Zarelli: “In panchina e in tribuna le mascherine sono obbligatorie”

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Le continue e preoccupanti segnalazioni che pervengono al Comitato Regionale Lazio per il mancato rispetto, in queste settimane di amichevoli e allenamenti, del Protocollo emanato dalla FIGC lo scorso 12 agosto, riscontrabili anche sui social ufficiali di club e altri organi di informazione, mi spingono a lanciare un nuovo forte richiamo alla massima attenzione.

In questo momento difficile, nel quale tutto il Paese è impegnato in uno sforzo comune per arginare l’aumento del numero dei contagi da Covid-19, il calcio dilettanti del Lazio non può e non deve dare cattivi esempi o essere additato come possibile fonte di nuovi focolai. In considerazione del delicato compito sociale, il nostro movimento non può esprimere irresponsabilità e superficialità, che sono i canali che portano ad uno nuovo stop della nostra attività.

Nelle fotografie e nelle immagini diffuse sui social e/o altri mezzi di informazione, spesso pubblicate dalla stesse società, si evidenziano preoccupanti situazioni di assembramento in panchina con totale assenza di mascherine negli stessi componenti. Identiche situazioni si sono riscontrate sugli spalti, laddove i club hanno deciso di aprirli agli spettatori, con uso di fumogeni o altro materiale pirotecnico, che è assolutamente vietato.

Rivolgo a voi, che siete i responsabili legali delle vostre società, l’appello ad essere rigidi con chi, sia un componente delle staff tecnico, un dirigente o un calciatore, non si attiene alle disposizioni contenute nel Protocollo, che è bene ricordarlo, hanno lo stesso valore di una legge, essendo state emanate su delega del Governo e delle Regioni.

Con l’avvio del campionato, se dovessero verificarsi ancora queste situazioni anche oltre a eventuali sanzioni disciplinari da parte del Giudice Sportivo, saremo costretti a inoltrare la segnalazione alla Procura Federale per gli eventuali adempimenti del caso. Mi permetto di nuovo di sottolineare che il calcio dilettanti, se non saprà dare prova di maturità e responsabilità, potrà rischiare una nuova sospensione, non essendo considerata un’attività primaria del nostro Paese. Il che sarebbe distruttivo per il nostro e vostro futuro.

Nella convinzione che eviteremo queste situazioni, vi invito caldamente a intervenire in prima persona nei confronti degli allenatori (il cui potere di intervento e di persuasione è elevatissimo) e dirigenti affinchè siano portatori della necessaria fermezza nei confronti dei calciatori, giovani e meno giovani, per il rispetto delle direttive del Protocollo.