Gaeta, il gol secondo Matteo

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Mirko Matteo, attaccante del Gaeta (foto sito ufficiale Gaeta Calcio)
Mirko Matteo, attaccante del Gaeta (foto sito ufficiale Gaeta Calcio)

Due volte tre, ossia sei gol in due partite. E’ la matematica spicciola di Mirko Matteo, 29 anni, attaccante del Gaeta, andato in gol con due triplette in sette giorni. La prima nella goleada che i biancorossi del golfo hanno rifilata al malcapitato Anitrella; la seconda, la domenica successiva, nella vittoriosa trasferta di Valmontone. “Avevo già segnato tre reti in una sola partita, ma due volte di seguito non mi era mai successo”, rivela Mirko, nato ad Aprilia e cresciuto nelle giovanili del club biancazzurro. “Una tripletta l’avevo messa a segno con la maglia del Porto Torres e una la scorsa stagione a Terracina”.

Proprio la stagione trascorsa in biancoceleste, è considerata da Matteo la migliore. “Sì, indubbiamente. Sono arrivato a Terracina a novembre del 2011 e in sei mesi sono riuscito a segnare tredici reti, e sono così riuscito a dare un importante contributo alla salvezza della società, oggi è prima in classifica nel nostro girone di Eccellenza”.

Oltre che vestire le maglie della principali società della provincia di Latina, Mirko Matteo ha avuto importanti esperienze anche in Sardegna. “Sono andato via da Aprilia dopo il brutto epilogo del campionato in cui l’Aprilia fu retrocessa d’ufficio per i brutti fatti accaduti nell’ultima partita di campionato contro il Monterotondo. Erano sette anni che giocavo in quarta serie con la maglia della squadra della mia città – racconta Mirko – Poi arrivò quella partita, io fui il primo espulso di una serie, culminata poi con la mega rissa di fine gara. E’ un brutto ricordo, che ha penalizzato l’intera città, che vide sfumare la promozione in serie C. Sicuramente quell’episodio si poteva evitare, perché fu un duro colpo per tutti noi”.

Mirko Matteo pagò in prima persona i fatti con una squalifica di sei mesi. “Se ripenso a quanto accadde quel giorno, mi viene da pensare che forse potevo anche essere punito più duramente. Sei mesi di senza giocare sono comunque stati tanti, duri da superare”.

La carriera di Matteo è però ripartita dalla Sardegna. “Mi ritrovai a Villacidro, dove in pochi sapevano di quanto era accaduto ad Aprilia. Dopo un paio di mesi, però, sono tornato a Morolo, volevo giocare ancora nel Lazio”. Terminata la stagione in Ciociaria, Mirko è tornato vicino casa, sia pure in Eccellenza con l’Anziolavinio. In Sardegna, però, la sua apparizione non passò inosservata. Così, prima l’Alghero e poi il Porto Torres lo hanno chiamato a guidare i rispettivi attacchi. “Con il Porto Torres abbiamo vinto il campionato di Eccellenza, ed io segnai nove reti”.

Tornato a Terracina nel novembre del 2011, quest’anno ha vissuto i primi mesi della nuova stagione nel Borgo Podgora, prima di scendere ancora nel golfo, vestendo la maglia del Gaeta. Un percorso che ha sicuramente superato la sua metà, anche se a smettere, Matteo, “non ci pensa affatto. Quandio lo farò, mi piacerebbe comunque restare nel mondo del calcio”.

Nella vita privata, l’attaccante del Gaeta è ancora single (“non sento ancora la necessità di sposarmi, anche se so che prima o poi dovrò pensarci”) e per ora vive ancora con i genitori ad Aprilia. Dalla città pontina, ormai qualche anno fa, Matteo è partito per la sua avventura nel mondo del calcio. “Dopo le giovanili, fui chiamato dalla Ternana per giocare nella squadra Primavera in cui c’erano Jimenez e Kharja, due giocatori che sono poi arrivati a vestire le maglie della Lazio e della Roma, oltre che dell’Inter. Entrambi erano già due giocatori di grande qualità, e poi lo hanno dimostrato anche in serie A”.

Quella serie A che è rimasta nei sogni di Mirko Matteo, che si definisce un calciatore che è un misto tra “un attaccante che fa i gol e che li fa fare”. Un identikit quasi perfetto per l’attuale stagione a Gaeta, nella quale, triplette a parte, Matteo svolge molto bene il ruolo di prima o seconda punta, anche se le fortune del club biancorosso non sembrano rispondere alle aspettative della tifoseria, che sperava in una pronta risalita in quarta serie.