Trani, Ruggiero Lopopolo, Lillo Imbergamo e Pino Vilella.

Insieme al premio Jacinto (la cui cerimonia di premiazione diventerà un appuntamento di vita sociale molto importante per il Comitato Regionale Lazio) vengono istituiti dei premi in ricordo di Mario Pelosi (apprezzatissimo tecnico che scompare in questi anni), Elio Tortora (un giovane ragazzo morto su un campo di calcio dopo essere stato colpito da un fulmine) e di Enzo De Angelis, già presidente del Comitato Regionale Lazio. Al primo viene abbinata la finale del campionato Juniores regionale, al secondo il post-campionato della categoria Juniores e al terzo le finali della Coppa Lazio.

[gn_dropcap style=”1″ size=”1″]I[/gn_dropcap]l primo quadrienno dell’Era Sbardella è ricco di note positive, ma anche di qualche nota negativa. E’ lo stesso presidente a sottolinearlo nella sua relazione dell’assemblea ordinaria che si svolge il 1 novembre del 1995 a Bagni di Tivoli. “Nella gestione unilaterale dell’attività giovanile – spiega alle proprie società il presidente – si registra un forte disagio dai 12 ai 16 anni, perche non si tiene assolutamente conto delle indicazioni espresse dalla Lega Nazionale Dilettanti ed è in conflitto con quanto dettato dallo Statuto Federale”.

E’ il segnale del grande contrasto che in quegli anni, e in quelli che l’anno preceduti, segna i rapporti tra la Lega Dilettanti e il Settore Giovanile Scolastico. Sbardella si rivolge al presidente della FIGC Matarrese, chiedendo “soluzioni, non rivoluzioni, che portino allo snellimento delle strutture e delle preocedure, come le stesse società hanno più volte chiesto”. La battaglia del presidente del CR Lazio è tesa all’attivazione di uno sportello unico a cui le società tutte possono fare riferimento, con risparmio di tempo e costi nell’espletamento delle formalità sia in fase di iscrizione che di tesseramento o anche della semplice gestione dell’attività agonistica.

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